«Che ne so? Di solito il problema non si pone!»
«Con la disinfestazione spiritica, mi sa».
«Sarebbe? Li spruzzi con il brandy?»
Il Decano l’aveva previsto. «No, Arcicancelliere. Credo che sia una specie di esorcismo».
«Voglio sperare. Non spreco brandy per dei fantasmi».
Ci fu un urlo agghiacciante. Riecheggiò fra le colonne e le arcate, e s’interruppe all’improvviso.
L’Arcicancelliere si fermò di botto. I maghi lo tamponarono a catena.
«Sembrava un urlo agghiacciante» disse lui. «Seguitemi!»
Girò l’angolo di corsa.
Ci fu un fragore metallico, e parecchie imprecazioni.
Qualcosa di piccolo, a righe rosse e gialle, con piccole zanne sbavanti e tre paia di ali, girò l’angolo in volo e sfrecciò sopra la testa del Decano con un suono simile a una sega circolare in miniatura.
«Qualcuno sa cos’era?» chiese il Tesoriere con voce flebile. La cosa orbitò attorno ai maghi e poi svanì nell’oscurità del soffitto. «E vorrei che non imprecare così tanto» .
«Forza» rispose il Decano. «Andiamo a vedere cosa gli è capitato».
«Dobbiamo per forza?» chiese il Sommo Algebrico.
Sbirciarono dietro l’angolo. L’Arcicancelliere era seduto a terra e si massaggiava la caviglia.
«Chi è l’idiota che l’ha lasciato qui?»
«Lasciato cosa?» domandò il Decano.
«Questa specie di cestino di ferro a rotelle del cavolo» disse l’Arcicancelliere. Accanto a lui, una minuscola creatura viola simile a un ragno si materializzò dal nulla e schizzò verso una crepa. I maghi non la notarono.
«Quale cestino a rotelle?» chiesero all’unisono.
Ridcully si guardò intorno.
«Avrei giurato…» cominciò.
Ci fu un altro urlo.
Ridcully si rimise faticosamente in piedi.
«Andiamo, miei prodi!» esclamò, zoppicando eroicamente avanti.
«Ma perché tutti corrono sempre verso le urla agghiaccianti?» borbottò il Sommo Algebrico. «È contro ogni logica».
Trotterellarono fra i chiostri e uscirono in cortile.
Una sagoma arrotondata e scura era piazzata al centro dell’antico prato. Emetteva vapore in piccoli sbuffi sgradevoli.
«Che cos’è?»
«Non può essere un mucchio di compost in mezzo al prato, no?»
«Modo si arrabbierà molto».
Il Decano guardò meglio. «Ehm… sì, specialmente perché credo che quelli che spuntano sotto siano i suoi piedi…»
Il mucchio si girò verso i maghi e fece glop, glop.
Poi si mosse.
«Allora» disse Ridcully fregandosi le mani, speranzoso, «chi di voialtri ha un incantesimo a portata di mano?»
I maghi si toccarono le tasche, a disagio.
«Allora io cerco di attirare la sua attenzione mentre il Tesoriere e il Decano tentano di tirar fuori Modo» disse Ridcully.
«Oh, bene» ribatté flebile il Decano.
«Come si fa ad attirare l’attenzione di un mucchio di compost?» chiese il Sommo Algebrico. «Non so nemmeno se ce l’ha, un’attenzione».
Ridcully si tolse il cappello e avanzò, esitante.
«Mucchio di schifezze!» urlò.
Il Sommo Algebrico gemette e si coprì gli occhi con le mani.
Ridcully agitò il cappello davanti al mucchio. «Spazzatura biodegradabile!»
«Rifiuto verde marcio?» propose il professore di Rune Recenti.
«L’idea è quella» disse l’Arcicancelliere. «Cercare di far arrabbiare il bastardo» (alle sue spalle, una creatura vespiforme e infuriata di una varietà leggermente diversa apparve e ronzò via).
Il mucchio si scagliò verso il cappello.
«Letamaio!» esclamò Ridcully.
«Ehi, ma dico» protestò il professore di Rune Recenti, scioccato.
Il Decano e il Tesoriere strisciarono in avanti, afferrarono ciascuno un piede del giardiniere e tirarono. Modo scivolò fuori dal mucchio.
«Gli ha mangiato i vestiti?» domandò il Decano.
«Ma lui sta bene?»
