Arthur Clarke - Polvere di Luna

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La polvere che ricopre la luna non è né liquida né solida: e in questo mare uniforme e infido si svolge la spaventosa avventura del battello Selene, mirabilmente narrata ora per ora da uno dei maestri della fantascienza moderna. Seguendo il drammatico «montaggio» del bestseller di Clarke il lettore vedrà subito perchè una grande Casa di produzione abbia già acquistato, a poche settimane dalla pubblicazione, i diritti cinematografici di questo «Titanic» del futuro.
Alla fine, però, il film non è stato girato, e il romanzo è fra i meno ristampati in Italia del grande autore britannico: appare infatti in sole tre edizioni italiane!

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Sfilò la lastra dalla macchina fotografica e per la prima volta la esaminò. Fu allora che scorse un moncone di traccia che si staccava dalle Montagne Inaccessibili e terminava poco più oltre, ma nel Mare della Sete.

Avrebbe dovuto notarlo già la sera prima, mentre guardava lo schermo, e invece gli era sfuggito completamente. Per uno scienziato quella era una mancanza grave, quasi imperdonabile, e Lawson si sentì molto irritato con se stesso. Aveva permesso a delle idee preconcette di influenzare il suo spirito di osservazione.

Che cosa significava quella traccia interrotta? Esaminò meglio il punto con la lente di ingrandimento. La traccia terminava in una piccola chiazza più diffusa, che a occhio e croce doveva corrispondere a un diametro di circa duecento metri. Era molto strano: come se il Selene, appena uscito dal canyon, si fosse sollevato nello spazio come un’astronave.

La prima conclusione di Tom fu che il battello doveva essere esploso e che quella chiazza di calore era il residuo della deflagrazione. Ma in tal caso tutt’intorno ci sarebbero stati dei rottami, alcuni dei quali abbastanza leggeri per galleggiare sulla polvere.

Le slitte non avrebbero mancato di notarli, nel corso della loro perlustrazione… e che quella zona l’avessero perlustrata a fondo lo dimostravano le loro tracce.

Doveva esserci un’altra spiegazione, eppure l’alternativa sembrava assurda. Era quasi impossibile immaginare che un oggetto delle dimensioni del Selene potesse affondare senza lasciare tracce nel Mare della Sete, e solo perché nelle vicinanze c’era stato un lunamoto. Certo lui non poteva chiamare la Luna, portando come prova una sola fotografia, e dichiarare: «State cercando dalla parte sbagliata». Sebbene affettasse la massima indifferenza per l’opinione altrui, Tom era atterrito all’idea di rendersi ridicolo. Prima di sbandierare quella teoria assurda, bisognava procurarsi altre prove.

Visto al telescopio, il Mare era una distesa luminosissima, piatta e uniforme. Tom regolò lo strumento sulla sensibilità massima, ed esaminò la zona dove la traccia terminava bruscamente. Forse qualche lieve chiazza di calore persisteva ancora, abbastanza forte da essere individuata perfino nel tepore della mattinata lunare. Il sole, infatti, era ancora basso, e i suoi raggi non avevano ancora la potenza infernale che avrebbero raggiunto a mezzogiorno.

Era uno scherzo della fantasia? Di tanto in tanto, proprio al limite delle possibilità di ricezione dello strumento, Tom aveva la sensazione di vedere un tremulo scintillio di calore, e proprio nell’area dove terminava la traccia fotografata durante la notte.

Era tutto terribilmente sconclusionato, ben diverso da quel solido complesso di prove irrefutabili di cui uno scienziato ha bisogno, specie prima di esporsi a una figuraccia. Se non avesse aperto bocca, nessuno avrebbe mai sospettato di nulla, ma lui sarebbe stato perseguitato dai dubbi per tutta la vita.

Parlando, rischiava invece di far nascere speranze infondate, di diventare lo zimbello del Sistema Solare o di essere accusato di volersi mettere in vista.

Eppure, una decisione andava presa, questo era indiscutibile. Molto a malincuore, sapendo di compiere un passo che non avrebbe più potuto cancellare, Tom andò al telefono dell’Osservatorio.

