Isaac Asimov - L'orlo della fondazione

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L'orlo della fondazione: краткое содержание, описание и аннотация

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Rifletté sulla cosa e continuò, a voce più bassa: — Abbiamo sottovalutato la Prima Fondazione. Dobbiamo tenerla maggiormente d’occhio. Dobbiamo riuscire in qualche modo a far sì che la Galassia sia più unita. Bisogna che usiamo la mentalica per indurre coscienze a collaborare di più tra loro. Questo non può che aiutare il Piano, ne sono convinto. E farò di tutto per favorire questa maggiore collaborazione tra gli esseri viventi.

— Maestro... — disse Novi, ansiosa.

Gendibal di colpo sorrise. — Scusate sto parlando tra me e me. Vi ricordate di Rufirant, Novi?

— Quel testone di un contadino che vi attaccò? Me lo ricordo, sì.

— Sono convinto che agenti della Prima Fondazione muniti di schermi personali abbiano organizzato quello strano attacco e anche tutte le altre cose strane che si sono capitate. Non è stupefacente che non l’abbia capito subito? Ma è ancora più stupefacente che mi sia completamente dimenticato delle insidie della Prima Fondazione per concentrarmi sulla leggenda di Gaia, quel mondo misterioso di cui parlano i sayshelliani superstiziosi. Anche in quel caso voi, con la vostra mente, siete venuta in mio soccorso. Mi avete aiutato a capire che la fonte del campo mentalico fosse la nave da guerra della Branno: solo ed unicamente la nave da guerra della Branno.

— Maestro... — disse Novi, timidamente.

— Sì, Novi?

— Sarete ricompensato per quanto avete fatto?

— Certamente. Shandess darà le dimissioni ed io diventerò Primo Oratore. Così avrò la possibilità di contribuire attivamente a migliorare la Galassia.

— Avete detto Primo Oratore?

— Sì, Novi. Sarò lo studioso più importante e più potente di tutti.

— Il più importante di tutti? — disse lei, con aria afflitta.

— Perché fate quella faccia, Novi? Non volete che sia ricompensato?

— Sì, certo, Maestro. Ma se diventerete lo studioso più importante di tutti quanti, non vorrete, penso, una hamiana accanto a voi: sarebbe disdicevole.

— Chi vi dice che non vi vorrò accanto a me? Chi potrà impedirmi di tenervi vicino? — Gendibal sentì un moto di affetto per lei. — Novi, voi resterete con me dovunque andrò e chiunque diventerò. Così, quando dovrò affrontare gli individui maligni e rapaci che ogni tanto infestano la Tavola, la vostra mente sarà sempre là a dirmi quali siano i loro sentimenti prima ancora che loro stessi lo sappiano. Perché la vostra mente è innocente, lineare, priva di qualsiasi malizia. Inoltre... — Gendibal s’interruppe un attimo, come sbalordito da una rivelazione improvvisa.

— Inoltre — continuò, — anche a parte queste considerazioni, mi... mi piace avervi accanto ed intendo continuare a godere della vostra compagnia. Voglio dire, sempre che a voi vada bene.

— Oh Maestro — sussurrò Novi, e mentre lui le circondava la vita con un braccio, posò la testa sulla sua spalla.

Nell’intimo della ragazza, in quei recessi di cui a malapena la mente fosse consapevole, rimaneva costante l’essenza di Gaia a guidare gli eventi. Ma era proprio la maschera pressoché impenetrabile di ingenuità hamiana a rendere possibile la continuazione del grande compito. E quella maschera, adesso, era profondamente felice. Così felice, che Novi non provava quasi nessun rammarico per la distanza che la separava da se stessa-loro-tutti e trovava appagante l’idea di essere, per il futuro, solo quello che sembrava.

3

Pelorat si fregò le mani e disse con entusiasmo controllato: — Come sono contento di essere di nuovo su Gaia!

— Uhm — disse Trevize, distratto.

— Sapete che cosa mi ha detto Bliss? Il sindaco Branno sta tornando su Terminus dopo avere concluso un accordo commerciale con Sayshell. L’Oratore della Seconda Fondazione sta tornando su Trantor convinto di avere determinato lui questi avvenimenti, e quella donna, Novi, lo segue per assicurarsi che si dia inizio a quel cambiamento che porterà alla nascita della Galassia vivente. E nessuna delle due Fondazioni è minimamente consapevole dell’esistenza di Gaia. È davvero sorprendente.