«Respira ancora» rispose il Tesoriere.
«E con un po’ di fortuna, ha perso l’olfatto» aggiunse il Decano.
Il mucchio morse il cappello di Ridcully. Ci fu un glop, e la punta scomparve.
«Ehi, lì dentro c’era ancora mezza bottiglia!» ruggì Ridcully. Il Sommo Algebrico gli afferrò il braccio.
«Venga via, Arcicancelliere!»
Il mucchio si voltò e si lanciò verso il Tesoriere.
I maghi indietreggiarono.
«Non può essere intelligente, no?» disse il Tesoriere.
«Bighellona in giro e mangia, e basta» disse il Decano.
«Con un cappello a punta potrebbe essere un professore» disse l’Arcicancelliere.
Il mucchio partì alla carica.
«Io non lo definirei bighellonare» osservò il Decano.
Guardarono l’Arcicancelliere, in attesa.
«Via!»
Pur essendo corpulenti come la maggior parte dei membri della facoltà, presero una buona velocità fra i chiostri, si accapigliarono sulla porta, se la chiusero di schianto alle spalle e ci si appoggiarono contro. Quasi subito si sentì un colpo pesante e umido dall’altra parte.
«L’abbiamo seminata, quella cosa» disse il Tesoriere.
Il Decano guardò in basso.
«Credo che stia passando per la porta, Arcicancelliere» mugolò con voce piccina.
«Non faccia lo stupido, ci stiamo appoggiati sopra».
«Non dicevo dalla porta, dicevo per la porta…»
L’Arcicancelliere annusò.
«Cos’è che sta bruciando?»
«I suoi stivali, Arcicancelliere» rispose il Decano.
Ridcully guardò in basso. Una pozzanghera giallo-verdastra si stava espandendo sotto la porta. Il legno si stava carbonizzando, le pietre del pavimento friggevano, e le suole di cuoio dei suoi stivali erano in guai grossi. Sentiva che si stava abbassando lui stesso.
Cincischiò con i lacci, poi saltò su una pietra asciutta.
«Tesoriere!»
«Sì, Arcicancelliere?»
«Mi dia i suoi stivali!»
«Cosa?»
«Maledizione, le ordino di darmi i suoi dannatissimi stivali!»
Stavolta, una lunga creatura con quattro paia di ali, due a ogni estremità, e tre occhi, spuntò dal nulla sopra la testa di Ridcully e gli cadde sul cappello.
«Ma…»
«Io sono il suo Arcicancelliere!»
«Sì, ma…»
«Credo che i cardini stiano partendo» annunciò il professore di Rune Recenti.
Ridcully si guardò disperatamente attorno.
«Ci ritroviamo in Aula Magna» disse. «Ci… ritireremo strategicamente nelle posizioni prestabilite».
«Chi le ha stabilite?» chiese il Decano.
«Le stabiliremo quando arriviamo» rispose l’Arcicancelliere a denti stretti. «Tesoriere! I suoi stivali! Immediatamente!»
Raggiunsero le porte dell’Aula Magna mentre la porta alle loro spalle crollava, semidissolta. Le doppie porte dell’Aula Magna erano molto più robuste. Misero sbarre e paletti.
«Sgombrate i tavoli e metteteli davanti alla porta» ordinò Ridcully.
«Ma lo mangia, il legno» obiettò il Decano.
Dal piccolo corpo di Modo, che avevano appoggiato su una sedia, venne un gemito. Aprì gli occhi.
«Presto!» esclamò Ridcully. «Come facciamo a uccidere un mucchio di compost?»
«Eh. Non credo che si possa, signor Ridcully, signore» rispose il giardiniere.
«E il fuoco? Probabilmente riesco a produrre una piccola palla di fuoco» disse il Decano.
«Non funzionerebbe. Troppo umido» sentenziò Ridcully.
«È qua fuori! Sta mangiando la porta! Sta mangiando la porta» cantilenò il professore di Rune Recenti.
I maghi indietreggiarono ancora per tutta la lunghezza della sala.
«Spero che non mangi troppo legno» disse un confuso Modo, con genuina preoccupazione. «Diventano dei diavoli, scusate il klatchiano, se gli si dà troppo carbonio. Scalda troppo».
«Sai, è proprio il momento adatto per una lezione su come si fa il compost, Modo» disse il Decano.
Читать дальше