«Io, uh, sono lieto di questo.» Il gusto di fragole era svanito.
«Lo spero. Hai imparato quella tattica, quel trucco della palla di fango, da Philip Davies… e lo hai sprecato. Lui ti ha insegnato anche qualcos’altro; non mi farebbe piacere sapere che hai sprecato anche quello.»
La sabbia soffice era sotto il fianco sinistro di Shandy e la notte stellata sopra il destro, e lui realizzò che era tornato sulla spiaggia di New Providence; e quando udì il thup della pallina di fango che ricadeva sulla sabbia, seppe che la sua conversazione con Matre Carrefour non era avvenuta nel tempo locale.
Adesso era in grado di deviare gli attacchi magici di Bonny con un gesto e un fischio; lo fece, e si sollevò stancamente in piedi. Bonny li scagliò ancora, e Shandy continuò a respingerli.
«Piantala, Jim,» sospirò. «Ti stai solo procurando un mese di problemi anche solo per sollevare un forchetta. Metti in corpo un bel po’ di fegato e zibibbo e sanguinaccio e forse ti riprenderai.»
Bonny ammiccò, sorpreso, poi strinse i pugni e, con la faccia scura per lo sforzo, latrò una mezza dozzina di sillabe.
Shandy deviò l’attacco verso il mare, e un pesce balzò fuori dall’acqua ed esplose con un lampo azzurro e uno schiocco umido. Shandy scosse la testa verso Bonny. «Continua così e anche i tuoi capelli diventeranno bianchi, come le tue gengive.»
Bonny vacillò, fece un passo verso Shandy e poi si afflosciò, con la faccia a terra. Shandy girò intorno ad Ann, lo raggiunse e gli si accovacciò accanto per voltarlo, affinchè non soffocasse nella sabbia.
Ann si alzò a sedere e si girò a metà. «Vieni qui,» disse.
Lui la raggiunse ma non si sedette. «Devo andare, Ann. Quello… quello che stavamo per fare sarebbe stato bello. Resterò a New Providence solo il tempo necessario per riparare e approvvigionare la Jenny,» disse, avendolo deciso solo nel momento stesso in cui lo diceva, «poi partirò per occuparmi di alcune faccende.»
Ann fu in piedi in un istante. «È per lui?» domandò, scalciando il marito svenuto. «Questo cane spione che mantiene umidi gli stivali di Woodes Rogers leccandoli? Ho messo da parte i soldi per un divorzio-a-pagamento, e tu potresti comprarlo per me subito.»
«No, Ann, non è per lui… o almeno, non del tutto. Io…»
«Bastardo,» strillò lei, «andrai di nuovo dietro a quella puttana Hurwood!»
«Andrò ad Haiti,» disse con pazienza. «Ho uno zio laggiù che allestirà per me un tre alberi oceanico… prima di essere impiccato.»
«Bugiardo!» strillò lei. «Dannato bugiardo!»
Shandy s’incamminò verso i fuochi, con una mano che si contorceva per parare qualsiasi incantesimo malefico che lei potesse inserire nel catalogo di oscenità che gli stava urlando.
Non sto mentendo, Ann, pensò. Sto davvero per andare ad Haiti a rovinare mio zio per quanto mi sarà possibile, e a usare il suo denaro rubato per comprare una nave. Ma nello stesso tempo hai ragione. Non appena avrò una nave che mi porterà in mare apeno, andrò a cercare, e a salvare, e — se c’è ancora qualcosa di buono in me — a sposare la sola donna in cui riesco a vedere sia un corpo che un volto, e con la quale non avrò la necessità di rinunciare all’uno o all’altro di me.
E così per i successivi tre giorni si mise a corrompere la sua ciurma con le cene più sontuose che riuscì ad allestire e i migliori liquori che riuscì a recuperare, e in cambio di essi fece sgobbare tutti affinchè revisionassero la Jenny. Ma anche Venner, che si lamentava spessissimo, non poté affermare che il loro nuovo capitano stava assegnando loro una non equa quantità di lavoro, poiché Shandy era sempre il primo a svegliarsi al mattino, quello che sollevava i carichi più pesanti, quello che non si concedeva pause per riposarsi… e quando il buio della sera rendeva impossibile continuare a lavorare, Shandy era quello che cucinava ricche cene, ricavando capolavori da tutte le marinate e i brodi che lasciava a sobollire quando all’alba raggiungeva la barca.
