“Vorrei infine venir informato di tutte le idee di Barlennan con la stessa tempestività dimostrata adesso; io farò lo stesso da qui, ma le cose possono succedere troppo velocemente per riuscire ad avvisare subito. Tenete d’occhio gli schermi. Questo è tutto.”
Il capitano emise un lungo fischio che, fortunatamente per le orecchie umane, venne parecchio smorzato dal microfono della telecamera. I mescliniti si disposero in fila indiana e nel giro di due minuti uscirono dal campo ottico della telecamera sul ponte.
Una telecamera si trovava in fondo alla colonna e quindi sullo schermo compariva solo una fila di luci che si snodava sinuosa tra le rocce del fiume. I mescliniti più vicini, cioè quelli entro due o tre metri dall’obbiettivo, risultavano chiaramente visibili mentre avanzavano appesantiti dal carico, ma oltre risultava impossibile vedere alcunché. La colonna poteva venir attaccata su entrambi i lati da una legione di nativi e gli umani l’avrebbero saputo solo quando era troppo tardi. Come tutti, anche Aucoin imprecava contro la rotazione di millecinquecento ore che obbligava Dhrawn a lunghi, forzati periodi di buio e di luce. Mancavano oltre seicento ore al momento in cui la debole luce di Lalande 21185 avrebbe cominciato a illuminare il gigantesco pianeta.
Il corso d’acqua era ancora molto stretto quando i mescliniti lo attraversarono, anche se Stakendee doveva trovarsi in linea d’aria a non più di una decina di chilometri di distanza. Dopo aver ricevuto conferma sulla pioggia e sull’aumento della portata del ruscello, Benj suggerì a Stakendee di attraversare il corso d’acqua a sua volta per non rischiare di trovarsi bloccato. Per fortuna stavolta ne parlò prima con Dondragmer; il capitano, ben sapendo che così i due messaggeri non avrebbero più trovato il gruppo di ricerca, ribatté frettolosamente che il ruscello andava attraversato il più tardi possibile per poter confrontare meglio l’aumento di portata nella stessa zona. Benj e Easy accettarono questo argomento senza difficoltà ma Ib, che sapeva dell’assoluta mancanza di strumentazione del gruppo e quindi dell’impossibilità per loro di eseguire paragoni sulla variazione di portata nel tempo, rimase decisamente perplesso. Ma alla fine non diede importanza alla cosa e sorrise della propria diffidenza.
Passarono i minuti, che presto divennero un’ora e poi un’altra, senza che succedesse nulla di particolare. L’equipaggio raggiunse e scalò le nude rocce che formavano i lati della valle, giungendo finalmente in vista della base provvisoria. Subito i mescliniti iniziarono a lavorare, terminando le strutture del sistema di biorigenerazione e ampliando i confini di quello che poteva definirsi una via di mezzo tra una base e un accampamento. Naturalmente la priorità andava a qualsiasi cosa avesse a che fare con la produzione di idrogeno. Dovevano passare ancora diverse ore prima del termine delle scorte di aria respirabile nelle tute spaziali e quindi tutto andava completato in quel breve lasso di tempo. Ma visto il metabolismo accelerato del loro organismo, anche il cibo rappresentava motivo di preoccupazione. I piccoli alieni a forma di bruco affrontarono però la situazione con la loro solita efficienza e determinazione. Dondragmer aveva ben chiaro il comportamento da tenere, in quanto tutti i capitani dei ricognitori dovevano seguire un corso apposito sulle modalità di abbandono dei loro ricognitori.
Finalmente anche il gruppo di Stakendee attraversò il ruscello e si avvicinò alla base provvisoria. Dondragmer autorizzò la manovra dopo che ebbe ricevuto tramite Benj un messaggio da Stakendee che conteneva il nome di uno dei due messaggeri in modo incidentale.
