«Halden mi ha assicurato che non ci sono problemi.» Jeffers si allungò sulla poltrona, incrociando le mani dietro la testa. «A proposito, Andie. Cos’è questo matrimonio cui dovremmo assistere dopo la raccolta fondi a New York?»
Andie alzò gli occhi dal terminale. «Il matrimonio di Michael Ryton. Dio, cade fra due sabati. Mi era quasi passato di mente. Te li ricordi i Ryton, vero? Quei due mutanti, padre e figlio, che chiesero l’intervento della Jacobsen per via delle restrizioni governative sull’attività delle industrie spaziali?…»
«Ah, loro? E il figlio si sta per sposare?»
«Precisamente. Me l’aveva detto, in effetti, di avere intenzioni piuttosto serie con una certa ragazza. Comunque un poco mi sorprende che il clan ci stia creando attorno tutto questo chiasso.»
«E perché? Molto spesso i matrimoni mutanti sono occasioni di feste fantastiche.»
«Be’, si dà il caso che la sposa non sia mutante.»
Jeffers inarcò incredulo le sopracciglia.
«Cosa?»
«La ragazza che Michael vuole sposare è una normale. Secondo me è una cosa stupenda che il clan si sia schierato dalla sua parte. A dire il vero sono molto lusingata di quest’invito.»
«Ho i miei dubbi che il clan si sia messo tutt’a un tratto a favorire i matrimoni misti…» ribatté Jeffers. E nella sua voce si percepiva una nota strana.
Andie si strinse nelle spalle. «Forse i tempi stanno cambiando. Può darsi che il clan sia più progressista di quanto credi.»
«Già. Può darsi.» Non sembrava molto convinto.
«Ad un matrimonio mutante cosa potrebbe andar bene come regalo di nozze?»
«Gettoni di credito.»
Andie scoppiò a ridere.
«Cosa c’è di tanto buffo?» le domandò.
«È consolante scoprire che da certi punti di vista non siamo poi così diversi, dopotutto!»
Alla porta rintoccò il consueto accordo di tre note in chiave minore. Michael fece l’atto di muoversi, ma sua madre fu più svelta di lui. Sue Li, abbigliata nel tradizionale color oro della famiglia dello sposo, corse ad aprire e diede il benvenuto agli ospiti.
«Halden, Zenora, che gioia vedervi!»
Lo zio e la zia di Michael fecero il loro ingresso, elegantissimi. Fra i capelli ingrigiti di Zenora scintillavano crioluci purpuree, perfettamente intonate alla lunga tunica che la fasciava fin sotto le caviglie. Halden indossava una elaborata tunica grigio scuro assai abbondante, che riusciva quasi a dissimulare la sua corpulenza.
Zenora diede a Michael un rapido abbraccio. Halden gli affibbiò invece sulla schiena una pacca talmente calorosa da farlo quasi stramazzare.
«Allora, pronto per il grande passo?» si informò zio Halden con voce rimbombante.
Michael chinò gli occhi a terra. «Credo».
«Niente di più facile. Vedrai.»
«Venite, andiamo di sotto», li invitò Sue Li, prendendoli entrambi per un braccio. «Stiamo aspettando qualche altro ospite, prima di cominciare.»
Accontentandosi di infliggere al nipote un’espressiva strizzatina d’occhio, Halden si lasciò trascinare via. Michael cacciò un gran sospiro di sollievo e si allentò il colletto del dorato abito da cerimonia, che lentamente ma inesorabilmente lo stava strangolando.
Risuonò nuovamente l’accordo di tre note. Michael andò ad aprire, e restò lì pietrificato dallo stupore. Sulla soglia, sobriamente ma raffinatamente abbigliati, il senatore Jeffers e Andrea Greenberg volgevano le spalle a un turbinio di fiocchi di neve.
«Ed ecco qua lo sposo», esordì Jeffers sorridendo. «Congratulazioni, Michael. Non potevamo rincontrarci in circostanza migliore.»
Sbalordito, Michael strinse la mano che l’altro gli tendeva.
«Senatore Jeffers! Andie… Oh, entrate.»
«Michael, sei bellissimo», disse Andie. «E la sposa dov’è?»
«Di sopra a vestirsi.»
