Don inghiottì, cercando di soffocare l’aspra risposta che avrebbe voluto dare, e tacque.
«Senza offesa,» disse McMasters. «Che ne diresti di una tazza di solubile?» Si avvicinò a una caffettiera automatica, e versò due tazze della bevanda.
Don esitò, poi ne accettò una. Era la miscela venusiana, nera e amarissima e molto forte. Don scoprì che il sergente. McMasters cominciava a essergli simpatico. Il sergente sorseggiò con calma la bevanda, fece una serie di smorfie, e poi disse:
«Tu devi essere nato con la camicia. In questo momento, avresti dovuto essere un cadavere.»
«Eh?»
«Avresti dovuto ritornare a bordo del Cammino della Gloria , no? L’ordine era partito dal Vecchio, quindi era più o meno irrevocabile. E allora?»
«Non riesco a seguirla.»
«La notizia non è trapelata? Be’, suppongo che sia rimasta a prua. Il Cammino non ce l’ha fatta.»
«Eh? Si è schiantato?»
«Neanche per sogno! Tra l’altro, non avrebbe fatto in tempo. I terricoli della Federazione si sono innervositi, e l’hanno cancellato dal cielo, con un paio di missili ben diretti. Non riuscivano a entrare in comunicazione con l’astronave, e l’hanno immaginato che ci fossero delle bombe, o peggio, a bordo… una specie di testa sul ponte, suppongo. Comunque, l’hanno fatta esplodere prima ancora che rientrasse nell’atmosfera.»
«Oh…»
«È per questo che dico che sei nato con la camicia… dato che avresti dovuto tornare a bordo del Cammino. »
«Ma io non dovevo tornare sulla Terra. La mia destinazione è Marte.»
McMasters lo fissò, spalancando gli occhi, poi scoppiò in una grande risata:
«Ragazzo mio, non ho mai visto una mente più a senso unico della tua! Sei testardo come un ‘vieni-sopra’.»
«Può darsi, ma continuo a dire che arriverò su Marte.»
Il sergente posò la sua tazza.
«Perché non ti metti a ragionare, e la pianti con queste sciocchezze? Vedi, probabilmente questa guerra durerà dieci o quindici anni. È probabile che non ci sarà più un’astronave diretta a Marte per tutto questo periodo… Per lo meno, non una nave passeggeri.»
«Be’… sono sicuro che riuscirò a trovare la maniera per andarci, in un modo o nell’altro. Non saprei dire come, ma lo sento. Però…» meditò un istante sulle parole del soldato. «Cosa le fa pensare che la guerra sarà così lunga?»
McMasters lo fissò.
«Hai studiato la storia?»
«Un po’.»
«Ricordi in quale modo le colonie d’America riuscirono a liberarsi dal dominio dell’Inghilterra? Portarono avanti una guerriglia per otto anni, combattendo solo raramente, qua e là… eppure l’Inghilterra era così potente, che avrebbe potuto schiacciare letteralmente le colonie in un giorno. Perché non lo ha fatto?»
Don non lo sapeva.
«Bene,» rispose McMasters, «Forse tu non sarai uno studioso della storia antica, ma il commodoro Higgins lo è. È stato lui lo stratega che ha preparato questo colpo di mano. Fagli qualche domanda su qualsiasi ribellione sia mai accaduta sulla Terra; lui ti saprà dire perché ha avuto successo, o per quale motivo è fallita. L’Inghilterra non ha schiacciato le colonie, perché era impegolata fino alle orecchie in guerre più grosse in altri luoghi. La rivolta americana era semplicemente una ‘azione di polizia’… non importante. Ma l’Inghilterra non aveva potuto dedicare a quella semplice azione l’attenzione necessaria; e così, dopo qualche tempo, la cosa era già diventata troppo costosa e troppo scomoda, così l’Inghilterra rinunciò e riconobbe l’indipendenza delle colonie.»
«Lei pensa che la situazione sia uguale, adesso?»
