— Perché?
— Non so. Semplicemente non me l’ha più dato.
— Quando è successo? Quando ti ha tolto l’Elavil?
Le ci volle molto per rispondere. — Dopo che i sogni erano diventati più chiari.
— Quanto tempo dopo?
— Non lo so.
— E non ti ha fatto prendere nient’altro?
— No — rispose lei.
— Ascolta Annie, se fai ancora dei sogni oppure se hai bisogno di qualcosa, se vuoi che ti porti da qualche parte, qualsiasi cosa, voglio che mi chiami. Va bene?
— Va bene.
— Annie, ieri sera hai detto che pensavi di sognare il sogno di qualcun altro. Sei sicura che fosse un sogno?
Ci fu di nuovo una lunga pausa prima che rispondesse e incominciai a temere che la domanda l’avesse sconvolta, ma poi lei disse semplicemente: — Cosa? — come se non avesse capito bene.
— Come fai a sapere che si tratta di un sogno, Annie? Non potrebbe essere qualcosa che è successo davvero?
— No, sono sogni — rispose, e le sue parole suonavano indefinite, come se parlasse nel sonno.
— Come fai a saperlo?
— Perché mi sembrano sogni, Non riesco a spiegarlo. Sono… — Improvvisamente la sua voce risuonò ben sveglia. — Che messaggio stavo cercando? Forse il messaggio che avevo spedito a Hill a Harpers Ferry?
— No — risposi. — Il dodici settembre Lee inviò gli ordini per la campagna prima di entrare nel Mariland, Uno di questi andò perduto. Non si sa esattamente cosa successe, ma un soldato dell’Unione lo trovò e lo consegnò a McClellan.
— Non potevano essercene centonovantuno copie, però — intervenne lei. come se stesse cercando di convincersi da sola. — Lee non aveva così tanti generali. Forse non c’erano così tanti generali in tutta la Guerra Civile.
Dissi: — Hai avuto una giornata faticosa. Non voglio che tu prenda una polmonite. Torna a letto e ne parleremo domani mattina.
— Se non c’erano centonovantuno copie, come mai ho sognato quel numero?
— Era l’Ordine Speciale 191. Era diretto a Hill, l’uomo che hai visto in sogno sul cavallo grigio. Fu lui a dire che l’ordine non gli era mai arrivato.
Riappese. Rimasi là con il ricevitore in mano finché questo non iniziò a dare il segnale continuo. Poi andai alla finestra a guardare la neve, finché non divenne buio.
Aveva iniziato a nevicare di nuovo, larghi fiocchi pesanti che avrebbero coperto le tombe di Arlington come un mantello, Sperai che Annie stesse dormendo e sognando qualcosa di piacevole, un sogno senza soldati mòrti e senza messaggi.
Non mi aveva chiesto nulla di D.H. Hill, e io non glielo avevo detto. Hill cavalcava un cavallo grigio all’Antietam. Aveva finito di revisionare le truppe su un’altura esposta quando erano arrivati Lee e Longstreet. Questi smontarono per dare un’occhiata dall’altura, ma Hill rimase in sella nonostante il fuoco di artiglieria “Se proprio vuoi insistere a cavalcare attirando il fuoco nemico dacci almeno il tempo di controllare il campo, prima” aveva detto Longstreet con rabbia.
Hill non aveva avuto modo di rispondere. La palla di cannone colpì le zampe anteriori del cavallo, che ricadde in avanti sui moncherini. Hill rimase con un piede nella staffa e quando tentò di portare oltre la sella l’altra gamba non ci riuscì, proprio come aveva detto Annie. Come lei l’aveva descritto, come l’aveva visto. Nel sogno.
Traveller era un castrato grigio dalla criniera e dalla coda nere. Probabilmente non era un purosangue, nonostante gli storici abbiano fatto ricostruzioni incredibili per riuscire ad attribuirgli un’ascendenza aristocratica, e uno di loro sia arrivato persino a sostenere che discendeva da Diomed, il famoso inglese vincitore di Derby. Comunque aveva l’intelligenza del purosangue, coraggio e un’incredibile resistenza. “Con lui non occorre né la frusta né lo sprone” scrisse a Lee il suo proprietario, “ed è pronto ad andare ovunque.”
