Proseguì con cautela tra gli alberi, avvicinandosi al fiume, sempre tenendosi al riparo, attraverso un crepuscolo spettrale e sulfureo. L’aria era soffocante per il sentore di bruciato, di pece e legno e olio e pelli. La cenere cadeva, come una neve grigia e bruciante. Poteva sentire la campana del paese che suonava disperatamente a distesa, segnalando l’incendio, ma non poté vedere molto in quella direzione, a causa del fumo e degli alberi. Poi arrivò sulla riva del fiume, in un punto molto distante da quello del nuovo magazzino, e cominciò a percorrere la strada che portava ai moli, guardandosi intorno, cercando Esaù.
Tutta la riva del fiume, per quanto poteva scorgere davanti a lui, era una solida parete di fiamma. Il calore aveva cacciato tutti, e alcuni erano discesi lungo la riva del fiume, oltre il rudere del nuovo magazzino, uomini con gli occhi bianchi e sbarrati nei volti anneriti dalla fuliggine, uomini dalle mani ustionate e dagli abiti strappati e bruciati e lo sguardo pieno di disperazione. Tre o quattro erano curvi su qualcuno che stava disteso sul terreno, gemendo e sussultando, e c’erano altri seduti qua e là, come se si fossero spinti fino a quel punto, e poi si fossero arresi. Quasi tutti, però, si limitavano a stare in piedi a guardare, come impietriti. Un uomo aveva ancora in mano un secchio pieno d’acqua.
Len non vide Esaù tra loro, e cominciò ad avere paura. Si avvicinò a diversi uomini, e chiese loro notizie, ma essi si limitarono a scuotere il capo, o non risposero, tenendo gli occhi fissi sulla scena di distruzione, incapaci di sentire e di vedere altre cose che non fossero le fiamme e la devastazione. Finalmente uno di loro, un impiegato di nome Watts, che era venuto spesso in ufficio per affari, disse, in tono amaro:
«Non preoccupatevi di lui. È salvo più di tutti noi».
«Cosa volete dire?»
«Voglio dire che nessuno l’ha visto da quando è cominciato il disastro. È scappato, lui e la ragazza».
«La ragazza?» domandò Len, sorpreso dal tono di voce di Watts.
«La figlia del giudice Taylor, e chi se non lei? E dov’eravate voi… nascosto in qualche buco, lontano? E dov’è Dulinsky? Credevo che quel figlio di puttana fosse un grande combattente… da come l’avevo sentito vantarsi!»
«Io ero sulla strada a nord,» disse Len. «E Dulinsky è morto. Così penso che abbia combattuto più duramente di tutti quanti voi».
Un uomo che era vicino si era voltato, nell’udire pronunciare il nome di Dulinsky. Sotto la maschera di sporcizia e di fumo, i capelli striati e gli abiti bruciacchiati e laceri, Len impiegò un po’ di tempo prima di riconoscere Ames, il proprietario di magazzini che era venuto al fiume con Dulinsky e con l’altro uomo, quel mattino, per osservare il nuovo magazzino e scuotere il capo quando Dulinsky aveva chiesto di rimanere uniti.
«Morto,» disse. «È morto davvero?»
«Gli hanno sparato. È stato un contadino, un certo Burdette».
«Morto,» disse Ames. «Mi dispiace. Avrebbe dovuto vivere. Avrebbe dovuto vivere abbastanza a lungo per poter essere impiccato». Alzò le braccia, e agitò i pugni, verso le fiamme e il fumo. «Guardate, guardate che cosa ci ha fatto!»
«Non era solo,» disse Watts. «I Colter erano con lui, fin dall’inizio».
«Se anche voi foste rimasti al suo fianco, tutto questo non sarebbe accaduto,» disse Len. «Ve lo aveva chiesto, signor Ames. A voi, e a Whinnery, e a tutti gli altri. L’aveva chiesto all’intero paese. E che cosa è successo? Avete ballato tutti, e lo avete festeggiato e applaudito, la notte scorsa… sì, c’eravate anche voi, Watts, vi ho visto!… e poi non appena si è sentito odore di guai, siete scappati tutti, come conigli. Non c’è stato nessuno, sulla strada a nord, nessuno che abbia alzato un dito! Hanno lasciato a Mike il compito di combattere, e di farsi ammazzare».
Len aveva alzato la voce, parlando in tono duro e aspro, senza neppure rendersi conto di quanto stava facendo. Gli uomini che erano stati abbastanza vicini per sentire si erano avvicinati.
