«Secondo te è contenta di lavorare per Jeffers?»
«Credo di sì. Perché, cosa c’è di strano?»
Per la prima volta da quando si conoscevano, Michael ebbe l’impressione che suo cugino non sapesse cosa rispondere. Infine Skerry scosse la testa.
«Niente.»
«Non dirmi che ti sei preso una cotta per lei», insinuò Michael.
Skerry gli rifilò un’occhiataccia. «Amico, non sono certo io quello che ama portarsi a letto le normali.»
Michael lo fulminò di rimando. «Accidenti a te, Skerry, lascia perdere, chiaro?»
«Scusa, Michael. Come non detto. In fondo è la tua festa, oggi.»
Skerry assaggiò un po’ d’insalata dal piatto di Michael. «Hmmm, non male. La vecchia Zenora non ha perso il suo tocco. Bene, caro cugino, le condoglianze te le ho fatte. Ci vediamo dopo.»
E riprese il suo giro.
Si avvicinò James Ryton, scrutando il figlio con espressione perplessa.
«Parli da solo?» gli domandò.
«Ogni tanto.» Michael sorrise. Forse lui era l’unico ad aver visto Skerry.
«Maledette vampate.» Ryton si strofinò la fronte. «Bisogna che faccia una visita dal guaritore, la settimana entrante. Michael, ti ricordo che ci sarebbe quella casa pronta per te e Jena. Sei sicuro di non volerti prendere una settimana di vacanza? Andare in luna di miele è un fatto naturale, e nessuno avrebbe niente da ridire, lo sai.»
«E tu sai bene che siamo in ritardo con quel trasmettitore a microonde», ribatté Michael. «La seconda partita di quei maledetti calibratori aveva metà pezzi difettosi. Voglio visitare un altro fornitore che ha aperto in Virginia. Tu non è il caso che ti sobbarchi la trasferta.»
«Ma sono diversi anni che ci serviamo dalla Kortronics.»
«Già, però negli ultimi tempi non han fatto altro che peggiorare. Ora hai bisogno di me in ditta, non in giro a divertirmi. Il viaggio di nozze lo faremo un’altra volta.»
Suo padre gli batté affettuosamente sul braccio. «Fai come ritieni meglio, Michael. Ormai sei un uomo adulto. Probabilmente la luna di miele può aspettare finché non ti sembrerà il momento opportuno.»
Fece per andarsene.
«Papà?»
«Dimmi.»
«Credi davvero che il senatore Jeffers possa venire eletto?»
James Ryton rispose con fermezza. «Senza dubbio. È un uomo di notevole sagacia. E non sarà il primo mutante che mandiamo in Senato.»
Annuì convinto, e tornò via.
Michael lasciò scendere delicatamente il piatto sul candore della tovaglia. Era sola immaginazione, o davvero suo padre camminava già col passo cauto di un vecchio?
Andie vagava inutilmente in cerca di Jeffers.
Ne ho abbastanza, di questa festa, pensava. Skerry mi ha dato il colpo di grazia.
Entrò in una stanza silenziosa, vuota, a parte una figura solitaria che si stagliava sullo sfondo della finestra. Lo sposo. Le volgeva le spalle, e stava con la testa appoggiata al plastivetro.
Andie esitò un istante. Che si trattasse di un altro rituale mutante? L’isolamento dello sposo? Oh, al diavolo, pensò.
«Michael? Come mai non sei giù con gli altri a festeggiare?» gli domandò gentilmente.
Si volse, sulle labbra un sorriso lieve.
«Andie. Ti diverti?»
«Certo. Però non mi hai risposto.»
«Forse ho bisogno di starmene un po’ per conto mio.» Lanciò un’occhiata verso la finestra. «Mi piace stare a guardare la neve. A volte in febbraio vengono certe tormente…»
«È proprio vero che ognuno ha i suoi gusti», sorrise Andie. «Ah, datemi una spiaggia calda e un bel brasiliano premuroso…»
«Mica male, come idea…» ammise Michael. Ma era evidente che pensava a tutt’altro.
«Sei felice?» gli domandò.
Michael fece un mezzo sorriso. «Bisognerebbe che rispondessi di sì.»
«Che cos’è successo?»
«In che senso?»
«Con quella ragazza nonmutante di cui eri innamorato.»
