Robert Silverberg - La stagione dei mutanti

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La stagione dei mutanti: краткое содержание, описание и аннотация

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Siamo nel 2017 ed è inverno, la stagione in cui avviene il raduno annuale dei mutanti. Tutto precipita quando Eleanor Jacobsen, il primo senatore mutante degli Stati Uniti e portavoce dei diritti della sua specie, viene assassinata mentre sta indagando su un esperimento genetico per creare un misterioso "supermutante"…

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È bravo in tutto quel che fa, pensò Andie. Cullata dal ritmo del motore, finì col scivolare in un leggero dormiveglia, in cui rivisse alcuni momenti della loro vacanza a Thera.

La voce di Jeffers la strappò ai suoi sogni. «Chissà Ben come se la sarà cavata, in ufficio.»

Andie aprì gli occhi di scatto. «Ottimamente, di sicuro.»

Jeffers le rifilò un’occhiata obliqua. «Vorrei tanto che ti fosse più simpatico.»

Irritata, Andie si tirò su a sedere. «Perché, così non basta?» replicò in tono tagliente.

«Ben mi è stato di enorme aiuto.»

«Quant’è che lo conosci?»

«Oh, anni.»

Jeffers rallentò in prossimità di un incrocio, poi sfrecciò via prima che il semaforo cambiasse.

«Quindi hai conosciuto anche la sua ragazza mutante.»

«No», disse in tono studiatamente indifferente. «No, non l’ho mai incontrata.»

«Be’, lui mi ha raccontato di questa ragazza e di come gli ha conciato la macchina. Roba da matti.»

Sul volto di Jeffers, un sorriso ambiguo. «Cose che capitano.» Fermò il libratore proprio davanti all’ingresso di lei. «Ecco qua, servizio a domicilio.»

«Non male. Vuoi salire?»

«Stasera no, Andie. La mia giornata non è ancora finita.»

«Va bene.» Cercò di non mostarsi delusa.

Un bacio veloce, e Jeffers filò via.

Varcata la soglia dell’appartamento, per prima cosa Andie fece un po’ di coccole a Livia, poi calciò via le scarpe e diede un’occhiata alla posta in arrivo. Eliminò il solito immancabile ciarpame, conservando un messaggio di sua madre da leggere dopo con calma. Un avviso di messaggio urgente dall’ufficio continuava a lampeggiare fastidiosamente, e pur controvoglia finì per richiamarlo.

Emergendo da un verdognolo sfarfallamento, prese forma sullo schermo l’immagine di Ben Canay.

«Andie? Rayma Esteron, sostituto di Jackie Renstrow, ti vuol vedere al più presto. Ha detto che ti aspetta domattina in ufficio. Ho voluto avvertirti.» Le fece l’occhiolino e scomparve.

Diavolo, pensò Andie. Un’altra ficcanaso.

Si ordinò un bourbon dal robobar e incominciò a disfare i bagagli. Livia collaborò saltando sul letto a intrufolarsi fra gli indumenti.

«L’azzurro decisamente non ti dona», spiegò Andie alla sua flessuosa gatta abissina. «Magari il rosso. I mici con gli occhi d’oro dovrebbero preferire il rosso. Prendi esempio dai mutanti.»

Accidenti che matrimonio, pensò. Doveva essergli costato il guadagno di un anno. D’altre parte era pur giusto che i Ryton festeggiassero un po’. Da quando gli era sparita la figlia…

Si raggelò, sotto l’impatto dell’immagine che le era esplosa in mente: una ragazza mutante, dai lineamenti misti caucasico-orientali, che impugnando un coltello se ne serviva per squarciare l’elegante tappezzeria in pelle di un lussuoso libratore.

Melanie.

Ben Canay. No, pensò, non è possibile.

Scolò il bicchiere in tre sorsi e ne ordinò un altro.

E invece potrebbe essere e come, si disse. Devo sapere.

Diede un’occhiata al cronometro a parete. Le sei. Abbastanza presto, di martedì pomeriggio, perché Bailey fosse ancora al lavoro. Compose il numero della polizia di Washington, aggiungendo il codice privato di Bailey. Ci vollero cinque squilli prima che rispondesse. Le borse scure, sotto i suoi occhi, sembravano anche più profonde del solito.

«Oh, Rossa.» La salutò con un cenno del capo. «Ho avuto una giornata molto lunga…»

«Mi spiace, Bailey, ma ho qualcosa che non può aspettare.» Gli rivolse uno sguardo implorante. Lui sospirò.

«Va bene. Sentiamo.»

«Benjamin Canay.»