«Sì… perché il commodoro Higgins ha dato una buona spinta nella direzione giusta. Mettendo le cifre e i fatti sulla carta, la Repubblica di Venere non ha una sola possibilità di vittoria contro la Federazione. Vedi, io sono un patriota, come tutti gli altri… ma so affrontare i fatti. Venere non possiede neppure una minima frazione della popolazione della Federazione, né l’uno per cento della sua ricchezza. Venere non può vincere… a meno che la Federazione non sia troppo occupata, per permettersi il lusso di combattere. E adesso è troppo occupata, infatti, o lo sarà entro breve.»
Don rifletté su quelle parole.
«Ho paura di essere completamente stupido. Non ci arrivo.»
«Non hai afferrato il significato della distruzione di Circum-Terra? In una sola incursione, il commodoro ha reso la Terra totalmente indifesa. Avrebbe potuto bombardare tutte le città della Terra. Ma a che cosa sarebbe servito questo? Semplicemente, l’intero globo terrestre sarebbe stato pervaso dal sacro fuoco della vendetta nei nostri confronti. Ci avrebbero odiati. Agendo così, invece, abbiamo indotto due terzi della popolazione terrestre a inneggiare alla nostra azione. E non solo a inneggiare… perché questa gente della Terra si sente ora più sicura, più forte, ed è pronta a ribellarsi a sua volta, ora che Circum-Terra non è sospesa lassù nel cielo, pronta a lanciare delle bombe al minimo segno di disordini. Ci vorranno anni alla Federazione, prima di riportare la pace nelle nazioni federate… se mai riuscirà a farlo. Oh, il commodoro è un uomo astuto!» McMasters sollevò lo sguardo. «Attenti!» esclamò, e balzò in piedi, eseguendo un perfetto saluto.
Sulla porta c’era un tenente dell’Alta Guardia. Egli disse:
«È stata una conferenza molto interessante, professore, ma avrebbe potuto risparmiarla per le ore di scuola.»
«Non ‘professore’, tenente,» disse McMasters, con aria convinta. «’Sergente’, se non le dispiace.»
«Molto bene, sergente… ma lasci perdere le conferenze.» Si rivolse a Don. «Chi è costui, e perché se ne sta seduto qui senza fare niente?»
«Stava aspettando lei, signore.» McMasters spiegò le circostanze.
«Vedo,» rispose l’ufficiale di guardia. Si rivolse a Don, «Lei rinuncia al suo diritto di non testimoniare contro se stesso?»
Don sembrò perplesso.
«Vuole dire,» spiegò McMasters, «Che dobbiamo scegliere. Dobbiamo provare su di te il congegno, o preferisci terminare il viaggio in cella di rigore?»
«Il congegno?»
«La macchina della verità.»
«Oh. Fate pure. Non ho niente da nascondere.»
«Vorrei poterlo dire anch’io. Siediti lassù.» McMastes aprì lo sportello di un armadietto a muro, sistemò degli elettrodi sulle tempie e sulla nuca di Don, e una specie di misuratore della pressione intorno al braccio… una fascia elastica, con un quadrante e una lancetta. «E adesso,» disse, «Dimmi il vero motivo per cui tu stavi passeggiando intorno alla sala delle bombe!»
Don confermò la sua versione dei fatti. McMasters fece molte altre domande, mentre il tenente consultava un apparecchio che si trovava dietro la nuca di Don. Dopo qualche tempo, il tenente disse:
«È tutto, sergente. Lo rimandi nei suoi quartieri.»
«Subito, signore. Vieni con me, ragazzo.» Lasciarono insieme l’ufficio. Quando furono oltre la portata delle orecchie del tenente, McMasters continuò, «Come stavo dicendo quando siamo stati brutalmente interrotti, è questo il motivo per cui dobbiamo aspettarci una guerra lunga. Lo ‘ status’ rimarrà ‘quo’ , mentre la Federazione sarà troppo occupata, in casa sua, con una serie d’insurrezioni e di disordini civili. Di quando in quando, manderanno da noi qualche ragazzo, con l’ordine di svolgere un lavoro da uomo; noi daremo una lezioncina al ragazzo, e lo rispediremo a casa sua. Quando la faccenda sarà continuata per qualche anno, la Federazoine deciderà che noi costiamo più di quanto l’impresa valga, e ci riconoscerà come una nazione libera. In tutto questo tempo, non ci saranno delle astronavi in rotta per Marte. Un vero peccato!»
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