Isaac Asimov - L'orlo della fondazione
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- Название:L'orlo della fondazione
- Автор:
- Издательство:Mondadori
- Жанр:
- Год:1985
- Город:Milano
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— Ma non dobbiamo farlo. Non adesso. Se intervenissimo su di voi ora, condizionandovi in qualche modo, per noi diventereste come qualsiasi altra persona della Galassia: non ci servireste più. Ci siete prezioso perché siete come siete, non possiamo alterare la vostra natura. Se vi influenzassimo anche minimamente, in questo momento, saremmo perduti. Vi prego, cercate di calmarvi di vostra spontanea volontà.
— Neanche per idea, miss, a meno che non mi diciate almeno in parte quello che voglio sapere.
— Bliss, lasciate che ci provi io — disse Pelorat. — Andate nell’altra stanza, per favore.
Bliss uscì titubante, camminando all’indietro. Pelorat chiuse la porta.
Trevize disse: — È in grado di sentire e vedere tutto con le sue particolari facoltà percettive. Che senso ha chiudere?
— Ha senso per me — disse Pelorat. — Voglio avere l’impressione di essere qui da solo con voi, anche se so che si tratta di un’illusione. Sentite Golan, voi avete paura...
— Non dite sciocchezze.
— Però è evidente che abbiate paura. Non sapete dove siate diretto, che cosa vi toccherà affrontare, che cosa si voglia da voi: avete buoni motivi per avere paura.
— Non ho affatto paura.
— Sì, invece. Forse non è il pericolo fisico che temete, mentre io è di quello che ho paura. All’inizio ero timoroso di avventurarmi nello spazio, ero timoroso quando sono arrivato su pianeti ignoti e mi sono imbattuto in cose completamente nuove per me. In fin dei conti, per mezzo secolo avevo vissuto la vita di una persona tranquilla chiusa nel suo studio tra i suoi libri, mentre voi venivate da un’esperienza completamente diversa; avevate prestato servizio in Marina, viaggiando ripetutamente nello spazio, e poi vi eravate immerso nel mondo tumultuoso della politica. In ogni modo ho cercato di vincere la mia paura, e voi mi avete aiutato. Nel tempo che abbiamo trascorso insieme siete stato sempre paziente con me. Siete stato gentile e comprensivo, e grazie a voi sono riuscito a dominare tutti i miei timori e a essere all’altezza della situazione. Lasciate dunque che adesso ricambi il favore e vi aiuti io.
— Vi ripeto che non ho paura.
— Ed io vi ripeto che ne avete. Se non altro, temete la responsabilità che dovrete affrontare fra poco. A quanto pare un intero pianeta dipende da voi, e nel caso venisse distrutto, vi portereste dietro per tutta la vita il rimorso di non essere riuscito a salvarlo. Perché, vi dite, dovreste rischiare di vivere con un tale senso di colpa quando il pianeta in questione non significa niente per voi? Che diritto hanno i gaiani, pensate, di gravarvi di una simile responsabilità? Non solo avete paura di fallire, cosa di cui chiunque fosse al posto vostro avrebbe paura, ma non sopportate l’idea che vi abbiano messo in questa condizione.
— Vi sbagliate di grosso.
— No, non credo proprio. Perciò permettetemi di sostituirvi; qualunque cosa vogliano da voi, la farò io al vostro posto. Mi offro volontario. Immagino che non occorra una particolare forza fisica o particolare energia giovanile per svolgere la missione, visto che qualsiasi congegno meccanico potrebbe in questo caso servire meglio di un uomo. Immagino anche che non si richiedano particolari capacità mentaliche, perché i gaiani ne hanno a sufficienza. Non so naturalmente che cosa sia che cercano da voi, ma se non hanno bisogno né dei vostri muscoli, né del vostro cervello, allora penso di potervi sostituire tranquillamente. E sono pronto ad assumermi le mie responsabilità.
— Come mai siete così disposto a gravarvi di questo peso? — disse Trevize, brusco.
Pelorat abbassò gli occhi e fissò il pavimento, come se incontrare lo sguardo dell’altro lo mettesse in imbarazzo. — Io ho avuto una moglie, Golan. Ho conosciuto donne. Tuttavia esse non sono mai state molto importanti nella mia vita. Mi interessavano, questo sì; giudicavo la loro compagnia gradevole. Ma non sono mai state molto importanti per me. Questa qui, invece...
