Joanne Rowling - Harry Potter e la camera dei segreti

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Harry Potter e la camera dei segreti: краткое содержание, описание и аннотация

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Continuano le avventure dell’apprendista stregone più famoso del mondo. Lo avevamo lasciato alla bizzarra Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, dove aveva sconfitto il terribile Lord Voldemort. Lo ritroviamo ora alle prese con alcuni insegnanti come il severissimo professor Piton o come il vanesio professor Allock. Ma, soprattutto, alle prese con una serie di strani episodi che cominciano a capitare nella scuola. Molti studenti cadono vittime di un incantesimo che li trasforma in pietra: la causa sembra essere una terrificante creatura che si nasconde nella misteriosa Camera dei Segreti…

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«Volete sgranocchiare?» disse affabilmente, offrendo una ciotola di noccioline ammuffite.

«No, grazie» disse Hermione.

«Vi ho sentito parlare della povera Mirtilla» disse Pix con gli occhi che gli danzavano nelle orbite. «Siete stati crudeli con la poverina». Fece un respiro profondo e gridò: «EHI! MIRTILLA!»

«Oh, no, ti prego, Pix, non riferirle quel che ho detto, ci rimarrà malissimo» bisbigliò Hermione tutta affannata. «Non intendevo… Non mi importa se lei… Ehm, salve Mirtilla».

Il fantasma tarchiato di una ragazza si era avvicinato furtivamente. Aveva la faccia più malinconica che Harry avesse mai visto, per metà nascosta dai capelli dritti come spinaci e da un paio di spessi occhiali periati.

«Dicevate?» domandò scontrosa.

«Come stai, Mirtilla?» chiese Hermione con finta disinvoltura. «È bello vederti per una volta tanto fuori dei gabinetti».

Mirtilla tirò su col naso.

«La signorina Granger stava proprio parlando di te…» le sussurrò subdolamente all’orecchio Pix.

Mirtilla squadrò Hermione con sospetto.

«Dicevo… dicevo che stasera sei veramente carina!» disse Hermione lanciando un’occhiataccia a Pix.

«Vi state prendendo gioco di me» disse, e i piccoli occhi trasparenti le si riempirono subito di lacrime argentee.

«No… sul serio… Non stavo proprio dicendo quanto è carina Mirtilla?» disse Hermione mollando a Harry e a Ron una potente gomitata nelle costole.

«Come no…»

«Ma certo…»

«Non mi raccontate frottole» singhiozzò Mirtilla; ora le lacrime le inondavano la faccia, mentre Pix se la rideva felice sopra la sua spalla. «Pensate che non sappia quel che la gente mi dice dietro? Mirtilla grassona! Mirtilla racchiona! Mirtilla piagnona, malcontenta, Mirtilla che fa le boccacce!»

«Ti sei dimenticata ‘Mirtilla brufolosa’» le sibilò Pix all’orecchio.

La malcontenta Mirtilla scoppiò in singhiozzi disperati e abbandonò il sotterraneo. Lanciandole dietro le noccioline ammuffite, Pix la rincorse gridando: « Brufolosa! Brufolosa! »

«Mamma mia!» esclamò tristemente Hermione.

In quel momento, Nick-Quasi-Senza-Testa avanzava verso di loro, facendosi largo tra la folla.

«Vi state divertendo?»

«Sì, molto» mentirono i ragazzi.

«Niente male come festa» disse lui orgoglioso. «Pensate che la Vedova Velata si è fatta tutto il viaggio dal Kent… È quasi ora del mio discorso; è meglio che vada ad avvisare l’orchestra…»

Ma proprio in quel momento l’orchestra tacque. Tutti, compresi i tre ragazzi, ammutolirono, guardandosi intorno eccitatissimi. Un corno da caccia prese a suonare.

«Ah, ecco che comincia!» disse Nick a denti stretti.

Attraverso le pareti del sotterraneo irruppero una dozzina di cavalli-fantasma, montati da cavalieri senza testa. Il pubblico applaudì entusiasta; anche Harry cominciò ad applaudire, ma smise subito alla vista della faccia di Nick-Quasi-Senza-Testa.

I cavalli arrivarono al galoppo al centro della pista da ballo e lì si fermarono, impennandosi e poi ricadendo in avanti. Alla testa della squadra, un fantasma corpulento che teneva sottobraccio la propria testa barbuta e suonava il corno, balzò a terra, sollevò in aria la testa per avere una visione panoramica della folla (risate generali) e, ricacciandosela poi sul collo, si avviò a gran passi verso Nick.

«Nick!» tuonò con voce stentorea. «Come te la passi? Sempre con la testa mezza attaccata?»

