Una voce parlò nell’oscurità.
«Shep,» disse quella voce, con trasporto, «è stata un’azione magnifica.»
Blaine si sentì invadere dal gelo della disperazione.
Perché quella era la fine, e lui lo sapeva. Era arrivato fin dove poteva arrivare. Più oltre non poteva andare.
Conosceva bene quella voce. Non avrebbe mai potuto dimenticarla.
L’uomo che stava nell’oscurità del deposito era il suo vecchio amico Kirby Rand.
Rand era una macchia più scura nell’oscurità, quando si fece avanti e raccolse la torcia elettrica che era caduta sul pavimento. Girò su se stesso per dirigere il raggio di luce sulla macchina delle stelle, e nel flusso di chiarore si vedevano soltanto minuscole particelle di polvere che danzavano, proprio nel cuore della macchina.
«Sì,» disse Rand. «Proprio un’azione magnifica. Non so come hai fatto e non so neppure perché l’hai fatto, ma senza dubbio hai sistemato la faccenda.»
Spense la torcia elettrica e per un attimo rimasero in silenzio, nell’oscurità attenuata soltanto dai raggi di luna che filtravano dalle finestre.
Poi Rand riprese a parlare.
«Immagino che ti renda conto che l’Amo ti deve un ringraziamento, per quello che hai fatto.»
«Piantala,» rispose Blaine. bruscamente. «Sai benissimo che non l’ho fatto per l’Amo.»
«Tuttavia,» disse Kirby Rand. «si dà il caso che, in questo particolare settore, i nostri interessi coincidano. Non potevamo permetterci che questa macchina andasse perduta. Non potevamo tollerare che finisse in mani sbagliate. Tu lo capisci, naturalmente.»
«Naturalmente,» disse Blaine.
Rand sospirò.
«Mi aspettavo che succedesse un guaio, e se c’è qualcosa che l’Amo non vuole sono proprio i guai. In particolare quando si tratta di guai in provincia.»
«Non c’è stato nessun guaio,» disse Blaine, «di cui l’Amo debba preoccuparsi.»
«Sono lieto di saperlo. E tu. Shep? Come te la passi?»
«Non troppo male, Kirby.»
«Mi fa piacere,» disse Kirby Rand. «Mi fa molto piacere. E adesso, credo che faremmo bene ad andarcene.»
Si diresse verso la finestra infranta, facendo strada all’altro, poi si scostò.
«Passa tu per primo,» disse a Blaine. «Io ti seguirò. Vorrei chiederti, in via del tutto amichevole, di non cercare di scappare di nuovo.»
«Non aver paura,» rispose Blaine, in tono asciutto, e scavalcò rapidamente la finestra.
Poteva fuggire, naturalmente, si disse, ma sarebbe stata una sciocchezza enorme perché, senza il minimo dubbio, Rand aveva una pistola, e sapeva usarla in modo efficiente, anche nella luce incerta della luna. E soprattutto, se ci fosse stata una sparatoria, Harriet sarebbe arrivata di corsa, per cercare di aiutarlo: e se anche lei si fosse fatta prendere, non gli sarebbe rimasto neppure un amico. Harriet, si disse, quasi pregando, doveva restarsene nascosta nel boschetto di salici. Avrebbe visto quello che stava succedendo, e ben presto sarebbe riuscita a trovare qualche soluzione.
Harriet, si disse, era la sua unica speranza.
Si lasciò ricadere al suolo, e si fece da parte, aspettando che uscisse anche Rand.
Rand scavalcò la finestra e si girò verso di lui, un pò troppo rapidamente, con un gesto tipico da cacciatore, e poi si rilassò, ridacchiando.
«È stato un bellissimo trucco, Shep,» disse. «Molto efficace. Un giorno o l’altro dovrai spiegarmi esattamente come ci sei riuscito. Rubare una macchina delle stelle non è una cosa facile.»
Blaine ringoiò il proprio sbalordimento, e si augurò che il chiaro di luna non permettesse a Rand di leggere l’espressione che sapeva di avere stampata in faccia.
Rand allungò una mano e lo prese per il gomito, con fare amichevole.
«La macchina è laggiù,» disse. «Proprio sul ciglio della strada.»
