Algis Budrys - Il satellite proibito

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La fantascienza è l’unico genere letterario nel quale l’uomo sia direttamente e concretamente posto a confronto con l’infinito. In questo dato risiede il suo fascino principale: perchè dall’infinito emerge l'enigma, l’ignoto, l’incubo, ed il confronto si trasforma in una sfida. Questo romanzo di Algis Budrys (un autore che i lettori di «Futuro» hanno già avuto modo di apprezzare) ripropone uno dei temi più classici della narrativa fantascientifica: quello della minaccia nascosta in un mondo sconosciuto, del mistero che deve essere rivelato a rischio della vita. Il mondo che cela l’enigma, e dà corpo alla sfida, è il nostro satellite naturale: la Luna, che l’uomo ha appena sfiorata, e che cela nelle sue viscere un segreto mortale. Cosa si nasconde in fondo al labirinto dal quale nessun esploratore è mai uscito vivo? Quale intelligenza maligna ha potuto concepire una trappola cosi crudele e mostruosa? L’intelletto umano non possiede strutture adeguate a scandagliare un abisso così folle e contorto, anche perchè la «cosa» che si cela in fondo all’abisso è a sua volta al di là della follia e dell’assurdo. «Il satellite proibito» è il più originale e famoso tra i romanzi di Budrys.
Nominato per il premio Hugo per il miglior romanzo in 1961.

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— Adesso? — Hawks sorrise, da una grande distanza. — No… Pensavo a qualcosa d'altro. Pensavo a come si fanno le radiografie.

— E cioè?

Hawks scosse il capo. — È complicato. Quando un medico sottopone un malato alla radiografia, ottiene una lastra che mostra le macchie nei polmoni, o il calcio nelle arterie, o il tumore nel cervello. Ma per guarire quell'uomo, il medico non può prendere le forbici e ritagliare via la macchia dalla lastra. Deve prendere in mano un bisturi, e deve decidere se potrà arrivare al male senza tagliare una parte dell'organismo che non può essere tagliata. Deve decidere se il suo bisturi è abbastanza affilato per distaccare i tessuti maligni da quelli sani, o se nell'uomo il male si riformerà partendo da quello che sarà rimasto… se quell'individuo dovrà venire operato ancora chissà quante volte. Tagliuzzare la lastra radiografica non serve a nulla. Lascia solo un buco nella celluloide. E anche se vi fosse un sistema per modificare l'apparecchio in modo che non radiografasse il male, e se vi fosse un sistema per dar vita alla lastra, questa avrebbe comunque un buco dov'era il male, come se il chirurgo l'avesse aggredita con il bisturi. Morirebbe a causa della ferita.

«Perciò, sarebbe necessaria una lastra radiografica le cui sostanze chimiche non soltanto non riproducessero il male, ma riproducessero al suo posto i tessuti sani. Ci vorrebbe un apparecchio capace di riordinare intelligentemente i granuli d'argento sulla pellicola. E chi potrebbe costruire un apparecchio del genere? Come posso riuscirci, Elizabeth? Come farò a costruire una macchina così?»

Elizabeth gli sfiorò la mano, sulla porta. Le dita di Hawks fremettero. Lei disse: — Ti prego, chiamami ancora, appena puoi.

— Non so quando potrò — rispose Hawks. — Questo… questo progetto di cui mi occupo mi porterà via molto tempo, se andrà bene.

— Chiamami appena puoi. Se non sono qui, mi trovi a casa.

— Ti chiamerò. — Mormorò: — Buonanotte, Elizabeth. — Teneva la mano abbandonata lungo la gamba: il braccio cominciò a tremare. Si voltò prima che lei lo sfiorasse di nuovo e scese rapidamente le scale, mentre l'eco dei suoi passi lo seguiva, goffamente.

PARTE QUINTA

1

La mattina dopo Hawks era seduto nel suo ufficio quando Barker bussò all'uscio ed entrò. — La guardia al cancello mi ha detto di venire qui. — Misurò con gli occhi il volto di Hawks. — Ha deciso di licenziarmi, o qualcosa del genere?

Hawks scosse il capo. Chiuse il fascicolo che stava in cima al grosso mucchio sulla scrivania, e indicò l'altra sedia. — Si accomodi, prego. Deve pensare a parecchie cose, prima di andare in laboratorio.

— Sicuro. — L'espressione di Barker si rilassò. Si avviò sul pavimento nudo, a colpi secchi dei tacchi degli stivali. — E a proposito, buongiorno dottore — aggiunse, sedendo e accavallando le gambe. La rotula metallica spiccava nettamente sotto la stoffa di canapa tesa sul ginocchio.

— Buongiorno — fece laconico Hawks. Aprì il fascicolo e ne estrasse un grosso foglio piegato, lo allargò sul piano della scrivania, di fronte a Barker.

Senza guardarlo, Barker disse: — Claire vuole sapere che cosa sta succedendo.

— Gliel'ha detto?

— Quelli dell'FBI mi hanno forse qualificato come uno sciocco?

— Non per quello che li riguarda.

— Spero che la sua risposta sia identica. Mi limitavo a segnalarle un fatto che potrebbe interessarle. — Barker sorrise. — Mi è costato una notte di sonno.

— È capace di produrre un massimo sforzo fisico per cinque minuti, questo pomeriggio?

— Se non ne fossi capace, lo direi.