Scoppiò in una sonora risata e gli batté sulla spalla.

«Benvenuto, Patrick» disse Nick tutto rigido.

«Esseri viventi?» esclamò Sir Patrick scorgendo Harry, Ron e Hermione; fece un balzo di finto stupore e la testa gli rotolò via dal collo (il pubblico si torceva dalle risate).

«Molto divertente» commentò Nick-Quasi-Senza-Testa con aria cupa.

«Non fate caso a Nick!» gridò la testa di Sir Patrick da terra dove si trovava. «È ancora arrabbiato perché non lo abbiamo ammesso alla Caccia. Ma voglio dire… guardatelo, il nostro amico…»

«Io trovo» snocciolò Harry tutto d’un fiato a un’occhiata d’intesa lanciatagli da Nick, «trovo che Nick mette veramente paura… incute terrore e… ehm…»

«Ma sentitelo!» gridò la testa di Sir Patrick. «Scommetto che te l’ha chiesto lui di dire così!»

«Signore e signori, se posso avere la vostra attenzione, è arrivato il momento del mio discorso» disse Nick-Quasi-Senza-Testa alzando la voce, e si arrampicò sul podio sotto il fascio della gelida luce bluastra di un riflettore.

«Miei compianti signori, signore e gentiluomini, è con grande dolore…»

Ma nessuno udì più di questo. In quello stesso momento, Sir Patrick e gli altri Cacciatori Senzatesta avevano iniziato una partita di Hockey con Lancio della Testa e tutti si erano girati a guardare. Nick cercò di riconquistare l’attenzione dell’uditorio, ma quando la testa di Sir Patrick gli volò davanti al naso, seguita da un applauso fragoroso, rinunciò.

Ormai Harry si sentiva letteralmente congelato, per non parlare della fame.

«Non credo che riuscirò a resistere ancora» bofonchiò Ron battendo i denti, mentre l’orchestra rientrava in azione e i fantasmi tornavano a occupare la pista da ballo.

«Andiamocene» convenne Harry.

Indietreggiarono fino alla porta, salutando e facendo inchini, e un attimo dopo correvano a gambe levate lungo il corridoio illuminato dalle candele nere.

«Forse il pudding non è ancora finito» disse speranzoso Ron precedendo i suoi amici su per le scale che portavano all’ingresso.

Poi Harry l’udì di nuovo.

« …squartare… fare a pezzi… uccidere… »

Era la voce di prima, la stessa voce fredda e sinistra che aveva sentito nell’ufficio di Allock.

Inciampò e dovette fermarsi, aggrappandosi al muro di pietra; tese l’orecchio fino allo spasimo, si guardò intorno, scrutò in lungo e in largo il corridoio debolmente illuminato.

«Harry, che cosa…?»

«È ancora quella voce… zitto un attimo…»

« …tanta fame… da tanto tempo… »

«Ascoltate!» disse Harry in fretta e, guardandolo, Ron e Hermione si sentirono gelare.

« …uccidere… giunto il momento di uccidere… »

La voce andava affievolendosi. Harry fu certo che si stesse allontanando, spostandosi verso l’alto. Mentre fissava il soffitto buio, fu preso da un misto di paura e di eccitazione: come faceva la voce a spostarsi verso l’alto? Era forse un fantasma, per il quale i soffitti di pietra non significavano nulla?

«Da questa parte!» gridò, e cominciò a correre su per le scale raggiungendo la Sala d’Ingresso. Lì, non c’era speranza di sentire qualcosa, perché dalla Sala Grande veniva il chiasso della festa. Harry imboccò di corsa la scala di marmo che conduceva al primo piano, con Ron e Hermione che cercavano di tenergli dietro.

«Harry, che cosa stiamo…»

«Sssh!»

Harry tese l’orecchio. In lontananza, dal piano di sopra, udì la voce, sempre più debole: « …Sento odore di sangue… SENTO ODORE DI SANGUE! »

Gli venne un crampo allo stomaco. «Sta per ammazzare qualcuno!» gridò, e ignorando le facce stupefatte di Ron e di Hermione salì a tre alla volta i gradini dell’ultima rampa di scale, cercando di ascoltare al di sopra del rumore dei suoi passi.

Sempre correndo a perdifiato, superò il secondo piano, seguito a stento da Ron e Hermione, e non si fermò fino a che non ebbe girato un angolo, trovandosi davanti all’ultimo corridoio deserto.

«Harry, che diavolo è successo?» chiese Ron asciugandosi il sudore dalla faccia. «Io non ho sentito niente…»

Ma d’un tratto Hermione ebbe un soprassalto e indicò l’estremità del corridoio.

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