«Scusami, Philos. Non intendevo scandalizzare nessuno.»
«Sono io che ti chiedo scusa. Sono sorpreso di essermi scandalizzato, e mi dispiace di avertelo fatto capire.»
Poi, da un orto, Grocid li salutò, e Philos chiese: «Hai sete?». E deviarono verso la casetta bianca. Fu bello, per un po', distogliere l'uno l'attenzione dall'altro. Era bello andare a guardare di nuovo quella terracotta.
Herb è ritto nell'oscurità spruzzata dalla luce della luna e guarda sua figlia. È scivolato fuori dal letto ed è andato lì perché, altre volte, si è accorto che gli fa bene quando è confuso, ferito, perplesso. Non è facile esprimere sentimenti di violenza e di inquietudine mentre, senza respirare, ci si china, per esaminare, alla luce della luna, le palpebre abbassate d'un bimbo addormentato.
Il suo disagio è cominciato tre giorni fa, quando il suo vicino Smith, con distratta amarezza, gli ha lanciato un'osservazione al di là del muretto. In se stessa l'osservazione era sembrata disperdersi come un cattivo odore; aveva parlato d'una questione politica e la conversazione si era dispersa in un vortice di sciocchezze. Eppure, da allora aveva scoperto di aver portato via dentro di sé quell'osservazione; era come se Smitty, contagiato da una malattia, fosse riuscito a contaminare anche Herb.
Quel pensiero è con lui e non riesce a scacciarlo.
Gli uomini sono nati dalla parte più lurida di una donna.
Herb dissocia quell'osservazione da Smith, un uomo che ha i suoi guai e il suo speciale background , di cui non è del tutto responsabile. Ciò che turba Herb Railes è qualcosa di molto più grande; si sta chiedendo qual è il significato dell'umanità, da quando è scesa dagli alberi, di tutte le cose diverse che ha fatto e che è stata, se un uomo può dire una cosa tanto sudicia.
Oppure è qualcosa di più d'una battuta oscena… è vero, o almeno quasi vero?
È questo che significa la macchia inevitabile del Peccato Originale? È il disgusto degli uomini verso le donne che spinge tanti di loro a trattare le donne con tanto disprezzo? È questo che rende così facile sostenere che i Don Giovanni, con tutta la loro fame di donne, in realtà cercano soltanto di punirne il più possibile? È questa certezza che spinge un uomo, dopo aver passato da bambino, come Freud insegna, un periodo di fissazione per la madre, a fare dietro-front e a odiarla?
Quando gli uomini hanno cominciato a trovare spregevole la femminilità… quando ne hanno cominciato a dichiarare impuri i flussi mensili, e a praticare quel rito noto come la vecchia purificazione post-natale?
Perché io non penso così, si dice, in silenzio, devotamente. Io amo Jannette perché è una donna, e l'amo completamente.
Karen sospira contenta nel sonno. L'ira e il terrore e l'offesa dei pensieri di Herb svaniscono, e lui sorride sopra Karen.
Nessuno, pensa, ha mai scritto per esaltare l'amore paterno. L'amore materno dovrebbe essere un'espressione magica del volere di Dio o qualcosa di simile, o forse l'attività di certe ghiandole. Dipende da chi ne parla. Ma l'amore paterno… è una cosa maledettamente buffa, l'amore paterno. Lui ha visto un uomo, per il resto mite e civile, infuriarsi pazzamente perché “qualcuno ha fatto qualcosa a mio figlio”. Sa, per esperienza che, dopo un poco, questo amore paterno comincia a estendersi: comincia a provarlo, in misura ridotta, verso tutti i bambini. Ma da cosa deriva? I bambini non stanno mai nel grembo del padre, non si nutrono dal suo corpo; l'amore materno ha un senso, è logico; un bambino cresce dalla carne della madre, quasi come un naso. Ma il padre? Oh, occorrono circostanze molto speciali perché un padre ricordi quei particolari due o tre secondi di spasimi che hanno dato la vita al figlio.
Come mai a nessuno è mai venuto in mente di dire che l'umanità era piena di figli di vacca perché è uscita dalla parte più lurida di un uomo? Non è mai venuto in mente a nessuno, mai.
