« Guardate !»
Sulla parete davanti a loro luccicava qualcosa. Si avvicinarono lentamente, scrutando le tenebre. Sulla parete tra le due finestre, era stata dipinta una scritta a lettere cubitali e luccicava alla luce delle torce.
LA CAMERA DEI SEGRETI È STATA APERTA
TEMETE, NEMICI DELL’EREDE
«Cos’è quell’affare che pende… là sotto?» chiese Ron tradendo un leggero brivido nella voce.
Si avvicinarono, e Harry per poco non ci scivolò sopra: sul pavimento c’era una grossa pozza d’acqua. Ron e Hermione lo riacciuffarono e si spostarono lentamente verso la scritta, con gli occhi fissi su un’ombra scura sottostante. Capirono subito cosa fosse e fecero un balzo all’indietro spruzzando l’acqua della pozzanghera.
Mrs Purr, la gatta del custode, pendeva appesa per la coda dal braccio della torcia. Era rigida come uno stoccafisso e gli occhi spalancati fissavano il vuoto.
Per qualche secondo rimasero impietriti. Alla fine Ron disse: «Andiamocene via».
«Ma non sarebbe il caso di aiutarla…» disse Harry in tono incerto.
«Date retta a me» disse Ron. «Non ci conviene farci trovare qui».
Troppo tardi. Un rombo, come tuoni in lontananza, annunciò la fine della festa. Dall’estremità del corridoio giunse lo scalpiccio di centinaia di piedi che salivano le scale e il cicaleccio soddisfatto di chi ha ben mangiato; un attimo dopo, gli studenti irruppero nel corridoio.
Cicaleccio, brusio e rumore si spensero di colpo alla vista della gatta. Harry, Ron e Hermione erano soli, in mezzo al passaggio, quando il silenzio cadde tra la folla degli studenti che si accalcavano per vedere quell’orrendo spettacolo.
Poi, nel silenzio, qualcuno gridò.
«Temete, Nemici dell’Erede! La prossima volta tocca a voi, mezzosangue!»
Era Draco Malfoy. Si era aperto un varco tra la folla ed era arrivato di fronte a loro; i suoi occhi gelidi brillavano e il suo viso di solito esangue era in fiamme, mentre ghignava alla vista della gatta inerte.
Capitolo 9
La scritta sul muro
«Che cosa succede qua? Che cosa succede?»
Certamente attratto dal grido di Malfoy, Gazza arrivò facendosi largo a spallate tra la folla. Poi vide Mrs Purr e cadde all’indietro, coprendosi il viso per l’orrore.
«La mia gatta! La mia gatta! Cosa è successo a Mrs Purr?» gridava.
I suoi occhi sbarrati si posarono su Harry.
« Tu! » gridò, « Tu! Sei stato tu a uccidere la mia gatta. Sei stato tu a ucciderla! Io ti ammazzo! Io…»
« Gazza! »
Silente era giunto sulla scena del delitto, seguito da molti altri insegnanti. Superò velocemente Harry, Ron e Hermione e in un attimo staccò Mrs Purr dal braccio della torcia dove era appesa.
«Seguimi, Gazza» disse al custode. «E anche voi, signor Potter, signor Weasley e signorina Granger».
Allock si fece avanti baldanzoso.
«Il mio ufficio è il più vicino, signor Preside… qui al piano di sopra… la prego di fare come se fosse a casa sua…»
«Grazie, Gilderoy» disse Silente.
La folla ammutolita indietreggiò per lasciarli passare. Allock, infervorato e dandosi arie di grande importanza, si affrettò dietro a Silente, seguito dalla McGranitt e da Piton.
Quando entrarono nel suo ufficio completamente buio si udì un grande fermento su tutte le pareti: Harry vide scomparire dalle cornici appese al muro molte fotografie di Allock con i bigodini in testa. Allock — quello in carne e ossa — accese le candele sulla scrivania e si fece da parte. Silente stese Mrs Purr sul piano lucido e cominciò a esaminarla. Harry, Ron e Hermione si scambiarono un’occhiata nervosa, poi andarono a sedersi in un angolo fuori dal cono di luce e rimasero a guardare.
