Joanne Rowling - Harry Potter e la camera dei segreti

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Harry Potter e la camera dei segreti: краткое содержание, описание и аннотация

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Continuano le avventure dell’apprendista stregone più famoso del mondo. Lo avevamo lasciato alla bizzarra Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, dove aveva sconfitto il terribile Lord Voldemort. Lo ritroviamo ora alle prese con alcuni insegnanti come il severissimo professor Piton o come il vanesio professor Allock. Ma, soprattutto, alle prese con una serie di strani episodi che cominciano a capitare nella scuola. Molti studenti cadono vittime di un incantesimo che li trasforma in pietra: la causa sembra essere una terrificante creatura che si nasconde nella misteriosa Camera dei Segreti…

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«Dentro!» ordinò aprendo una porta che si trovava a metà del gelido passaggio e facendo segno con la mano.

Rabbrividendo, i due entrarono nell’ufficio di Piton. Sulle pareti spettrali erano allineati scaffali carichi di grossi vasi di vetro nei quali galleggiavano oggetti rivoltanti di ogni genere, di cui, al momento, Harry non voleva proprio sapere il nome. Il focolare era nero e vuoto. Piton chiuse la porta e si voltò a squadrarli.

«E cosi» disse in tono mellifluo, «il treno non è degno di portare il famoso Harry Potter e il suo fedele compare Weasley. Volevamo fare un arrivo spettacolare, non è vero, signorini?»

«No, signore, è stato per via della barriera a King’s Cross, che…»

«Silenzio!» intimò Piton, gelido. «Che ne avete fatto della macchina?»

Ron deglutì. Non era la prima volta che Piton dava a Harry l’impressione di saper leggere nel pensiero. Ma un attimo dopo, quando Piton aprì l’edizione serale della Gazzetta del Profeta, comprese tutto.

«Siete stati visti!» sibilò Piton mostrandogli il titolo di testa: UNA FORD ANGLIA VOLANTE SCONCERTA I BABBANI. Cominciò a leggere ad alta voce: «’Due Babbani, a Londra, affermano di aver visto una vecchia automobile volare sopra la torre dell’ufficio postale… a mezzogiorno, a Norfolk, la signora Hetty Bayliss, mentre stava stendendo il bucato… il signor Angus Fleet, di Peebles, ha riferito alla polizia…’ sei o sette Babbani in tutto. Sbaglio o tuo padre lavora nell’Ufficio per l’Uso Improprio dei Manufatti dei Babbani?» chiese alzando lo sguardo su Ron con un sorriso ancor più maligno. «Per tutti i gargoyle… proprio suo figlio…»

Harry ebbe come la sensazione di essere stato colpito allo stomaco da uno dei rami più grossi dell’albero impazzito. Se qualcuno scopriva che il signor Weasley aveva stregato l’automobile… a questo non aveva pensato…

«Mentre ispezionavo il parco ho notato che un Platano Picchiatore, una pianta di valore inestimabile, sembra esser stato gravemente danneggiato» prosegui Piton.

«Quell’albero ha fatto più male a noi di quel che…» sbottò impulsivamente Ron.

« Silenzio! » intimò di nuovo Piton. «Con mio grandissimo rammarico, voi non appartenete alla mia Casa e la decisione di espellervi non compete a me. Ora vado a cercare qualcuno cui spetta questo felice compito. Voi restate qui».

Harry e Ron si guardarono, bianchi come cenci. Harry non aveva più fame: ora si sentiva male. Cercò di non guardare un oggetto grosso e viscido che galleggiava in un liquido verde su uno scaffale dietro alla scrivania di Piton. Se Piton era andato a chiamare la professoressa McGranitt, responsabile del Grifondoro, la loro sorte non sarebbe stata certo migliore. Lei avrebbe potuto essere più giusta di Piton, ma era comunque estremamente severa.

Piton tornò dieci minuti dopo e naturalmente con lui c’era la professoressa McGranitt. Sebbene Harry l’avesse vista arrabbiata in molte occasioni, o aveva dimenticato quanto potessero diventare sottili le sue labbra, o non l’aveva mai vista tanto in collera. Nell’entrare, la McGranitt levò in aria la sua bacchetta magica. Harry e Ron indietreggiarono, ma lei la puntò semplicemente sul caminetto spento, dove subito guizzò il fuoco.

«Sedetevi» disse, e i due ragazzi raggiunsero due sedie accanto al focolare.

«Spiegatevi» proseguì la McGranitt, con bagliori sinistri negli occhiali.

Ron si lanciò nel racconto, cominciando dalla barriera della stazione che si era rifiutata di lasciarli passare.

«…e quindi non abbiamo avuto altra scelta, professoressa, non potevamo prendere il treno».

