Poteva esserci qualcosa di più di Ann. Potevano esserci tre Ann come c’erano tre lui, ma neppure questo importava. Forse il vero nome di Ann era proprio Ann Carter, come il suo era veramente Jay Vickers. Forse significava che, quando le vite sarebbero tornate nei corpi veri, a sopravvivere sarebbero state la sua coscienza e la coscienza di Ann.
E adesso era giusto che lui amasse Ann. Perché lei era un’altra persona, non una parte di lui.
Ann, la sua Ann, era tornata in questa Terra per fare una telefonata e attirare Crawford fuori della sala, in modo che non riconoscesse il pericolo rappresentato dalla trottola che girava sullo schermo, e adesso era ritornata sull’altro mondo e la minaccia era svanita.
«Tutto a posto,» disse Vickers. «Va tutto magnificamente.»
Presto sarebbe ritornato anche lui, e Ann sarebbe stata ad attenderlo. E sarebbero stati felici, come aveva detto lei, seduta su un’altura di Manhattan, ad attendere i robot, mentre la luna spuntava all’orizzonte.
«Bene, allora,» disse Crawford. «Rientriamo.»
Vickers tese un braccio per fermarlo.
«È inutile rientrare.»
«Inutile?»
«I suoi direttori non ci sono più,» disse Vickers. «Sono sulla seconda Terra. Quella che, ricorderà, i Finzionisti predicavano agli angoli di tutte le vie della città.»
Crawford lo fissò, sgomento:
«La trottola!»
«Infatti.»
Perché lui non avrebbe potuto rivelare altrimenti a quegli uomini che essi erano mutanti. Se l’avesse detto, Crawford l’avrebbe negato, o gliel’avrebbe impedito. Ma ora lo sapevano. E se non lo sapevano ancora, presto l’avrebbero saputo.
«Ricominceremo daccapo,» disse Crawford. «Con un altro consiglio direttivo, con altri uomini, con altri mezzi…»
«Non ne avrà il tempo,» disse Vickers. «La Terra è finita. Questa Terra non ha più avvenire. Tutti i suoi abitanti fuggono via. E neppure quelli che resteranno vorrano ascoltarla, Crawford. Nessuno di loro si batterà per lei.»
«L’ammazzerò, Vickers,» disse Crawford. «L’ammazzerò con le mie mani.»
«No, invece. Lei non lo farà.»
Si guardarono negli occhi, in un silenzio teso.
«No,» disse Crawford. «No, credo che non lo farò. Dovrei ammazzarla, ma non posso. Perché non posso ucciderla, Vickers?»
Vickers sfiorò il braccio dell’altro.
«Andiamo, amico,» disse sottovoce. «O dovrei dire fratello?»
FINE