Dunque, che cosa aveva detto Brad? «Cerca, nei pressi del punto dove si trovano i seni paranasali.»
Era una sensazione strana, trovarsi in un corpo sconosciuto e cercare di individuare un comando che nessuno era in grado di definire esattamente. E solo per chiudere gli occhi! Ma Brad gli aveva assicurato che era possibile. I sentimenti che Roger provava nei confronti di Brad erano complessi, e una delle componenti era l’orgoglio. Se Brad diceva che era possibile farlo, allora Roger l’avrebbe fatto.
Ma non ci riusciva. Provò tutte le combinazioni di pressioni muscolari e di forza di volontà che gli vennero in mente, e non accadde nulla.
Lo colpì un ricordo improvviso: era vecchio di anni, un ricordo dei tempi in cui lui e Dorrie erano appena sposati. No, non sposati, non ancora: vivevano insieme, ricordava, e cercavano di decidere se volevano unire ufficialmente le loro vite. Era stato il loro periodo dei massaggi e della meditazione trascendente, quando si esploravano a vicenda in tutti i modi che venivano loro in mente; e ricordava l’odore dell’olio per neonati, con l’aggiunta di un po’ di muschio… e come aveva riso delle istruzioni per il secondo chakra: «Raccogliete l’aria nella milza e trattenetela, poi espirate mentre le vostre mani scorrono verso l’alto, sui due lati della spina dorsale del vostro partner». Ma loro non erano mai riusciti a capire dove fosse la milza, e Dorrie era stata così divertente, mentre frugava i recessi più intimi dei loro corpi: — È qui? Lì? Oh, Rog, senti, tu non fai sul serio…
Provò un dolore interiore improvviso, che saliva vertiginosamente dentro di lui, e si riabbandonò sul letto, desolato. Dorrie!
La porta si spalancò.
Clara Bly si precipitò dentro, gli occhi accesi e spalancati sul visetto scuro e grazioso. — Roger! Cosa fai!
Roger trasse un respiro lento e profondo prima di parlare. — Cosa succede? — Sentiva l’inespressività della propria voce: non aveva più tono, dopo quello che le avevano fatto.
— Tutti gli aghi degli indicatori saltano! Ho pensato… non so che cosa ho pensato, Roger. Ma, qualunque cosa sia successo, ti faceva star male.
— Scusami, Clara. — Roger restò a guardare, mentre la ragazza accorreva ai monitor a muro, e li studiava rapidamente.
— Adesso vanno un po’ meglio. — disse lei, un po’ burbera. — Mi pare sia tutto a posto. Ma che cosa diavolo stavi facendo?
— Mi preoccupavo, — disse Roger.
— Di cosa?
— Della posizione della mia milza. Tu sai dov’è?
Clara lo fissò pensierosa per un momento, prima di rispondere. — È sotto le costole inferiori, sul fianco sinistro. Più o meno dove credi che sia il cuore. Un poco più in giù. Vuoi prendermi in giro, Roger?
— Beh, un pochino. Forse ho ricordato qualcosa che non avrei dovuto, Clara.
— Per favore, non farlo più!
— Proverò. — Ma il pensiero di Dorrie e Brad era ancora presente, in agguato, appena al di sotto del livello conscio della sua mente. Poi disse: — Una cosa… ho cercato di chiudere gli occhi, e non riesco.
Clara si avvicinò e gli toccò la spalla, in un gesto amichevole. — Ci riuscirai, caro.
— Già.
— No. Dico sul serio. Assistevo Willy, allora, e lui era molto scoraggiato. Ma poi ce l’ha fatta. Comunque, — disse, voltandosi, — per il momento provvedo io. È ora di spegnere le luci. Domattina dovrai essere fresco come una rosa.
Roger chiese insospettito: — Perché?
— Oh, non altri tagli. È finita, per un po’. Brad non te lo ha detto? Domani ti collegheranno al computer per quella faccenda della mediazione. Avrai parecchio da fare, Rog, perciò dormi. — Clara spense la luce, e Brad vide il visetto scuro mutarsi in un dolce chiarore che gli sembrò color pesca.
Poi gli venne in mente una cosa. — Clara? Mi faresti un favore?
La ragazza si fermò, con la mano sulla porta. — Che cosa, tesoro?
— Vorrei farti una domanda.
— Avanti.
