Connie Willis - Strani occhi

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Se avete una bella faccia, o un bel paio di gambe, o un seno rifatto, potete entrare nel grande show del 2000. Se avete umiltà e pazienza potete prestare la vostra bocca — o qualunque altra parte del corpo — agli attori famosi del passato, e partecipare al remke elettronico di un capolavoro del cinema. Ma attenti! A Hollywood non interessano gli attori vivi. La loro specialità sono i fantasmi elettronici e i corpi caldi sono in pericolo…
Nominato per il premio Hugo per il miglior romanzo in 1996.

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Le Marilyn ridacchiarono. — Alzati — disse una delle tre, audace. Clint, legnoso, si alzò.

— Fai due passi indietro — disse un’altra Marilyn.

— Mammina, posso? — chiesi. — Vincent, ho bisogno di parlarti. — Mi intromisi fra lui e le Marilyn. — Devo inserire in un film una scena live col trasparente azzurro. Come faccio?

— È più facile creare tutto con la CG — rispose lui, guardando lo schermo sul quale Clint se ne stava immobile, in attesa di ordini. — O fare un copia-e-incolla. Che tipo di azione live? Umana?

— Sì, umana, ma un semplice copia-e-incolla non va bene. Come faccio a mettere il trasparente azzurro?

Lui scrollò le spalle. — Ci vogliono pixar e miscelatore. Magari un vecchio digitrasparente, se riesci a trovarlo. A volte le trappole per turi li usano. La parte difficile è l’assemblaggio degli elementi: luci, prospettiva, angoli di ripresa, ombre.

Avevo smesso di ascoltare. È Nata Una Stella, a Hollywood Boulevard, aveva un digitrasparente. E Hedda aveva detto che Alis aveva trovato lavoro lì.

— Non sarà mai all’altezza della CG — disse Vincent — ma se hai un tecnico in gamba è possibile.

E un pixar, e il know-how del computer, e i codici di accesso. Tutte cose che Alis non aveva. — E se uno non avesse gli accessi? Diciamo uno che vuole fare il lavoro senza che qualcun altro se ne accorga?

— Credevo avessi pieno accesso da dirigente. — L’interesse di Vincent si risvegliò subito. — Mayer ti ha licenziato?

— Lo sto facendo per Mayer. Devo togliere gli S da un film techno — inventai sui due piedi. — Sol levante. Ci sono troppi riferimenti video per poter cancellare. Devo preparare un’intera scena nuova, e voglio che sembri autentica.

Contavo sul fatto che lui non avesse mai visto il film, e che non sapesse che era stato girato prima dei codici d’accesso; ipotesi molto probabili, con uno pronto a trasformare Clint Eastwood in una marionetta. — L’eroe sovrappone un’immagine falsa a una reale. Per acciuffare un criminale.

Vincent aveva aggrottato la fronte. — In quel film qualcuno si inserisce nel circuito via cavo a fibre ottiche?

— Già. Allora, come faccio a farlo sembrare realistico?

— Pirateria sul cavo? Impossibile. Bisogna avere i codici d’accesso degli studios.

Chi va piano… — Non devo far vedere niente di illegale — dissi. — Solo un po’ di chiacchiere. Parole. Inventare un modo per bypassare le crittografie o scardinare le chiavi d’identificazione. — Ma lui stava già scuotendo la testa.

— Non è così che funziona — disse. — Gli studios hanno speso troppo per diritti e attori. Non possono permettere che si verifichino piraterie direttamente alla fonte. Crittografie, chiavi d’identificazione e tutto il resto si possono aggirare. È per questo che sono passati al loop sul cavo a fibre ottiche. Quello che esce torna indietro.

Sullo schermo, Clint aveva cominciato a muoversi. Alzai gli occhi. Camminava tracciando un otto sul pavimento, a mani in giù e testa bassa. Prigioniero di un loop.

— Sul cavo a fibre ottiche il segnale esce e rientra a ciclo continuo. C’è un meccanismo di identificazione incorporato. Un programma. La macchina fa il confronto tra il segnale in rientro e il segnale che è uscito, e se non corrispondono cambia il nuovo segnale e lo sostituisce col vecchio.

— Per ogni singolo fotogramma? — Magari il controllo avveniva solo ogni cinque minuti, il tempo sufficiente per inserire una routine in un numero di ballo.

— Ogni singolo fotogramma.

— Non occorre una tonnellata di memoria? Un confronto pixel per pixel?

