Connie Willis - Il sogno di Lincoln

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Vincitore del John W. Campbell Memorial Award, ambito premio statunitense riservato agli autori più promettenti,
(1987) è il primo romanzo importante di Conie Willis, un’autrice che si è poi segnalata con opere di tutto rispetto.
Che accadrebbe se una donna dei nostri tempi scoprisse di poter viaggiare nel tempo grazie ai suoi poteri mentali, in particolare a una specie di ponte psichico stabilito con il generale Robert Lee, il grande sconfitto della guerra civile? Da questa premessa parte un romanzo appassionante, una cruda e realistica ricostruzione della guerra civile americana e del suo mondo, ma anche un’avventura ricca di imprevisti: per esempio; che ruolo ha nella vicenda il cavallo di Lee, Traveller? E perché un uomo dei nostri glomi sembra inspiegabilmente identificarsi con lui? Lo scoprirete con Connie Willis.

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Misi in moto la macchina. — Penso che dovremmo andare a Shenandoah, riposare un po’. mangiare un po’ di pollo fritto, allontanarci per un po’ dai sogni e, se proprio non riusciamo ad allontanarci, tentare di ignorarli. Tu non stai disertando. Stai solo andando a riposarti per un po’. In licenza. — Stavo mentendo. Se fossi riuscito a portarla via da là non l’avrei più lasciata ritornare.

— Andiamo via, allora — disse Annie, e mi chiesi se sapeva che stavo mentendo, se anche lei non desiderasse andare via.

— Non parleremo dei sogni, non penseremo ai sogni, faremo passeggiate e mangeremo pollo fritto e ammireremo le Blue Ridge Mountains. Va bene?

Sospirò, un lungo sospiro di resa. — Va bene — disse.

Ripercorremmo la strada di ghiaia, quella d’asfalto, arrivammo alla strada principale e, dopo un miglio, a quella di contea. Finalmente svoltammo su una superstrada a due corsie che si allungava a vista d’occhio.

Avrebbe potuto benissimo essere estate. Alcuni alberi avevano già tutto il loro ricco fogliame, e faceva un caldo incredibile. Il cielo era sgombro, non si vedeva una nube nemmeno a ovest, all’orizzonte, dove si potevano già scorgere le creste del Blue Ridge. Accelerai, ansioso di mettere più chilometri possibile fra noi e Fredericksburg. Mezzogiorno era passato da un pezzo, ma avremmo mangiato più tardi, più vicini a Shenandoah.

— Così va meglio — dissi, appoggiando il braccio sul finestrino aperto. — Pensavo che non avremmo più rivisto un’autostrada. — Avevo detto ad Annie che non avremmo più parlato dei sogni, ma mi stavo rendendo conto che non era così facile. I sogni erano tutto quello a cui avevamo pensato per giorni. E non potevo nemmeno parlare delle battaglie, di Lee oppure di Lincoln, che aveva anche lui sofferto di brutti sogni. Né potevo raccontarle aneddoti sui tempi dell’università e sul mio vecchio amico Richard.

— È una bella campagna questa, non è vero? — dissi, e mi sentii più che mai simile al ranger del Parco. — Broun e io ci perdemmo in una stradina uguale a quella sterrata, la prima volta che venni a lavorare per lui. Voleva che andassi a scattare alcune fotografie della campagna attorno ad Antietam, ma era convinto che mi sarei perso e così insistette per venire con me. Finimmo impantanati in una pozzanghera. Dovemmo uscire a piedi per andare a cercare un trattore. Insieme, naturalmente, perché lui non si fidava. Continuò a comportarsi così per tutto il mio primo anno di lavoro.

— A non lasciarti lavorare da solo? — chiese Annie. — E perché?

— Non saprei. Non aveva mai avuto un assistente per le ricerche e penso che fosse abituato a fare tutto da solo. Stava iniziando proprio allora Il Legame del Dovere e c’erano tonnellate di ricerche da fare sull’Antietam. ma insisteva nel fare lui ogni cosa, specialmente le ricerche sul campo di battaglia. Quando arrivammo laggiù pensai che mi avrebbe lasciato almeno fare il lavoro di gambe, ma mi sbagliavo. Andava su e giù per il campo di battaglia, come un matto, prendendo note, scattando foto, buttandosi a terra per sperimentare quello che lui chiamava “il punto di vista del soldato”…

Mi bloccai gettando un’occhiata ansiosa ad Annie. che però continuava a sorridere, guardando il paesaggio. I suoi capelli biondi erano scompigliati dal vento e ogni tanto lei doveva scostarli dal viso con la mano.

