«È morto da dieci anni» disse la signora Torta.
«Ehm» disse Windle, ma la domanda era già lì nella sua laringe. «Il signor Torta gode di ottima salute, spero».
«Non è grave. Ogni tanto ci parliamo» disse la signora Torta.
«Oh, mi dispiace» disse Windle.
«Va bene, se la fa sentire meglio».
«Ehm… signora Torta? Mi sto un po’ confondendo. Potrebbe… spegnere… la premonizione?»
Lei annuì.
«Scusi. È che ormai mi sono abituata a lasciarla accesa» disse, «col fatto che qua ci siamo solo io e Ludmilla e Un-Secchio. Lui è uno spettro» aggiunse. «So che stava per chiederlo».
«Sì, ho sentito che i medium hanno uno spirito guida nativo» disse Windle.
«Chi, lui? No, ma che guida. È un fantasma occasionale» ribatté la signora Torta. «Io non mi ci trovo con quella roba di carte, trombette e tavole Ouija, badi bene. E l’ectoplasma mi fa schifo. In casa mia non ce lo voglio. Non lo togli dai tappeti manco con l’aceto».
«Ma pensa» commentò Windle.
«O i lamenti. Non li sopporto. O tutte quelle robe soprannaturali. Il soprannaturale non è naturale. Non fa per me».
«Ehm» disse cautamente Windle. «Secondo alcuni essere una medium è un po’… come dire… soprannaturale?»
«Che? Cosa? Non c’è niente di soprannaturale nei morti. Che sciocchezze. Tutti muoiono prima o poi».
«Lo spero proprio, signora Torta».
«Allora, signor Poons, cosa vuole? Non ho la premonizione accesa, perciò deve dirmelo».
«Voglio sapere cosa sta succedendo, signora Torta».
Ci fu un colpo sordo sotto i loro piedi e la voce lontana e felice di Schleppel.
«Oh, sì! Ci sono anche i topi!»
«Sono venuta su a dirvelo, a voi maghi» disse la signora Torta, in tono sostenuto. «E nessuno mi ha ascoltato. Lo sapevo che non mi avrebbero ascoltato, ma dovevo provare, altrimenti non l’avrei saputo».
«Con chi ha parlato?»
«Quello grosso col vestito rosso e dei baffi che pare che ha ingoiato un gatto».
«Ah. L’Arcicancelliere» disse Windle, sicuro.
«E ce n’era anche uno enorme, grasso. Cammina come una papera».
«È proprio vero. Quello è il Decano» approvò Windle.
«Mi hanno chiamato brava donna» proseguì la signora Torta. «Mi hanno detto di farmi i fatti miei. Perché mai devo andare ad aiutare dei maghi che mi chiamano brava donna, mentre io cercavo solo di dare una mano?»
«Temo che i maghi non stiano spesso a sentire» disse Windle. «Io non ho mai ascoltato nessuno, per centotrenta anni».
«Perché no?»
«Per paura di sentire le cavolate che dicevo, credo. Che sta succedendo, signora Torta? A me può dirlo. Magari sono un mago, ma sono anche morto».
«Ecco…»
«Schleppel ha detto che è una questione di forza vitale».
«Si sta accumulando».
«Ma che significa?»
«Che ce n’è di più di quella che dovrebbe esserci. C’è…» agitò le mani in un gesto vago. «Come si dice quando le cose stanno su una bilancia a piatti ma non alla stessa altezza…»
«Squilibrio?»
La signora Torta, che sembrava stesse leggendo una scritta lontana, annuì.