Mi alzai presto e andai in biblioteca a cercare notizie sull’Elavil. Il testo sui medicinali diceva che si trattava di un antidepressivo triadico relativamente leggero, con effetto sedativo, e che era frequentemente usato nei casi di insonnia. Aveva una lunga serie di effetti collaterali minori e alcuni più importanti. Era controindicato per pazienti con disturbi cardiaci e per chiunque avesse già dimostrato intolleranza ai componenti. Non diceva nulla riguardo a sognare soldati morti. In effetti, se Richard avesse continuato a somministrarglielo Annie non avrebbe dovuto sognare per nulla. Gli antidepressivi triciclici aumentano la fase di sonno delta e diminuiscono quella REM, cioè quella durante la quale in genere si sogna.
Chiesi alla bibliotecaria che cosa ci fosse sui sogni. — Non molto — rispose Kate. — Alcune cose pseudoscientifiche e l’ Interpretazione di Freud. No, aspetta, forse quella è fuori. — Premette alcuni tasti del computer e attese che la lista comparisse. — Sì, sarà fuori fino al nove aprile. Vuoi prenotarla?
— In realtà stavo cercando qualcosa di più attuale.
Premette altri tasti. — Abbiamo qualcosa nello scomparto S, ma niente di realmente attuale. Se sai esattamente cosa ti occorre posso cercarlo attraverso il collegamento interbiblioteche. Se non lo sai, penso che potresti andare alla Biblioteca del Congresso. Hai provato all’Istituto del Sonno? Hanno una biblioteca specialistica ottima.
— Proverò con lo scomparto S — risposi.
Kate aveva ragione. Non c’era molto, e quel poco era costituito da manuali di auto-interpretazione dei sogni. “Sognare una casa significa che siete sessualmente repressi” e cose del genere. I gatti erano il simbolo di istinti animali, le armi del sesso, i corpi morti invece di — sorpresa! — morte. I cavalli con le zampe anteriori troncate dal cannone non erano menzionati.
Chiesi a Kate se poteva tentare di mettere insieme per Broun una bibliografia sui sogni prodromici e tornai a casa.
Il telefono stava squillando quando aprii la porta. Avevo attivato la segreteria prima di uscire, quindi non avrebbe dovuto suonare più di due volte prima che questa partisse, ma ne contai tre mentre trafficavo con la chiave e un quarto mentre mi precipitavo su per le scale. Irruppi nello studio.
Broun stava riagganciando il ricevitore. — Chi era? — chiesi senza fiato.
— Nessuno — rispose lui tranquillo. — Chiunque fosse ha riagganciato prima che rispondessi. Jeff, vorrei che tu…
— Ha squillato quattro volte e tu eri lì. Perché allora non hai lasciato partire la dannata segreteria, se non volevi rispondere?
— Il dottor Stone e io stavamo esaminando del materiale sui sogni — rispose lui, sempre tranquillamente, e fece un cenno verso la poltrona. — Dottor Stone, penso che non conosciate il mio ricercatore Jeff Johnston. Jeff, il dottor Stone è il direttore dell’Istituto del Sonno.
L’uomo che era rimasto fermo in poltrona per tutto quel tempo si alzò e mi tese la mano. — Piacere — disse. Il mio primo pensiero fu che Richard l’aveva mandato per dirmi di stare lontano da Annie, ma mi accorsi che sorrideva con l’espressione educata e leggermente interrogativa che si usa con gli estranei, e anche Broun stava sorridendo. Il mio nome quindi non era stato menzionato fra di loro fino ad allora.
— Penso di conoscere un suo amico — proseguì lui. — Richard Madison?
Sì, era mio amico, prima che iniziasse a tentare di convincere i suoi pazienti di essere matti. Prima che iniziasse a sedurre i suoi pazienti.
— Eravamo compagni di stanza al college — dissi.
— È una persona valida — disse il dottor Stone, lasciando cadere la mano come se io l’avessi scossa via. — Sta conducendo attualmente delle ricerche sull’insonnia, mi pare.
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