«Dunque le tue speranze si sono realizzate, vero? Sapessi come sono contenta per te!»
«Ah… grazie», rispose Michael con voce rauca.
Andie lo guardò perplessa. Jeffers la circondò con un braccio.
«Vieni», le disse. «Lasciamo il giovanotto ai suoi ultimi momenti di libertà, e andiamo a salutare il clan.»
S’inoltrarono in casa. Rimasto solo nell’ingresso, Michael si diresse verso il bar con l’intenzione di farsi uno spinello.
Un mormorio sommesso, ma intenso, giunse fino a lui diffondendosi dal vano delle scale.
Accidenti, pensò. Possibile che già cominciassero i canti?
Si volse, respirò profondamente, e scese al piano di sotto. Suo padre, lui pure in abbigliamento dorato da cerimonia, gli si fece incontro sulla soglia. Camminarono insieme verso l’improvvisato altare innalzato a ridosso del caminetto, dove Halden attendeva in piedi. Grandi mazzi di fiori gialli adornavano a festoni le pareti.
La stanza era affollata. Verso il centro, leggermente sulla sinistra, Michael vide svettare zia Zenora. Alla sua destra sedevano Chavez e Tela. Presenziava il clan al gran completo. Era intervenuta persino una rappresentanza di mutanti della costa occidentale, quei tipi dal curioso incarnato verdognolo accomodati sul fondo. Sue Li, in prima fila, dondolando la testa al ritmo del canto guardò suo figlio avvicinarsi. Una ghirlanda di garofani scarlatti le coronava le nere chiome. Anche il senatore Jeffers sedeva assieme ad Andie in prima fila. Mentre Michael prendeva posto accanto ad Halden, Andie gli fece l’occhiolino.
Con un cenno del capo, il padre di Michael sedette. Il canto mutò registro, le tonalità di soprano presero il sopravvento su quelle di baritono e basso.
Jena entrò nella sala al braccio di sua madre, procedendo armoniosamente attraverso le due ali di folla. Indossava un abito di petali di seta color avorio, percorsi dal luccichio di sottilissimi fili metallici. I suoi capelli erano stati raccolti all’indietro in una intricata spirale, intessuta di orchidee color lavanda e nastri argentati. Il suo volto risplendeva, i suoi occhi d’oro scintillavano. Tutta la sua attenzione era rivolta a Michael. Egli percepì, nettissima, la gioia che la pervadeva.
Quanto è bella, pensò Michael. E che felicità si legge in ogni particolare della sua persona…
Come in sogno, la prese a braccetto e si rivolse verso Halden.
«Questa è per tutti noi un’occasione di grande esultanza. Un’occasione per rendere grazie», declamò il celebrante. «Perché come si accresce il nostro numero, così aumenta la nostra forza.»
Halden pose una mano sul capo di Michael, l’altra su quello di Jena. Le fluenti pieghe della sua tunica abbracciarono i due giovani simili a grandi ali scure.
«Condividete insieme a me, e condividete vicendevolmente, come farete ogni giorno, per tutto il resto della vostra vita.»
La testa di Michael prese a pulsare. Una strana sensazione fluttuò attraverso la sua mente col vigore di una scossa elettrica, con l’impeto di una pulsione erotica. Jena, accanto a lui, sospirò lievemente.
Sul volto di Halden aleggiava un placido sorriso. I suoi occhi si posarono a turno sui due giovani, scrutandoli a fondo. Infine egli abbassò le mani.
«Ciò che si doveva compiere, si è compiuto. Michael James Ryton, prendi la mano della tua sposa, Jena Thornton Ryton.»
Mentre si volgeva alla dorata fanciulla che gli stava a fianco, Michael avvertì lungo le vertebre il fremito della nuova, palpitante connessione.
Michael? Lo senti? Mi senti?
Sì.
Non è meraviglioso? Pensi che durerà? Oh, quanto ti amo…
Silenzio. Halden non ha ancora finito.
Il dialogo mentale risultava facilissimo. Michael si sentiva talmente stordito da non poter fare altro che accettarlo con stupore.
«Gli anelli?» domandò Halden inarcando un sopracciglio.
Michael si frugò le tasche. Vuote. Ma se appena un’ora prima la scatola coi due anelli era lì!
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