Egli esitò, chiedendosi come poteva fare. — Vorrei sapere, — disse, elaborando mentalmente le frasi mentre parlava, — è… vediamo, oh, sì. Quel che vorrei sapere è, Clara, quando tu e tuo marito siete a letto e fate l’amore, che sistemi adoperate?
— Roger! — La luminosità della faccia di lei si intensificò di colpo: Torraway poté vedere la rete delle vene, sotto la pelle, inondata da sangue scottante.
Le disse: — Scusami, Clara. Penso che… penso che a furia di starmene qui sto diventando volgare. Dimentica che te l’ho chiesto, d’accordo?
Clara restò in silenzio per un momento: quando parlò di nuovo la sua voce era professionale, non più amichevole: — Sicuro, Roger, tutto a posto. Mi hai solo colta alla sprovvista, ecco. È… beh, è tutto a posto: ma il fatto è che non mi avevi mai detto una cosa simile.
— Lo so. Scusami.
Ma non era pentito: o almeno non del tutto.
Guardò la porta dietro Clara e studiò il tracciato rettangolare di luce che filtrava dal corridoio. Si sforzò di mantenere calma la propria mente il più possibile. Non voleva far suonare di nuovo i campanelli d’allarme dei monitor.
Ma voleva pensare a qualcosa che si trovava sulla linea di demarcazione della zona di pericolo; come mai il rossore che aveva invaso la faccia di Clara alla sua domanda era così simile all’improvviso chiarore che era apparso sul viso di Brad quando gli aveva chiesto se aveva visto Dorrie.
La mattina dopo eravamo completamente mobilitati per controllare i circuiti, inserire gli «stand-by», provvedere a che i relè automatici fossero sintonizzati per intervenire al minimo accenno di disfunzione. Brad arrivò alle sei in punto, debole, ma con la mente lucida, pronto a mettersi al lavoro. Weidner e Jon Freeling arrivarono pochi minuti dopo di lui, sebbene il lavoro primario, per quel giorno, spettasse a Brad: non erano capaci di stare lontani. Kathleen Doughty era presente, ovviamente, come era stata presente ad ogni fase: non perché glielo imponesse il dovere, ma perché così voleva il suo cuore. — Non fate soffrire troppo il mio ragazzo, — ringhiò, stringendo tra i denti la sigaretta. — Avrà bisogno di tutto l’aiuto possibile, quando comincerò io a lavorarmelo, la settimana prossima.
Pesando ogni sillaba, Bradley disse: — Kathleen, io farò del mio meglio.
— Già, lo so, Brad. — La donna spense la sigaretta e ne accese immediatamente un’altra. — Non ho mai avuto figli, e credo che Roger e Willy fossero diventati come figli, per me.
— Sicuro, — borbottò Brad, che non l’ascoltava più. Non era autorizzato a toccare il 3070 o le altre unità ancillari. Poteva solo stare a guardare mentre i tecnici e i programmatori eseguivano il loro lavoro. Quando il terzo controllo era ormai quasi completato, senza che niente andasse storto, Brad uscì finalmente dalla sala del computer e salì tre piani in ascensore, per raggiungere la stanza di Roger.
Si soffermò davanti alla porta a respirare per un momento, e poi aprì l’uscio con un sorriso. — Sei quasi pronto per innestarti, ragazzo mio, — disse. — Te la senti?
Gli occhi d’insetto si volsero verso di lui. La voce inespressiva di Roger disse: — Non so cosa dovrei sentire. Mi sento soprattutto spaventato.
— Oh, non è proprio il caso di spaventarsi. Oggi, — si corresse in fretta Brad, — dobbiamo semplicemente collaudare la mediazione.
Le ali da pipistrello fremettero e cambiarono posizione. — E questo mi ucciderà? — chiese la voce monotona fino all’esasperazione.
— Oh, andiamo , Roger! — Brad s’incollerì di colpo.
— È solo una domanda, — scandì la voce.
— È una domanda idiota! Ascolta: so quello che provi…
— Ne dubito.
Brad s’interruppe e studiò la faccia impenetrabile di Roger. Dopo un attimo disse: — Ricominciamo dall’inizio. Quello che farò io non sarà ucciderti, bensì tenerti in vita. Sicuro, tu pensi a quanto è accaduto a Willy. A te non succederà. Sarai in grado di dominare quello che avviene… qui, e su Marte, dov’è importante.
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