«A me sembra,» disse Ames, «Che, per essere uno straniero, vi stiate interessando maledettamente ai fatti nostri. Perché? Cosa vi fa pensare che spetti a voi tentare di cambiare le cose? Ho lavorato duramente per tutta la vita, e onestamente, per costruire quello che avevo, e poi venite voi, e Dulinsky…».
Si interruppe. Le lacrime gli uscivano dagli occhi, e scendevano sul volto sporco di fuliggine, e la bocca gli tremava, come quella di un bambino.
«Sì,» disse Watts. «Perché? Da dove venite? Chi vi ha mandato, per darvi il diritto di chiamarci vigliacchi perché non abbiamo voluto violare la legge?»
Len si guardò intorno. C’erano degli uomini tutt’intorno a lui, ora. I loro volti erano maschere grottesche di collera e di fumo. Il fumo si innalzava in una nube fuligginosa, e le fiamme rombavano, un suono che pareva il brontolio di un enorme felino, felice perché stava consumando la ricchezza di Refuge. In paese, la campana aveva smesso di suonare.
Qualcuno pronunciò il nome di Bartorstown, e Len cominciò a ridere.
Watts allungò le mani, e lo colpì.
«Buffo, vero? Va bene, da dove venite?»
«Da Piper’s Run. Ci sono nato e cresciuto».
«Perché non ci siete rimasto? Perché siete venuto qui a provocare guai?»
«Mente,» disse un altro uomo. «Certo che viene da Bartorstown! Sono loro che vogliono far tornare le città».
«Non importa,» disse Ames, con voce sorda e minacciosa. «Lui c’era dentro, ha aiutato Dulinsky, c’era dentro fin dall’inizio». Si voltò, e le sua mani si mossero avidamente, come cercando di afferrare qualcosa. «Dovrebbe esserci rimasto un pezzo di corda non bruciata, a Refuge».
Istantaneamente, la gente parve invasata.
«Una corda,» disse qualcuno. «Sì. La troveremo». E un altro disse, «Cercate quell’altro straniero bastardo. Li impiccheremo entrambi allo stesso albero». Alcuni cominciarono a correre lungo la riva del fiume, e gli altri cominciarono a esplorare i cespugli, alla ricerca di Esaù. Watts e altri due afferrarono Len, e lo fecero cadere a terra, tempestandolo con una gragnuola di pugni e di calci. Ames rimase in disparte, e osservò la scena, e il suo sguardo andava alternativamente da Len all’incendio.
Gli uomini ritornarono. Non avevano trovato Esaù, ma avevano trovato una corda, la fune che era servita per ormeggiare una lancia, a poca distanza da quel punto. Watts e gli altri sollevarono Len, costringendolo ad alzarsi in piedi. Uno di essi fece un rozzo nodo scorsoio, e infilò il collo di Len nel cappio. La corda era bagnata. Era vecchia e logora e molle, e odorava di pesce. Len scalciò, violentemente, e riuscì a liberare le braccia. Lo presero di nuovo, e lo trascinarono e lo spinsero verso gli alberi, una massa confusa e compatta di uomini che avanzava disordinatamente, in impeti improvvisi di movimento, con Len che si dibatteva al centro, usando tutte le sue armi, i pugni, i calci, le ginocchia e i gomiti, tentando di liberarsi. E pur nella confusione del momento, pur nel cuore della lotta, egli si rendeva conto confusamento, con quell’istintiva, bizzarra consapevolezza che prendeva gli uomini vicini alla morte, di non combattere contro degli uomini, ma contro il vasto, spaurito, ottuso continente, da un mare all’altro, e da nord a sud, milioni di case e di persone e di campi e di villaggi, che dormivano tutti comodamente, al sicuro, e non volevano essere disturbati. La corda era fredda, e gli graffiava il collo, e lui aveva paura, e capiva di non poter lottare contro le idee, contro le convinzioni e contro il modo di vivere di cui quegli uomini rappresentavano soltanto una minuscola, trascurabile parte.
Era stordito, confuso, per il pestaggio violento ricevuto, e per il colpo alla testa ricevuto sulla strada a nord, e per gli stivali che avevano calpestato il suo corpo, e così non riuscì a capire con esattezza quanto stesse accadendo: solo che, a un certo punto, gli parve che ci fossero molti più uomini, molti più corpi intorno a lui, un più violento, ondeggiante tumulto. Venne gettato da una parte, rudemente. Le mani che lo avevano tenuto stretto avevano apparentemente lasciato la presa. Urtò un tronco d’albero, e scivolò lungo di esso, cadendo a sedere sul terreno. C’era un volto, sopra di lui. Aveva gli occhi azzurri e una barba color sabbia, con due ampie fasce grige, una a ciascun lato della bocca. Disse a quel volto:
Читать дальше