Di conseguenza nessun mesclinita o umano fu in grado di osservare la crescita del ruscello composto d’acqua e d’ammoniaca. Sarebbe stata una vista interessante. Inizialmente, come riferito dai membri del gruppo di Stakendee, si trattava di un piccolo ruscello che scorreva da uno sbarramento gelato all’altro piegando a destra e a sinistra quando il suo corso veniva deviato dai massi arrotondati. Ma man mano che la densità della nebbia aumentava e le minuscole goccioline coalescevano dando origine a una pioggia di pura ammoniaca cominciarono ad apparire qua e là sottili tributari che lentamente si infittirono e si ingrossarono a loro volta, causando un deciso aumento di portata e di velocità di quello che ormai passava per il corso d’acqua principale. L’ostacolo costituito dalle rocce venne affrontato dal liquido con sempre maggiore impeto e presto alcune cominciarono a scivolare a valle mentre l’acqua iniziava a erodere i bizzarri sbarramenti di ghiaccio. Sui lati del nuovo fiume, laddove il liquido rallentava formando una pozza, la veloce dispersione dell’ammoniaca provocava la formazione di ghiaccio in modo pressoché istantaneo per via della temperatura ancora decisamente bassa: centosettantaquattro gradi Kelvin secondo il sistema di misurazione umano, settantuno secondo quello mesclinita.
Tra i massi che circondavano la Kwembly il ruscello accumulò sempre più acqua pura proveniente dallo scioglimento del ghiaccio e le cose si fecero molto più complicate. L’ammoniaca intaccava la superficie di quegli insoliti ostacoli, che goccia dopo goccia alimentavano ancora di più il corso d’acqua. Ma poco più a valle il fronte dell’acqua si fermava e cominciava a solidificare proprio come la cera di una candela, come Benj aveva immaginato, per sciogliersi nuovamente sotto l’effetto delle nuove ondate di liquido.
Finalmente l’acqua raggiunse la cavità sotto la sezione a tribordo della Kwembly, dove gli umani poterono finalmente osservarne l’avanzata. Il disgelo coinvolgeva ormai una superficie decisamente estesa: permanevano rocce e cumuli di ghiaccio, ma la larghezza del fronte d’acqua raggiungeva i due chilometri. Il ghiaccio tendeva a scomparire: anche se il cielo sopra il ricognitore rimaneva sgombro di nubi, l’aria era praticamente satura d’ammoniaca, satura cioè con riferimento a una superficie composta di pura ammoniaca liquida. La tensione di vapore dell’ammoniaca necessaria per l’equilibrio su una mistura di acqua e ammoniaca è inferiore al normale e pertanto il ghiaccio, composto quasi esclusivamente d’acqua, subiva un effetto condensa estremamente elevato. Man mano che veniva raggiunta la composizione appropriata la superficie si scioglieva, esponendo nuovo ghiaccio all’azione dei vapori. Il liquido tendeva a solidificare ancora man mano che assorbiva altri vapori di ammoniaca, ma il proprio movimento lo portava sempre in contatto con nuove sorgenti di acqua pura.
La situazione era un po’ diversa nella cavità sotto la Kwembly, ma non più di tanto. Laddove il liquido entrava in contatto con il ghiaccio questi si scioglieva e l’acqua faceva la sua comparsa, favorita anche dall’azione dell’ammoniaca sui lati. Lentamente, minuto dopo minuto, la presa del ghiaccio sul grande veicolo venne meno tanto dolcemente che né gli umani intenti a seguire la scena grazie alla telecamera né i due timonieri nascosti nel loro buio rifugio si accorsero di nulla.
Ormai il fiume era interamente tornato allo stato liquido, con l’unica eccezione di pochi cumuli di ghiaccio più massicci degli altri già comunque mezzo sciolti. Dolcemente e in modo assolutamente diverso da un centinaio di ore prima, quando cinque milioni di chilometri quadrati di neve gelata avevano subito l’effetto della prima nebbia di ammoniaca della nuova stagione, cominciò a formarsi una corrente. Il movimento fu impercettibile a tutti, perché non esisteva una parvenza di mozione che potesse catturare l’attenzione degli umani e neppure sobbalzi tali da risultare percepibili dai mescliniti.
Quel fiume stagionale, che drenava l’acqua dell’altopiano dove si trovava la Kwembly, si snodava attraverso una catena di colline che per Dhrawn erano montagne di tutto rispetto. La catena si estendeva per seimila chilometri da nordovest a sudest, costeggiata dalla Kwembly mentre veniva portata a valle dalla corrente. Dondragmer, i suoi timonieri, i suoi piloti e in effetti la maggior parte dell’equipaggio erano perfettamente coscienti dei dolci pendii alla loro sinistra, talvolta tanto vicini da risultare visibili dal ponte e talvolta presenti solo nei rapporti dei piloti.
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