Il suo viso mancava del sorriso artificiale obbligatorio per tutti coloro che parlavano nelle trasmissioni pubbliche; i suoi modi, e la sua voce, erano freddi e cupi.
«Sono l’Alto Commodoro Higgins, comandante del Corpo d’Assalto ‘Emancipazione’ dell’Alta Guardia, Repubblica di Venere. L’Alta Guardia ha occupato la stazione satellite della Terra, Circum-Terra. In questo momento teniamo tutte le città della Terra alla nostra merce.»
Fece una pausa, perché le sue parole fossero pienamente comprese da tutti. Don rifletté un momento, e la conclusione non gli piacque affatto. Tutti sapevano che Circum-Terra portava missili a testata nucleare in numero sufficiente ad annientare ogni esercito, o combinazione di eserciti, che avrebbero potuto coalizzarsi per minacciare la Federazione. L’esatto numero delle bombe esistenti a bordo della stazione era coperto dal segreto militare, ma le valutazioni generali fornivano cifre varianti tra le duecento e le mille. Tra i civili del Nautilus si era sparsa la voce che l’Alta Guardia avesse trovato settecentotrentadue bombe pronte a partire, con i componenti fondamentali per costruirne moltissime altre, e, in più, deuterio e trio sufficienti per preparare almeno una dozzina di superbombe all’idrogeno.
Sia che la voce fosse esatta, sia che fosse stata solo il frutto di molta fantasia e di poca realtà, certamente Circum-Terra conteneva bombe a sufficienza per trasformare la Federazione Terrestre in un deserto radioattivo, inabitabile per centinaia e centinaia di anni. Senza dubbio, poiché lo sviluppo delle grandi città era stato principalmente sotterraneo, e i livelli più bassi si trovavano a centinaia di metri sotto la superficie, molti abitanti delle città sarebbero sopravvissuti… ma qualsiasi città, dopo il bombardamento, avrebbe dovuto essere abbandonata; l’effetto militare sarebbe stato perciò uguale alla completa distruzione. E molti, moltissimi sarebbero morti. Quanti? Quaranta milioni? Cinquanta milioni? Don non riusciva neppure a immaginarlo.
A questo punto, il commodoro proseguì:
«Pur essendo in questa posizione, ci tratteniamo dall’agire in questo senso, misericordiosamente. Le città della Terra non saranno bombardate. I liberi cittadini della Repubblica di Venere non desiderano massacrare i loro cugini rimasti sulla Terra. Il nostro unico scopo è quello di stabilire la nostra indipendenza, di trattare da soli i nostri affari, di eliminare la soffocante, beffarda situazione di una sudditanza a un proprietario assente, e di una tassazione compiuta da un governo che nulla ha fatto per Venere, non avendo neppure propri rappresentanti sul pianeta, non concedendo alcun diritto ai venusiani, e portandoci lentamente alla morte per inedia, al completo dissanguamento delle risorse di Venere.
«Così facendo, prendendo così il nostro posto di uomini liberi, lanciamo un appello a tutte le nazioni oppresse e impoverite, ovunque esse si trovino, affinché seguano la strada che noi indichiamo, seguano la nostra guida, e accettino il nostro aiuto. Alzate gli occhi al cielo! Sopra di voi galleggia nel cielo la stazione spaziale dalla quale io ora vi parlo. I grassi e stupidi governanti della Federazione hanno trasformato Circum-Terra nella frusta del negriero. La minaccia di questa base militare sospesa nel cielo ha protetto il loro impero dalla giusta collera delle loro vittime, per più di sessant’anni.
«Ora noi distruggiamo questa minaccia.
«Tra pochi minuti questo scandalo che macchia i cieli liberi e puliti della Terra, questa pistola puntata alla nuca degli uomini in tutto il vostro pianeta, cesserà di esistere. Uscite dalle vostre case, guardate il cielo. Guardate un nuovo sole brillare per qualche istante, e sappiate che questa luce è la luce della Libertà, che invita la Terra intera a liberarsi.
«Popoli soggetti della Terra, popoli succubi di governanti imbelli, noi uomini liberi della Repubblica di Venere vi salutiamo con questo segno!»
