Terry Pratchett - It tristo mietitore

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It tristo mietitore: краткое содержание, описание и аннотация

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Si dice che al mondo niente sia inevitabile, tranne la morte e le tasse. Ma questo forse prima che Morte venisse licenziato in tronco. L’ultima cosa di cui un universo può aver bisogno è di un Tristo Mietitore disoccupato, perché quando un importante servizio pubblico viene a mancare la conseguenza è sempre il caos. Ora Mondo Disco pullula di zombie e non-morti. Reg Scarpa, attivista per i diritti dei defunti, improvvisamente ha molto più lavoro di quanto si sia mai sognato. E il mago Windle Poons, trapassato di fresco, si risveglia nella tomba scoprendo di essere. morto e vegeto. Ma proprio a lui e a un ben poco temibile gruppo di non-morti (Arthur Winkings, per esempio, era diventato vampiro dopo essere stato morso da un avvocato. Schleppel l’uomonero farebbe meglio il suo lavoro se non venisse colto da agorafobia appena fuori dal gabinetto. E Fratello Isolile, l’unica banshee al mondo con un difetto di pronuncia, invece di starsene sui tetti a gridare quando la gente sta per morire, fa passare sotto la porta un bigliettino con scritto ‘OOOOeeOOOeecOOOeee’) spetta il compito di salvare il mondo dei vivi. Nel frattempo in una piccola fattoria molto, molto lontana, uno straniero alto, scuro e allampanato si rivela particolarmente abile a maneggiare la falce. C’è tanto grano da falciare. E una battaglia diversa da combattere.

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«Non ti puoi appostare dietro qualcos’altro?»

«Cosa suggerisce, signor Poons?»

Windle ci pensò su. «Sì, potrebbe funzionare» disse piano, «se trovo un cacciavite».

Modo il giardiniere era in ginocchio a pacciamare le dalie quando sentì un grattare e un battere ritmico alle sue spalle, come se qualcuno stesse cercando di spostare un oggetto pesante.

Si voltò.

«’Sera, signor Poons. Ancora morto, eh?»

«’Sera, Modo. L’hai proprio messo su bene, questo posto».

«C’è qualcuno che sposta una porta dietro di lei, signor Poons».

«Sì, lo so».

La porta avanzava cautamente lungo il vialetto. Passando accanto a Modo ruotò goffamente su se stessa, come se chiunque la stesse portando volesse nascondercisi dietro il più possibile.

«È una specie di porta di sicurezza» disse Windle.

Fece una pausa. Qualcosa non andava. Non era ben sicuro di cosa, ma all’improvviso sembrava tutto molto sbagliato, come una stonatura in un’orchestra. Si guardò intorno.

«Cos’è quella cosa in cui metti le erbacce?» chiese.

Modo lanciò un’occhiata all’oggetto che aveva accanto.

«Bello, eh?» disse. «L’ho trovato accanto ai mucchi del compost. La mia carriola si è rotta, ed ecco che è comparso…»

«Mai visto niente di simile prima» disse Windle. «Chi mai farebbe un cesto di fil di ferro così grande? E poi le ruote sembrano troppo piccole».

«Ma si spinge bene, per il manico» disse Modo. «È strano che qualcuno l’abbia buttato via. Chi butterebbe via una cosa del genere, signor Poons?»

Windle fissava il carrello. Non riusciva a togliersi la sensazione che il carrello stesse fissando lui.

Si sentì dire: «Forse è arrivato qui da solo».

«Esatto, signor Poons! Voleva un po’ di pace, secondo me!» disse Modo. «Lei è un fenomeno!»

«Sì» disse Windle, in tono infelice. «Sembra proprio che sia così».

Si avviò in città, conscio dei rumori alla porta dietro di lui.

Se qualcuno un mese fa mi avesse detto, pensò, che pochi giorni dopo la mia morte mi sarei ritrovato a camminare per strada seguito da un uomonero timido nascosto dietro una porta… gli avrei riso in faccia.

No, invece no. Avrei detto «Eh?» e «Cosa?» e «Parla più forte!» e non avrei capito niente comunque.

Accanto a lui, qualcuno abbaiò.

Un cane lo stava guardando. Era un cane molto grosso. In effetti, l’unica ragione per cui si poteva dire che era un cane e non un lupo era che tutti sanno che in città non ci sono lupi.

Il cane ammiccò. Windle pensò: ‘Non c’era luna piena ieri’.

«Lupine?» azzardò.

Il cane annuì.

«Sai parlare?»

Il cane scosse la testa.

«Allora cosa fai adesso?»

Lupine scrollò le spalle.

«Vuoi venire con me?»

Un’altra scrollata che quasi dette voce al pensiero: perché no? Che altro ho da fare?

Se qualcuno un mese fa mi avesse detto, pensò, che pochi giorni dopo la mia morte mi sarei ritrovato a camminare per strada seguito da un uomonero timido nascosto dietro una porta e accompagnato da una specie di negativo di un lupo mannaro… probabilmente gli avrei riso in faccia. Dopo essermi fatto ripetere tutto un paio di volte. A voce alta.

La Morte dei Ratti radunò gli ultimi clienti, molti dei quali venivano dal tetto di paglia, e li condusse attraverso le fiamme verso il posto in cui andavano i bravi ratti dopo morti.