«…Canay, eh?» Bailey si volse alla tastiera che aveva accanto, digitò il nome, attese. Dopo qualche istante tornò a fissare Andie.

«Niente.»

«Niente?»

«Non c’è. Non esiste.»

«Chissà la faccia che farà quando glielo dirò», fu il commento di Andie. «Insomma non risulta proprio?»

«Te l’ho appena detto, no?» confermò Bailey con voce irritata. «Non hai, per caso, qualche altro elemento identificativo?»

Andie si accigliò. «No… però, aspetta, potrebbe servire un’impronta vocale, per la ricerca?»

«Forse. Ci vuole un po’ di più.»

«Proviamo, eh?» Andie fece passare il messaggio di Ben.

«Va bene. Ho registrato voce e immagine», le disse Bailey. «Resta in linea.» Scomparve dal monitor. Al suo posto, l’immagine di una sorridente poliziotta a cavallo. Andie sedette sul divano, sorseggiando nervosamente e aspettando. Cinque minuti dopo la poliziotta svanì e riapparve Bailey.

«Certo che te li vai a cercare col lumicino», esordì.

Andie mise giù di colpo il bicchiere.

«L’hai trovato?»

Bailey annuì. «Tre kilobytes tutti per lui. Benjamin Carrera, alias Cariddi, alias Canay. Ha un certificato penale che ti farà rizzare i capelli. Da che parte devo incominciare?»

«Dall’inizio.»

«Età, trentaquattro. Nazionalità, sconosciuta. Forse canadese, o brasiliano. Recluso in carcere minorile nel 1997, giudicato incorreggibile. Cacciato da tre famiglie adottive, prima di finire dentro. Rilasciato nel 2003, il giorno del suo diciottesimo compleanno. Due anni dopo, denunciato a piede libero per esportazione illegale di minori. Sospettato di trafficare in sostanze controllate. 2010, arrestato per occultamento su libratore di mezzo chilo di brina. Processo annullato per vizio di procedura. 2013, denunciato a piede libero con due capi d’accusa per sequestro di minore. Sospettato di agire per conto di interessi stranieri. Assai di recente ritenuto implicato in traffico illegale di manodopera dagli Stati Uniti all’Africa, Estremo Oriente e Brasile. Cinque denunce per violazione delle leggi sul lavoro minorile e per esportazione di minori per scopi illeciti. Ancora a piede libero.»

Bailey alzò la testa del terminale. «Questo tizio non è per niente una brava persona, Rossa. Tu come fai a conoscerlo?»

«Lavora nel mio ufficio.»

«Per il senatore comesichiama?»

«Il senatore Jeffers, sì.»

Bailey la fissò dritto negli occhi.

«Non mi piace», disse. «Il senatore è a conoscenza dei precedenti di questo individuo?»

«Non lo so. Non credo», rispose Andie, mordicchiandosi nervosamente il labbro inferiore. «Bailey, come si chiama quel tizio che aveva sporto denuncia per il furto del libratore da parte di Melanie Ryton?…»

«Chi?»

«Ma sì, quella ragazza mutante scomparsa di cui ti chiesi di occuparti l’anno scorso.»

Bailey digitò qualcosa sulla tastiera, imprecò, tornò a fissare Andie.

«Cariddi. Ma come hai fatto?»

«Intuizione femminile.» Gli rivolse un sorriso sarcastico. «È stato divertente fare il tuo lavoro, Bailey. Se ti venisse voglia di curare un po’ di pubbliche relazioni al senatore, fammelo sapere, mi raccomando.»

Bailey pareva un cane bastonato. «Pietà di me. Ascolta, hai avuto qualche problema, con questo Canay?»

«Finora no.»

«Vedi di continuare così, Rossa. È una persona infida.»

«In effetti mi era parso.»

«C’è qualcos’altro che possa fare?»

«Andare a casa a riposarti. Grazie, Bailey.» Gli lanciò un bacio.

«Stai attenta, Andie.» Dalla voce di Bailey era scomparsa ogni inflessione anche solo vagamente scherzosa. «E fammi sapere.»

«D’accordo.»

Lo schermo si oscurò.

Andie finì di disfare le valigie e si versò un altro goccio.

Chissà Stephen quando glielo dirò, pensava con cupa soddisfazione. Ci rimarrà di stucco.

Posò il bicchiere e cominciò a camminare per la stanza. Si fermò. Si coprì la bocca con la mano.

E se invece non ci rimanesse, di stucco?

Se invece l’avesse sempre saputo, che razza d’individuo è Ben?

Che cosa devo fare?

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