Hal Clement - Luce di stelle

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Chi non ricorda il pianeta Mesklin e i suoi straordinari abitanti, costretti a vivere in condizioni di gravità proibitive per gli esseri umani? Gli eroi meskliniti di Hal Clement tornano in questo romanzo, in sé pefettamente autonomo, che è di fatto il secondo capitolo della saga iniziata con
(
), tenuto a battesimo in Italia proprio sulle pagine di URANIA. Ancora una volta la pazienza, il coraggio e le straordinarie caratteristiche fisiche dei meskliniti permetteranno loro di avere ragione di un mondo in cui la forza di gravità è così schiacciante da rappresentare da sola il più terribile e immediato dei pericoli. Senza contare le numerose incognite di questa nuova e inedita missione nello spazio, scritta da un maestro della tecnologica…

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La corrente li aveva trascinati attraverso un passo vicino alla parte sudorientale della catena montuosa, depositandoli nelle regioni basse e aspre vicino al confine di Alfa Inferiore. La prima ondata costituiva un massiccio ma esitante inizio della nuova stagione, stimolato dall’avvicinarsi di Dhrawn al suo pallido sole e dall’alterazione della latitudine della fascia sub-stellare. Questo invece era il disgelo vero e proprio, che doveva terminare solo una volta prosciugato l’intero altopiano più di un anno terrestre più tardi. I primi movimenti della Kwembly risultarono impercettibili perché il ghiaccio si scioglieva lentamente; poi, rimasero impercettibili perché lo scafo galleggiava su un liquido dalla consistenza sciropposa pieno di cristalli in sospensione; e infine, con il fiume di nuovo presente e la corrente in aumento, rimasero impercettibili per via della gran massa d’acqua che scivolava in basso senza conoscere ostacoli. Beetchermarlf e Takoorch potevano forse avvertire una leggera vertigine per via della pressione dell’idrogeno in diminuzione, ma anche prestando la massima attenzione il leggero rollio della Kwembly veniva attutito dal loro peso sul materiale flessibile su cui poggiavano.

Alfa Inferiore non era la regione più calda di Dhrawn, ma gli effetti di fusione locale che tendono a concentrare gli elementi radioattivi di qualsiasi pianeta riscaldavano l’atmosfera in molte aree fino al punto di fusione del ghiaccio, oltre duecento gradi Kelvin in più di quanto Lalande 21185 poteva produrre da solo. In quelle zone gli esseri umani avrebbero potuto vivere senza bisogno di molto equipaggiamento se non fosse stato per la pressione e la gravità troppo elevate. La regione più calda del pianeta, Beta Inferiore, si trovava sessantamila chilometri più a nord e costituiva il vero perno del clima del pianeta.

La deriva della Kwembly la stava portando verso regioni sempre più calde e quindi il fiume rimase liquido nonostante l’evaporazione dell’ammoniaca nell’atmosfera. Il corso del fiume era interamente influenzato dalla topografia locale, e quasi mai avveniva l’opposto perché quel corso d’acqua si era formato troppo recentemente per poter modellare il paesaggio con la sua azione. Inoltre, questa parte del pianeta era composta soprattutto di solida roccia, ignea e compatta, invece che da uno strato superficiale di sedimento in cui un fiume poteva facilmente scavare.

A circa cinquecento chilometri dal punto in cui era stata abbandonata, la Kwembly si ritrovò in un grande lago non troppo profondo. Subito il ricognitore si incagliò dolcemente nel delta fangoso che costituiva l’accesso dell’immissario. Questo deviò le correnti attorno allo scafo e il fondo fangoso venne ben presto asportato dalle acque. Dopo circa mezz’ora lo scafo si inclinò di lato e la spinta delle acque lo convogliò nel nuovo canale raddrizzandolo una volta superato l’ostacolo. Fu l’oscillazione associata a questo avvenimento che catturò l’attenzione dei due timonieri e li spinse a uscire per dare un’occhiata in giro.

14

Squadra di recupero

Non sarebbe corretto affermare che Benj riconobbe Beetchermarlf immediatamente. Di fatto, la prima agile figura che emerse dal fiume e si arrampicò sullo scafo fu Takoorch. In ogni caso, fu il nome del giovane timoniere che echeggiò da quattro diversi microfoni su Dhrawn.

Uno di questi si trovava sul ponte della Kwembly e nessuno era presente ad ascoltare. Due si trovavano nella base provvisoria di Dondragmer a poche centinaia di metri dal bordo del grande fiume che ora riempiva la valle. Il quarto era nell’elicottero di Reffel, ora parcheggiato vicino al dirigibile mesclinita chiamato Gwelf.

