Robert Silverberg - La stagione dei mutanti

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La stagione dei mutanti: краткое содержание, описание и аннотация

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Siamo nel 2017 ed è inverno, la stagione in cui avviene il raduno annuale dei mutanti. Tutto precipita quando Eleanor Jacobsen, il primo senatore mutante degli Stati Uniti e portavoce dei diritti della sua specie, viene assassinata mentre sta indagando su un esperimento genetico per creare un misterioso "supermutante"…

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Si rimise giù tremando, aspettando che il cuore le si calmasse.

Era stato un sogno, pensava. Soltanto un sogno.

Riaffondò, pian piano, in un dormiveglia sconclusionato, tormentato dall’immagine di una ragazzina mutante in procinto di annegare.

Il ritorno a casa dopo l’assemblea fu rapido. Anche troppo. Dal decollo all’atterraggio, Michael ne visse ogni istante immerso nell’angoscia di quello che l’attendeva. Ma una volta giunto in camera sua, non ebbe la forza di rimandare oltre.

Con dita tremanti, compose al terminale il numero di Kelly.

Per favore, fa’ che non sia a casa…

Rispose al terzo squillo.

«Michael! Sei tornato presto!» lo salutò, il volto illuminato di gioia. «Pensavo che saresti stato via fino ai primi dell’anno. Dimmi, com’è andata?»

«Kelly, ho bisogno di vederti.»

Il sorriso di lei si affievolì. «È successo qualcosa?»

«Ti debbo parlare. Possiamo trovarci fra un quarto d’ora all’acquedotto?»

«Questa notte?» Lo guardava sbigottita. «Ma sì, certo. Michael, c’è qualcosa che non va?»

«Ti spiegherò tutto quando ci vediamo.» Con mano tremante, interruppe la comunicazione.

Michael giunse all’acquedotto in cinque minuti. Il lastricato appariva percorso da infinite screpolature, simili a quelle che incrinavano lo smalto di uno degli antichi vasi in ceramica tanto cari a sua madre. Sopra un cumulo di neve languiva, tristemente abbandonato su un fianco, un derelitto albero di Natale, che scintillava ancora qua e là di nastri decorativi.

Immerso in una tetraggine abissale, imbacuccato nel suo giaccone grigio, Michael tirava calci agli informi pezzi d’asfalto, bordati di catrame, che giacevano sparpagliati al suolo. Il sole stava tramontando, e un esercito di densi nuvoloni in rapido avvicinamento non pareva promettere nulla di buono.

Potessi essere in Canada, pensava. In Sudamerica. In qualunque altro posto, a fare una qualunque altra cosa.

Il vecchio acquedotto era tradizionalmente uno degli imboscamenti preferiti dagli adolescenti desiderosi di godersi in santa pace il gusto degli spinelli e l’ebbrezza delle ipodermiche, ma a quell’ora, e con quel freddo, risultava adeguatamente deserto.

Sbrigati, Kelly, implorava Michael nel malinconico turbinio dei suoi pensieri.

Un libratore azzurro cupo si fermò a pochi metri. Da dietro il volante Kelly gli sorrise radiosa, poi spense tutto e saltò fuori. Indossava una giacca a vento rossa, pantaloni neri, stivali argentei. Aveva un aspetto magnifico.

«Dio, quanto mi sei mancato! Fortuna che l’assemblea è finita presto!»

Gli gettò le braccia al collo. Michael la baciò teneramente. Gli pareva di avere un foglio di carta vetrata, in fondo alla gola. Si sciolse dal suo abbraccio.

«Facciamo due passi», propose con voce rauca.

Perplessità e inquietudine scavavano un solco fra le sopracciglia di Kelly.

«Allora, Michael, cosa c’è che non va?»

Lui sospirò. Le mezze bugie che aveva tentato di escogitare si sgretolarono all’istante.

«Tutto.»

«Che vuoi dire?»

Si volse a guardarla dritto in viso.

«Che non posso vederti più.»

Lo fissò a occhi sbarrati.

«Non puoi o non vuoi?»

«Non posso. Non guardarmi in quel modo, Kelly, ti prego. Sapessi quant’è difficile, da spiegare…» Serrò spasmodicamente i pugni. Lei glieli prese fra le mani.

«Provaci.»

«Ha a che fare con le leggi dei mutanti. Mi devo sposare.»

Kelly si fermò di colpo.

«Ti devi sposare? Che significa?»

«C’è una… ragazza mutante. È… incinta.»

«Di te?» La voce di Kelly s’incrinò.

«Sì.»