— Poi si tagliò un piede guadando il torrente Antietam — proseguii. — Una vecchia lattina arrugginita. Sanguinava in modo impressionante: il piede, non la lattina. Gli fecero un’iniezione antitetanica e gli diedero dodici punti, e ancora non voleva lasciarmi fare da solo.

Fuori da Remington l’autostrada a due corsie si immetteva in quella statale verso Culpepper. Svoltai di nuovo verso sud.

— E così continuò a darsi da fare, cacciando il naso ovunque…

— Come Longstreet — disse Annie.

— E poi mi annunciò che sarebbe andato a Springfield. I suoi editori lo avevano chiamato perché volevano che controllasse l’epigrafe che aveva usato sull’ultimo libro, così lui decise di andare di persona a Springfield per vedere cosa c’era scritto sulla tomba di Lincoln o in qualche altro dannato posto. Io esplosi. Gli dissi “Che cosa diavolo mi hai preso a fare? Non mi lasci fare nulla, nemmeno andare a vedere delle dannate tombe!”.

Certo che Richard avrebbe avuto buon gioco con quella conversazione. “Sono ovviamente tutti lapsus freudiani” avrebbe detto con la voce del Buon Analista. “Il subconscio parla attraverso di loro, evidenziando cose che l’Io vorrebbe nascondere”.

— E così ti lasciò andare a Springfield al suo posto? — chiese Annie, apparentemente indifferente a quei lapsus, freudiani o non freudiani. Aveva preso alla lettera ciò che avevo stabilito, stava rilassandosi, prendendosi una vacanza, ed ero io che sembravo non riuscirci.

— Sì, mi lasciò andare a Springfield, ma continuò a chiamarmi sul telefono dell’auto, ricordandomi di guardare questo e di chiedere quello. Mi lasciava messaggi in albergo e mi obbligò a chiamare ogni sera per leggere le note della giornata a quell’accidente di segreteria telefonica che aveva fatto installare. Stava per farmi impazzire. Poi non so che cosa successe. Forse decise improvvisamente che al suo servizio non c’era un idiota incompetente o qualcosa del genere. Smise di perseguitarmi e mi permise di fare la ricerca che mi aveva mandato a fare e da allora in poi mi lasciò fare quello per cui mi pagava, aiutarlo.

Non mi resi conto fino a che non fui alla fine di quel raccontino edificante che proprio di questo si trattava. Il mio inconscio stava gridando per richiamare l’attenzione, e picchiava sulla porta dietro la quale l’avevo chiuso. — Ancor oggi fa da solo gran parte delle sue ricerche — dissi, come per convincere prima di tutto me stesso che non stavo dando una lezione ad Annie sulla necessità di lasciarmi prendere le redini della situazione e aiutarla.

— Forse faceva fatica ad abbandonare le ricerche perché le amava — disse Annie.

— Sì, può darsi — risposi, pensando a come si era eccitato per i sogni di Lincoln. — Comunque vuol bene a Lincoln.

— E a te.

— Sì.

— Venni proprio per incontrare Broun, la sera del ricevimento — disse. — Obbligai Richard a venire. Sapevo che Broun conosceva ogni cosa della Guerra Civile. Pensavo che sarebbe stato in grado di dirmi che cosa significavano i sogni.

— Solo che Richard non ti ha permesso di avvicinarlo, e io mi sono appiccicato.

— Non tu — disse lei, sorridendo con quel sorriso dolce e triste che ricordavo dalla sera nella veranda. — Sono io che mi sono appiccicata a te.

— Siamo appiccicati insieme — dissi allegramente — e anche insieme a Lee. Ma non oggi. Oggi siamo in licenza. Hai fame?

— Un po’.

— Ci fermeremo a fare colazione alla prossima cittadina. Abbiamo appena passato Remington. C’è una carta nel cruscotto. Potresti vedere qual è il prossimo posto che…

— Fermati! — gridò lei. Aveva le mani sull’orlo del finestrino mezzo abbassato e guardava indietro qualcosa che avevamo appena sorpassato. — Ferma la macchina!

Si lanciò fuori dalla vettura prima ancora che fermassi del tutto. Aveva spalancato la portiera e ora stava correndo verso la strada.

— Annie! — gridai, trafficando con la porta. Mi gettai di corsa dietro di lei.

Era in piedi in mezzo alla strada, lo sguardo fisso su niente di particolare, una staccionata e un campo arato, in distanza una casa dall’ampio porticato. Aveva le mani strette a pugno. — Che cos’è questo posto? — chiese. — Lo conosco.

Dannazione. Dannazione. Avevo pensato che saremmo stati al sicuro venendo da questa parte, evitando Chancellorsville e Spotsylvania e Wilderness. L’avevo portata apposta da questa parte perché pensavo che fosse sicura.

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