Per risultare di qualche aiuto all’occhio del mesclinita, la luce del riflettore andava concentrata in un raggio piuttosto ristretto in modo da formare a terra un cerchio dal diametro di una trentina di metri. Il mezzo meccanico avanzava con un lento movimento zigzagante e il cerchio di luce pareva scivolare lentamente qua e là lungo la valle mentre seguiva il movimento verso occidente dell’elicottero. Molto sopra di loro, uno degli schermi della stazione spaziale umana riproduceva le immagini visive e infrarossi prese dal mesclinita: sarebbero state comunque utili per correggere o completare le mappe. Infatti gli unici che si dicevano soddisfatti erano gli addetti alla mappatura del pianeta, che lavoravano adesso a pieno ritmo grazie alla piega presa dagli avvenimenti. Dalla ricerca dello scomparso Kervenser ci si poteva aspettare poco, almeno per un po’: non c’era nulla di male ad approfittarne per incamerare delle preziose informazioni. Anche i mescliniti lo stavano facendo.
Dondragmer non provava esattamente preoccupazione per la sorte del primo ufficiale e dei due timonieri. I mescliniti non potevano preoccuparsi. Suonava meglio dire che si sentiva coinvolto, ma dato che aveva preso tutti i provvedimenti del caso e sapeva di non poter fare di più si concentrò su qualcosa d’altro. Due pensieri lo assillavano da un po’: primo, se lo scioglimento del ghiaccio avrebbe significato un’altra inondazione; secondo, cosa fare per tirarsi fuori da quella trappola in modo veloce e sicuro. Ne aveva parlato sia con gli umani che con i suoi scienziati; a questi ultimi aveva però chiarito che non si aspettava alcunché di straordinario. La ricerca su quanto successo e sui possibili rimedi doveva intrecciarsi con lo scopo della loro missione. Dondragmer non era assolutamente un individuo freddo e calcolatore; semplicemente, pensava che addirittura il suo ultimo atto in vita dovesse servire a uno scopo.
La reazione umana a quel notevole ideale e a quell’atteggiamento incredibilmente calmo fu varia. I meteorologi e i planetologi la diedero per scontata. La maggior parte di essi non era neppure cosciente della situazione in cui si trovava la Kwembly, e men che meno della scomparsa di tre membri del suo equipaggio. Anche Easy Hoffman, che era rimasta di guardia dopo aver aggiornato Barlennan come deciso alla riunione, non provò la minima sorpresa. Per quanto debole, l’unica reazione da lei provata fu di ammirazione nei confronti di Dondragmer per aver saputo evitare il panico fino a quel momento in una situazione pericolosa anche per lui.
Suo figlio provava invece emozioni contrastanti. McDevitt lo aveva temporaneamente sollevato dal suo lavoro al laboratorio di aerologia perché si era accorto della simpatia che si andava sviluppando tra il ragazzo e Beetchermarlf. Di conseguenza, Benj faceva ormai parte del panorama del salone delle comunicazioni.
Aveva seguito senza proferire parola le direttive di Dondragmer per disporre l’invio all’esterno di una squadra di ricerca e dell’elicottero. Si era addirittura interessato allo scambio di informazioni tra gli scienziati umani e i mescliniti. McDevitt era stato un po’ riluttante a rischiare altre previsioni meteorologiche per timore che la sua reputazione, già scossa, venisse definitivamente compromessa; alla fine però aveva promesso di fare del suo meglio. Una volta discusse tutte queste faccende e presi gli accordi del caso, Dondragmer sembrò non desiderare nient’altro che distendersi sul ponte e attendere gli eventi. Ma il ragazzo si faceva sempre più agitato.
La pazienza, cioè l’equivalente umano più vicino ai sentimenti di Dondragmer, non era il suo forte. Per alcuni minuti Benj si limitò a osservare lo schermo agitandosi sulla poltroncina. Infine, non poté trattenersi oltre.
— Se nessuno ha altro da dire, va bene se parlo un po’ io con Dondragmer e i suoi scienziati?
— chiese.
Easy lo guardò un po’ perplessa per poi rivolgere lo sguardo agli altri presenti nel salone. Tutti risposero con indifferenza e così fece cenno a Benj di procedere.
