Robert Silverberg - La stagione dei mutanti

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La stagione dei mutanti: краткое содержание, описание и аннотация

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Siamo nel 2017 ed è inverno, la stagione in cui avviene il raduno annuale dei mutanti. Tutto precipita quando Eleanor Jacobsen, il primo senatore mutante degli Stati Uniti e portavoce dei diritti della sua specie, viene assassinata mentre sta indagando su un esperimento genetico per creare un misterioso "supermutante"…

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Mise da parte il videotaccuino e si alzò.

«Immagino che tu ci sia rimasta male.»

«In che senso?» provò a dissimulare.

«Per via di Tamlin.»

«Perché? Cosa c’entra Tamlin?»

«Andie, è inutile che cerchi di fare la furba con me», la avvertì in tono gelido. «Ad ogni modo è stata tutta un’idea di Ben.»

Andie si rilassò leggermente.

«Vuoi dire che è stato Ben a fare in modo che Tamlin potesse giungere fino a Eleanor?»

«Infatti.»

«E tu non sapevi cosa stava combinando?»

«Si è occupato lui di tutto.» Diritto e inflessibile, lo sguardo di Jeffers non l’abbandonava un istante.

«Mio Dio ti ringrazio», esclamò Andie. «Lo sapevo, lo sapevo che non potevi essere stato tu, a organizzare l’assassinio di Eleanor!»

Un sorriso arrogante gli contorse le labbra. Il sollievo di Andie vacillò.

«Esatto. Che morisse non era affatto nei miei programmi. Tamlin aveva solamente ricevuto l’incarico di ferirla. Ma era troppo instabile, e ha esagerato.»

Andie lo fissò sgomenta. «Allora volevi che venisse ferita? Sei stato tu a organizzare l’attentato contro di lei?»

«Certo. Dovevo toglierla di mezzo. Tanto per incominciare avrei dovuto essere io, a vincere le elezioni. Io, che avevo un’assai più chiara consapevolezza della situazione e delle relative necessità.»

«Di quali necessità stai parlando?»

Jeffers la prese per mano. «Andie, sarai senza dubbio d’accordo con me che la frattura tra mutanti e nonmutanti dev’essere saldata, e alla svelta.»

«Ma si capisce.»

«La Jacobsen era troppo lenta. Non si rendeva conto che il particolare momento storico esigeva da noi interventi rapidi e decisi.»

«Non mi pare un motivo sufficiente per ucciderla.»

Jeffers scosse la testa con impazienza. «Te l’ho già detto. Non volevo che venisse uccisa. Diciamo stordita. Resa momentaneamente inabile. In seguito avrebbe avuto modo anche lei di fare la sua parte.»

«Una parte in che cosa?»

«Nel mio governo. L’avrei vista benissimo come segretario di Stato. Oppure avrebbe potuto scegliere un qualunque altro incarico di governo, e sarei stato lieto di affidarglielo.»

Andie sottrasse la mano alla sua stretta.

«Incarico di governo? Ma che stai dicendo?»

«Andie, quale miglior modo di ritrovarci tutti uniti, se non sotto un presidente mutante?»

«Un… presidente… mutante?» La risata di Andie risuonò stridula, quasi isterica. «Ma se eravamo appena riusciti, dopo tanti sforzi, a far eleggere una donna! Che intenzioni avresti? Di buttare il presidente Kelsey giù da un balcone della Casa Bianca?»

Jeffers continuò come se non avesse udito nemmeno una parola. «Sì, un presidente mutante. Con una moglie nonmutante.» Le rivolse uno sguardo colmo di entusiasmo e desiderio. «Sposami, Andie. Non è troppo tardi. Potresti lavorare con me. Aiutarmi a raggiungere i miei obiettivi. Contribuire a realizzare l’unione che ci sta a cuore.»

Andie indietreggiò, andando a rannicchiarsi in un angolo del fluidivano. «Sposarti?» ripeté sbalordita. «Aiutarti? Stephen, ma ti rendi conto che sei resposabile di un omicidio? E il denaro che hai sottratto per far compiere esperimenti su cavie umane?»

Jeffers le lanciò un’occhiata sospettosa. «Sai anche del progetto supermutante?»

Lei annuì.

«Non ho potuto farne a meno», spiegò con voce concitata. «Le mie risorse personali non erano sufficienti. Non c’era altro modo. Con un po’ più di tempo a disposizione avrei potuto occultare ogni prova, e l’Ufficio Generale Contabilità non avrebbe scoperto nulla.» Dopo una breve pausa continuò deciso. «Ma non capisci che un mutante potenziato rappresenta il prossimo logico gradino nell’evoluzione umana? Sarebbe criminale ostacolare il progredire dell’umanità.»

