Isaac Asimov - L'orlo della fondazione

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L'orlo della fondazione: краткое содержание, описание и аннотация

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La Branno sospirò. — Volevo prenderli di sorpresa, Liono. Ma avete messo il dito sulla piaga: il mio errore è stato di non aspettare che lo schermo fosse impenetrabile.

Non impenetrabile al cento per cento, ma sufficientemente sicuro da non darci problemi. Sapevo che non era così, ma non ho voluto aspettare. Se avessi atteso che le imperfezioni fossero corrette, avrei rischiato di veder scadere nel frattempo la mia carica, ed invece volevo che questa impresa fosse effettuata durante il tempo in cui ero io il sindaco di Terminus. E volevo trovarmi io sul luogo dell’impresa.

«Così, come una stupida, ho fatto di tutto per convincermi che lo schermo non avesse difetti. Non ho voluto ascoltare chi mi consigliava la prudenza. Non ho voluto, per esempio, dare ascolto a voi ed ai vostri dubbi.

— Possiamo ancora vincere, con un po’ di pazienza.

— Potete ordinare agli uomini di far fuoco contro l’altra nave?

— No, sindaco, non posso. È un pensiero che per qualche motivo non riesco a sopportare.

— Nemmeno io lo sopporto. E se voi od io dessimo un ordine del genere, sono certa che gli uomini non lo eseguirebbero, non riuscirebbero ad eseguirlo.

— Non nelle circostanze attuali. Ma le circostanze potrebbero cambiare. In effetti, sulla scena sta comparendo un nuovo attore.

Kodell indicò lo schermo. Il computer della nave l’aveva diviso automaticamente in due metà simmetriche, appena era apparsa una nave nuova. Quest’ultima era visibile sulla metà di destra.

— Potete ingrandire l’immagine, Liono?

— Certo. Il membro della Seconda Fondazione è furbo. Siamo liberi di fare tutto quello che non possa disturbarlo.

— Bene — disse la Branno, studiando lo schermo. — È la “Far Star”, ne sono sicura. Ed immagino che a bordo ci siano Trevize e Pelorat. — Dopo un attimo soggiunse, con una punta di amarezza: — A meno che anche loro non siano stati rimpiazzati da membri della Seconda Fondazione. Il mio parafulmine è stato davvero efficace. Se solo lo schermo mentalico fosse stato più forte...

— Abbiate pazienza — disse Kodell.

Si udì una voce dalle parte della sala di controllo, e la Branno si accorse che non era costituita da onde sonore. La sentì direttamente nella propria mente, e un’occhiata a Kodell bastò a farle capire che anche lui l’avesse udita.

— Mi sentite, sindaco Branno? — disse la voce. — Se sì, non disturbatevi a dirlo: è sufficiente che lo pensiate.

Harla Branno disse, calma: — Chi siete?

— Sono Gaia — fu la risposta.

6

Le tre navi erano ciascuna in posizione stazionaria rispetto alle altre due. Tutte quante giravano assai lentamente intorno al pianeta Gaia, simili a un lontano satellite composto di tre parti distinte. Tutte quante accompagnavano Gaia nel suo viaggio interminabile intorno al sole.

Trevize sedeva davanti allo schermo, stanco ormai di chiedersi che cosa ci si aspettasse da lui, per quale motivo fosse stato indotto a percorrere un migliaio di parsec per arrivare fin lì.

Il suono che d’un tratto gli risuonò alla sua mente non lo colse di sorpresa.

— Mi sentite, Golan Trevize? — disse la voce ignota. — Se sì, non disturbatevi a dirlo: è sufficiente che lo pensiate.

Trevize si guardò intorno. Pelorat, chiaramente meravigliato, lanciò occhiate in tutte le direzioni, come cercando chi avesse proferito quelle parole. Bliss se ne stava seduta tranquilla con le mani in grembo. Trevize era sicurissimo che avesse udito anche lei la voce.

Ignorando l’ordine di limitarsi a pensare, disse, scandendo bene le parole: — Se non mi spiegate che cosa stia succedendo, non farò niente di ciò che si pretende ch’io faccia.

— Ora avrete le spiegazioni che cercate — disse la voce.