La macchina umana e il dirigibile si trovavano a circa un chilometro dal campo, dato che Kabremm non volle assolutamente correre il rischio di ripetere il clamoroso errore di prima. Probabilmente non si sarebbe mai mosso dal punto dove Stakendee l’aveva trovato se il livello dell’acqua non fosse salito. Il comandante del dirigibile temeva la nebbia e non provava alcun desiderio di volare. Reffel era ancora meno entusiasta all’idea di muoversi. In ogni caso non avevano scelta e quindi Kabremm ordinò ai suoi di salire fino a superare il livello della nebbia; Reffel si mantenne vicino al dirigibile quanto bastava per non perderne le luci, evitando comunque di avvicinarsi troppo. Una volta saliti oltre la decina di metri in cui si addensava la nebbia di ammoniaca fu possibile avanzare e quindi raggiunsero le coordinate date da Dondragmer, atterrando a una distanza dalle luci della base giudicata sufficiente. Lasciare che gli umani si accorgessero dell’esistenza del dirigibile sarebbe stato uno sbaglio ancora più irrimediabile del precedente. Kabremm stava ancora cercando di stabilire cosa dire a Barlennan la prima volta che si sarebbero incontrati.

Tra l’altro aveva passato molte ore a domandarsi con Reffel se l’obbiettivo della telecamera era stato oscurato abbastanza prontamente concludendo, vista la mancanza di qualsiasi commento, che doveva essere così.

In ogni caso, perlomeno Kabremm e Dondragmer avevano potuto parlarsi e coordinare le proprie versioni in caso si fossero verificate ulteriori ripercussioni di quello sfortunato incidente. Dondragmer si sentì come sollevato da un peso, ma comunque non cessò di prendere decisioni collegate con quell’errore.

L’urlo che provenne dal microfono lo distrasse proprio mentre doveva prendere una di queste decisioni. Quel grido: “Beetchermarlf!” poteva provenire solo da Benj. Dondragrner stava controllando se nessuno dell’equipaggio assomigliava a Kabremm. Voleva farlo prima, ma erano mesi e mesi che non vedeva l’ufficiale e non ricordava bene la sua fisionomia. Purtroppo non aveva ancora trovato il tempo di visitare il dirigibile, anche perché Kabremm rifiutava categoricamente di avvicinarsi oltre alla base provvisoria. Il suo piano era fare in modo che tutti coloro che assomigliavano al comandante del dirigibile comparissero davanti alle telecamere in modo casuale ma continuo, per spingere Easy a dubitare di aver visto veramente il primo ufficiale della Esket. Qualsiasi cosa potesse aiutare a risolvere quella faccenda in modo semplice era la benvenuta.

Il capitano aveva però tenuto sempre presente il destino della Kwembly e dei due timonieri nelle dodici ore in cui le luci del ricognitore erano sparite oltre il limitato orizzonte della notte, e l’urlo di Benj riportò la sua attenzione su questo argomento.

Capitano — disse il ragazzo. — Due mescliniti sono comparsi adesso sullo schermo e si stanno arrampicando sulla Kwembly. Sono usciti dall’acqua; probabilmente si trovavano da qualche parte sotto lo scafo per tutto questo tempo, anche se nessuno li ha trovati. Non può trattarsi che di Beetchermarlf e Takoorch. Non posso mettermi in contatto con loro finché non raggiungono il ponte, ma sembra che esista ancora qualche possibilità di salvare il ricognitore. Due marinai sono sufficienti per guidarla, vero?

La mente di Dondragrner spaziò tra mille sentimenti diversi. Non si era affatto rimproverato di aver abbandonato il ricognitore, anche se stavolta non si poteva parlare di inondazione repentina. Si trattava della decisione più ragionevole sul momento e con le poche informazioni disponibili. Quando la vera natura del disgelo era divenuta chiara, e con essa il fatto che avrebbero potuto restare a bordo e farsi trascinare a valle dalla debole corrente in tutta sicurezza, non si poteva più tornare indietro. Il suo carattere mesclinita gli impediva di perdersi in infinite variazioni di “se” e di “ma”. Sapeva benissimo, quando aveva ordinato di abbandonare la Kwembly, che le possibilità di riuscire a tornare a bordo erano decisamente limitate, soprattutto dopo aver constatato che lo scafo scivolava dolcemente sull’acqua invece di incagliarsi tra gli scogli. Rifiutava di ridurre queste possibilità a zero, ma sapeva che il ricognitore era perduto.

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