«No, aspetta… aspetta. Nessuno mi nota, in realtà. Arrivi tu e chiedi a tutti quelli che mi hanno incontrato se mi hanno visto. Qualcuno dice di sì; molti non lo sanno. Prendi quelli che hanno detto di sì, e chiedi che pantaloni portavo. Potrebbero essere pantaloni da lavoro, o di gabardine o quelli dello smoking, con le strisce di seta nera.»
«Questo non c'entra con il sesso.»
«Aspetta, aspetta. Adesso immagina che io esca per andare al drugstore , e ci vada senza pantaloni.»
«Senza pantaloni?»
«Uh-uh. Chi se ne accorge?»
«Non faresti neanche cinquanta metri. Non avresti il coraggio di arrivare neppure alla casa di Palmer!»
«Lo notano tutti… giusto! Così… . il sesso. Se uno ne ha abbastanza, poco importa di che specie sia, purché non sia troppo strano: si fa gli affari suoi, non ci pensa, non dà fastidio agli altri. Ma quando ne è privo, oh, ragazzi! Non fa altro che pensare a quello, e solo a quello, e dà fastidio a tutti quelli che gli capitano a tiro. Come Tillie.»
«Oh, non è questo che darebbe fastidio a Tillie!»
«Non è questo che intendo dire. Voglio dire, per Tillie adesso è così. Ecco che cosa la turba, ecco perché non potete andare al bowling, perché lei è troppo nervosa.»
«Credo che tu abbia ragione, sai, quando dici che il sesso è come i pantaloni. Solo, non andare a parlarne in giro, o la gente dirà che tu racconti che Tillie non porta i pantaloni.» Jeannette ride. «Che pensiero! Un vecchio paio di pantaloni.»
«Già. Qualcosa di vecchio, qualcosa di nuovo, qualcosa di prestato, qualcosa di azzurro.»
«Stai buono, e non provartici!»
Nel corridoio incontrarono Mielwis, che disse: «Come va, Charlie Johns?».
«Sono qui» disse Charlie con calore. «Credo che voi siate la cosa più straordinaria che sia mai esistita su questo vecchio pianeta, voi ledom. È sufficiente per rendere un individuo veramente religioso, la comparsa di una mutazione come voi, proprio quando il resto di noi sta andando in fumo.»
«Alloro ci approvi.»
«Quando ci si abitua all'idea… ecco, direi di sì! Dio, è un peccato che non ci fosse qualcuno di voi… a… a predicare o qualcosa di simile. Dico sul serio.»
Mielwis e Philos si scambiarono un'occhiata.
«No» disse Philos, come se fossero lontani da Charlie, al di fuori della portata del suo udito. «Non ancora.»
«Ma sarà presto?»
«Credo che andremo sull'Orlo» disse Philos. «Solo Charlie e io.»
«Perché?» chiese Mielwis.
Philos sorrise, e le luci buie dei suoi occhi lampeggiarono. «Ci vuole un po' di tempo, per tornare indietro.»
Allora anche Mielwis sorrise e annuì. «Sono contento che tu pensi bene di noi, Charlie Johns» disse. «Spero che sarà sempre così.»
«Che altro?» disse Charlie, mentre svoltava lungo un corridoio, insieme a Philos. Scesero lungo un pozzo, e quando furono nel crocevia, Charlie domandò: «Di che cosa volevi parlarmi?».
«C'è ancora qualcosa che tu non sai» disse Philos, facendo un cenno di saluto a un bambino che lo salutò a sua volta radioso.
«Qualcosa che hai intenzione di mostrarmi dall'Orlo?»
«Ciò che ho detto a Mielwis» rispose Philos, senza rispondere alla domanda «era, in effetti, che dopo che ti avrò detto il resto, una bella passeggiata ti aiuterà a inghiottirlo.»
«È così difficile da accettare?» rise Charlie.
Philos non rise. «È così difficile da accettare.»
Charlie smise di ridere; e uscirono dal Centro Medico, si avviarono sul terreno in una direzione nuova per Charlie.
«Sento la mancanza del buio» disse Charlie dopo un po', alzando lo sguardo verso il cielo argenteo. «Le stelle… e l'astronomia, Philos, e la geofisica, e tutto il resto, tutto ciò che richiede una portata più ampia dei boschetti di olivi e dei campi delle fattorie.»