— Chi? Bliss?
— In qualche modo lei mi pare diversa...
— Per Terminus, Janov, sente tutto quello che state dicendo!
— Non importa, Golan, tanto sa comunque. Desidero accontentarla: Mi sobbarcherò a questo compito, di qualsiasi compito si tratti. Correrò i rischi che ci sono da correre e mi assumerò le responsabilità che bisognerà assumersi sperando che così lei... lei pensi bene di me.
— Ma è una bambina, Janov.
— Non è una bambina, e poi non m’importa niente cosa pensiate di lei.
— Non vi rendete conto di come vi vede?
— Come un vecchio, intendete? E allora? Bliss fa parte di Gaia, di un insieme più grande, e già questo costituisce una barriera insuperabile tra noi. Credete che non lo sappia? Ma a me interessa solo una cosa: che lei...
— Pensi bene di voi?
— Sì. E che senta per me cos’altro possa spingersi a sentire.
— E per questo motivo sareste disposto a sostituirmi, è così? Ma non avete ascoltato bene quanto ci abbiano detto, Janov. Non vogliono voi: vogliono me per qualche misteriosa ragione che non riesco ad afferrare.
— Se non possono avere voi e se devono per forza disporre dell’aiuto di qualcuno, io sarò sicuramente meglio di nessuno.
Trevize scosse la testa. — Non credo ai miei occhi. Adesso che siete ormai vecchio state scoprendo la gioventù. Volete fare l’eroe, volete rischiare di morire per quel corpo là.
— Non parlate così, Golan. Non è proprio il caso di fare dello spirito.
Trevize avrebbe voluto ridere, ma incontrando lo sguardo serio di Pelorat si trattenne e invece di ridere si schiarì la voce.
— Avete ragione — disse. — Scusatemi, Fatela pure entrare, Janov. Chiamatela dentro.
Bliss entrò, piuttosto riluttante. Con una vocina flebile disse: — Mi dispiace, Pel, ma non potete sostituire Trevize: solo lui può salvare Gaia, nessun altro.
— Benissimo — disse Trevize. — Sarò calmo. Qualunque cosa debba fare, cercherò di farla. Mi presterò a tutto, pur di evitare che Janov si metta a recitare il ruolo dell’eroe romantico alla sua età.
— So perfettamente di non essere giovane — mormorò Pel.
Bliss gli si avvicinò piano gli posò una mano sulla spalla e disse: — Pel, io... io penso bene di voi.
Pelorat distolse lo sguardo. — Sì, si. Bliss. Non c’è bisogno che facciate la gentile.
— Non sto facendo la gentile. È che penso... molto bene di voi.
2
Sura Novi si ricordò, dapprima vagamente, poi con chiarezza, di essere stata un tempo Suranoviremblastiran, e che da bambina i suoi genitori la chiamavano Su, ed i suoi amici Vi.
Naturalmente non aveva mai dimenticato del tutto, ma ogni tanto i fatti del passato sprofondavano nei recessi più segreti della sua mente, e per un certo tempo non affioravano più. Mai come in quell’ultimo mese essi erano rimasti sepolti senza affiorare per nulla, e questo era successo perché mai le era capitato di stare così a lungo vicino ad una mente tanto potente.
Ma adesso era giunto il momento. Non l’aveva deciso lei personalmente, non erano state necessarie decisioni personali. Il resto di lei, ossia la vasta coscienza di Gaia, aveva fatto affiorare le verità dimenticate perché ora riportarle in superficie serviva al bene di tutti.
Un vago senso di disagio accompagnò quel processo, un lieve tormento che ben presto fu neutralizzato dalla gioia che Novi provava sentendo il proprio io tornare alla luce. Da anni non era così vicina a Gaia. Le tornò in mente una delle forme di vita che aveva amato da bambina su quel pianeta. Come allora, aveva capito che i sentimenti della creatura amata erano in certo modo parte dei suoi stessi, così adesso capiva ciò che le stesse succedendo nell’intimo: la sua sensazione, netta e precisa, era di essere una farfalla che emergesse da un bozzolo.
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