Accanto alla porta che dava nel negozio vero e proprio c’era una struttura massiccia che sembrava una grande cassa; e Blaine, sebbene non ne avesse mai vista una, la riconobbe immediatamente. Era un transo: il trasferitore di materia che aveva contribuito a rendere possibile il consolidamento della rete commerciale delle Stazioni di Scambio in tutto il globo. Attraverso quella cassa metallica poteva arrivare, da un momento all’altro, qualunque merce che fosse necessaria alle migliaia di rivendite al minuto.
Quella era la macchina di cui aveva parlato Dalton quella sera, alla festa in casa di Charline… la macchina che, a quanto aveva affermato, avrebbe potuto distruggere le aziende di trasporto di tutto il mondo, se l’Amo avesse deciso di destinarla all’uso pubblico.
Rand agitò una mano, indicando una delle poltrone.
«Accomodati,» disse a Blaine. «Grant ci procurerà una bottiglia. Ce l’ha, vero Grant?»
Il gestore sogghignò.
«Lo sa benissimo che ce l’ho. Come farei a resistere, altrimenti, in un posto simile?»
Blaine sedette in una delle poltrone davanti al camino, e Rand sedette di fronte a lui, fregandosi le mani.
«Ci siamo separati davanti a una bottiglia,» ricordò a Blaine. «Direi che è molto giusto ritrovarci davanti a un’altra bottiglia.»
Blaine avvertì dentro di sè una tensione crescente, la sensazione di essere chiuso in trappola, ma sorrise a Rand.
«Sai che margine di vantaggio avevo, quella sera?» chiese. «Otto piccoli, luridi minuti. Nient’altro.»
«Hai sbagliato i calcoli, Shep. Ne avevi esattamente dodici. I ragazzi avevano perso un pò di tempo ad analizzare il nastro.»
«E Freddy,» continuò Blaine. «Chi avrebbe mai immaginato che Freddy lavorava per voi?»
«Saresti veramente sorpreso,» gli disse gentilmente Rand, «se ti dicessi chi c’è, fra quelli che lavorano per me.»
Rimasero seduti comodamente davanti al fuoco lingueggiante, misurandosi a vicenda.
Finalmente Rand riprese a parlare.
«Perché non mi racconti tutto, Shep? Io non conosco tutte le spiegazioni. Non sono riuscito a capire. Sei incappato in una strana situazione, al largo delle Pleiadi, e continui a startene così abbottonato…»
«Abbottonato?»
«Sicuro. Abbottonato. Vuoi tenerti il segreto in esclusiva. Sapevamo che avevi trovato qualcosa, e abbiamo mandato altri, lassù, e il tuo amico se ne sta là e li guarda fisso, e non fa nient’altro. Cercano di parlargli, e quello è assolutamente sordo. Fa finta di non sentirli neppure. Fa finta di non capire…»
«È per via della fratellanza,» disse Blaine. «Abbiamo compiuto i riti. Tu non lo capiresti.»
«Credo di capire,» disse Rand. «In che misura sei diventato alieno, Shep?»
«Mettimi alla prova e vedrai.»
Rand rabbrividì.
«No, grazie. Vedi, ho seguito le tue tracce. Cominciavano con Freddy, e diventavano sempre più strane.»
«E che cosa hai intenzione di fare?»
«Mi venga un accidente se lo so,» disse Rand.
Il gestore portò una bottiglia e due bicchieri.
«E per lei?» chiese Rand.
Grant scosse il capo.
«Ho una quantità di merce da mettere ancora in ordine. Se non le spiace…»
«No, naturalmente,» rispose Rand. «Continui pure il suo lavoro. Una cosa…»
«Che cosa, signore?»
«Vorrei sapere se il signor Blaine può passare la notte qui.»
«Certamente. Ma non è un gran bel posto.»
«Non ha importanza,» disse Blaine.
«Le cederei volentieri il mio letto, ma francamente non le conviene. Quando ci si è abituati, ci si riesce a dormire, ma le prime volte…»
«Non avevo intenzione di portarglielo via.»
«Potrei prendere un pò di coperte, e arrangiare una specie di giaciglio sul pavimento. Mi creda, sarebbe sempre meglio che quel letto.»
«Andrà benissimo,» disse Blaine. «La ringrazio.»
Rand prese la bottiglia e la stappò.
«Fra un pò verrò a portare le coperte,» disse il gestore.
