Claire sorrise. — Ecco — disse, in tono sommesso, quasi infantile.
Si avviarono verso il bordo della piscina e si fermarono a guardare l'acqua.
— Connington ha impiegato molto tempo a farsi passare la sbronza, l'altro giorno? — chiese Hawks.
Claire rise, vivacemente. — Suvvia… in realtà vuoi sapere perché lo lascio stare ancora qui, dopo quelle sue minacce feroci? Risposta: perché no? Cosa può fare, in realtà? — La sua occhiata in tralice venne accompagnata da un movimento aggraziato della testa e delle spalle, così che i capelli balenarono nel sole, e gli occhi apparvero semivelati dietro lo scintillio delle ciglia. — Oppure credi che sia vittima del suo fascino ipnotico? — chiese Claire con un falso orrore che le fece spalancare gli occhi e contrarre le labbra in un broncio scarlatto.
Hawks continuò a fissarla negli occhi. — No, non credo.
Claire sbatté graziosamente le palpebre, schiuse la bocca in una sommessa risata mormorante. Si tese verso Hawks, e gli posò sul braccio l'altra mano. — Devo considerarlo un omaggio? Al mi dice che è difficile indurti a fare conversazione su cose frivole.
Hawks si posò la mano destra intorno al polso sinistro, con le mani goffamente incrociate. — Che altro ti ha detto Al del suo lavoro? — domandò.
Claire gli guardò il braccio, poi disse, in tono serio e confidenziale: — Sai, se ti vengo troppo vicina, puoi sempre tuffarti in piscina. — Poi sorrise di nuovo tra sé, tenendo il viso rivolto verso di lui: liberò le mani, e si sdraiò su un fianco, tra l'erba, piegando la testa per osservare la superficie dell'acqua. — Chiedo scusa — disse, senza alzare gli occhi. — L'ho detto solo per vedere se avresti sussultato. Connie ha ragione sul mio conto, lo sai?
Hawks si accosciò, rigidamente, accanto a lei, guardandola di profilo. — In che senso?
Claire immerse un mano nell'acqua azzurra e la mosse avanti e indietro, e mille bollicine argentee presero a scorrere tra le sue dita divaricate. — Basta che conosca un uomo da qualche minuto, perché non resista alla tentazione di cercare di entrargli nel sangue — rispose in tono riflessivo. — Devo farlo a ogni costo. Per misurarlo, forse, diresti tu. — Girò di scatto il volto verso Hawks. — E puoi anche dire che è un lapsus freudiano, se vuoi. — Poi girò di nuovo la testa. Una scia di gocciole d'acqua sparpagliate sul bordo in cemento della piscina cominciò a contrarsi sotto il sole. La voce di Claire era ridiventata meditabonda e misteriosa. — Sono fatta così.
— Davvero? Oppure lo dici perché questo fa parte del processo? Dici sempre tutto per far sensazione, vero?
Il viso di Claire si girò con lentezza, questa volta: lo guardò con un sorriso lievemente sfumato di cinismo. — Sei molto sveglio, no? — Poi s'imbronciò. — Sei sicuro che io meriti tanta attenzione? Dopotutto, che cosa ci guadagni? — inarcò le sopracciglia e conservò quell'espressione, mentre il sorriso si allargava a poco a poco sulle sue labbra.
— Io non decido mai quello che mi deve interessare — disse Hawks. — Prima, qualcosa mi rende perplesso. Poi lo studio.
— Devi avere degli istinti curiosi allora, non è così? — Claire rimase in attesa di una risposta. Hawks non disse nulla. Lei aggiunse: — In molti sensi della parola, suppongo. — Hawks continuò a guardarla serio serio, e l'espressione della donna perse lentamente di vivacità. All'improvviso si girò sul dorso, con le caviglie rigidamente incrociate, si posò le mani sui muscoli delle cosce. — Io sono la donna di Al — disse rivolta al cielo.
— Quale Al? — chiese Hawks.
— Che cosa gli sta succedendo? — domandò lei di rimando, muovendo solo le labbra. — Che cosa gli fai?
— Non lo so, esattamente — disse Hawks. — Aspetto di scoprirlo.
Claire si levò a sedere e si girò per guardarlo in faccia: i seni si muovevano sotto il costume allentato. — Hai una specie di coscienza? — chiese. — C'è qualcuno che non sia indifeso, davanti a te?
