Altro silenzio. Alla fine disse — Non credo che Annie potrebbe…
— Venire con te? Ma certo che potrebbe. Mi prenderò personalmente cura di lei mentre tu parlerai con Broun. Le racconterò tutto dei tuoi giorni ruggenti al Duke.
— No. Di’ al tuo capo che mi dispiace, ma non potrei raccontargli niente sui sogni di Lincoln che lui abbia interesse a sentire.
Improvvisamente mi sentii esausto. — Allora vieni a dirglielo tu. Senti — feci — non è necessario che ti fermi per tutto il tempo. Il ricevimento inizia alle otto. Puoi venire a parlare con Broun e poi essere per le nove già a letto con questa signorina Annie a osservare i suoi Rapid Eye Movements e tutto il resto che voi psichiatri usate fare. Ti prego. Se tu non verrai, Broun mi manderà nell’Indiana con questo tempo a scoprire quali incubi aveva Lincoln da piccolo. Fallo per me, il tuo vecchio compagno di stanza.
— Non potrò rimanere oltre le nove.
— Non c’è problema — lo assicurai, dandogli l’indirizzo di Broun e riappendendo prima che potesse dire di no. Poi mi sedetti di fronte al fuoco. Il gatto mi balzò sulle ginocchia e io rimasi ad accarezzarlo, pensando che avrei dovuto alzarmi e andare a coricarmi.
Mi svegliò Broun. — Quanto tempo ho dormito? — feci, sfregandomi gli occhi per tentare di svegliarmi definitivamente. Quale che fosse il tempo, mi sentivo peggio di prima.
— Sono le sei e mezzo — disse Broun. Si era cambiato, indossando una giacca da pranzo sopra una camicia a pieghe e una cravatta sottile. Non si era ancora rasato. Forse tentava di farsi crescere la barba. Un’idea terribile; quei peli ispidi e grigiastri sembravano cancellare ogni altro colore dal suo viso, dandogli un aspetto trasandato e ambiguo, come un commerciante di cavalli poco onesto. — Mi dispiace averti svegliato, ma volevo mostrarti questo. — Mi mise fra le mani un plico di fogli dattiloscritti.
— Di che si tratta? — chiesi. — Willie Lincoln?
Stava smuovendo le braci a cui si era ridotto il fuoco mentre dormivo. — È la prima scena, quella che ti dicevo. Non ce la facevo proprio a vedere Ben arruolarsi senza una ragione al mondo, così l’ho riscritta.
— Mc Laws e Herndon lo sanno? — Il gatto di Broun saltò giù dalle mie ginocchia e iniziò a cercare di prendere l’attizzatoio.
— Andrò da loro domani mattina, ma volevo che tu gli dessi prima un’occhiata. Ben doveva avere un motivo per arruolarsi.
— Perché? E allora, quando più avanti si innamora di Nelly? Anche per quello, non c’è motivo. Lei gli somministra un cucchiaio di laudanum ed ecco che lui è pronto a fare qualsiasi cosa per lei.
Il gatto era riuscito ad afferrare l’attizzatoio, ma Broun sembrò non notarlo. Fissava il fuoco. — Era la guerra. La gente faceva cose del genere durante quella guerra, si innamorava, andava a morire…
— Si arruolava — proseguii io. — La maggior parte delle reclute della Guerra Civile non aveva alcun motivo per arruolarsi. Semplicemente, c’era una guerra e loro sceglievano di schierarsi da una parte o dall’altra. — Gli tesi indietro i fogli. — Non credo che ci sia bisogno di una nuova scena.
Lui rimise l’attizzatoio al suo posto. Il gatto si piazzò di fronte all’arnese, sbattendo la coda. — In ogni modo, vorrei che la leggessi — fece lui. — Hai chiamato il tuo amico?
— Sì.
— Verrà?
— Non sono sicuro. Penso di sì.
— Bene. Bene. Risolveremo questa faccenda dei sogni. Chiamami non appena arriva. — Si diresse alla porta. — Vado a controllare i camerieri.
— Non faresti meglio a raderti?
— Radermi? — esclamò lui, come se avessi detto un’eresia. — Non vedi che sto facendomi crescere i favoriti? — Si mise in posa, le mani nei risvolti della giacca. — Come Lincoln.
