Joanne Rowling - Harry Potter e la camera dei segreti

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Harry Potter e la camera dei segreti: краткое содержание, описание и аннотация

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Continuano le avventure dell’apprendista stregone più famoso del mondo. Lo avevamo lasciato alla bizzarra Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, dove aveva sconfitto il terribile Lord Voldemort. Lo ritroviamo ora alle prese con alcuni insegnanti come il severissimo professor Piton o come il vanesio professor Allock. Ma, soprattutto, alle prese con una serie di strani episodi che cominciano a capitare nella scuola. Molti studenti cadono vittime di un incantesimo che li trasforma in pietra: la causa sembra essere una terrificante creatura che si nasconde nella misteriosa Camera dei Segreti…

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«Aprila» insistette Neville. «Tra pochi minuti sarà troppo tardi…»

Ron allungò una mano tremante, prese la busta dal becco di Errol e la aprì. Neville si tappò le orecchie con le dita. Dopo una frazione di secondo, Harry capì perché. Per un attimo pensò che la lettera fosse esplosa; un ruggito riempi l’immensa sala facendo cadere la polvere dai soffitti.

«…RUBARE LA MACCHINA! NON MI AVREBBE SORPRESO SE TI AVESSERO ESPULSO! ASPETTA CHE TI PRENDA! NON HAI PENSATO NEANCHE PER UN ISTANTE A QUEL CHE ABBIAMO PASSATO TUO PADRE E IO QUANDO ABBIAMO VISTO CHE NON C’ERA PIÙ…»

Le urla di mamma Weasley, cento volte più acute del normale, fecero tremare piatti e cucchiai sul tavolo e rimbombarono assordanti tra le mura di pietra. Tutti i ragazzi nella sala si voltarono per vedere chi avesse ricevuto la Strillettera e Ron sprofondò nella sedia, così che si vedeva soltanto la sua fronte paonazza.

«…UNA LETTERA DA SILENTE IERI SERA! HO CREDUTO CHE TUO PADRE SAREBBE MORTO PER LA VERGOGNA! NON TI ABBIAMO ALLEVATO PERCHÉ TU TI COMPORTASSI IN QUESTO MODO! TU E HARRY POTEVATE MORIRE…»

Harry si era chiesto quando sarebbe saltato fuori il suo nome. Cercò con tutte le forze di far finta di non udire la voce che gli stava rompendo i timpani.

«…ASSOLUTAMENTE DISGUSTATA! IN UFFICIO TUO PADRE VERRÀ SOTTOPOSTO A UN’INCHIESTA! È TUTTA COLPA TUA, E SE PROVI A FARE UN ALTRO PASSO FALSO TI RIPORTIAMO DRITTO FILATO A CASA!»

Cadde un silenzio assoluto. La busta rossa, caduta dalla mano di Ron, prese fuoco e si contorse fino a ridursi in cenere. Harry e Ron sedevano attoniti, come se gli fosse passata sopra l’onda di un maremoto. Alcuni risero e lentamente si levò di nuovo un brusio di voci.

Hermione chiuse il libro e abbassò lo sguardo sulla testa di Ron.

«Be’, non so cosa ti aspettassi, Ron, ma…»

«Non dirmi che me lo sono meritato» sbottò lui.

Harry allontanò il suo porridge. Si sentiva bruciare dai sensi di colpa. Il signor Weasley sarebbe stato sottoposto a un’inchiesta. Dopo tutto quel che i Weasley avevano fatto per lui, durante l’estate…

Ma non ebbe tempo di rimuginare su questi pensieri; la professoressa McGranitt si stava avvicinando al tavolo del Grifondoro per distribuire gli orari delle lezioni. Harry prese il suo e vide che per cominciare avrebbero fatto due ore di Erbologia con i Tassorosso.

Harry, Ron e Hermione lasciarono insieme il castello, attraversarono il fazzoletto d’orto e si diressero verso le serre dove venivano custodite le piante magiche. Per lo meno, dalla Strillettera una cosa buona era venuta: sembrava che Hermione pensasse che i suoi amici fossero stati puniti abbastanza ed era tornata amichevole come sempre.

Avvicinandosi alle serre videro il resto della classe in attesa della professoressa Sprite. I tre ragazzi avevano appena fatto in tempo a unirsi ai compagni quando lei apparve attraversando il prato a gran passi, accompagnata da Gilderoy Allock. Portava una bracciata di bende e con un’altra fitta al cuore Harry vide da lontano che il Platano Picchiatore aveva molti rami fasciati.

La professoressa Sprite era una strega piccola e tarchiatella, con un cappello tutto rattoppato sui capelli scompigliati; in genere aveva i vestiti tutti sporchi di terra e le sue unghie avrebbero fatto svenire zia Petunia. Gilderoy Allock, invece, era inappuntabile nei suoi svolazzanti abiti color turchese, con le chiome dorate che brillavano sotto un cappello in tinta e bordato d’oro, indossato in modo impeccabile.