«Grazie, Grant,» disse Rand.
Il gestore se ne andò. La porta che dava nella parte anteriore dell’edificio si chiuse dietro di lui con un rumore lieve come un sospiro.
Rand versò il liquore.
«Per essere sincero,» disse, «se non vuoi, non sei obbligato a restare.»
«No?»
«Io me ne ritorno all’Amo. Attraverso il transo. Tu potresti venire con me.»
Blaine tacque. Rand gli porse il bicchiere.
«Beh, cosa decidi?» chiese.
Blaine rise.
«La stai facendo troppo facile.»
«Può darsi,» disse Rand.
Bevve un sorso e si sistemò più comodamente sulla poltrona.
«Posso capire la faccenda dell’alieno,» disse. «Si tratta di un rischio professionale che può capitare a qualsiasi viaggiatore. Ma che c’entra la macchina delle stelle? Tu sei in combutta con Stone, naturalmente.»
«Tu sai che Stone è morto.»
«No, questo non lo sapevo.» Ma il suo tono era tutt’altro che convincente.
E improvvisamente, dal tono della voce di Rand, per una intuizione inspiegabile, Blaine seppe che a Rand non importava che Stone fosse morto e che Finn fosse in città. Per lui non contava affatto. O forse si trattava di qualcosa di diverso. Poteva darsi che Rand fosse contento di sapere che Stone era morto, e che approvasse in buona parte ciò che stava facendo Finn. Perché il monopolio dell’Amo era fondato su di un mondo di non-para, su tutti i milioni di persone che erano costrette a rivolgersi all’Amo per il commercio con le stelle. Perciò l’Amo e Rand, comprese Blaine con un trasalimento improvviso, potevano essere addirittura favorevoli allo sviluppo della crociata di Finn, fino alla sua inevitabile conclusione.
E se questo era vero, poteva darsi che fosse stato l’Amo, e non Finn, a sferrare il colpo mortale contro Stone?
Arretrò davanti a quel pensiero, ma ormai gli si era conficcato nel cervello… perché la situazione si andava rivelando diversa da quella che aveva immaginato: non si trattava più semplicemente di una lotta fra Stone e Finn.
Sarebbe stato meglio, si disse, dichiarare immediatamente di non avere il minimo legame con la macchina delle stelle. Forse avrebbe dovuto dirlo subito, nel deposito, quando Rand vi aveva accennato per la prima volta. Ma se avesse detto la verità, se ora avesse detto a Rand che fino a poche ore prima lui non sapeva nulla della macchina delle stelle, probabilmente avrebbe perduto un elemento piuttosto importante per un negoziato. E, anche se glielo avesse detto, probabilmente Rand si sarebbe rifiutato di credergli: perché lui, in fin dei conti, aveva aiutato Riley a riparare il camion per quasi tutto il percorso, dal Messico alle rive del Missouri.
«Ci avete messo parecchio tempo a raggiungermi,» disse Blaine. «State perdendo la vostra efficienza? Oppure vi stavate divertendo alle mie spalle?»
Rand aggrottò la fronte.
«Ti avevamo quasi perduto, Shep. Ti avevamo identificato in quel paese dove stavano per impiccarti.»
«E tu eri là, quella notte?»
«Non personalmente.» disse Rand. «Ma c’erano alcuni dei miei uomini.»
«E mi avreste lasciato impiccare?»
«Ecco, per essere sincero, non eravamo tutti dello stesso parere. Ma tu ci hai tolto il disturbo di decidere.»
«Ma altrimenti…»
«Credo che, molto probabilmente, ti avremmo lasciato impiccare. C’era la possibilità, è naturale, che se ti avessimo tirato fuori da quel pasticcio, tu ci portassi alla macchina delle stelle. Ma a quel punto eravamo sicuri che saremmo riusciti a rintracciarla da soli.»
Sbatté il bicchiere sulla tavola.
«Che razza di pazzia!» gridò. «Trasportare una macchina di quel genere a bordo di quel catorcio. Cosa…»
«Semplicissimo,» disse Blaine, rispondendo a nome di Stone. «E tu conosci la spiegazione come la conosco io. Nessuno sarebbe stato tanto pazzo da fare una cosa simile. Se tu avessi rubato qualcosa di molto prezioso, lo porteresti il più lontano possibile e il più rapidamente possibile…»
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