«Qui Lawson» disse. «Datemi Centrale Luna…»

A bordo del Selene, la prima colazione era stata sufficiente ma non certo appetitosa. C’erano state parecchie lagnanze da parte di quei passeggeri i quali ritenevano che galletta e carne compressa, una puntina di miele e un bicchiere d’acqua tiepida non costituissero un pasto prelibato. Ma il commodoro era stato irremovibile. «Non sappiamo per quanto tempo dovranno bastarci le scorte» decretò «e temo che bisognerà rinunciare ai pasti caldi. Non c’è modo di prepararli, e nella cabina fa già troppo caldo. Mi dispiace, ma niente più tè o caffè, per nessuno. Francamente, poi, penso che non ci farà male diminuire un po’ le calorie per qualche giorno.» L’osservazione gli era sfuggita prima di pensare alla signora Schuster, e sperò che l’ex attrice non la prendesse come un affronto personale. Liberata del busto, dopo lo spogliarello generale della sera prima, la povera signora assomigliava adesso a un benigno ippopotamo sdraiato placidamente su un sedile e mezzo.

«Il sole si è levato da poco» riprese Hansteen. «Le squadre di ricerca saranno già all’opera, ed è ormai solo questione di tempo. Proporrei, perciò, di discutere senz’altro il programma della giornata. Professor Jayawardene, volete dirci che cosa ha organizzato di bello il Comitato Ricreativo?»

Il professore era un omino minuto dai grandi occhi scuri e dolcissimi. Era chiaro che aveva preso il suo compito molto sul serio, perché le sue fragili mani tormentavano un’imponente lista di appunti.

«Come sapete» disse «la mia specialità è il teatro… ma ho paura che su questo punto non si possa fare nulla. Sarebbe stato divertente leggere una commedia, e pensavo già di scriverne alcune parti; ma non ci basterebbe la carta e quindi bisogna rinunciare e trovare qualche altra cosa. A bordo non c’è molto da leggere, ma abbiamo due romanzi: una edizione annotata di uno dei western classici: Il cavaliere della valle solitaria, e questo nuovo romanzo storico: L’arancia e la mela. Proporrei di affidare la lettura a diverse persone, a turno. Se qualcuno ha obiezioni, oppure ha qualcosa di meglio da proporre…»

«Noi vogliamo giocare a poker» dichiarò una voce decisa, dal fondo.

«Ma non vorrete giocare a poker sempre!» protestò il professore, mostrando una discreta ignoranza del mondo non accademico. Il commodoro gli venne subito in aiuto.

«La lettura non disturberà affatto il vostro poker» disse. «Del resto, vi consiglierei di fare un po’ di intervallo, ogni tanto. Tra poco quelle carte saranno ridotte in pezzi.»

«Bene, da quale cominciamo, allora? E chi si offre volontario per leggere? Io sono ben contento di farlo, ma penso che sia meglio cambiare voce ogni tanto, per evitare la monotonia…»

«Io mi oppongo alla lettura dell’Arancia e la mela» saltò su la giornalista. «È inutile buttar via il tempo con quella robaccia; quello è un libro pornografico, e nient’altro.»

«E voi come lo sapete?» domandò David Barrett, l’inglese che aveva fatto commenti sul tè. Per tutta risposta, ricevette un’alzata di spalle. Il professor Jayawardene sembrava molto a disagio, guardò il commodoro come per chiedere il suo intervento. Ma Hansteen, di proposito, s’era messo a guardare da un’altra parte: se i passeggeri si abituavano a contare su di lui per le più piccole cose, era finita. Nei limiti del possibile, dovevano cavarsela da soli.

«Benissimo» dichiarò il professore. «Per evitare ogni discussione, cominceremo dal Cavaliere della valle solitaria.»

Si levarono diverse esclamazioni di protesta. «Vogliamo l’altro!» Ma, con un’inaspettata dimostrazione di energia, il professore tenne duro. «L’altro è un libro lungo» disse. «Non credo che avremo tempo di finirlo. Questo è più breve.» Si schiarì la voce, si guardò attorno per vedere se c’erano ulteriori obiezioni, poi cominciò a leggere con voce gradevolissima, anche se un po’ cantilenante.

«Introduzione: l’importanza del Western nell’Era dello Spazio. Di Kar Adams, ordinario d’inglese all’università di Chicago. Basato sul seminario di critica letteraria tenuta da Kingsley Amis, nell’anno duemilatrentasette.»

I giocatori di poker erano indecisi; uno di loro osservava innervosito i logori foglietti che fungevano da carte da gioco. Il resto dei passeggeri si era disposto all’ascolto, chi con aria seccata, chi ansioso di sentire. La signorina Wilkins era nel compartimentocucina e faceva un inventario delle provviste. La voce melodiosa continuò: «Uno dei più inaspettati fenomeni letterari del nostro tempo è stato il ritorno in onore, dopo circa mezzo secolo di oblio, del romanzo cosiddetto «western». Questo genere narrativo, che come è noto aveva per sfondo un’epoca e un territorio estremamente limitati, vale a dire gli Stati Uniti d’America intorno al milleottocento e…»

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