«Salve a tutti!» salutò Allock rivolgendo un sorriso radioso agli studenti lì riuniti. «Ho appena finito di mostrare alla professoressa Sprite il modo corretto di medicare un Platano Picchiatore! Ma non voglio che pensiate che io sia più esperto di lei in Erbologia! È solo che nei miei viaggi mi è capitato di vedere molte di queste piante esotiche…»

«Serra numero Tre, ragazzi!» disse la professoressa Sprite che appariva decisamente contrariata e non allegra come al solito.

Ci fu un mormorio di curiosità. Fino a quel momento avevano lavorato soltanto nella Serra numero Uno. Ma nella numero Tre c’erano piante molto più interessanti e pericolose. La professoressa Sprite si staccò dalla cintura una grossa chiave e aprì la porta. Harry percepì un odore di terra umida e di concime, che si mischiava al greve profumo di alcuni fiori giganti, delle dimensioni di un ombrello, appesi al soffitto. Stava per entrare dietro a Ron e a Hermione quando Allock tese una mano verso di lui.

«Harry! Volevo dirti una parola… Non le spiace, vero, professoressa Sprite, se glielo rubo per un paio di minuti?»

A giudicare dall’espressione accigliata della professoressa le spiaceva eccome, ma Allock disse: «Questo è lo scotto» e le chiuse la porta della serra in faccia.

«Harry» disse Allock scuotendo il capo e mettendo in mostra i suoi grandi denti candidi che brillavano al sole. «Harry, Harry, Harry!»

Nel più completo imbarazzo, Harry non disse niente.

«Quando ho sentito dire… be’, naturalmente è stata tutta colpa mia. Mi sarei mangiato le mani».

Harry non aveva la minima idea di che cosa volesse dire. Stava per aprire bocca, ma Allock proseguì: «Non sono mai rimasto tanto scioccato. Far volare un’automobile fino a Hogwarts! Be’, naturalmente ho capito subito perché l’avevi fatto. Era lampante. Harry, Harry, Harry ».

Era incredibile come riuscisse a mostrare uno per uno quei suoi denti smaglianti anche quando non parlava.

«Ti ho fatto provare il gusto per la pubblicità, non è vero?» proseguì Allock. «Ti ho contagiato. Sei finito sulla prima pagina del giornale insieme a me e non vedevi l’ora che accadesse di nuovo».

«Oh no, professore, vede…»

«Harry, Harry, Harry» ripeté Allock allungando un braccio e passandoglielo intorno alle spalle. « Io ti capisco. È naturale voler riassaporare una cosa che si è gustata per la prima volta… e io devo rimproverarmi per esserne stato la causa, perché dovevo prevedere che ti avrebbe dato alla testa… Ma vedi, giovanotto, non puoi cominciare a far volare le automobili per cercare di farti notare. Ti devi calmare, d’accordo? Avrai tutto il tempo per farlo quando sarai più grande. Sì, sì, lo so cosa stai pensando! ‘Fa presto a parlare lui che è già un mago famoso in tutto il mondo!’ Ma quando avevo dodici anni non ero proprio nessuno, come te adesso. Anzi, direi che ero ancor meno che nessuno! Voglio dire che qualcuno ha già sentito parlare di te, non è così? Tutte quelle storie a proposito di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato!» Lanciò un’occhiata alla cicatrice a forma di saetta sulla fronte di Harry. «Lo so, lo so che non è piacevole come vincere cinque volte di fila il Premio per il Sorriso-Più-Affascinante indetto dal Settimanale delle Streghe, come è successo a me… ma è comunque un modo per iniziare, Harry, è un modo per iniziare ».

Gli strizzò l’occhio con aria complice e si allontanò a grandi passi. Harry rimase lì impalato per alcuni secondi poi, ricordandosi che avrebbe dovuto essere nella serra, aprì la porta ed entrò senza far rumore.

La professoressa Sprite era in piedi dietro a un bancone poggiato su due cavalietti, al centro della serra. Sul bancone erano posate circa venti paia di paraorecchi di colore diverso. Quando Harry ebbe preso posto tra Ron e Hermione l’insegnante disse: «Oggi rinvaseremo le mandragole. Allora, chi sa dirmi le proprietà della mandragola?»

Nessuno fu sorpreso nel vedere la mano di Hermione alzarsi per prima.

«La mandragola è un efficace ricostituente» disse Hermione che, come al solito, sembrava avere inghiottito tutto il libro di testo. «Si usa per riportare nella condizione originale le persone che sono state trasfigurate o sottoposte a un incantesimo».

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