Sheri Tepper - Pianeta di caccia

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Pianeta di caccia: краткое содержание, описание и аннотация

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Marjorie Westriding Yrarier è stata inviata sul pianeta Grass per rispondere a un misterioso interrogativo: un contagio si sta spargendo fra le stelle, un’epidemia mortale che minaccia di distruggere la razza umana. Nessun pianeta ne è rimasto immune, tranne Grass. Perché?
Poco si conosce di Grass, se non che si tratta di un luogo idilliaco, dove la natura è assolutamente intatta e l’ambiente conserva un perfetto equilibrio. Interamente coperto dalle più strane varietà di vegetazione che si possano immaginare, il pianeta è un’autentica anomalia cosmica. Un gruppo di famiglie giunte secoli prima per colonizzarlo hanno edificato rapidamente una nuova società, ignorando la presenza aliena e creando un’aristocrazia che ruota attorno all’evento della Caccia. Con il passare delle generazioni, la vita su Grass e i vari usi e costumi sono sempre più sprofondati nel mistero e la Caccia, evento già ben noto sulla Terra, si è ora trasformato in uno strano rito, tremendo e inquietante. Già, perché qual è la vera natura e la vera funzione delle creature che partecipano alla Caccia, che cosa si nasconde dietro questo ciclico rituale e soprattutto... qual è la preda? Come ben presto intuisce Lady Westriding, su questo strano pianeta lontano milioni di chilometri vi sono più misteri di quanti se ne possano immaginare.
Un romanzo originalissimo, magistrale nel ritratto di un’ecologia aliena e nello studio dei
Nominato per i premi Hugo e Locus per in 1990.

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La madre lo considerava un uomo e lo ammirava molto.

Al contrario, il padre lo giudicava ancora un ragazzino e se ne rammaricava, perché ciò gli impediva di informarlo sul vero scopo della missione, nonché di poter contare maggiormente sul suo aiuto.

Altrove, proprio in quell’istante, l’obermun bon Haunser stava dicendo ad alcuni aristocratici: — Da un punto di vista sociale, il ragazzo, Anthony, costituisce un problema tutt’altro che irrilevante. E lo stesso vale per la ragazza, Stella. Dobbiamo impedire ai nostri giovani di frequentarli. — E si chiese come avrebbero reagito gli Yrarier non appena si fossero resi conto della situazione. In particolare, temeva lo sguardo furente di lady Westriding: Ha gli occhi che sembrano coltelli molto affilati , pensò.

In quel momento, però, il temibile sguardo stava tagliando soltanto una parte della caverna degli Hippae: — Lungo questa parete potremmo costruire una mezza dozzina di comodi stallaggi, e in ognuno potremmo aprire un accesso diretto all’esterno. Fuori si potrebbe costruire un piccolo recinto, e poi, all’arrivo dell’inverno. — Sgomenta, Marjorie tacque, chiedendosi in che modo sarebbe stato possibile accudire i cavalli durante l’inverno grassiano, che le era stato descritto come terribile.

— Però ce ne andremo prima dell’inverno, vero? — Ciò detto, Anthony si accorse di aver tradito la propria apprensione, e subito rimediò chiedendo, con più calma: — È possibile che la missione duri tanto a lungo?

Rigo scosse la testa: — Non lo sappiamo, Tony.

— Ma che tipo di cavalli possono mai essere, questi Hippae? — meditò Marjorie, nel girarsi ad osservare gli angoli bui della vasta grotta. — Sembra la tana di una famiglia di tassi, però immensa.

— La tana di una famiglia di tassi? — ripeté Stella, beffarda. — Mi sorprendi, mamma. — Con un sorriso da sirena, scosse la lunga chioma che le fluiva sulle spalle come una cascata corvina. Poi guardò cupamente i genitori con gli occhi dalle lunghe ciglia, e aggiunse, senza cordialità: — Quand’è stata l’ultima volta che hai visitato una tana di tassi? — Senza tener conto dei suoi desideri, il padre e la madre avevano insistito affinché lei pure li accompagnasse su Grass, ma senza sapergliene spiegare il motivo. Quindi Stella si sentiva come se avesse subìto un affronto personale, o come se fosse stata vittima di una sorta di stupro, e non perdeva occasione per rinfacciarlo ai genitori: — In qualche altra vita, forse? — riprese, sempre in tono beffardo. — Oppure in un’altra epoca?

— Quando ero una bambina viziata — rispose Marjorie, con voce ferma. — Molto, molto tempo fa, quando ero inconsapevole della mia dignità, proprio come sto per tornare ad essere. Sì, sto per trasformarmi in una dolce vecchietta sedentaria. Ho bisogno di cibo, molto cibo, e di un buon libro, e di sonno. Qua ci sono troppe cose strane: persino i colori non sono giusti.

Infatti era così. Usciti dalle caverne, percorrendo il vialetto che conduceva alla residenza, gli Yrarier furono indotti dal commento di Marjorie ad osservare con particolare attenzione i colori, e così constatarono che non erano affatto giusti. Il cielo avrebbe dovuto essere azzurro, ma non lo era. La prateria avrebbe dovuto avere il colore dell’erba secca, eppure sembrava malva pallido e zaffiro ancor più pallido, come se fosse illuminata da un riflettore.

