Edgar Pangborn - La compagnia della gloria
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- Название:La compagnia della gloria
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- Издательство:Nord
- Жанр:
- Год:1977
- Город:Milano
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Me e Babette sappiamo bene, anche se non lo diciamo, che probabilmente non vedremo più quei tre e neanche Garth e quel suo Fratellino così vispo e nemmeno quel giovane Aristocratico… era un Tipo a posto, mi piaceva. Credo che farà del bene a Solitaire, almeno ci proverà. E quel Tale che Demetrios si è portato dietro dalla Prigione, Babette dice che era un Tipo Pratico. Bene, ma se torneranno non sarà presto, e c’è quella gnocca dura nel mio seno destro.
Spero di continuare a non parlarne con Babette solo perché mi sento sola, perché lei cosa potrebbe fare? Non c’è un Dottore del Tempo Antico in tutta Nuber, e tutti i Chirurghi del tempo nuovo probabilmente si guadagnano da vivere come Barbieri, possono tenerseli. Credo di poter aspettare il mio momento senza troppa confusione, non sarei la Prima e non sarò l’Ultima. Perché qualcuno dovrebbe avere paura della Morte se non si è convinti che poi c’è un aldilà! Io non ne sarei capace. Dopo Marcus avevo provato e provavo ancora quando arrivai a Nuber, anche se dentro di Me continuavo a dirmi, Sei sciocca, non basta volere una cosa perché sia cosi.
Mister Fleur lui sapeva. Mi diceva, tranquillo e gentile, diceva: — Steli, sei mai svenuta? — Io dicevo sì, un paio di volte. Lui diceva: — Dev’essere così. Il sangue non si muove nel Cervello, il respiro nei Polmoni, niente Pensare, niente Sentire. Se non c’è Pensiero né Sentimento, non c’è la Persona. Non disprezzare il Corpo, Steli, — diceva. — Se non c’è il Corpo, non c’è la Mente. — Da allora dentro sono stata più tranquilla.
Morire, si, abbiamo ragione se non ci piace, sembra un Animale malvagio che ti insegue. Ma più di metà è solo una Fisima, come avere paura del Buio. Credo che quando la Tigre ti prende, sai che comunque non durerà un pezzo.
Ultimamente ho preso l’abitudine di prendere un Bastone per appoggiarmi quando esco nel mio Giardino, io so perché a Demetrios faceva piacere averlo, solo che per me non è l’Artrite che mi ha fatto venire l’Idea. Supponiamo che adesso Io scrivo di Qualcosa che ho visto nel Giardino un po’ di Tempo fa, mentre Curiosavo.
Quel Joe va molto meglio con il Lavoro di Portinaio, ma finora non ha dato all’Orto altro che una Promessa. Babette gli sta sempre dietro e ci prova, ma lui trova sempre qualche Sistema nuovo per riposarci sopra. Certi posti che il mio vecchio Demetrios teneva bene in ordine si sono già riempiti d’Erbacce da quando se ne è andato. Io dico a Babette, Non seccare troppo Joe, deve abituarsi Poco a Poco e magari sarchiare le erbacce gli fa male alle Dita per la Chitarra. Forse si, dice lei, però al Professore non dispiaceva mica strappare l’Erbacce, lo faceva per amore, non per forza. Joe non è il Professore, le ho detto io, lascia che cresca un po’. Comunque…
C’è quel filare in Fondo dove Demetrios ha piantato per me i Gigli, di tanto in tanto, certuni me li hanno dati i vicini, e altri li aveva trovati luì in Campagna dove la Gente del Tempo Antico aveva i Giardini. Sono bianchi e fioriscono presto, e certuni grossi, Bianchi e fragranti con il centro dorato, Demetrios li chiamava Reali, e uno color camoscio, e naturalmente anche le specie comuni, certuni sono Gigli Diurni e Gigli Tigrati come ricordo che crescevano selvatici a Reaburn. Cosi io ero li fuori al Sole appoggiata al mio bastone e pensavo al passato credo… è naturale. Allora ho visto che l’erba e i convolvoli selvatici e altre Piante hanno cominciato a crescere fitti dove Joe non ci aveva fatto niente. Allora mi è dispiaciuto, ho anche fatto per strapparli io, ma l’Artrite mi ha fatto passare subito la voglia. Ma più avanti ho trovato un Giglio Tigrato comune tutto vistoso con le sue foglie a spada e gli strani bottoncini neri e i fiori che sì aprivano. C’era un convolvolo arrampicato intorno, e una Nepeta che gli stava vicino come l’Erbaccia. E lui stava li e sembrava il mio vecchio Demetrios. Non mi importava, mi ha fatto pensare a un uomo buono o a una donna buona lì al sole, con un Fardello da portare, e con il Tempo per riconoscermi. È stato tutto li… mi sono sentita meglio e sono tornata in Casa e ho preso il mio Tè.