Occhi perduti nel vuoto, mascella contratta. «Tutto finito.»
Più che il senso di quelle due parole, fu il loro tono a provocarle una fitta di compassione.
«Perché l’hai voluto tu?» gli mormorò.
«No», rispose lui chiudendo gli occhi.
«Mi dispiace, Michael.»
«Anche a me.»
«E lei come l’ha presa?»
«Kelly? Non bene. Ho saputo che è partita. È entrata all’Accademia Aeronautica. Un giorno o l’altro finirà di sicuro a pilotare qualche navetta.» Gli risuonava, nella voce, un’artificiosa indifferenza.
Andie gli sfiorò un braccio. «Ma ti va di parlarne?»
«Non molto.»
«Scusami, allora.»
«Oh, figurati.»
Poi la fissò, con improvvisa intensità. «Sei innamorata di Jeffers, vero?»
Andie arrossì. «Ecco, vedi, Michael…»
«No, lascia perdere. Non voglio impicciarmi. Promettimi una cosa, però. Che darai retta solo a ciò che ti dirà il tuo cuore. Che non consentirai a nessuno di intromettersi nella tua vita. Promettimelo.»
«Te le prometto.»
Michael tornò di nuovo a volgere lo sguardo fuori della finestra. Verso la neve turbinante. Verso le tenebre che si infittivano.
«È la cosa più importante e più difficile per chiunque», disse. «Sapere qual è la via che ci indica il nostro cuore, e seguirla.»
Gli invitati si trattennero tutta la sera, e Michael non se la sarebbe sentita di biasimarli. Ai mutanti non capitava spesso di avere motivo per simili festeggiamenti.
Riunitosi alla compagnia, aveva trovato Halden che piazzato in un angolo della stanza strimpellava il suo vecchio banjo, intonando con voce sguaiata un’indecente canzonaccia. Una dozzina di mutanti gli sedevano attorno, battendo le mani e accompagnandolo nel canto.
Con l’aiuto di Tela, Zenora fece levitare la grande tavola centrale contro il muro di fondo per far spazio alle danze. E subito i mutanti si slanciarono gioiosamente in aria, sfiorando il soffitto, librandosi in cerchio, riscendendo con ampie oscillazioni, riproiettandosi più e più volte in alto con elaborate giravolte ed eleganti ghirigori sino a ridursi rossi in viso e senza fiato. Quelli incapaci di levitare venivano spinti dai più dotati.
Senza starci troppo a pensare, anche Michael si gettò nell’aerea mischia, guizzando e ruotando.
«Ecco lo sposo!» gridò qualcuno. «E la sposa? Vogliamo la sposa!»
«È di sopra!» disse un’altra voce. «Portiamola qui, che festeggi insieme a noi!»
Coordinato da Chavez, un gruppetto dei più infervorati fece levitare Jena giù per le scale, depositandola, vezzosa e ridacchiante, in piedi davanti a Michael.
Egli le fece una profonda riverenza. «Mia cara, vuol concedermi questo ballo?»
«Onorata», rispose, e lo prese per mano.
Insieme fluttuarono in alto, girando lentamente su se stessi mentre percorrevano in cerchio la sala. La tunica di Jena ondeggiava lieve. Lei rivolse a Michael un sorriso impertinente, per poi salutare Halden con mossa civettuola mentre gli transitavano sul capo.
«Non ti ci riprovare, sai», ordinò Michael, scimmiottando con buffo cipiglio il tono di un marito geloso.
La strinse a sé, la fissò un attimo negli occhi, poi la baciò teneramente. Dal basso, gli spettatori levarono applausi e grida d’incoraggiamento.
Forse, dopotutto, non sarà così difficile, si disse. Anzi, poteva addirittura rivelarsi uno spasso.
Stringendo sua moglie fra le braccia, Michael tornò a baciarla. E a baciarla.
Dopo le nozze, Jeffers dedicò tre giorni a raccogliere fondi e a tenere discorsi lungo la costa orientale, facendo sosta presso ogni comunità mutante da Baltimora a Bangor. Al momento di accompagnare Andie dallo spazioporto a casa sua, erano entrambi esausti.
Andie si distese sul sedile del libratore, assaporando la morbidezza della lussuosa tappezzeria blu scuro.
Jeffers affrontò una curva con scrupolosa precisione.
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