La osservò in silenzio, mentre Kelly lottava con se stessa per non perdere il controllo.

«Non potrebbe ottenere l’aborto?» domandò infine lei.

«No.»

«E perché?»

«È proibito dalle leggi del clan.»

«Cosa vuol dire che è proibito? Che razza di clan sarebbe? Un clan di polizia?»

«Niente del genere, te lo assicuro. Purtroppo immaginavo che non avresti capito.»

Kelly si mise a sedere sopra uno sporgente blocco di cemento.

«Ma tu le vuoi bene?»

«No.»

Le si accovacciò accanto. Lei gli prese il viso fra le mani.

«E a me, vuoi bene?» gli sussurrò, dopo un lungo silenzio.

«Sì.» Michael distolse lo sguardo, ringoiando le lacrime. «Ma non basta. Non posso sposarti, Kelly. Non ora. Vorrei, ma non posso.»

Si rialzò.

«Ma perché no?» gli domandò. «Cosa ci potrebbero fare, loro?»

«Verrei cacciato dal clan. Non è mai successo, finora. La mia famiglia verrebbe ricoperta di vergogna. Se non onorassi le mie responsabilità verso il clan, i miei diverrebbero dei paria. Non me la sento di fargli una cosa del genere.»

«E quindi hai deciso di legarti con una donna che non ami, rovinandoti l’esistenza? Per loro?» ribatté Kelly alzando la voce. «Per quei mutanti? Ma ti rendi conto del male che ti farai?»

«Tu non capisci.»

«In questo hai perfettamente ragione, Michael. Come puoi distruggerti così? Come puoi distruggere così il nostro futuro?»

Prese a camminare verso il libratore. Michael la raggiunse, l’afferrò per le spalle.

«Lo sapevo che ti avrei dovuto mentire», commentò amaramente.

Kelly scosse la testa con violenza, in un tempestoso svolazzare di capelli neri.

«Ma io non ti avrei mai creduto. Ascolta, Michael.» Gli prese le mani, stringendole forte. «Possiamo fuggire. Stanotte. Possiamo andare a sposarci in Delaware. E loro dovranno accettare il fatto compiuto.»

Michael trasse un respiro profondo. Le lacrime gli bruciavano gli occhi, gli chiudevano la gola. «Vorrei tanto poterlo fare. Oh, Kelly, se tu sapessi quanto vorrei poterlo fare… Ma non è per niente facile come dici tu.»

Gli occhi di lei mandavano lampi. «È difficile solo perché sei tu a volerlo rendere tale.»

Michael ripensò a Mel, scomparsa ormai da più di sei mesi. Ripensò a Skerry, che gli aveva proposto di andare in Canada. E meno male che attualmente pareva essersi eclissato, così non vedeva il casino in cui lui si era andato a cacciare. Non gli era affatto difficile immaginare suo cugino dirgli, con un sorrisetto di compatimento: «Ti hanno incastrato, ragazzo. Dovevi filartela finché eri in tempo».

«Non è vero che sono io a volerlo!»

Le volse le spalle, ribollendo di collera impotente. Ma perché non capiva e lo lasciava andare? In questo modo stava solo rendendo tutto più penoso.

«Non posso farci nulla. È la legge mutante, Kelly. Mi dispiace. Ti amo, e avevo sperato di poterti sposare. Ma ora tutto è cambiato, e la situazione mi è sfuggita di mano.»

Lei indietreggiò. Lo fissò con espressione fredda.

«Vedo che sei convinto di quel che dici. Ed è l’unica cosa che conta davvero. Buona fortuna, Michael.» Corse via. Michael sentì sbattere lo sportello, udì il ruggito del motore. Seguì, con sguardo appannato, il libratore che si allontanava, portandosi via il suo futuro in una scia di polvere.

22

Seduta nell’ufficio di Jeffers, di fronte a lui dall’altra parte della scrivania, Andie percorreva rapidamente l’agenda del giorno. Erano trascorse tre settimane dal loro ritorno da Thera, le prime tre settimane del nuovo anno. E già il viaggio si era ridotto a null’altro che un piacevole, evanescente ricordo, inesorabilmente fagocitato dalla solita controllata frenesia di interviste, comunicati stampa, dichiarazioni programmatiche e allocuzioni varie.

«Non dimenticare il tuo discorso al Gregge la mattina del venti», disse Andie. «Ampi servizi garantiti a tutti i livelli. E non è affatto troppo presto per cominciare a pensare a come garantirci il sostegno di Akins nelle senatoriali d’autunno.»

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