Perché, dicono, l'uomo è superiore. L'uomo… l'umanità (e, oh, sì, le donne hanno imparato il trucco!) L'umanità ha un bisogno disperato di sentirsi superiore. Questo non deve infastidire la ridottissima minoranza che è veramente superiore, ma certamente turba la maggioranza che non lo è affatto.
Se sei un buono a nulla, allora l'unico modo per dimostrare che tu sei superiore, è rendere inferiore qualcun altro. È stato questo silenzio assillante dell'umanità che, fino alla preistoria, ha spinto un uomo a mettere i piedi sul collo al suo vicino, una nazione a sottometterne un'altra, una razza a calpestare un'altra razza. Ma è quello che gli uomini hanno sempre fatto con le donne, anche.
Le hanno trovate veramente inferiori, tanto per cominciare, e hanno imparato da questo a cercare di sentirsi superiori al resto… alle altre razze, alle altre religioni, alle altre nazionalità, alle altre occupazioni?
O è stato vero il contrario, gli uomini hanno reso inferiori le donne per la stessa ragione per cui hanno tentato di dominare gli altri? Quale è la causa, quale è l'effetto?
E… non si tratta soltanto di autoconservazione? Le donne non dominerebbero gli uomini, se ne avessero la possibilità? Non è quello che stanno cercando di fare adesso? Non l'hanno già fatto, qui a Begonia Drive?
Guarda la mano di Karen, nella luce della luna. L'aveva vista per la prima volta quando Karen aveva un'ora, ed era rimasto stordito dalla perfezione delle unghiette minuscole, di tutto… così piccola! così piccola! Così perfetta. Ed è questa manina che prenderà le redini, Karen, e tirerà i fili, Karen? Sei venuta in un mondo che nel suo intimo ti disprezza, Karen?
L'amore paterno lo invade, e, pur senza muoversi, per un attimo di trasporto si vede ritto come un guerriero tra quei figli di vacca nati nel fango e la sua piccina.
«Nasive…»
Il ledom, raggiante di gioia, si fermò accanto a Charlie davanti al gruppo di terracotta, sorrise e rispose: «Sì?».
«Posso farti una domanda?»
«Qualsiasi domanda.»
«Una domanda confidenziale, Nasive. Faccio male a rivolgertela?»
«Non credo.»
«Se eccedessi, non te la prenderesti a male? Io sono forestiero, qui.»
«Chiedi.»
«È una domanda che riguarda Philos.»
«Oh.»
«Perché tutti sono così duri con Philos? Permetti di ritirare questa domanda» si corresse prontamente. «Era un po' troppo forte. È che tutti sembrano… disapprovare. Non tanto lui, ma qualcosa che lo riguarda.»
«Oh» disse Nasive. «Non credo che abbia molto importanza.»
«Allora non hai nessuna intenzione di dirmelo.» Vi fu un silenzio impacciato. Poi Charlie disse: «Io dovrei imparare tutto quello che posso su Ledom. Credi o no che potrei imparare meglio se sapessi qualcosa di ciò che non va, a Ledom? Oppure dovrei giudicare soltanto sulla base di…» e indicò la statua «di ciò che voi preferite, in voi stessi?»
Come già gli era capitato con Philos, Charlie si trovò di fronte a un ledom immediatamente, completamente disarmato. L'impatto della varietà su quella gente era in apparenza enorme.
«Non potresti avere più ragione, Charlie Johns, e io non avrei dovuto esitare. Ma… per riguardo a Philos, devo a mia volta chiederti la tua fiducia. È una faccenda che riguarda Philos, in fin dei conti, e non te e me.»
«Non gli farò capire che io so.»
«Benissimo, allora. Philos si tiene un po' appartato da tutti noi. In primo luogo, c'è attorno a lui un alone di segretezza… che in un certo senso è utile; ha accesso a molte cose da cui gli altri sono esclusi. Ma si ha l'impressione che lui… preferisca così, mentre per un ledom normale questo sarebbe un dovere, ma un dovere molto pesante.»
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