— Benissimo, allora. Cinque minuti. Ora… ecco dove andrà. — Toccò la mappa. — Questa è la parte esplorata sull'altra faccia della Luna.

Barker aggrottò la fronte e si sporse a guardare le linee segnate nettamente, il rettangolo di territorio circondato da aree schizzate a tratti leggeri e segnati dalla scritta «Mancano dati attendibili.»

— Un territorio accidentato — disse. Poi alzò la testa. — Esplorato?

— Rilevamenti topografici. La Marina ha un avamposto che si trova lì. — Hawks puntò il dito su di un minuscolo quadratino. — Appena oltre l'orlo del disco visibile alla massima librazione. E qui… — indicò un cerchio irregolare un poco più grande, distante mezzo centimetro — è dove andrà lei.

Barker inarcò un sopracciglio. — E i russi non ci trovano niente da ridire?

— L'intera carta — disse paziente Hawks — copre settantacinque chilometri quadrati. Le installazioni della Marina e il luogo dove andrà lei sono contenuti in un'area di circa un chilometro quadrato. In pratica, sono le uniche formazioni non naturali visibili dall'alto. Le altre sono il ricevitore di materia accanto alla base della Marina e una torre di collegamento presso l'orlo del disco visibile. Sono camuffati… tutti, tranne il posto dove andrà lei, che non si può nascondere. Ma le radiofoto trasmesse il mese scorso dal razzo circumlunare russo inquadrano un'area di almeno cinquecentomila chilometri quadrati di superficie lunare. Lei riuscirebbe a vedere una mosca sulla torre televisiva dell'Empire State Building? Con un paio di occhiali sporchi?

— Ci riuscirei, se fossi lassù con la mosca.

— Ma i russi non ci sono. Pensiamo che abbiano un'installazione telemetrica automatica, da qualche parte, sulla faccia visibile della Luna, e prevediamo che l'anno prossimo mandino lassù degli uomini. Non l'abbiamo ancora trovata, ma secondo le predizioni statistiche la loro base dovrebbe essere a circa novemila chilometri dalla nostra installazione. Non credo che dobbiamo preoccuparci di chiedere permesso a nessuno, per proseguire con il nostro programma. Comunque, noi siamo lì, ed è là che andrà lei oggi… Adesso lasci che le spieghi com'è accaduto.

Barker si appoggiò alla spalliera della sedia, incrociò le braccia e inarcò le sopracciglia. — I suoi modi professorali mi piacciono molto — mormorò. — Ha mai pensato di darsi all'insegnamento, dottore?

Hawks alzò la testa per fissarlo. — Non posso permettere che lei muoia di ignoranza — disse finalmente. — È… è libero di andarsene di qui quando vuole e di rompere ogni rapporto con noi. Questa mattina, Connington ha consegnato all'azienda le sue autorizzazioni e il contratto. Se l'ha letto, ricorderà la clausola che le permette di annullarlo.

— Oh, resterò, dottore — rispose Barker, in tono disinvolto.

— Grazie.

— Prego.

— Barker, lei non vuol saperne di facilitarmi le cose, vero?

— Non sono molto entusiasta di lei, dottore.

Hawks smosse con la destra il mucchio di fascicoli e li guardò. — Ha ragione. La pietà è solo un'invenzione culturale recente, per gli esseri umani. — Poi disse, in tono meticoloso: — Parliamo di lavoro. All'inizio di quest'anno, l'Aviazione ha ricevuto una radiofoto scattata da un razzo che aveva cercato d'inserire in un'orbita lunare. Il razzo si avvicinò troppo e precipitò da qualche parte, oltre l'orlo dell'emisfero visibile. Per un caso fortunato, quell'unica fotografia mostrava questo. — Tolse dal fascicolo un ingrandimento lucido, venti per venticinque, e lo passò a Barker. — Come vede, è quasi irrimediabilmente sbiadita e striata dagli errori di trasmissione dell'apparecchio del razzo. Ma quest'area, in parte visibile in quest'angolo, qui… è chiaro che non si tratta d'una formazione naturale.

Barker guardò la foto, aggrottando la fronte. — È la stessa di cui mi ha mostrato la fotografia presa al suolo?

— Ma quella venne scattata molto tempo dopo. Questa, invece, mostrava semplicemente che sulla Luna c'era qualcosa la cui grandezza e la cui natura non erano determinate dalla foto, ma che non somigliava a nulla di lunare né di terrestre, a quanto se ne poteva sapere. In seguito ne abbiamo prese le misure, come meglio abbiamo potuto, e possiamo dire che ha un diametro approssimativo di cento metri e un'altezza di venti, con irregolarità e particolari amorfi, che è impossibile descrivere esattamente. Sappiamo ancora pochissimo della sua natura… ma questo per ora non c'entra. Quando l'oggetto venne scoperto, il governo decise che bisognava studiarlo. Ci si aspettava che l'altra faccia della Luna non presentasse nulla di straordinariamente diverso da ciò che si trova sull'emisfero visibile. Considerando le situazioni diverse della missilistica russa e americana, diventava evidente che, se non ci fossimo mossi in fretta, i russi avrebbero avuto tutte le possibilità di fare una scoperta di primissimo ordine, di cui non potevamo indovinare la natura ma la cui importanza poteva essere enorme… forse addirittura decisiva, per quanto riguardava il dominio della Luna.

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