È solo doverci fermare che ci dispiace. Dover smettere anche le piccole cose, la buona Colazione o un goccio di Spirito di Grano o la Musica sentita in fondo alla Strada oppure vedere una Faccia nuova con qualcosa di dolce, oppure una faccia vecchia con qualcosa dì Nuovo.
Ma ci fermiamo.
Garth e gli altri adulti rimasero alzati per un po’ a preoccuparsi per Bosco, il che era superfluo, almeno per quanto riguardava l’incolumità fisica di un uomo come quello. H.F. — che in quei giorni non dormiva bene, disse — venne fuori in camicia da notte e pantofole per aiutarli a preoccuparsi. Gli dispiaceva di non aver potuto dire niente di utile a Bosco a proposito dei Nomadi di Gammo. Circa due o tre anni prima il Circo era entrato in una città, nel Moha settentrionale, che aveva appena donato tutta la moneta disponibile ad una compagnia di Nomadi che si chiamava appunto così, e T.S. si era fatto dire da che parte erano andati, per non incontrarli di nuovo in circostanze simili. I Nomadi di Gammo erano diretti all’ovest, ma questo era ciò che sapeva; Bosco l’aveva presa con filosofia.
Bosco tornò verso mezzanotte, in punta di piedi, con un prosciutto sotto il braccio e un pollo morto in mano. — Magari è lo stesso prosciutto, — disse fieramente. Vedendo l’angoscia di Demetrios, la disapprovazione di Angus, l’ansia di Garth, Bosco s’imbronciò. — Beh, ho pensato che il pollo poteva essere una specie di indennizzo… Capito?
— Tenuto conto di quello che hanno fatto al tuo prosciutto, — disse H.F., un po’ a disagio, — penso che potresti dire pari e patta, comunque non mi sembra giusto lo stesso, Bosco. T.S. non sarà contento. T.S. dirà che è furto, che nessuno deve fare così. Hai dovuto fare irruzione in una casa?
— In una baracca, — disse Bosco, abbastanza docilmente: forse rispettava qualcosa di venerabile in Demetrios e in H.F. Ma quella docilità non era piacevole. Da un po’ di tempo Demetrios aveva avuto difficoltà ad adattare la sua repubblica alla presenza di un cittadino come Bosco… ma dov’era la repubblica? — Gesù! — disse Bosco. — Pensavo che sareste stati contenti. — Nessuno disse niente. Bosco scrutò con attenzione particolare la faccia di Garth, e non poté trarne conforto. — Beh, Gesù, siete arrabbiati con me solo perché ho grattato qualcosa: allora è meglio che mi squagli. Non resto dove non mi vogliono. Posso prendere il mio prosciutto e il mio maledetto pollo, per Dio, e andarmene.
— Non è necessario — disse Demetrios, e si chiese se lo pensava davvero. Non spettava a lui decidere.
— Visto che sai quel che la Compagnia pensa della faccenda, — disse Angus, — resta con noi, Bosco. Resta e impara le nostre usanze. — Nessuno di loro, prima d’ora, a quanto ricordava Demetrios, aveva parlato in quel modo della Compagnia, con tanta autorità. Egli non avrebbe potuto farlo senza vergognarsene.
— Beh, Gesù… — Bosco, probabilmente, non avrebbe imparato molto, ma Angus, forse, aveva detto la frase giusta e più rassicurante.
— Se facciamo così, — disse Garth, — ci troveremo sempre nell’acqua bollente, Bosco. Dobbiamo trattare la gente secondo regole che quella può capire, giusto? Se per esempio, adesso, ti venissero a cercare perché sei entrato in quella baracca, ne soffriremmo tutti, e magari stavolta non potremmo raccontare ancora che sono scappati i puma.
Bosco parve impressionato. Borbottò, tristemente, lasciò cadere il prosciutto e il pollo e si spolverò le mani. — Beh, Gesù…
— Immagino, — disse H.F., sbadigliando, — che tu sia stato vittima di una tentazione troppo forte, Bosco. Il prosciutto è magnifico.
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