«Una di quelle cose, sì… a volte capita, ma poco, e così escono i fantasmi, perché la vita non è più nel corpo ma non se n’è andata… capita meno d’inverno, perché scorre via, e ritorna in primavera… e certe cose la fanno concentrare…»
Modo, il giardiniere dell’Università, canticchiava a bocca chiusa spingendo lo strano carrello nel suo piccolo spazio privato tra la Biblioteca e l’Edificio di Magia ad Alta Energia, [12] L’unico edificio del campus ad avere meno di mille anni di vita. I maghi anziani non si sono mai dati molta pena di sapere cosa fanno i loro colleghi più giovani, magri e occhialuti lì dentro, trattando le loro continue richieste di fondi per acceleratori di particelle taumiche e schermi antiradiazioni come pretese di aumento della paghetta, e ascoltando divertiti i loro concitati resoconti sulla ricerca delle particelle elementari della magia. Questo un giorno potrebbe rivelarsi un clamoroso errore da parte dei maghi anziani, specialmente se permettono ai giovani di costruire quello che cavolo dicono di voler costruire nel campo da squash. I maghi anziani sanno che il giusto uso della magia è quello di formare una piramide sociale in cui i maghi sono al vertice e consumano grandi cene, ma in effetti l’edificio della MAE ha contribuito a fornire uno dei cibi più rari dell’universo, l’antipasta. La pasta normale si prepara prima di mangiarla; l’antipasta diverse ore dopo, per cui esiste all’indietro nel tempo, e se preparata nel modo giusto arriva sulle papille gustative esattamente allo stesso momento, creando così un’esplosione di gusto. Costa cinquemila dollari a forchettata; un po’ di più se si aggiunge il costo della pulizia dei muri dalla salsa di pomodoro.
con un carico di erbacce pronte per il compost.
Sembrava esserci un sacco di agitazione. Era proprio interessante, lavorare con quei maghi.
Lavoro di squadra, ecco cos’era. Loro si curavano dell’equilibrio cosmico, delle armonie universali e del bilanciamento delle dimensioni, e lui badava che gli afidi stessero lontani dalle rose.
Sentì un tintinnio. Sbirciò oltre il mucchio di erbacce.
«Un altro?»
Sul vialetto c’era un altro cesto di lucido fil di ferro su rotelle.
Forse gliel’avevano comprato i maghi? Il primo era stato utile, anche se un po’ difficile da manovrare; le rotelle sembravano voler andare ognuna per i fatti suoi. Probabilmente c’era un trucco.
Be’, questo sarebbe stato utile per portare le sementi. Spinse da parte il secondo carrello e alle sue spalle sentì un suono che, se avesse dovuto scriverlo, e se avesse saputo scrivere, sarebbe stato così: glop.
Si voltò, vide il mucchio del compost più grosso che pulsava nel buio e disse: «Guarda cosa ti ho portato per il tè!»
E poi si accorse che si stava muovendo.
«Anche certi posti…» disse la signora Torta.
«Ma perché si accumula?» chiese Windle.
«È come un temporale, capisce? Sa com’è quella sensazione di formicolio prima di una tempesta? È quello che sta succedendo».
«Sì, ma perché, signora Torta?»
«Ecco… Un-Secchio dice che non sta morendo nulla».
«Cosa?»
«Che follia, eh? Dice che un sacco di vite stanno finendo, ma non vanno via. Rimangono qui».
«Come i fantasmi?»
«Non proprio fantasmi. Come… pozzanghere. Se ci sono molte pozzanghere, è come il mare. E comunque i fantasmi sono solo delle persone. Fantasmi di cavolfiori non ce ne sono».
Windle Poons si appoggiò allo schienale. Immaginò un grande bacino di vita, un lago alimentato da un milione di affluenti dalla vita breve che arrivano alla fine del loro corso. E la forza vitale stava traboccando, man mano che la pressione aumentava. E colava da ogni dove.
«Crede che potrei scambiare una parola con Un-» cominciò, e s’interruppe.
Si alzò e barcollò verso la mensola sul caminetto.
«Da quanto tempo ha questo, signora Torta?» domandò, prendendo un piccolo oggetto familiare di vetro.
«Quello? L’ho comprato ieri. Carino, no?»
Windle agitò la sfera. Era quasi identica a quelle sotto le assi del suo pavimento. I fiocchi di neve turbinarono e si posarono sulla riproduzione perfetta dell’Università Invisibile.
Gli faceva ricordare tanto qualcosa. Be’, ovviamente l’edificio gli ricordava l’Università, ma la forma dell’oggetto aveva qualcosa che gli faceva pensare a…
… alla colazione?
«Perché sta succedendo?» chiese, più a se stesso. «Questi maledetti cosi spuntano dappertutto».
I maghi correvano per il corridoio.
«Come si uccidono i fantasmi?»
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