Isaac Asimov - L'orlo della fondazione
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- Название:L'orlo della fondazione
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- Издательство:Mondadori
- Жанр:
- Год:1985
- Город:Milano
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— Se Terminus creasse ora il Secondo Impero Galattico — disse Novi, — creerebbe un impero militare fondato sulla lotta, mantenuto in piedi con la lotta e destinato alla fine ad essere distrutto dalla lotta. Non sarebbe che una ripetizione del Primo Impero Galattico, a giudizio di Gaia.
«Un Secondo Impero Galattico creato da Trantor sarebbe invece un impero paternalistico, fondato sul calcolo, mantenuto in piedi col calcolo, destinato ad una sorta di morte quotidiana provocata dal calcolo. Un Impero del genere sarebbe, a giudizio di Gaia, un vicolo cieco.
— E che alternativa offre Gaia? — disse Trevize.
— Galaxia, ovvero una Gaia più grande, una galassia di pianeti abitati tutti vivi come Gaia e uniti in una vita iperspaziale ancora più stimolante. Tutti i mondi, tutte le stelle parteciperebbero di questa vita. E ne parteciperebbero forse anche tutti i frammenti di gas interstellare e il grande buco nero centrale. La nostra proposta è una galassia vivente che si potrebbe rendere adatta a ospitare tutte le forme di vita in modi che ancora non siamo in grado di immaginare. L’umanità troverebbe canoni di esistenza completamente diversi da quelli conosciuti finora e si libererebbe del tutto dagli antichi errori.
— Per commetterne di nuovi — mormorò Gendibal, ironico.
— Gaia ha avuto migliaia di anni a disposizione per risolvere ogni problema, anche nuovo.
— Ma non su scala galattica.
Ignorando il breve scambio di battute mentali, Trevize arrivò dritto al punto che gli interessava e disse: — E qual è il mio ruolo in tutto ciò?
La voce di Gaia tuonò, attraverso la mente di Novi: — Voi dovete scegliere. Qual è l’alternativa giusta?
Seguì un lungo silenzio, che alla fine fu rotto dalla voce mentale di Trevize (troppo sbalordito, questa volta, per parlare).
— Perché proprio io dovrei scegliere? — disse, ancora con tono di sfida.
— Benché ci fossimo resi conto che Terminus o Trantor potevano diventare troppo potenti per essere fermati o, peggio ancora, potevano diventare entrambi così forti da dar luogo ad uno stallo terribile capace di danneggiare irrimediabilmente la Galassia, non eravamo in grado di agire. Per i nostri scopi avevamo bisogno di una persona particolare, che fosse naturalmente portata a distinguere il giusto dall’ingiusto. Abbiamo trovato voi consigliere Trevize. Anzi no, non possiamo prenderci questo merito. È stata la gente di Trantor a trovarvi, tramite l’uomo di nome Compor; anche se nemmeno i membri della Seconda Fondazione hanno capito che cosa avessero per le mani. Il fatto che siate stato, per così dire, individuato ha attratto la nostra attenzione verso di voi, Golan Trevize: voi avete il dono di capire che cosa sia giusto fare.
— Non è vero — disse Trevize.
— Voi avete la facoltà rara di essere sicuro. E questa volta vi chiediamo di essere sicuro nell’interesse di tutta la Galassia. Forse non vi piace l’idea di assumervi una tale responsabilità. Forse preferireste non essere costretto a scegliere. Tuttavia vi accorgerete che quanto vi domandiamo è giusto. Appena sentirete dentro di voi quella sicurezza particolare che caratterizza le vostre azioni più ponderate, sceglierete.
Quando vi abbiamo trovato abbiamo capito che la nostra ricerca era terminata e per anni ci siamo adoperati allo scopo di incoraggiare, senza interferenze mentaliche, un decorso degli avvenimenti che consentisse a voi tre, Harla Branno, Stor Gendibal e Golan Trevize, di trovarvi nello stesso momento nei dintorni di Gaia. Ci siamo riusciti.
— A questo punto e nelle attuali circostanze — disse Trevize, — non è forse vero, Gaia, se è così che devo chiamarvi, che siete in grado di sconfiggere sia il sindaco, sia l’Oratore? Non è forse vero che potreste già adesso gettare le basi di quella Galassia vivente di cui avete parlato, senza alcun bisogno del mio intervento? Perché allora non lo fate?
— Non so se la spiegazione che vi darò vi sembrerà del tutto soddisfacente — disse Novi. — Il fatto è che Gaia fu fondata migliaia di anni fa con l’aiuto dei robot, i quali per un breve periodo di tempo servirono la specie umana, che ora non servono più. Ci fecero capire chiaramente che saremmo potuti sopravvivere solo osservando strettamente le Tre Leggi della Robotica applicate alla vita nel suo complesso. La Prima Legge sotto questo riguardo, recita: «Gaia non può recare danni alla vita o, attraverso la propria colpevole inerzia, permettere che alla vita sia recato danno».