7

Novi disse: — Voi tutti mi state sentendo nella vostra mente. Siete liberi di rispondere col pensiero, anziché a voce. Farò sì che vi possiate sentire anche a vicenda. Come sapete, siamo così vicini che la velocità della luce del campo mentalico spaziale impedisce spiacevoli ritardi nella nostra comunicazione.

Innanzitutto, devo puntualizzare che questo nostro incontro è stato predisposto.

— In che modo? — disse la voce della Branno.

— Non con un intervento sulla mente — disse Novi. — Gaia non è dedita a questo tipo di interferenze. Abbiamo soltanto sfruttato l’ambizione altrui. Il sindaco Branno voleva dar vita subito al Secondo Impero; l’Oratore Gendibal voleva diventare Primo Oratore. Ci è bastato incoraggiare questi desideri e assecondare, con criterio ed accortezza, le tendenze già esistenti.

— So come sono stato condotto qui — disse Gendibal, secco. E in effetti era vero.

Sapeva perché era stato così ansioso di intraprendere quel viaggio nello spazio, così ansioso di inseguire Trevize, così sicuro di poter affrontare qualsiasi circostanza che gli si fosse presentata. Tutto era avvenuto per via di Novi. Di Novi!

— Voi costituivate un caso particolare, Oratore Gendibal. La vostra ambizione era forte, ma c’erano alcuni lati del vostro carattere che si potevano considerare punti deboli. Ho capito che eravate una persona che avrebbe trattato con molta dolcezza qualcuno che avesse ritenuto inferiore a sé sotto tutti gli aspetti. Ho sfruttato questa vostra peculiarità volgendola a vostro svantaggio. Io-noi-sono-siamo profondamente rammaricati di essere ricorsi ad un tale espediente. Ci giustifica soltanto il fatto che è in gioco il futuro stesso della Galassia.

Novi fece una pausa e la sua voce (benché non si esprimesse attraverso le onde sonore) assunse un tono più grave. Anche l’espressione del viso diventò maggiormente seria.

— Gaia non poteva aspettare più a lungo: ha capito che era tempo di intervenire in qualche modo. Da più di un secolo quelli di Terminus stavano perfezionando lo schermo mentalico. Se si fosse concesso loro il tempo di un’altra generazione, nemmeno Gaia sarebbe più stata in grado di penetrare oltre lo schermo e i membri della Prima Fondazione sarebbero stati liberi di usare a loro piacimento le potenti armi in loro possesso. La Galassia non avrebbe potuto opporre alcuna resistenza e Terminus avrebbe creato subito un Secondo Impero Galattico di suo gradimento, nonostante il Piano Seldon, nonostante Trantor e nonostante Gaia. Bisognava quindi indurre in qualche modo il sindaco Branno ad agire intanto che lo schermo era ancora imperfetto.

«Poi c’era il problema rappresentato da Trantor. Il Piano Seldon funzionava magnificamente perché Gaia si adoperava a mantenerlo sul giusto tracciato. E da più di un secolo si avvicendavano Primi Oratori dal temperamento passivo, per cui Trantor vegetava. La comparsa sulla scena di Stor Gendibal però era preoccupante.

Un giorno sarebbe diventato sicuramente Primo Oratore, e sotto di lui la Seconda Fondazione sarebbe diventata molto più attiva: avrebbe rivolto la sua attenzione verso le armi materiali e, riconoscendo il pericolo rappresentato da Terminus, sarebbe passata all’azione. Se fosse riuscita ad agire contro Terminus prima che questo disponesse di uno schermo impenetrabile, avrebbe fondato un Secondo Impero Galattico di suo gradimento nonostante la Prima Fondazione e nonostante Gaia. Di conseguenza bisognava indurre in qualche modo Gendibal ad agire prima di diventare Primo Oratore.

«Per fortuna, poiché sono vari decenni che manovriamo con cura, siamo riusciti a far incontrare le due Fondazioni nel luogo giusto al momento giusto. Ripeto tutto questo soprattutto perché il consigliere Golan Trevize di Terminus possa capire.

Trevize intervenne a quel punto, e ignorando di nuovo l’invito a parlare solo col pensiero disse a voce alta: — Invece non capisco. Che cosa ci sarebbe stato di male se l’una o l’altra delle due ipotesi si fosse avverata?

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