Il commodoro rimase seduto, e fissò direttamente negli occhi ciascun componente del suo titanico pubblico, mentre le note trascinanti di Stella Mattutina di Speranza seguivano le sue parole. Don non riconobbe l’inno della nuova nazione; riuscì soltanto a rendersi conto della sua forza, della promessa che le sue note parevano contenere.
Improvvisamente, lo schermo diventò lattescente, e nello stesso istante ci fu un lampo di luce così intensa da vincere la resistenza degli oblò schermati, e da tormentare il nervo ottico. Don stava ancora scuotendo il capo, per vincere quel tormentoso effetto, quando attraverso il sistema di comunicazione di bordo una voce annunciò:
«Togliere gli schermi!»
Un soldato che si trovava di fronte al grande oblò del compartimento stava già rimuovendo lo schermo metallico; Don si unì alla folla, e guardò fuori.
Un secondo sole ardeva come una fiamma bianca, e ingigantiva sempre più, mentre Don lo fissava. Quella che sulla Terra sarebbe stata… che era stata in tante terribili occasioni… una nube a forma di fungo in rapida ascesa, là, nello spazio profondo, era una perfetta sfera geometrica, che cresceva e cresceva, acquistando dimensioni incredibili. E continuò a crescere, passando dal bianco purissimo a un bizzarro viola argenteo, poi si chiazzò di porpora, di rosso e di scarlatto. E continuò a crescere, fino a nascondere completamente la Terra che galleggiava nel cielo, dietro di essa.
Nel momento in cui era stata trasformata in una nube cosmica radioattiva, Circum-Terra stava passando sopra, o davanti, al Nord Atlantico; l’enorme nube incandescente fu visibile perciò in quasi tutte le regioni abitabili del globo, come un ardente simbolo nel cielo.
CAPITOLO VII
LA STRADA TORTUOSA
Subito dopo la distruzione di Circum-Terra, il segnale di allarme dell’incrociatore ululò, e gli altoparlanti ruggirono, ordinando a tutti gli uomini di raggiungere i posti di accelerazione. Il Nautilus partì, con una grande vampata dei razzi, tracciando la propria orbita per il lungo viaggio per Venere. Quando l’incrociatore siderale fu alla massima velocità di crociera, e i pìccoli razzi laterali avevano dato inizio a una rotazione dell’astronave sul proprio asse, per fornire un minimo di gravità, la sala di comando ordinò di slacciare le cinture. Don slacciò le sue cinture, e si diresse rapidamente verso la sala radio. Fu costretto a discutere per un paio di volte, per superare delle sentinelle.
Trovò la porta aperta; tutti coloro che si trovavano all’interno parevano occupatissimi, e non gli prestarono alcuna attenzione. Egli esitò, poi fece un passo avanti, ed entrò. Una lunga mano parve scaturire dal nulla, e lo afferrò per il gomito.
«Ehi! Dove diavolo credi di stare andando?»
Don rispose, umilmente:
«Voglio soltanto spedire un messaggio.»
«Solo questo, eh? Che cosa ne pensi, Charlie?» Il suo catturatore si rivolse a un soldato che era chino su un apparecchio dai complessi circuiti.
Il secondo soldato sollevò un auricolare della cuffia che portava in testa.
«Sembrerebbe un sabotatore. Probabilmente in ogni tasca ha una bomba atomica.»
Un ufficiale uscì in quel momento da una sala interna.
«Cosa succede qui?»
«L’abbiamo trovato qui chissà come, signore. Dice che vuole mandare un messaggio.»
L’ufficiale squadrò ben bene Don.
«Spiacente. Impossibile. Silenzio radio. Nessuna emissione.»
«Ma…» rispose disperatamente Don, «Io devo trasmettere il messaggio.» Rapidamente, spiegò la sua situazione. «Così,» concluse, «Devo far sapere ai miei genitori dove sono, signore.»
L’ufficiale scosse il capo.
«Non potremmo comunicare con Marte, neppure se non fossimo in silenzio radio.»
«Lo so, signore, ma potreste trasmettere il messaggio alla Luna, che lo ritrasmetterebbe a Marte.»
Читать дальше