La punta del lungo naso aquilino di Silente si trovava a poco più di un centimetro dal pelo di Mrs Purr. La stava osservando da vicino, attraverso i suoi occhiali a mezzaluna e le sue dita tastavano e premevano con garbo. Anche la McGranitt era china sulla bestiola, quasi altrettanto vicina, e i suoi occhi erano due fessure. Piton si teneva in disparte dietro di loro, per metà in ombra, e sul volto aveva l’espressione più strana che si potesse immaginare: era come se stesse facendo di tutto per non sorridere. Quanto ad Allock, gironzolava di qua e di là avanzando ipotesi.
«È stata certamente una maledizione a ucciderla… probabilmente la Tortura Transilvanica. L’ho vista fare molte volte. Peccato che non fossi presente: conosco il contro-incantesimo che l’avrebbe salvata…»
I commenti di Allock erano punteggiati dai singhiozzi secchi e rumorosi di Gazza. Il custode si era lasciato cadere pesantemente su una sedia accanto alla scrivania con il viso tra le mani, incapace di guardare Mrs Purr. Per quanto lo detestasse, Harry non poté fare a meno di provare pena per lui, ma non quanta ne provava per se stesso. Se Silente avesse creduto alla versione di Gazza, lui sarebbe stato certamente espulso.
Intanto Silente mormorava strane parole, colpendo delicatamente Mrs Purr con la bacchetta magica, ma non accadde nulla: la gatta continuava ad avere l’aspetto di un animale appena impagliato.
«…Ricordo che a Ouagadougou è accaduto qualcosa di molto simile» diceva intanto Allock. «Una serie di aggressioni: racconto tutto nella mia autobiografia. Allora riuscii a dare agli abitanti alcuni amuleti che risolsero la situazione una volta per tutte…»
Allock parlava, e le sue foto appese alle pareti annuivano in segno di approvazione. Una di loro aveva dimenticato di togliersi la retina dai capelli.
Finalmente Silente si tirò su.
«Non è morta, Gazza» disse tranquillamente.
Allock interruppe di colpo la litania di tutti gli omicidi che era riuscito a sventare.
«Non è morta?» disse Gazza con voce soffocata guardando Mrs Purr da dietro le mani con cui si era coperto la faccia. «Ma allora perché è così… rigida e congelata?»
«È stata pietrificata» disse Silente («Proprio quel che pensavo!» esclamò Allock). «Ma non sono in grado di dire come…»
«Lo chieda a lui !» strillò Gazza volgendo verso Harry la faccia chiazzata e rigata di lacrime.
«Nessun allievo del secondo anno può aver fatto questo» disse Silente con fermezza. «È una cosa che richiede la più sofisticata Magia Nera…»
«Sì, sì, è stato lui!» continuava a gridare Gazza con il viso gonfio e paonazzo. «Lei ha visto quel che ha scritto sul muro! Ha scoperto… nel mio ufficio… lui sa che io sono… che io sono…» il viso gli si contorse in una smorfia orribile. «Lui sa che io sono un Magonò!» concluse.
«Io non ho mai neanche sfiorato Mrs Purr» disse Harry a voce molto alta, con la sgradevole certezza che tutti, comprese le foto di Allock appese alle pareti, lo stessero guardando. «E non so neanche che cosa sia un Magonò!»
«Sciocchezze!» sbraitò Gazza. «Ha visto la lettera che mi è arrivata da SpeedyMagic!»
«Preside, mi permette una parola?» La voce di Piton proveniva dall’angolo buio dove lui si trovava e i presentimenti di Harry si fecero ancor più cupi. Era sicuro che qualsiasi cosa avesse detto Piton non avrebbe certo giovato alla sua situazione.
«Può darsi semplicemente che a Potter e ai suoi amici sia capitato di trovarsi nel posto sbagliato nel momento sbagliato» disse Piton con un sorriso che gli incurvava le labbra in una smorfia, come se dubitasse delle sue stesse parole. «Ma qui abbiamo una serie di circostanze sospette. Perché si trovavano nel corridoio del terzo piano? E perché non erano alla festa di Halloween?»
Harry, Ron e Hermione si lanciarono in una spiegazione circostanziata della Festa di Complemorte: «…c’erano centinaia di fantasmi; loro potranno dirvi che eravamo là…»
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