Attraversarono insieme la distesa di erbacce fruscianti, e adesso tutto era diverso: il panorama non era più tenebroso e pauroso, ma un luogo dipinto magicamente dai raggi della luna. Alla loro destra stava la città, una massa di case oscurate che sembravano più rocce che case, e una linea di alberi nudi che spiccavano, come pennelli messi in fila, contro il cielo, ad oriente. A occidente ed a nord si stendeva la prateria argentata, piatta e uniforme e resa immensa dalla sua stessa uniformità.
E proprio accanto all’autostrada stava il boschetto di salici.
Blaine vi lanciò una rapida occhiata, e c’erano soltanto i salici. La luce della luna non si rifletteva su superfici metalliche. Fece qualche altro passo, poi tornò a guardare e questa volta ebbe la certezza di non essersi ingannato. Non c’erano macchine, nel boschetto di salici. Harriet se ne era andata.
Brava, pensò. Quella ragazza aveva avuto buon senso. Probabilmente s’era affrettata ad andarsene non appena aveva visto arrivare Rand. Molto probabilmente aveva pensato che la cosa migliore era battersela, per potere intervenire in un’altra occasione.
«Immagino,» disse Kirby Rand, «che tu non sappia dove andare.»
«No,» disse Blaine. «Non lo so.»
«Brutta città, questa,» gli disse Rand. «Qui prendono molto sul serio quelle storie dei lupi mannari e della stregoneria. I poliziotti mi hanno fermato due volte. Mi hanno detto che dovevo chiudermi da qualche parte. Mi hanno detto, molto severamente, che era per il mio bene.»
«Sono tutti maledettamente nervosi,» gli disse Blaine. «Lambert Finn è qui.»
«Oh, sì,» disse Rand, in tono di noncuranza. «È un nostro vecchio amico.»
«Non è mio amico. Non l’ho mai conosciuto.»
«Un tipo affascinante,» disse Rand. «Molto affascinante.»
«So pochissimo, di lui,» disse Blaine. «Soltanto quello che ho sentito raccontare.»
Rand emise un grugnito.
«Ti consiglierei,» disse, «di passare la notte alla Stazione di Scambio. Il gestore riuscirà a sistemarti un letto da qualche parte. E non mi sorprenderebbe se tirasse fuori anche una bottiglia. Sento il bisogno d’una buona dose di liquore.»
«Anch’io.» disse Blaine.
Era inutile lottare, ormai, era inutile come sarebbe stato inutile cercare di fuggire. Stavi al loro gioco, e aspettavi l’occasione. Loro cercavano di coglierti alla sprovvista, e tu cercavi di cogliere alla sprovvista loro. E intanto tu sapevi benissimo, e anche loro lo sapevano, che si trattava di un gioco molto corretto ed educato, ma assolutamente mortale.
E poi si chiese perché se la prendeva tanto. Dopo quelle ultime settimane, si disse, l’Amo gli sarebbe sembrato un posto meraviglioso. Anche se l’avessero mandato nella villeggiatura-prigione della Bassa California, sarebbe stato sempre meglio delle prospettive che si trovava di fronte in quella città sulle rive del Missouri.
Raggiunsero la macchina parcheggiata sul ciglio della strada, e Blaine attese che Rand si fosse seduto dietro al volante, poi salì a sua volta.
Rand avviò il motore, ma non accese i fari. Riportò la macchina sull’autostrada e partì.
«La Polizia non può fare altro che obbligarci a metterci al coperto,» disse, «ma mi sembra inutile avere a che fare con quella gente se possiamo evitarlo.»
«Giusto,» disse Blaine.
Rand evitò il centro della città, passò furtivamente per le strade secondarie. Finalmente si infilò in un vicolo, svoltò in un parcheggio e si fermò.
«Eccoci arrivati.» disse. «Andiamo a bere quel liquore di cui abbiamo parlato.»
Bussò alla porta di servizio, che subito si aprì, ed entrarono nel retrobottega della Stazione di Scambio. Blaine vide che quasi tutto lo spazio era utilizzato per immagazzinare la merce, ma c’era un angolo che serviva come soggiorno. C’era un letto, una cucina e una tavola. Vi era anche un grande camino di pietra nel quale ardeva un fuoco di legna, e comode poltrone schierate tutto intorno.
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