Robert Silverberg - La stagione dei mutanti

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La stagione dei mutanti: краткое содержание, описание и аннотация

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Siamo nel 2017 ed è inverno, la stagione in cui avviene il raduno annuale dei mutanti. Tutto precipita quando Eleanor Jacobsen, il primo senatore mutante degli Stati Uniti e portavoce dei diritti della sua specie, viene assassinata mentre sta indagando su un esperimento genetico per creare un misterioso "supermutante"…

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«Abbastanza da voler aiutare qualcuno che lo merita.»

Le fu accanto in due passi, fissando i suoi occhi in quelli di lei.

«Lo sai? Mi piaci veramente», disse, racchiudendole con ferma delicatezza il volto fra le mani.

Il cuore di Andie cominciò a galoppare. Cercò di sottrarsi alla sua stretta. «Skerry, no, ti prego.»

«Non respingermi. Non voglio farti del male. Voglio solo aiutarti. E adesso chiudi gli occhi. Da brava, chiudili.»

Contro la sua stessa volontà, le palpebre di Andie si serrarono.

«Bene. E adesso appoggiati indietro. Non ti preoccupare. Ti sorreggo io.»

Sentì il suo braccio circondarle la schiena.

«Su, coraggio.»

Poi, fresco e lieve sulla fronte, il palmo della sua mano.

«Conta all’indietro partendo da cento, Andie.»

«Cosa? Ma è ridicolo!»

«Fai come ti dico.»

«Cento, novantanove, novantotto…»

«No, mentalmente.»

Andie eseguì. La pressione della mano aumentò.

D’improvviso si sentì afferrare come da una vertigine. Stelline azzurre danzarono dietro le sue palpebre chiuse. Un suono possente venne a riempirle le orecchie.

Novantasette, novantasei, novantacinque…

Centinaia di persone, un esercito di voci, contavano insieme a lei. Una cantilena ipnotica, assordante. Ma com’era possibile? Poi il coro prese ad affievolirsi, e il fronte sonoro continuò lentamente a retrocedere, fino a perdersi nel silenzio.

Andie riaprì gli occhi, ammiccò due volte. Si sentiva la gola secca. «Che cos’è successo?»

Skerry la lasciò andare. «Ti ho innestato un’autonenia. Con attivazione automatica nel caso qualcuno si mettesse a curiosare.»

«Curiosare?» Andie tornò a sedere, concedendosi un bel sorso del suo champagne. «Vuoi dire intrusione telepatica? Pensavo che negli ambienti mutanti fosse considerata una pratica sconveniente. I mutanti non rispettano l’intimità mentale?»

«Qualcuno sì. Ma non tutti.»

Le implicazioni di quella risposta le fecero accapponare la pelle.

«Ora non ti spaventare, passerotto. Ho voluto solo darti un pizzico di protezione in più.» Le sorrise dolcemente. «Vedrai che non ti servirà.»

«Cosa vuol dire attivazione automatica?»

«Che la tiritera incomincerebbe da sé non appena un telepate cercasse di avere accesso a qualsiasi livello della tua infrastruttura cosciente. Avrebbe l’effetto di respingere l’intrusione, e cesserebbe non appena il ficcanaso decidesse di ritirarsi. Comunque puoi anche attivarla volontariamente pensando la parola corodif. Basta che ti ricordi di tenere gli occhi chiusi. La cantilena va avanti da sola per quindici conteggi di cento numeri ciascuno, ma puoi interromperla in qualunque momento riaprendo quei tuoi occhioni belli.» Allargò le braccia in gesto teatrale. «Presto e bene, coi mutanti conviene. Soddisfatta o rimborsata.»

«Ma insomma, scherzi a parte, credi davvero che possa averne bisogno?»

«Speriamo di no.»

Andie lo fissò con aria scettica. Pareva sincero. Forse poteva fidarsi.

«Skerry, perché Michael ha sposato una ragazza mutante?»

Lui scoppiò in un’aspra risata.

«S’è fatto fottere. O meglio, è lei che s’è fatta fottere. Letteralmente.»

«È incinta.» Non era una domanda.

«Già. E il fortunato paparino è appunto il nostro Michael. Fu così che convolarono, inquantoché il motto del clan è: crescete e moltiplicatevi. E viceversa.»

«Mah!…» Andie pensò, scuotendo la testa, che più conosceva i mutanti e meno li capiva.

«Hai l’aria di una che un’altra flûte la rimetterebbe al mondo.» L’acchiappò per un braccio, tirandola in piedi. «Forza, bella, torniamo fra la gente.»

