— Io devo… — Non finì la frase. — I sogni si svolgono in cerchio. È come quando continuavo a sognare del gatto, poi andammo ad Arlington e questo mi aiutò.
Aiutò chi? mi chiesi. Te o Lee? Lei lo stava aiutando a sognare, aiutando a dormire nella sua tomba di marmo a Lexington, e lui invece che cosa le stava facendo?
— Penso che stia cercando di espiare — aveva detto Annie. Lee aveva amato sua figlia. Sicuramente non avrebbe fatto nulla che potesse nuocere ad Annie. Desiderai poterlo credere. Desiderai poter credere che questa sua espiazione non avrebbe trascinato Annie attraverso la Guerra Civile fino a spezzare il cuore a entrambi.
— Ascolta — le dissi — hai sentito quello che ha detto la cameriera. Si prevede che il tempo peggiori, e in ogni caso il veterinario non è ancora tornato dalla sua conferenza. Penso che dovremmo aspettare fino al suo ritorno. In questo modo potremo anche finire le bozze. Poi potremo portarle a New York e durante il viaggio fermarci ad Arlington.
La cameriera ci portò le uova. — Sta nevicando a Charleston — disse. — L’ho appena sentito alla radio.
— Vedi? — dissi, come se questo definisse la questione.
Annie tagliò la pancetta ma non la mangiò. Continuò a tagliarla a striscioline sempre più piccole. — Non dovrebbe nevicare fino a stasera — disse. — Potresti parlare con il veterinario per telefono, Jeff. Potremmo finire le bozze a Washington. — Posò il coltello e si sfregò il polso.
— Annie, tu non sei nelle condizioni di andare ad Arlington o da nessun’altra parte. Non hai dormito per due giorni e quel polso ti fa chiaramente male.
Lei smise di sfregarlo. — Starò bene.
— Potresti averlo slogato quando hai sbattuto contro il parabrezza. Forse dovremmo andare a farlo vedere a un medico.
— No — rispose lei, e lo posò in grembo, come per nasconderlo. — Non è slogato.
— Ma ti fa male. E tu sei esausta. Siamo tutti e due troppo stanchi per decidere lucidamente. Penso che la cosa migliore per entrambi sarebbe prendere dell’aspirina e tentare di dormire un po’, e poi decideremo su Arlington.
— Va bene — disse lei, con un’aria, mi parve, sollevata.
Tornammo in albergo e Annie fece quel che le avevo detto, nonostante protestasse che il polso non le faceva davvero male e che non aveva bisogno dell’aspirina. Dopo che lei fu andata a letto chiamai l’agente di Broun sulla costa occidentale. Se qualcuno sapeva dove si trovasse Broun questi era lui, e ormai io pensavo davvero che fossimo troppo stanchi. Intendevo mettere la cosa nelle mani di Broun. Lui avrebbe saputo che cosa fare.
Il servizio informazioni del suo agente mi disse che si trovava a New York. Quando dissi che lo stavo cercando, mi diede un numero. Quello della segreteria telefonica.
Broun non aveva lasciato nessun messaggio nuovo. Richard sì. Avvolsi il nastro in fretta per sentire se dopo non ci fosse un altro messaggio oppure un numero di telefono e trovai una chiamata dell’agente di Broun. “Devi portare subito le bozze” diceva. “Mc Laws e Herndon stanno facendo scene da pazzi. E non sono gli unici. Tutti ti stanno cercando. Ho avuto una chiamata da tale dottor Stone, capo di…” si udì uno smuovere di fogli, “capo dell’Istituto del Sonno. Ha chiamato per dire di aver controllato la faccenda di Gordon per te e…”
La faccenda di Gordon? mi chiesi. Gordon? Non ricordavo nessuno con quel nome.
“…non ci sono prove cliniche della teoria del dottor Gordon per cui i sogni prefigurerebbero malattie. Dovresti chiamarlo per i particolari.”
Chiamai l’agente di Broun e le dissi che le bozze erano quasi pronte. — Non sai come posso mettermi in contatto con Broun, vero? — le chiesi. — Ci sono alcuni errori che vorrei controllare con lui, prima di consegnare le bozze.
— Tutto quello che ho è il numero del suo agente della costa occidentale — rispose. — Se riesci a sentirlo, fammi chiamare. Ho un mucchio di messaggi per lui. Che cosa sta facendo laggiù?