Vide con sorpresa una figura in fiamme farsi strada nella massa incandescente di travi e assi crollate. Salendo le scale infuocate tolse qualcosa dai frammenti disintegrati dei suoi abiti e se lo mise con cura fra i denti.

La Morte dei Ratti non aspettò di vedere cosa succedeva dopo. Mentre, per certi versi, era antica quanto il primo protoratto, aveva anche meno di un giorno di vita e ancora stava cercando la sua strada come Morte; e avvertiva che quel rombo cupo che scuoteva l’edificio era il rumore del brandy che cominciava a bollire nei barili.

La cosa particolare del brandy che bolle è che non bolle a lungo.

La sfera di fuoco lanciò pezzi di taverna a mezzo miglio di distanza. Fiamme incandescenti eruppero dai buchi che erano stati porte e finestre. Le mura esplosero. Travi infuocate mulinarono nell’aria. Qualcuna andò a seppellirsi sotto i tetti vicini, appiccando nuovi incendi.

Rimase solo una luce da far lacrimare gli occhi.

E poi piccole pozze d’ombra, nella luce.

Si riunirono a formare la sagoma di un’alta figura che correva in avanti, portando qualcosa.

Passò tra la folla coperta di vesciche e si avviò per la strada buia e fredda verso la fattoria. La gente la seguì, muovendosi nella penombra come la coda di una cometa scura.

Bill Porta salì nella stanza da letto della signorina Flitworth e posò la bambina sul letto.

HA DETTO CHE DA QUESTE PARTI C’È UN FARMACISTA.

La signorina Flitworth si fece strada tra la folla in cima alle scale.

«Ce n’è uno a Chambly» disse. «Ma c’è anche una strega sulla via di Lancre».

NIENTE STREGHE. NIENTE MAGIA. MANDATE A CHIAMARLO. E TUTTI GLI ALTRI, FUORI.

Non era un suggerimento. Non era nemmeno un ordine. Era semplicemente un’affermazione inconfutabile.

La signorina Flitworth agitò le braccia magre.

«Avanti, lo spettacolo è finito! Sciò! Siete nella mia camera da letto! Forza, tutti fuori!»

«Come ha fatto?» disse qualcuno, in fondo al gruppo. «Nessuno sarebbe potuto uscire vivo da lì! Abbiamo visto esplodere tutto!»

Bill Porta si voltò lentamente.

CI SIAMO NASCOSTI, disse. IN CANTINA.

«Ecco! Visto?» disse la signorina Flitworth. «In cantina. Si capisce».

«Ma la taverna non ha una…» iniziò il dubbioso, e s’interruppe. Bill Porta lo stava fulminando con lo sguardo.

«In cantina» si corresse. «Certo. Giusto. Astuto».

«Molto astuto» disse la signorina Flitworth. «Ora andatevene, tutti».

La sentì mandare tutti via, fuori di casa e nella notte. La porta sbatté. Non la sentì tornare su per le scale con una ciotola di acqua fredda e un panno. La signorina Flitworth riusciva ad avere un passo molto leggero, se ci si metteva.

Entrò e si chiuse la porta alle spalle.

«I suoi genitori vorranno vederla» disse. «Sua madre è svenuta e Big Henry il mugnaio ha steso suo padre che voleva entrare nella taverna, ma saranno qui subito».

Si chinò e passò il panno sulla fronte della bambina «Dov’era?»

SI ERA NASCOSTA IN UNA CREDENZA.

«Da un incendio?»

Bill Porta scrollò le spalle.

«È incredibile come tu possa averla trovata con quel calore e quel fumo» disse.

DICIAMO CHE HO AVUTO FORTUNA.

«E non ha nemmeno un graffio».

Bill Porta ignorò la domanda implicita.

HA MANDATO A CHIAMARE IL FARMACISTA?

«Sì».

NON DEVE PORTARE VIA NULLA.

«Che vuoi dire?»

RIMANGA QUI QUANDO ARRIVA. NON DOVETE PORTARE VIA NULLA DA QUESTA STANZA.

«Che stupidaggine. Perché dovrebbe portare via qualcosa?»

È MOLTO IMPORTANTE. ORALA DEVO LASCIARE.

«Dove vai?»

NELLA STALLA. CI SONO COSE CHE DEVO FARE. NON RIMANE MOLTO TEMPO.

La signorina Flitworth fissò la piccola figura sul suo letto. Sentiva di non avere piede in quelle acque, e di non poter fare altro che tenersi a galla.

«Sembra che stia dormendo» disse, impotente. «Ma che cos’ha?»

Bill Porta si fermò in cima alle scale.

STA VIVENDO UN TEMPO PRESO IN PRESTITO, disse.

C’era una vecchia fucina dietro la stalla. Non veniva utilizzata da anni. Ma ora scintille gialle e rosse pulsavano come un cuore nell’aia.

E c’era anche un battito regolare. A ogni colpo la luce splendeva di blu.

La signorina Flitworth entrò in silenzio dalla porta aperta. Se fosse stato il tipo di persona che giurava, avrebbe potuto giurare di non aver fatto alcun rumore udibile con lo scoppiettio del fuoco e i colpi del martello, ma Bill Porta si voltò, tenendo fra le mani una lama ricurva.

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