«Perché non ci avete mandato una lettera via gufo? Penso che tu abbia un gufo» chiese la McGranitt gelida, rivolgendosi a Harry.

Harry ricambiò lo sguardo. Ora che lei lo aveva detto, sembrava la cosa più ovvia da fare.

«Io… io non ci ho pensato…»

«Questo» disse la professoressa McGranitt, «mi pare evidente».

Si sentì bussare alla porta e Piton, che in quel momento sembrava più felice che mai, andò ad aprire. Era il preside, il professor Silente.

Harry si sentì gelare il sangue nelle vene. Silente aveva un’aria insolitamente grave. Dall’alto del suo naso aquilino squadrò i due ragazzi e d’un tratto Harry desiderò di trovarsi ancora, insieme a Ron, sotto i fendenti del Platano Picchiatore.

Seguì una lunga pausa. Poi Silente disse: «Siete pregati di spiegare perché lo avete fatto».

Se avesse gridato sarebbe stato meglio. Harry non sopportava la delusione che si avvertiva nella sua voce. Per qualche ragione non riuscì a guardarlo negli occhi e quindi parlò fissando le sue ginocchia. Gli disse tutto, tranne il fatto che il signor Weasley possedeva un’auto stregata, facendo sembrare che a lui e a Ron era capitato per caso di trovare un’auto volante, parcheggiata fuori della stazione. Sapeva che Silente non l’avrebbe bevuta, ma il preside non fece domande sull’automobile. Quando Harry ebbe terminato il racconto continuò semplicemente a guardarli attraverso gli occhiali.

«Andiamo a riprendere la nostra roba» disse Ron con un filo di voce.

«Di che cosa stai parlando, Weasley?» tuonò la McGranitt.

«Be’, penso che saremo espulsi, non è così?» disse Ron.

Harry gettò una rapida occhiata a Silente.

«Non oggi, Weasley» disse quest’ultimo. «Ma intendo ribadire la gravità di quel che avete fatto. Stasera scriverò alle vostre famiglie. Devo inoltre avvertirvi che se rifarete una cosa simile, non avrò altra scelta che espellervi».

Fu come se avessero detto a Piton che il Natale era stato soppresso. Si schiarì la gola e disse: «Professor Silente, questi ragazzi si sono presi gioco del Decreto di Restrizione delle Arti Magiche tra i Minorenni, hanno danneggiato gravemente un antico e prezioso albero… senza dubbio, atti di questa natura…»

«Sarà la professoressa McGranitt a decidere la punizione, Severus» disse con calma Silente. «Loro appartengono alla sua Casa e quindi la responsabilità è sua». Poi, rivolgendosi alla McGranitt: «Io devo tornare al banchetto, Minerva, devo dare alcuni annunci. Venga, Severus, c’è un dolce alla crema dall’aspetto delizioso che non voglio perdermi».

Piton scoccò un’occhiata di puro veleno a Harry e Ron mentre veniva trascinato fuori del suo ufficio e i due rimasero soli con la professoressa McGranitt, che li stava ancora guardando come un’aquila inferocita.

«Tu, Weasley, è meglio che vada in infermeria, stai sanguinando».

«Non molto» disse Ron asciugandosi in fretta con la manica il taglio che aveva sopra l’occhio. «Professoressa, volevo vedere lo Smistamento di mia sorella…»

«La Cerimonia dello Smistamento è terminata» disse la McGranitt. «Anche tua sorella è con i Grifondoro».

«Oh, bene!» esclamò Ron.

«E, a proposito del Grifondoro…» proseguì aspra la McGranitt, ma Harry la interruppe: «Professoressa, quando noi abbiamo preso la macchina, il semestre non era ancora iniziato e quindi… quindi in realtà al Grifondoro non dovrebbe essere tolto nessun punto, non trova?» e terminò la frase guardandola con ansia.

La McGranitt gli lanciò un’occhiata penetrante, ma lui fu sicuro che avesse quasi sorriso. In tutti i modi, le sue labbra erano diventate meno taglienti.

«Non toglierò punti al Grifondoro» disse, e Harry sentì il cuore farsi più leggero. «Ma entrambi sarete puniti».

Era meglio di quel che Harry si sarebbe aspettato. Per quanto riguardava la lettera che Silente avrebbe scritto ai Dursley, non c’era da preoccuparsi: si sarebbero solo rammaricati che il Platano Picchiatore non lo avesse ridotto a una frittella.

La McGranitt sollevò di nuovo la bacchetta magica e la puntò verso la scrivania di Piton. Con uno schiocco apparvero un vassoio di tramezzini, due calici d’argento e una caraffa di succo di zucca ghiacciato.

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