Michael si era aspettato, sì, un’ampia partecipazione, ma non avrebbe mai immaginato di vedere alle sue nozze anche il senatore Jeffers.

La carica gli si adattava alla perfezione, pensava Michael. Così sicuro di sé. E due volte più dinamico di quanto non fosse stata la povera Eleanor.

Una piccola folla di mutanti aveva fatto capannello attorno a Jeffers. Quando il senatore se ne distolse per rivolgersi a lui, Michael provò un moto di compiacimento.

«Ti senti un po’ stordito, vero?» gli domandò Jeffers gentilmente.

«Sì. Più che un poco.»

«Passerà, passerà», commentò Jeffers dandogli una pacca sulla spalla. «Tua moglie è davvero una magnifica ragazza.»

«Grazie.»

«Mi hanno detto i tuoi che sei un duplice. E ugualmente la tua sposa. Questo vi dà grandi possibilità.»

Michael lo fissò perplesso. «Grandi possibilità?»

«Esatto. Di rendere dominante il carattere trasmettendolo alla prole. Più duplici abbiamo, meglio è.»

«Oh, certo.» Michael sorrise. «Credo che lo scopriremo presto…»

Il senatore ridacchiò educatamente. «Questo è l’atteggiamento giusto, Michael. Nell’Unione mutante ce ne vorrebbero tanti, di giovani come te. Sei già membro?»

«In effetti avevo pensato di iscrivermi…» rispose Michael, sebbene fosse un’idea che fino a quel momento non aveva mai preso in seria considerazione.

«Bene. Se vieni a Washington, ricordati di passare dal mio ufficio.» Gli porse una memoscheda. «Qui troverai alcune informazioni che potrebbero interessarti.» Accompagnò il gesto con un sorriso radioso.

Alla loro sinistra spuntò Halden. «Oh, senatore, eccoti qui. Allora, a proposito di quella campagna elettorale…»

«Ci vuoi scusare, Michael?» Senza attendere risposta, Jeffers se ne andò insieme al Custode del Libro.

Michael si guardò attorno. Scorse Jena che laggiù in disparte, mantenendosi accanto due piatti di cibo sospesi a mezz’aria, discorreva tutta infervorata con una cugina di Petaluma dal mantello color turchese, dall’incarnato verdognolo e dagli occhi irrequieti.

Jena? chiamò mentalmente.

Nessuna risposta.

Forse il legame mentale che Halden aveva creato fra loro funzionava solo quando si trovavano a diretto contatto.

Masticò, senza sentirne il sapore, una fettina di pane speziato. Immaginò per un attimo il viso di Kelly inghirlandato di orchidee purpuree. Poi scacciò dalla mente quella sua visione.

Niente più Kelly, pensò. Adesso è questa , la mia vita. Forse mi iscriverò all’Unione mutante. Perché no?

«Mediti sul matrimonio?» si sentì chiedere da una voce familiare. La faccia barbuta di Skerry, inaspettatamente priva di corpo, apparve fluttuando a due passi dalla tavola imbandita.

Michael annaspò maldestramente col piatto che teneva in levitazione, quasi rovesciandolo prima di riprenderne il controllo.

L’intera figura di Skerry si raggrumò in un guazzabuglio di folgori in miniatura. Sogghignando, ristette accanto al tavolo.

«Pensavo che tu fossi in Canada», disse Michael. «Per sempre. Perché non mi hai detto che saresti venuto?»

«Vado matto per le visite a sorpresa. Ma direi che oggi il re delle sorprese sei proprio tu, cugino. Matrimonio? E con lei? Sbaglio o avevi preso una tremenda scuffia per una normale?»

Michael fece del suo meglio per non trasalire. «Già… Be’, diciamo che mi è capitato un imprevisto.»

Skerry crollò il capo. «Ti ha preso in trappola, eh? Ci avrei scommesso.» Si avvicinò a Michael, e in tono da cospiratore soggiunse: «Puoi sempre squagliartela insieme a me dopo la festa. E al diavolo il clan. Vieni via. Incomincia una nuova vita».

Michael gli fece un sorriso malinconico. «Arrivi un po’ tardi.»

«Comunque tieni presente che mi trattengo un attimino in zona… se per caso cambiassi idea», aggiunse Skerry con una scrollata di spalle. Occhieggiò di sbieco in direzione di Jeffers. «Che ci fa, da queste parti, sua magnificenza il senatore?»

«Notevole, eh?» disse Michael. «Doveva tenere un discorso a New York, e Halden se l’è accaparrato, almeno credo. E poi avevo piacere che al matrimonio ci fosse anche Andie.»

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