Hawks scosse il capo. — La domanda non è valida. Io faccio quello che devo fare. Nient'altro.
Claire sembrava quasi ipnotizzata. Si fece un poco più vicina.
— Voglio andare a vedere se Al sta bene — disse Hawks, alzandosi.
Claire inarcò il collo e levò lo sguardo verso di lui. — Hawks — mormorò.
— Scusami, Claire. — Lo scienziato girò intorno alle gambe della donna e si avviò verso la casa.
— Hawks — ripete lei, con voce rauca. La parte superiore del costume da bagno era scivolata quasi completamente giù dai seni. — Questa notte dovrai prendermi.
L'uomo non si fermò.
— Hawks… ti avverto!
Hawks spalancò la porta e scomparve oltre la vetrata inondata dal sole.
Com'è andata? — rise Connington, dalle ombre del bar, all'estremità opposta del salone. Venne avanti: portava un paio di calzoncini stampati, e la cintura stretta gli faceva delle grinze alla pelle dello stomaco. Teneva sul braccio una camicia da spiaggia ripiegata e reggeva una caraffa di peltro e due bicchieri. — Visto da qui, è un po' come un film muto — disse indicando con un cenno del capo la parete di vetro che guardava sul prato e la piscina. — Magnifico per l'azione, ma un po' scarso come dialoghi.
Hawks si voltò a guardare. Claire era ancora seduta, e guardava in direzione di quella che doveva essere una barriera di immagini riflesse e lampeggianti di se stessa.
— A un uomo fa effetto, vero? — ridacchiò Connington. — Con lei, essere avvisati non significa essere salvati. È uno spirito elementare. È una forza della natura… la marea che sale, l'avvento delle stagioni, un eclissi di sole. — Guardò nella caraffa, dove il ghiaccio che galleggiava sul liquido aveva cominciato a tintinnare. — Creature simili non possono venire considerate buone o malvagie — disse, stringendo le labbra. — Non dagli uomini mortali. Hanno le proprie leggi, ed è inutile contrastarle. — Alitò in faccia a Hawks. — Nascono tra noi… passeggiatrici, entraineuses , commesse dei grandi magazzini… ma si dimostrano degne della loro eredità. Guai a noi, Hawks. Guai a noi che seguiamo il passaggio di queste comete.
— Dov'è Barker?
Connington fece un gesto con la caraffa. — Di sopra. Ha fatto la doccia, ha minacciato di sbudellarmi se non mi spostavo per lasciarlo passare in corridoio, ed è andato a letto. Ha messo la sveglia per le otto. Ha ingurgitato un bicchiere di gin per aiutarsi. Dov'è Barker? — ripeté Connington. — Nella terra dei sogni, Hawks… qualunque fosse la terra dei sogni che lo attendeva.
Hawks guardò l'orologio.
— Tre ore, Hawks — disse Connington. — Tre ore, e in questa casa non c'è un Sovrano. — Girò attorno allo scienziato, avviandosi verso la porta esterna. — Yoicks! - gridò con voce impastata, alzando la caraffa in direzione di Claire. Spinse goffamente la porta con la spalla, lasciando sul vetro una chiazza umida.
— Tally ho!
Hawks si avvicinò al bar. Cominciò a frugare, e trovò una bottiglia di scotch. Mise ghiaccio e acqua in un bicchiere, poi alzò gli occhi e vide che Connington aveva raggiunto Claire e stava ritto accanto a lei. La donna era distesa sul ventre, rivolta verso la piscina, con il mento appoggiato alle braccia incrociate. Connington stava versando goffamente il contenuto della caraffa nei due bicchieri che reggeva con l'altra mano.
Hawks si diresse lentamente al divano ricoperto di pelle davanti alla finestra, e sedette. Si accostò alle labbra l'orlo del bicchiere, puntellando i gomiti sulle cosce. Cinse il bicchiere con entrambe le mani, tenendolo leggermente, e lo inclinò per poter sorseggiare. La metà inferiore del suo viso era inondata dalla luce rossastra del sole, screziata da fioche sfumature d'ambra e di punti vitrei di riflessi mutevoli. La radice del naso e la parte superiore del viso erano sotto un velo d'ombra.
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