«Ce n'è in abbondanza negli schedari del cerebrostilo, nel caso che diventi importante all'improvviso. Per il momento» disse Philos «aspetterà.»
«Che cosa?»
«Un mondo in cui si possa vivere.»
«Quanto tempo ci vorrà?»
Philos alzò le spalle. «Nessuno può ancora dirlo. Seace pensa che dovremmo mettere in orbita un satellite ogni cento anni, per controllare.»
«Ogni cento anni? Per amor di Dio, Philos… per quanto tempo intendete rimanere imbottigliati qui dentro?»
«Per il tempo necessario. Senti, Charlie, l'umanità ha guardato verso l'esterno per migliaia di anni. Negli archivi vi sono più informazioni sulla composizione delle stelle nane bianche di quante ve ne siano sulla struttura della terra che sta sotto i nostri piedi. È una buona analogia; noi abbiamo bisogno di equilibrare un po' le cose, trascorrendo un certo tempo a guardare all'interno invece che all'esterno. Come disse uno dei vostri scrittori… Wylie, mi pare… noi dobbiamo allontanarci dall'esame dell'oggetto e imparare a conoscere il soggetto.»
«E nel frattempo siete bloccati!» gridò Charlie, e agitò una mano per indicare un ledom che, in lontananza, stava strappando le erbacce. «Che intendete fare… rimanere immobili per diecimila anni?»
«Che cosa sono diecimila anni» chiese Philos, serenamente, «nella storia di una razza?»
Camminarono in silenzio sul terreno ondulato, fino a che Charlie scoppiò in una breve risata quasi di imbarazzo e disse: «Credo di non essere abituato a pensieri così importanti… Senti, sono ancora confuso circa il modo in cui hanno cominciato i ledom».
«Lo so» disse Philos in tono riflessivo. «Bene, per quanto riguarda i primi due… fu fatta passare la voce a un gruppo di persone molto intelligenti e lungimiranti. Come ti ho detto per mezzo del cerebrostilo, si preoccuparono di nasconderci la loro identità, e puoi essere certo che con il resto del mondo furono dieci volte più prudenti. L' homo sapiens non avrebbe accettato alla leggera l'idea di venir soppiantato; ho ragione?»
«Temo di sì.»
«Anche se la nuova specie non rappresentava una concorrenza diretta» annuì Philos. «Bene, dunque; anche se non sappiamo direttamente chi fossero, è chiaro che debbono avere avuto consiglieri molto abili in una decina di campi. Realizzarono il primo cerebrostilo, per esempio, e fecero quasi tutto il lavoro basico sul campo-A, anche se non credo che il primo campo sia stato veramente generato a quei tempi.
“Non saprei dire se abbiano lavorato su di noi… per noi… fino alla loro morte, o se abbiano portato il lavoro fino a un certo punto e poi ci abbiano isolati e siano ritornati al luogo da cui provenivano. So con certezza soltanto che c'era una piccola colonia di giovani ledom in una grande caverna in una montagna, che si apriva su una valle altrimenti inaccessibile. I ledom non misero mai piede in quella valle fino a che il campo-A non fu realizzato e non servì a formare la cupola.»
«Allora l'atmosfera non era radioattiva!»
«No, non lo era.»
«Allora in realtà i ledom coesistettero con l' homo sapiens , almeno per un certo tempo!»
«Infatti. L'unico modo in cui avrebbero potuto venire scoperti sarebbe stato… dall'alto. Naturalmente, una volta che venne pronto il campo-A, anche questo non fu più un problema.»
«Che cosa sembra, visto dall'alto?»
«Mi hanno detto» disse Philos «che sembra un normale gruppo di montagne.»
«Philos, voi ledom vi somigliate molto l'uno all'altro. Siete… eravate tutti una famiglia?»
«Sì e no. Secondo me, in principio ci sono stati due di noi, che non avevano parentela tra loro. Tutti gli altri sono discesi da quei due.»
Charlie rifletté un momento, poi decise di non formulare la domanda che aveva in mente. Chiese, invece: «Uno potrebbe andarsene da qui?».
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