Abbiamo seguito questa regola per tutta la nostra storia, e non possiamo discostarcene.
«Di conseguenza, ora ci troviamo inermi. Non possiamo imporre la nostra idea della galassia vivente a un quintilione di esseri umani e di innumerevoli altre forme di vita, perché correremmo il rischio di danneggiare un gran numero di creature. Ma non possiamo nemmeno stare con le mani in mano a guardare la Galassia semidistruggersi in una lotta che avremmo la facoltà di impedire. Non sappiamo se sia meglio per la Galassia la nostra azione o la nostra inazione; e nel caso che scegliessimo di agire, sarebbe più giusto sostenere Terminus o Trantor? In conclusione desideriamo che sia il consigliere Trevize a decidere. Qualsiasi scelta farà, quella sarà anche la scelta di Gaia.
— Come pensate che possa arrivare a questa decisione? — disse Trevize. — Che cosa devo fare?
— Avete il computer — disse Novi. — Quelli che l’hanno costruito, su Terminus, non si sono resi conto che fosse ancora più perfetto di quanto pensassero. Esso contiene in sé parte di Gaia. Basta che posiate le mani sui terminali e che pensiate.
Potete pensare ad esempio che lo schermo mentalico del sindaco Branno diventi impenetrabile. Se farete così, la Branno probabilmente userà subito le sue armi per neutralizzare o distruggere le altre due navi, nonché per conquistare Gaia e, in un secondo tempo, Trantor.
— E voi non glielo impedireste? — disse Trevize, sbalordito.
— No. Se concluderete che la migliore alternativa per la Galassia sia la dominazione da parte di Terminus, noi incoraggeremo volentieri tale dominazione, anche a costo di venire distrutti. C’è però anche un’altra possibilità. Potreste individuare il campo mentalico dell’Oratore Gendibal ed unire le vostre facoltà potenziate dal computer alle sue. In quel caso lui riuscirebbe sicuramente a liberarsi di me ed a respingermi. Dopo di ciò potrebbe intervenire sulla mente del sindaco ed usare le sue navi per conquistare Gaia ed assicurare la continuità del Piano Seldon.
Nemmeno a questa soluzione ci ribelleremo.
«Infine, potreste individuare il mio campo mentalico ed unirvi ad esso. Se si verificasse questo si darebbe il via all’idea della Galassia vivente, un’idea che non si realizzerebbe nel giro di una o due generazioni, ma nel giro di secoli, durante i quali il Piano Seldon continuerebbe a funzionare. La scelta, ripeto, è vostra.
Il sindaco Branno disse: — Aspettate un attimo! Non prendete subito la vostra decisione, Trevize! Posso parlare al consigliere?
— Potete parlargli liberamente — disse Novi. — Ed altrettanto può fare l’Oratore Gendibal.
— Consigliere Trevize — disse la Branno, — l’ultima volta che ci siamo visti su Terminus mi diceste che sarebbe venuto il momento in cui vi avrei chiesto un piacere, e in cui voi, memore del trattamento subìto, avreste agito di testa vostra. Non so se mi abbiate detto questo a suo tempo perché prevedevate la situazione presente magari anche solo per vaga intuizione, o se abbiate parlato così perché dotato, come sostiene questa donna che parla di una Galassia vivente, di un innato senso del giusto e dell’ingiusto. In ogni caso, avevate ragione: ora vi chiedo un piacere nell’interesse di tutta la Federazione.
«Capisco che desideriate di vendicarvi per il modo in cui vi ho fatto arrestare ed esiliare. Vi prego però di ricordare che l’ho fatto per quello che consideravo il bene comune. E anche se ho sbagliato, anche se ho agito con cinico egoismo, ricordatevi che sono stata io la responsabile di tutto: la Fondazione non c’entra per niente. Non distruggete l’intera Federazione per pareggiare un conto che avete in sospeso unicamente con me. Non dimenticate che siete un membro di essa ed un essere umano, non dimenticate quanto sia assurdo per un uomo libero diventare un semplice numero nei piani progettati dai freddi matematici di Trantor, o meno ancora di un numero nel guazzabuglio galattico di vita e non-vita che ci è stato prospettato poco fa. Voi, i vostri discendenti, il vostro prossimo dovete essere organismi indipendenti dotati di una libera volontà, questa è l’unica cosa che conta e sono certa che ne siete perfettamente consapevole.
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