«Quello che hai fatto tu, è criminale!», ribatté Andie. «Stephen, ti rendi conto che hai finanziato attività come il sequestro di minori, l’esecuzione di esperimenti genetici illegali e persino l’omicidio? Non provi nessun disagio, a rifletterci?»

«Il fine giustifica i mezzi.»

Andie lo scrutò con grave attenzione, come se si trattasse di un essere piovuto da un altro mondo. «Quale fine? Hai ucciso una donna coraggiosa, una degnissima esponente dalla causa mutante. Non c’è giustificazione a un crimine del genere. E poi dove sarebbe, il tuo famoso supermutante?»

«Ci riusciremo. Questione di poco.»

«Ancora però non ci siete riusciti.»

«Sei sicura di non voler lavorare con me?»

Comprese all’istante che, in pratica, lui le stava offrendo la possibilità di sopravvivere. Ma il prezzo era troppo alto.

«Non posso.»

Con espressione di rammarico, Jeffers scosse la testa.

«Peccato. Sei una donna abbastanza in gamba, per essere una normale.» Le si sedette accanto sospirando. «E adesso che ne faccio, di te?»

Andie si sentì attanagliare dal panico. «Lasciami andare, Stephen», lo supplicò affannosamente. «Ti giuro che non dirò mai nulla…»

«Andie, non sono così ingenuo. Anche ammettendo che in questo momento tu sia assolutamente sincera, prima o poi non potresti fare a meno di rivelare quanto hai saputo. Immagino quindi che l’unica soluzione logica consista nell’assicurarmi che tu non possa comunque far nulla.»

«No!»

Scattò in piedi e corse verso la porta. Ma egli la inseguì con agilità felina, riacchiappandola a metà scale e afferrandola in una morsa poderosa.

«Assassino! Ti sei servito di me!» gli urlò.

«Ma credevi davvero di interessarmi oltre i limiti di un banale esperimento sessuale?» replicò Jeffers in tono sprezzante.

Tentò, con gesto disperato, di artigliargli la faccia.

Per evitare quel colpo feroce lui si ritrasse di scatto, dandole modo di sfuggire alla sua stretta. Spinta da una forza che nasceva dalla paura, Andie balzò su per le scale, proiettandosi di slancio lungo il corridoio e poi dentro la camera di lui. Sbatté la porta, la chiuse a chiave, e si guardò attorno per trovare nella stanza un qualche mobile che contribuisse a ostacolare l’inseguitore. Ma proprio mentre spingeva verso la soglia il pesante cassettone di quercia, sentì la serratura girare e vide riaprirsi la porta. Aveva dimenticato i suoi poteri telecinetici. Mani invisibili si impadronirono di lei e la trascinarono verso l’uscita, dove l’attendeva Jeffers.

Ridendo brutalmente egli l’afferrò, mandandola a sbattere contro il muro con una violenza che la lasciò senza fiato.

Andie boccheggiò in cerca d’aria. Gli occhi dorati di Jeffers le scavarono dentro, togliendole la voglia di lottare.

«Sei un telepate?» gli domandò con voce fievole. «Ma allora la telecinesi?…»

«Possiedo entrambi i poteri», le rispose. «Non ti sei chiesta come ho fatto a curare quel ragazzo, sulla spiaggia?»

«Credevo che tutti i mutanti fossero potenziali guaritori.»

Jeffers sbuffò. «Normali! Mai una volta che riusciate a capirci davvero.»

Gli si abbandonò dolcemente fra le braccia. Jeffers le appoggiò una mano su ciascuna tempia.

«Sì, davvero un peccato», soggiunse. «L’addetta stampa del senatore Jeffers s’è presa un brutto esaurimento nervoso proprio prima delle elezioni. Necessita di cure e attenzioni incessanti; è ridotta a un vegetale, né più né meno.»

D’un tratto la sua espressione cambiò.

«Forse sarebbe meglio l’ipnosi», disse. «In quel modo potresti tornare ancora utile.»

La trascinò accanto a sé sul letto.

Del tutto inerme, lei venne immediatamente catturata dal suo sguardo scintillante.

«Tu sai che sono innocente», le disse con voce sommessa. «Sai che Canay ha collaborato con i miei nemici per screditarmi. È stato lui a falsificare i documenti contabili, e tu l’hai aiutato.»

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