— È soltanto una impressione dovuta al fatto che questo mondo ci è estraneo — disse Tony, nel tentativo di confortare la madre, perché desiderava esser confortato a sua volta. Sulla Terra aveva lasciato una ragazza che contava molto per lui, e alcuni amici che gli erano cari, e molti progetti di studio e di vita; perciò desiderava che tale sacrificio avesse scopi e motivi che trascendessero un mero soggiorno, più o meno prolungato, in quel mondo gelido e ostile, dagli strani colori. Neppure a lui era stato rivelato il vero scopo della missione, tuttavia era convinto che esso fosse così importante come gli aveva assicurato la madre, perché aveva in lei una fiducia incrollabile. Era fiducioso per indole, proprio come Marjorie alla sua età, quando si era sposata.

— Parteciperemo alla Caccia — dichiarò Rigo, in tono risoluto. — Per allora i cavalli si saranno completamente ripresi.

— No — scosse la testa Marjorie. — A quanto pare, non ci è permesso.

— Non essere ridicola! — ribatté Rigo senza riflettere, come spesso faceva. E subito s’irritò nel notare l’espressione addolorata della moglie.

— Rigo, mio caro! Non puoi certo pensare che questa sia un’idea mia! — Nell’unico modo che le era possibile, ossia con una breve risata lieve, Marjorie mostrò di giudicare il marito ottuso e sgarbato. — L’obermun bon Haunser ha rischiato di perdere il suo impeccabile autocontrollo, quando ho suggerito semplicemente che potremmo partecipare alla Caccia come osservatori, a cavallo. A quanto pare, è già stato deciso altrimenti.

— Dannazione, Marjorie! E allora perché saremmo stati mandati qua, tu ed io, se non per i cavalli?

Non era una domanda a cui si potesse rispondere, perciò Marjorie non tentò neppure.

In silenzio, Rigo la fissò, furibondo, e Stella la scrutò a sua volta, ridacchiando fra sé e sé, godendo di quella discordia, mentre Tony manifestava il proprio disagio schiarendosi la gola, come sempre nell’assistere a un litigio fra i genitori, e mormorava: — Ehm. Sicuramente.

— Pensavo che fossimo qui per qualcosa d’importante — commentò Stella, in tono beffardo. E così distolse involontariamente da Marjorie l’ostilità del padre, attirandola su di sé.

— Se così non fosse, non saremmo certo partiti! — sbottò Rigo, con voce tagliente. — Anche le nostre vite sono state completamente sconvolte! E non siamo certo più affascinati da Grass di quanto lo sia tu! Anche noi, come te, preferiremmo essere ancora a casa, a continuare normalmente le nostre attività. — Col frustino che impugnava, sferzò un ciuffo d’erba che si curvava sul sentiero: — Perché non possiamo partecipare alla Caccia?

— Lo ignoro — rispose Marjorie, tranquilla, nel tentativo di calmare tutti. — Ma è chiaro che non ci è permesso. Per quello che vale, ambasciatore, il mio consiglio è questo: rispettare le disposizioni dello scostante e ostinato Haunser, fino a quando avremo scoperto cosa sta succedendo qui. Dopotutto, non siamo aristocratici. Inoltre, l’obermun bon Haunser mi ha fatto chiaramente capire che la Santità e la Terra non sanno assolutamente niente di Grass.

Forse Rigo avrebbe replicato, se in quel momento non si fosse udito una voce che sembrava quella di un’anima tormentata. Parve un rombo di tuono o di cascata, oppure l’esplosione di un piccolo pianeta, eppure non vi fu alcun dubbio che provenisse dalla gola, dai polmoni, dal corpo, di una creatura indescrivibile e innominabile. Comunque, fu un grido di solitudine disperata.

— Cosa… — ansimò Rigo, immobile, all’erta. — Cos’era?

Attesero tutti, pronti a scattare, forse a fuggire; ma nulla accadde.

In seguito, udirono di nuovo quell’urlo varie volte, ma per quanto chiedessero, nessuno seppe spiegare loro quale creatura lo lanciava.

Strappato dall’incubo, El Dia Octavo si ridestò alla spiacevole realtà, agitando le zampe a mezz’aria, seppur debolmente.

Una voce incomprensibile giunse velata di dolente severità: — Calate l’imbragatura, stupidi, e deponetelo al suolo!

Quando i suoi zoccoli toccarono finalmente una superficie solida, lo stallone rimase immobile, tutto tremante, a testa bassa. Fiutava l’odore degli altri, che erano vicini, però non riusciva ad alzare la testa per guardarli. Invece dilatò le narici, nel tentativo di distinguere i vari odori. Si sentì accarezzare un fianco e il collo, ma non era la mano di lei. Era una mano gentile, ma non quella di lei, e neppure quella di lui. Era quella del maschio più simile a lei , non quella della femmina più simile a lui.

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