La mattina del mercoledì, il diciassette di agosto, la Jenny salpò dall’estremità meridionale del porto di New Providence. Aveva a bordo polvere e proiettili, così come cibo e bevande, e trasportava almeno il doppio degli uomini di cui necessitava, ma il termine ultimo per chiedere il perdono distava ancora tre settimane circa, e Shandy non portava con sé nessun bocor. Era riuscito a far recapitare a Woefully Fat la richiesta di navigare con loro fino ad Haiti, ma il gigantesco stregone, che era in qualche modo riapparso sull’isola alcuni giorni prima dell’arrivo della Jenny, aveva rifiutato. Così Woodes Rogers aveva deciso di non mettere a repentaglio la sua ancora vacillante posizione col tentare di impedire la partenza della corvetta.
La ciurma di Shandy era impensierita per gli uragani, poiché quello era il pericoloso mese di agosto, e negli anni precedenti i pirati caraibici in quel periodo dell’anno avevano l’abitudine di aggirarsi nei pressi della costa americana. Ma Shandy pensava che il viaggio verso sud-est fino a Port-au-Prince era di fatto un po’ più breve, e di gran lunga più diretto, di quanto fosse stato il viaggio fino alla costa occidentale della Florida, e che mentre scendevano avrebbero costeggiato le Exumas e le Ragged Islands e le Inaguas, per cui non sarebbero mai stati più lontani di un’ora da una spiaggia protettiva. E per due volte durante il viaggio di tre giorni videro i minacciosi elmetti grigio-ferro di lontane nuvole tempestose sull’orizzonte meridionale, ma entrambe le volte le burrasche si mossero verso est per devastare Cuba, prima che la Jenny potesse giungere nelle loro vicinanze.
La mattina del sabato la Jenny virò di bordo nel porto haitiano chiamato la Baia di Leograne, superò le fortificazioni sui declivi coperti di giungla di St. Mare e attraversò il Canale di St. Marc fino al villaggio coloniale francese di L’Arcahaye. Shandy raggiunse a remi la riva sulla piccola scialuppa della corvetta, e poi utilizzò un poco dell’oro accumulato da Philip Davies per tagliarsi i capelli e comprarsi una giacca e un fazzoletto da collo per coprire la camicia logora. Con un aspetto almeno quasi rispettabile, diede a un contadino nero un paio di monete perché lo lasciasse viaggiare in un carro carico di manioche e manghi fino alla città di Port-au-Prince, diciotto miglia più in basso sulla costa.
Era tardo pomeriggio quando raggiunsero la città, e i pescatori nativi stavano già remando verso la riva, e trascinando le rozze lance sulla sabbia sotto le palme immerse nell’ombra, e sollevando pesanti ceste di paglia e gabbie di bambù in cui si aggiravano come ragni granchi e aragoste.
La città di Port-au-Prince si rivelò un reticolo di stradine disposte intorno a una piazza centrale. La piazza e la maggior parte delle strade erano lastricate di pietra bianca, sebbene intorno ai negozi e ai magazzini lungo il litorale il lastricato fosse quasi nascosto sotto centinaia — no, dovevano essere migliaia — di baccelli marroni e calpestati. Prima di entrare nella piazza affollata, Shandy raccolse uno dei baccelli e lo annusò. Era canna da zucchero, e lui realizzò che era quella la fonte di quel soffocante odore dolciastro e semifermentato che si mescolava nell’aria pomeridiana con i normali odori di pesce marcio e pietanze affumicate condivisi dai porti di mare di ogni dove. Gettò via la cosa, domandandosi per un momento se proveniva dalle piantagioni degli Chandagnac.
La maggior parte delle persone che si aggiravano nella piazza erano nere e diverse volte mentre Shandy si faceva strada verso gli edifici dall’aspetto di uffici pubblici, all’altro lato, fu cortesemente salutato con un «Bon jou’, blanc.» Buon giorno, bianco. Fece ogni volta un cenno educato con la testa, e in una occasione, quando un giovane mormorò a un compagno un frettolosa facezia in un mezzo dialetto Dahomey a proposito degli indegni polsini della camicia di Shandy, fu in grado di citare di rimando, nello stesso dialetto, un proverbio marron che suggeriva che qualsiasi tipo di polsini, oppure nessun altro, era preferibile a quelli di ferro. Il giovane scoppiò a ridere, ma seguì Shandy con sguardo incuriosito, e lui capì che avrebbe dovuto stare attento laggiù. Quella era la civiltà, non l’Isola di New Providence.
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