— Sta lavorando al nuovo libro sui sogni di Lincoln.
— Ah, bene — fece lei. — Temevo che stesse ancora pasticciando con Il Legame del Dovere. Oh, ancora una cosa, Jeff. C’è stata una chiamata per te. Un certo dottor Madison. Diceva che era molto urgente, ma io pensavo che tu fossi in California con Broun e gli ho detto così. Mi dispiace.
— Va benissimo. Mi sono tolto dalla circolazione per riuscire a finire le bozze. Quando ha chiamato?
— Dunque… due o tre giorni fa. Non ha lasciato il numero. Devo cercartelo sulla guida?
— No! — esclamai di getto, poi risi, cercando di non mostrare la mia tensione. — Devo assolutamente finire queste dannate bozze prima di parlare con chiunque. Se richiama digli che sono ancora in California, va bene?
— Va bene. — Ci fu una pausa. Ero così abituato a parlare con la segreteria telefonica che per poco non digitai il codice per cancellare. — Jeff, tutti questi psichiatri stanno solo aiutando Broun con le sue ricerche, vero?
— Sì. Sta cercando di scoprire che cosa provocava i sogni di Lincoln.
— Ah, bene — fece lei. — Ha avuto tutti quei problemi con Il Legame del Dovere che pensavo… ero preoccupata per lui.
— Sta bene. Consegnerò le bozze a Mc Laws e Herndon lunedì.
Andai a controllare Annie. Era già addormentata, una mano che stringeva il polso. Mi chiesi se avessi fatto la cosa giusta, mandandola a dormire, o se la stavo solo consegnando a nuovi incubi. Capii come si dovette sentire Lee quando rimandò il figlio Rob in combattimento, ad Antietam. Le avevo detto che avrei tentato di dormire anch’io, ma dubitavo di riuscirci. Ero troppo preoccupato per lei. Mi tolsi le scarpe e mi sistemai sulla poltrona verde con gli ultimi fogli del Legame del Dovere.
— Vado al campo di battaglia, Jeff — disse Annie, chinandosi su di me. Indossava il cappotto grigio. — Continua a dormire.
— Ma sono aperti di notte? — dissi. Mi tirai su, spargendo i fogli dappertutto. Mi ero addormentato e lei aveva sognato di nuovo Fredericksburg. — Non credo che sia aperto di notte.
— Sono le tre — disse lei, prendendo la borsa e le chiavi della camera. — Continua a dormire.
Era quasi buio nella camera. Aveva spento la lampada presso il letto. Le tre. Non potevo lasciarla andare al campo di battaglia nel cuore della notte. Dovevo alzarmi e vestirmi e andare con lei.
— Vengo con te — dissi, e mi chinai per infilare le scarpe. — Aspettami.
— Continua a dormire — disse lei, e si chiuse la porta alle spalle.
Mi alzai, ancora convinto che fossero le tre di notte, e sorpreso di ritrovarmi vestito. Dovevo aver dormito tutto il pomeriggio e la sera, mentre Annie sognava di Fredericksburg o peggio. Addormentato in servizio. Un soldato sarebbe stato fucilato.
Afferrai il giaccone e mi gettai giù per la scala esterna, verso il parcheggio piccolo. La macchina era ancora là. Lei invece non c’era, rimasi a cercare per il parcheggio per un intero, stupido minuto, tentando di pensare dove potesse essere andata e cercando di capire bene che non erano le tre di notte.
Stava diventando buio e alcune auto avevano già acceso ì fari. Il maltempo che la cameriera aveva predetto era arrivato. C’era vento e il cielo era coperto di nubi. La cameriera aveva ragione, pensai, e avrei dato qualunque cosa perché fosse lì a versarmi una tazza di caffè, per potermi svegliare.
E dov’era Annie? Se fosse davvero andata al campo di battaglia? Se avesse preso un autobus per Arlington? e se invece t’osse semplicemente fuggita, per paura che io tentassi di fermare i sogni, per paura che le mettessi il Thorazine nel cibo come Richard?
Richard. Aveva chiamato l’agente di Broun. Chi altro aveva chiamato? Nessuno sa dove siamo, pensai disperatamente. Ma se Annie gli avesse raccontato il suo secondo sogno, e lui avesse capito che si trattava di Antietam? E non trovandoci ad Antietam avesse proseguito alla battaglia seguente? Che era Fredericksburg.
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