Mi invitò a sedere con un cenno. — Quando scese le scale non vide nessuno — proseguì — ma c’era un cadavere disteso in una bara nella Sala Orientale. Il viso del morto era coperto da un panno nero, e Lincoln chiese alla guardia in piedi alla porta di chi si trattasse, e la guardia rispose “Il Presidente. È stato assassinato.”
Mi stava guardando con occhi animati, aspettando che dicessi qualcosa, ma io non avevo proprio idea di cosa potessi dire. — Aveva fatto questo sogno… un mese circa prima di morire, vero? — tentai, esitante.
— Due settimane. Il due di aprile. L’avevo già letto da qualche parte, ma appena dopo la tua partenza l’agente di Mc Laws e Herndon ha chiamato perché voleva sapere quale libro avevo in programma, dopo Il Legame del Dovere. Voleva metterlo nella presentazione della conferenza stampa di stasera. Le ho detto che non lo sapevo, ma subito dopo ho iniziato a pensare a un libro su Lincoln.
Il libro su Lincoln. Ecco di che si trattava. Forse avrei dovuto esserne contento, perché se incominciava a pensare a un nuovo libro avrebbe smesso di pasticciare sul Legame del Dovere. Il problema era che il libro su Lincoln non sarebbe stato un nuovo libro, Broun lo chiamava il libro della sua crisi di maturità, anche se aveva iniziato a scriverlo solo raggiunta la sessantina. — Avevo paura di morire prima di riuscire a scrivere qualcosa di importante, e ho ancora paura. Non sono ancora riuscito a capire da che parte abbordare la dannata faccenda — mi aveva detto ridendo la prima volta che mi ero presentato da lui per il lavoro, ed ero convinto che dicesse sul serio. Un anno dopo aveva iniziato di nuovo a lavorarci, ma senza andare oltre un abbozzo ancora troppo generale.
— Domani voglio che tu vada ad Arlington, Jeff. — Si grattò la barba ispida che gli copriva le guance. — Devo sapere se Willie Lincoln è stato sepolto là.
— È sepolto a Springfield. Nella tomba di famiglia.
— Non dove è sepolto adesso. Durante la Guerra Civile. Il corpo fu trasportato a Springfield solo nel 1865, quando Lincoln venne assassinato. Willie morì nel 1862. Voglio sapere dove rimase sepolto in quei tre anni.
Non avevo idea di che cosa Willie Lincoln avesse a che fare con il sogno premonitore di Lincoln, ma ero troppo stanco per indagare. — Non è stata confermata la conferenza stampa, vero? — chiesi, sperando contro ogni evidenza che l’avessero rinviata. — Le strade sono in condizioni terribili.
— È confermata. — Broun diede un’occhiata all’orologio. — Devo vestirmi. Quei dannati giornalisti sono sempre in anticipo. — Il mio sguardo dovette mostrargli chiaramente come mi sentivo, perché disse: — Non occorrerà che tu scenda in battaglia prima delle otto, e mi occuperò io delle scaramucce iniziali. Perche non provi a fare un sonnellino?
— Penso che ti prenderò in parola — risposi, e mi sollevai a fatica dalla poltrona.
— Oh. dimenticavo di chiederti un favore, prima — fece Broun. — Potresti chiamare Richard Madison per accertarti che venga anche lui, stasera? La sua ragazza mi ha detto che ci sarebbero stati, ma preferirei che tu glielo ricordassi.
I sogni di Lincoln e poi il corpo di Willie Lincoln e ora il mio vecchio compagno di stanza in collegio. Smisi definitivamente di fingere di sapere di cosa stesse parlando.
— Ha telefonato mentre eri via — aggiunse Broun, grattandosi ancora la barba — Dicendo che doveva immediatamente mettersi in contatto con te. Gli ho detto che non avevi un numero per farti rintracciare, ma che di solito chiamavi e che ti avrei passato un messaggio, ma lui ha detto solo di chiederti di chiamarlo, però poi io non ho potuto dirtelo e allora l’ho richiamato per dirgli che saresti stato a casa stasera.
Ci doveva essere una logica, da qualche parte. — L’hai invitato al ricevimento? — chiesi.