— Controllo browniano — rispose lui, ma non era molto meglio. I controlli sul segnale sarebbero stati fatti su base randomizzata, e non c’era modo di sapere in anticipo quali pixel sarebbero stati scelti. In pratica, sarebbe stato possibile cambiare un’immagine solo con un’altra perfettamente identica.

— E se hai i codici di accesso? — Non avevo ancora staccato lo sguardo da Clint, che passeggiava all’infinito tracciando continui otto. Boris Karloff in Frankenstein.

— In questo caso, la macchina controlla che l’immagine alterata sia autorizzata e poi la lascia passare.

— E non è possibile procurarsi un accesso fasullo? — chiesi.

Vincent guardava lo schermo. Era irritato, come fosse stato lui a mettere in movimento Frankenstein. — Siediti — disse. Clint sedette.

— Resta lì — dissi io.

Vincent mi fulminò con lo sguardo. — Per quale film hai detto che ne avevi bisogno?

— Un remake. — Mi girai a guardare la porta. Hedda stava entrando. — Magari mi accontenterò di cancellare. — E schizzai verso la scala.

— Ancora non capisco perché tu voglia insistere a farlo manualmente — urlò Vincent alle mie spalle. — Non ha senso. Io ho un programma cerca-e-distruggi…

Corsi sopra, infilai la tessera, maledicendomi per avere chiuso la porta a chiave. Aprii, mi misi a letto, ricordai che la porta doveva essere chiusa a chiave. La chiusi e tornai a letto al volo.

Andare di fretta non era stata una buona idea. La testa aveva cominciato a picchiarmi come i tamburi nel numero di sapore latino di Tè per due.

Chiusi gli occhi e aspettai Hedda, ma quella che era apparsa sulla soglia non doveva essere lei. Oppure era rimasta bloccata da Vincent e dalle sue bambole ballerine. Richiamai Three Sailors and a Girl , ma tutti i “Il prossimo, per favore” mi davano una vaga sensazione di mal di mare. Chiusi gli occhi, aspettai che passasse il malore, poi li riaprii e cercai di escogitare una teoria che non puzzasse troppo di sceneggiatura cinematografica.

Alis non avrebbe potuto inserirsi nei film usando un trasparente azzurro, come il topolino di Gene Kelly. Non sapeva niente di computer; l’autunno prima, stando a quanto mi aveva riferito Hedda, Alis aveva seguito CG Basilare 101. E se anche fosse riuscita chissà come a imparare l’uso di tutte le attrezzature necessarie, non aveva comunque i codici d’accesso.

Forse si era fatta aiutare da qualcuno. Ma chi? Nemmeno i techno che frequentavano l’università avevano gli accessi, e Vincent non avrebbe capito perché lei pretendesse un lavoro fatto manualmente.

Quindi doveva trattarsi di un copia-e-incolla. E perché no? Magari Alis si era finalmente resa conto che ballare nei film era impossibile, oppure Mayer le aveva promesso di trovarle un maestro di ballo se lei si fosse lasciata scopare dal suo boss. Non sarebbe stata la prima ad arrivare a Hollywood per finire sul divano di un produttore.

Ma se fosse stato così, non avrebbe avuto quel certo sguardo. Richiamai di nuovo Un giorno a New York e lo sbirciai tra le fitte di emicrania. Alis saltellava nell’Empire State Building felice e contenta. Spensi il computer e cercai di dormire.

Se fosse stato un copia-e-incolla, lei non avrebbe avuto quello sguardo attento, intenso. Vincent, programmi o non programmi, non sarebbe mai riuscito a catturare quel sorriso.

Movimento lento di macchina dallo schermo del computer all’orologio, che segna le 11.05, poi di nuovo primo piano del computer. Sullo schermo ballano marinai. Movimento lento fino all’orologio che segna le 3.45.

Nel mezzo della notte mi venne in mente che un altro motivo impediva che Mayer avesse fatto un copia-e-incolla per Alis. Il miglior motivo possibile: Hedda non ne era informata.

Sapeva tutto, conosceva le squinzie dalla prima all’ultima, ogni mossa degli studios, ogni voce di fusione o assorbimento. Non le sfuggiva niente. Se Alis si fosse arresa a Mayer, Hedda lo avrebbe saputo prima che succedesse. E me lo avrebbe riferito, come fosse il tipo di cosa che volevo sentire.

E non lo era? Avevo detto ad Alis che non poteva ottenere ciò che desiderava, che ballare nei film era impossibile, che si doveva accontentare di un copia-e-incolla oppure niente, e a tutti fa piacere scoprire di avere ragione, no?

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