Hal Clement - Strisciava sulla sabbia
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«Dove?» chiese Kenny Rice.
«Su nella giungla, vicino alla sorgente del canale. Poco dopo sono caduto, e così mi sono dimenticato di parlarvene. Non ho la sicurezza che fosse proprio Tip, ma certo si trattava di un cane grosso come lui. Se volete ci andiamo dopo cena. Adesso ormai è troppo tardi.»
«Da che cosa è stato ucciso?» chiese Rice, che da parecchio si era convinto della morte del cane.
«Non l’ho capito. Credo che nemmeno Sherlock Holmes riuscirebbe a trovare un indizio, ma tu puoi provare!»
La notizia della morte della bestiola mise la parola fine al lavoro, per quel pomeriggio.
Dopo cena si trovarono per andare a vedere i resti del cane. Bob fece da guida attraverso la giungla, e si fermò solo per indicare il buco nel quale era caduto il giorno prima. Norman ficcò un braccio nel fango, armeggiò alla cieca e infine estrasse il lungo ramo colpevole del guaio.
«Poteva andarti peggio, con questo legno così lungo» disse Norman mostrando il ramo agli altri.
«Mi è bastato così, stai tranquillo» rispose Bob. Il mattino, come aveva fatto con il padre, aveva mostrato agli amici il punto d’entrata del ramo, appena sopra la caviglia. Adesso Norman osservò il ramo più da vicino e notò le tracce di sangue.
«Accidenti però, ne hai perso di sangue» disse. «Il ramo è tutto sporco per una ventina di centimetri! Chissà come mai non ho notato sangue sui tuoi pantaloni, ieri.»
«Forse non hai guardato» rispose Bob, stringendosi nelle spalle, e riprese la strada. Norman rimase ancora un po’ a rimirare il legno, poi lo buttò via e raggiunse gli altri già raccolti attorno al mucchietto di ossa. Bob si era portato lì gli amici con un progetto ben chiaro in mente, e adesso li osservò a uno a uno con attenzione. Nonostante le affermazioni del Cacciatore, Bob continuava a pensare che Tip fosse stato ucciso dall’altro extraterrestre il quale aveva poi trovato un ospite che faceva al caso suo senza spostarsi troppo. Un ospite arrivato fin lì seguendo il corso d’acqua, com’erano soliti fare appunto Bob e i suoi amici. Ne conseguiva l’ipotesi che uno di loro fosse stato per qualche suo motivo da quelle parti, e sempre per un motivo suo fosse rimasto immobile il tempo sufficiente perché la creatura raggiungesse il suo scopo. Bob non aveva mai sentito parlare di una spedizione nella giungla, ma sperava che adesso, se un episodio del genere c’era stato, qualcuno ne accennasse. Dopo aver deciso che il corpo del cane poteva essere stato divorato soltanto da insetti, Malmstrom volle esaminarne le ossa, e scelse il cranio. Per prenderlo dovette allungare cautamente una mano fra le lunghe spine che proteggevano alla base il tronco dell’albero. Non fu facile, ma portò alla scoperta che in quel punto i duri pungiglioni seguivano un’inclinazione che ne riportava irregolarmente le punte verso il tronco formando una spiacevole trappola, tant’è vero che il ragazzo ci guadagnò diversi graffi e punture nel tentativo di recuperare il teschio del cane. Estratta finalmente la mano dal groviglio, il ragazzo porse il teschio a Colby e si osservò la mano ferita.
«Quelle maledette spine sono messe in modo che si può entrare facilmente nel groviglio da questa parte, ma poi ti infilzano se cerchi di uscirne» osservò Malmstrom. «Scommetto che Tip ha infilato lì la testa per annusare qualcosa che aveva attirato la sua attenzione, e poi è rimasto intrappolato.»
L’ipotesi non mancava di logica, e anche Bob ne rimase colpito. Un po’ seccato per non aver ricavato nessun utile da quella camminata, il ragazzo prese la via del ritorno insieme con gli altri, facendo lavorare il cervello all’impazzata.
16
Il martedì non portò niente di nuovo sino alla fine delle lezioni, tranne un’aumentata ansietà del Cacciatore nei riguardi di Charles Teroa. Il polinesiano doveva partire giovedì quindi restavano soltanto due notti.