— Lo so — disse Trevize. — Anche a me è stato detto tutto questo. Ma noi sappiamo dell’esistenza di Gaia, e possiamo parlarne.

— Bliss non la pensa così. Dice che se parlassimo nessuno ci crederebbe, e che questo non può non saltare agli occhi anche a noi. Del resto, io almeno non ho nessuna intenzione di lasciare Gaia.

Trevize si ridestò dai suoi pensieri e alzò la lesta a guardare Janov. — Che cosa?

— Voglio restare qui. Sapete, Golan, quasi stento a crederci. Solo poche settimane fa conducevo su Terminus una vita solitaria, una vita che si ripeteva uguale da decenni. Immerso nelle mie riflessioni e nei miei studi, vedevo nel mio futuro soltanto altre riflessioni e altri studi, fino alla morte. Non concepivo nient’altro che quell’esistenza appartata ed ero contento di vegetare così. Poi di colpo, inaspettatamente, ho cominciato a viaggiare per la Galassia, sono rimasto coinvolto in una crisi galattica e... non ridete Golan, ho trovato Bliss.

— Non rido — disse Trevize. — ma voi siete sicuro di quello che fate?

— Oh, sì. La storia della Terra non m’interessa più. Il fatto che fosse l’unico pianeta che ospitasse un’ecologia ricca ed una vita intelligente è stato spiegato a sufficienza, mi pare. Con la faccenda degli Eterni, se ricordate.

— Sì, mi ricordo. Ed intendete restare su Gaia?

— Certo. La Terra rappresenta il passato ed io sono stufo del passato: Gaia è il futuro.

— Voi non siete parte di Gaia, Janov. O pensate di poterlo diventare?

— Bliss dice che un pochino posso diventarlo, anche se solo dal punto di vista intellettuale, non biologico. Lei naturalmente mi aiuterà.

— Ma dal momento che lei è parte di Gaia, come potrete voi due avere una vita in comune, un punto di vista in comune, un qualsiasi interesse in comune?

Si trovavano fuori, all’aria aperta, e Trevize osservò con aria grave l’isola fertile e tranquilla che li ospitava. Guardò di là dalla costa, il mare, e sull’orizzonte che la distanza rendeva violaceo la sagoma di un’altra isola. Tutto era tranquillo, civile, vivo, e formava un’unità.

— Janov — disse, — Bliss è un mondo e voi siete solo un piccolo individuo. E se lei si stancasse di voi? È molto giovane...

— Ci ho pensato. Golan. Sono giorni e giorni che penso solo a questo. Penso che sì, un giorno si stancherà di me, non sono uno stupido romantico. Ma qualunque cosa mi darà fino a quel momento, sarà sufficiente. Mi ha già dato tanto. Da lei ho ricevuto più di quanto credessi possibile. Se anche non dovessi vederla più da adesso in poi, mi sentirei ugualmente soddisfatto.

— È incredibile — disse Trevize con dolcezza. — Secondo me siete uno sciocco romantico, ma questo in fondo non mi dispiace. Non ci conosciamo da molto, Janov, però siamo stati insieme notte e giorno per settimane; non vorrei sembrare idiota; ma devo dire che mi siete molto simpatico.

— E voi siete molto simpatico a me, Golan — disse Pelorat.

— Per questo non vorrei che vi fosse fatto del male — disse Trevize — Devo assolutamente parlare a Bliss.

— No, non fatelo, vi prego: finirebbe per essere una ramanzina.

— Non le farò alcuna ramanzina. Quello che voglio dirle non riguarda soltanto voi, e quindi desidero parlarle in privato. Vi prego, non mi va di fare le cose a vostra insaputa; ditemi che non avete niente in contrario a che le parli e chiarisca alcuni dettagli. Se le sue risposte mi soddisferanno vi farò le mie più vive congratulazioni, i miei auguri più fervidi e terrò la bocca chiusa per sempre, qualunque cosa accada.

Pelorat scosse la testa. — Rovinerete tutto.

— Vi prometto di no.

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