— Ho invitato la sua ragazza. Richard non era in casa Lei mi ha detto che lui si trovava all’Istituto del Sonno, e allora io le ho chiesto cosa ci facesse laggiù, e lei «Spiega alle persone che cosa significano i loro sogni»; così, dopo aver riattaccato, ho incominciato a pensare al sogno di Lincoln e a che cosa ne avrebbe detto uno psichiatra: allora l’ho richiamata e li ho invitati entrambi, così potrò chiederglielo. Ma dal momento che non ho parlato direttamente con Richard e siccome poi lui voleva parlare a te, penso che sarebbe una buona idea se lo sentissi per accertarti che verranno davvero. E poi farai bene ad andare a coricarti, ragazzo. Hai l’aspetto di uno che sta per crollare.
Uscì. Rimasi fermo davanti al fuoco per un minuto, chiedendomi cosa mai Richard volesse da me. Eravamo stati buoni amici quando eravamo compagni di stanza al Duke, ma poi ci eravamo rivisti a malapena un paio di volte nei sei anni trascorsi dalla laurea. Lui era andato a New York per l’internato e poi era tornato a Washington per entrare nell’Istituto del Sonno, il che significava che era troppo impegnato per fare altro. Mi aveva chiamato esattamente una volta durante l’anno precedente, per farmi un’offerta di lavoro. Uno dei suoi pazienti, un pezzo grosso del Pentagono, stava facendo una ricerca sugli effetti a lungo termine della guerra del Vietnam e aveva bisogno di un ricercatore.
— Non mi interessa — avevo detto. — Non ho ancora capito tutti gli effetti a lungo termine della Guerra Civile.
— Sarebbe un incarico in cui potresti fare qualcosa di importante, invece di sprecare il tuo tempo a scovare fatti oscuri di cui non importa nulla a nessuno per qualche schiavista di scrittore — aveva ribattuto lui.
Avevo giusto impiegato l’intera giornata cercando di scoprire perché il generale Longstreet calzasse pantofole da camera all’Antietam. Avevo scoperto che aveva le vesciche ai piedi, un fatto che Richard avrebbe sicuramente classificato come “fatto oscuro di cui non importa nulla a nessuno”. A Longstreet importava comunque molto, dal momento che si trovava in guerra, e importava anche a Broun, e per questo motivo io stavo lavorando per lui, ma non avevo voglia di provare a spiegarlo a Richard.
— Se questo lavoro al Pentagono è così importante, che ci fa il tipo fra i tuoi pazienti? — chiesi invece.
— Ha un disturbo del sonno.
— Bene, io al contrario dormo magnificamente — avevo concluso. — Digli grazie, ma… no grazie. — Mi chiesi se anche questa volta chiamasse per una proposta di lavoro. Broun aveva detto che Richard non gli aveva spiegato nulla, per cui probabilmente si trattava di quello, e io non ero in condizioni tali da starlo a sentire.
Decisi quindi di lasciar perdere, fare una doccia e poi tentare di dormire, ma mi ritrovai a pensare ancora a Richard, per cui decisi di chiamarlo e farla finita. Tornai nello studio di Broun per usare il telefono. Magari mi avrebbe risposto la ragazza di cui aveva parlato Broun, ma non fu così. Rispose Richard, e non aveva proposte di lavoro.
— Dove diavolo sei stato? Ti ho cercato dappertutto — disse.
— Ero nel West Virginia — risposi. — A parlare di un cavallo con un uomo. Di cosa mi volevi parlare?
— Niente. Comunque ormai è tardi. Broun aveva detto che mi avrebbe fatto richiamare — fece, quasi con tono di accusa. Perché dovevo continuamente trovarmi dentro a conversazioni di cui non capivo né capo né coda?
— Mi dispiace. Sono appena arrivato. Ma ascolta, possiamo comunque parlarne stasera al ricevimento.
Ci fu silenzio dall’altro capo.
— Verrai, vero? — aggiunsi. — Broun è davvero ansioso di parlare con te dei sogni di Lincoln.
— Non posso venire. Non se ne parla nemmeno. Ho un paziente che…
— La casa è sulla strada per l’Istituto del Sonno. Puoi dare questo numero e ti possono chiamare qui, se ci sarà un’emergenza. Mi piacerebbe davvero vederti, e voglio conoscere questa tua nuova ragazza.
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