Non ossessionati da questo pensiero, appena usciti di scuola, i ragazzi partirono a caccia di materiale per la loro barca. Bob si unì a loro, ma si fermò dal dottor Seever con la scusa plausibile di far controllare la gamba. Il ragazzo raccontò al medico la storia di Tip e gli confidò le sue idee in merito. Però prima che il dottor Seever potesse esprimere il suo parere, intervenne il Cacciatore.
Non avevo capito che tu avessi in mente un’idea del genere , scrisse. Ricordo di averti detto che Tip non era stato ucciso dal nostro amico, e di aver parlato di trappola anche nei tuoi confronti, ma forse sono stato poco chiaro. Avrei dovuto aggiungere che parlavo di trappola naturale. È per questa ragione che negli ultimi due giorni non hai più avuto pensieri per Charles Teroa?
«Temo di sì» rispose Bob, e poi fece al dottore un riassunto del dialogo.
«Il giovane Teroa?» chiese il medico. «Dovrebbe venire da me domani per le vaccinazioni. Sospettate di lui?»
«Dapprima abbiamo pensato di controllarlo perché intendeva lasciare l’isola» rispose Bob. «Poi siamo venuti a sapere che aveva dormito almeno una volta, in barca, vicino al punto sospetto.»
«In quanto a questo temo che non si possa escludere in via assoluta nessun abitante dell’isola» commentò il medico. «Ieri sera, durante la spedizione per ritrovare le ossa del cane non è accaduto niente che ti abbia dato un’idea precisa su qualcuno dei tuoi amici?»
«Una cosa c’è stata. Quando Kenneth Malmstrom ha tolto il teschio di Tip da sotto l’albero, si è punto la mano con le spine. Be’, sanguinava che pareva una fontana. Perciò credo che lui possa essere escluso.»
Seever si accigliò, e dopo aver pensato un attimo si rivolse all’extraterrestre: «Cacciatore, che genere di coscienza ha il vostro fuggitivo? È probabile che abbia evitato di intervenire, lasciando che il suo ospite sanguinasse normalmente proprio perché Bob giungesse a questa conclusione?»
Il fuggitivo manca completamente di coscienza , rispose il Cacciatore. Però, intervenire su ferite del genere è talmente un’abitudine, in noi, che anche lui l’avrebbe fatto, a meno che non avesse qualche valido motivo per credere che il suo ospite era sospettato. In questo caso non sarebbe intervenuto nemmeno per ferite molto più gravi. In fondo è il tipo che si preoccupa esclusivamente della propria salute. Direi che, per quanto quella adottata da Bob non sia una prova del tutto positiva, si possa segnare un punto in favore di Malmstrom.
«È quello che avevo immaginato rifacendomi al nostro colloquio precedente» disse il medico. «Ecco, mi pare che il problema più immediato da risolvere sia quello di Charles Teroa. Sarebbe interessante sapere l’effetto che provoca negli individui della vostra razza il vaccino contro la febbre gialla, perché domani farò una di queste iniezioni al nostro polinesiano.»
Sarei felice di lasciarvelo scoprire se non nuocesse a Bob. Una cosa però posso dirvela: appena inietterete il liquido, il nostro amico si ritirerà dall’arto interessato e aspetterà fino a che il vaccino non avrà perso d’intensità. Inoltre è poco probabile che il vaccino sia dannoso per noi, perciò resto del parere che la soluzione migliore sia quella di procedere di persona a un controllo. Una volta localizzato il nostro amico, cercheremo un mezzo per renderlo inoffensivo.
«Ritengo che sia prudente avere già pronto questo mezzo per il momento in cui lo localizzerete» ribatté il dottor Seever. «Da parte mia, tutto quello che posso offrire sono alcuni antibiotici e vaccini innocui per l’ospite, ma non possiamo provarli tutti su Bob. Avremmo dovuto cominciare parecchi giorni fa, per questo. Vediamo un po’… Se cominciamo le prove adesso, con una sostanza per volta, voi potrete dirci esattamente quali effetti hanno su di voi. E si potranno sistemare le cose in modo che voi possiate lasciare in gran fretta il corpo di Bob appena vi accorgerete che una delle sostanze è nociva per il vostro organismo. Dopo di che proveremo quella su Teroa. Se nessuno dei liquidi avrà effetto, la nostra situazione non sarà comunque peggiorata.»
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