— Non so se saranno in vena di chiacchierare del più e del meno, ma al massimo ti diranno che il momento non è quello giusto. — Benj non sprecò neppure un secondo per rispondere a sua madre che non si sognava neppure di perdersi in chiacchiere. Attivò il microfono che metteva in comunicazione con il ponte e cominciò a parlare.
— Dondragmer, sono Benj Hoffman. Ho sentito che ha dato ordine ai suoi marinai di spaccare il ghiaccio a prua con dei semplici punzoni. Vorrei chiarire che i generatori in vostro possesso possono sviluppare un enorme ammontare di energia, più di quella che un pianeta intero di mescliniti può sviluppare in un anno con la semplice forza muscolare. I suoi scienziati hanno pensato a utilizzare l’energia dei generatori per far funzionare la trivella o addirittura per sciogliere il ghiaccio?
“Inoltre, vorrei sapere se i suoi marinai stanno spaccando il ghiaccio per liberare la Kwembly o per cercare Beetchermarlf e Takoorch. So benissimo che è importante liberare la Kwembly al più presto, ma quello stesso ghiaccio dovrà venir rimosso prima o poi. Credo ci siano molte possibilità che l’acqua sotto lo scafo non sia ancora ghiacciata e quindi che i due timonieri siano ancora vivi. State scavando delle gallerie o vi limitate a scheggiare il ghiaccio?”
Alcuni degli uomini presenti nel salone sobbalzarono per le parole scelte dal ragazzo, ma nessuno pensò di interromperlo o anche di commentare. La maggior parte di quelli che udirono rivolsero lo sguardo a Easy in cerca di conferme, trattenendosi comunque dal dire qualsiasi cosa potesse venir interpretata come una critica a suo figlio. Molti però non si sentivano affatto critici, perché avevano pensato esattamente le stesse cose senza però trovare il coraggio di dirle in prima persona.
Come sempre durante le conversazioni tra il ricognitore e la base spaziale, la risposta si fece attendere a lungo. Benj sfruttò il ritardo per pensare ad altre cose che potesse dire o fare per chiarire al massimo le sue affermazioni. La maggior parte degli adulti conosceva per esperienza quello che gli passava per la testa; alcuni ne erano divertiti, altri no, ma tutti erano in qualche modo d’accordo con lui. Altri ancora scommisero tra di loro che Benj non avrebbe resistito alla tentazione di inviare qualche correzione al suo messaggio prima di ricevere la risposta. Quando la risposta di Dondragmer arrivò con Benj silenzioso come una roccia, nessuno si sentì di festeggiare. Coloro che conoscevano Easy compresero però dalla sua espressione la grande soddisfazione da lei provata in quel momento: era chiaro che aveva fatto di tutto per evitare di scommettere anche con sé stessa.
— Salve Benj. Stiamo facendo tutto il possibile per trovare Kervenser e tirar fuori dal ghiaccio i due timonieri vivi e vegeti. Purtroppo, temo proprio che non vi sia modo di applicare la potenza prodotta dai generatori agli strumenti di lavoro. I generatori producono energia elettrica e forniscono la coppia di spunto necessaria per muovere le ruote su cui sono applicati, come certamente lei sa, ma nessuno dei nostri strumenti funziona a energia elettrica a eccezione dei volatori… cioè, gli elicotteri, alcuni strumenti di laboratorio e le luci. Ma anche se riuscissimo a sfruttare l’energia dei generatori per scavare più rapidamente, sappia che non possiamo raggiungerne neppure uno: sono tutti imprigionati nel ghiaccio. Deve tener presente, Benj, che per lo svolgimento di questo lavoro noi mescliniti abbiamo deliberatamente scelto di ridurre al minimo gli strumenti complessi. Tutto quello che abbiamo su questo pianeta che non riusciamo a produrre da soli è direttamente coinvolto nel progetto di ricerca — affermò Dondragmer. Ib Hoffman non era presente e non poté sentire di persona quella frase infelice, ma più tardi fece ripetere più volte quelle parole a Benj per accertarsi che fossero proprio esatte.
Читать дальше