— Non assomigli a Lincoln — sogghignai. — Assomigli a Grant dopo una sbronza.
— Potrei dire lo stesso di te, ragazzo mio — fece lui, e andò al piano di sotto a parlare con i camerieri.
Tentai di dedicarmi alla nuova scena, pensando che anche a me sarebbe piaciuto risolvere qualcuno dei miei sogni. Mi sentivo più stanco di quanto non fossi prima del riposo. Non riuscivo nemmeno a mettere a fuoco il dattiloscrìtto. I giornalisti sarebbero arrivati a minuti, e allora avrei dovuto rimanere ore appoggiato a una parete, spiegando a quello di turno come mai il libro di Broun non fosse ancora pronto, e poi il giorno dopo sarei andato ad Arlington a vagare nella neve alla ricerca della tomba di Willie Lincoln.
Però, se avessi potuto scoprire prima dove era stato sepolto, forse il giorno dopo mi sarei risparmiato di andare a spazzare neve dalle scritte di vecchie lapidi. Posai i fogli della nuova scena e cercai Gli Anni della Guerra di Sandburg.
Broun non ha mai creduto nelle librerie; usa tenere i libri dappertutto, sparsi per la casa, e non appena ne ha finito uno lo infila nello scaffale più vicino. Mi offrii una volta di organizzargliene una e lui rispose: — So esattamente dove si trovano tutti. — Forse lui lo sapeva, ma io no, così senza dire più niente li avevo risistemati — Grant e la campagna dell’Ovest nella grande sala da pranzo al piano superiore, Lee nella veranda chiusa, Lincoln nello studio. — Non era servito a molto, perché Broun continuava a lasciare i libri dove gli capitava, però era meglio di niente. Avevo almeno una possibilità di trovare ciò che mi occorreva. Di solito, ma non questa volta.
Gli Anni della Guerra di Sandburg non era dove l’avevo messo l’ultima volta, e non c’era nemmeno Oates. Mi ci volle un’ora per ritrovarli, Oates nel bagno al piano superiore, Sandburg giù in veranda sotto una delle violette africane di Broun. Prima che riuscissi a tornare su nello studio per consultarli una giovane inviata di People mi si parò davanti cercando di torchiarmi sul prossimo libro di Broun.
— Di che cosa tratta? — chiese.
— Antietam — risposi. — È nel fascicolo per la stampa.
— Non l’ultimo. Quello nuovo che sta per iniziare.
— Ha le mie stesse possibilità di indovinarlo — risposi, e riuscii ad indirizzarla verso Broun in persona; potei così tornare nello studio con i libri che avevo trovato e cercare di Willie Lincoln. Era morto nel 1862, all’età di undici anni. Un ricevimento era in corso nei saloni della Casa Bianca, mentre lui giaceva morente al piano di sopra. E probabilmente il campanello della porta aveva continuato a suonare annunciando gli ospiti, pensai, e in quel momento stesso il campanello suonò.
Erano altri giornalisti, poi qualcuno dei camerieri e poi ancora giornalisti. Iniziai a dubitare che Richard sarebbe mai venuto, dopo tutto, ma quando il campanello suonò di nuovo era lui. Con Annie.
— Non possiamo fermarci per molto — disse Richard ancor prima di passare la soglia. Aveva un aspetto stanco e tirato, il che non costituiva buona pubblicità per l’Istituto del Sonno. Mi chiesi se il suo aspetto esausto avesse qualcosa a che fare con il fatto di avermi cercato, mentre io ero via nel West Virginia.
— Sono contento che siate riusciti a venire — dissi, voltandomi verso Annie. — Sono Jeff Johnston. Dividevo la stanza con questo signore prima che lui diventasse uno psichiatra di grido.
— Sono felice di conoscerti, Jeff — fece lei gravemente.
Non era per nulla come mi ero aspettato. Gli appuntamenti di Richard erano stati con piccole infermiere provocanti ai tempi della scuola di medicina, e poi con Donne di Washington in Carriera da quando aveva iniziato a lavorare all’Istituto. Non aveva mai nemmeno degnato di uno sguardo qualcuno del tipo di Annie. Era minuta, con capelli biondi e corti e grandi occhi grigio-azzurri. Aveva addosso un giaccone grigio pesante e scarpe dal tacco basso, e sembrava una diciottenne.
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