— Abbiamo domandato, Sandy. Stiamo ancora domandando. Io stessa sto ancora domandando. Ma se ci fosse qualche domanda alla quale gli hakh’hli non hanno intenzione di rispondere?
Sandy scrollò le spalle. Marguery continuò, però con tono più pacato, come se volesse essere perdonata. — Così, abbiamo preso le nostre normali precauzioni. Abbiamo messo microfoni nelle vostre stanze, ovunque vi trovaste. Abbiamo registrato ogni vostra parola. Abbiamo persino ascoltato le trasmissioni fra il modulo di atterraggio e la nave madre…
Sandy assunse un’espressione esterrefatta. — Non credevo che poteste fare una cosa del genere…
— In effetti, non è stato per niente facile. Gli hakh’hli utilizzano una frequenza veramente stretta, tanto che non riusciamo a captare nulla a più di un chilometro di distanza dal modulo di atterraggio. Questo però non è un problema, dato che abbiamo una stazione ricevente proprio lì vicino. E per sicurezza abbiamo anche un aereo che sorvola ad alta quota per captare meglio le risposte trasmesse dalla navetta.
— Ma i messaggi sono in hakh’hli!
— Vero — ammise lei con tono torvo. — Questo rende le cose ancor più difficili. Siamo riusciti a cogliere qualche parola da te, e abbiamo un sacco di esperti di linguistica che ci lavorano sopra facendo analisi e correlazioni. Non riusciamo a capire proprio tutto, ma quanto basta per indurci a essere piuttosto preoccupati. — Lo scrutò con attenzione. — Dobbiamo farlo, capisci? Non credi che gli hakh’hli avrebbero fatto esattamente la stessa cosa?
Sandy pensò alle centinaia di hakh’hli che non avevano fatto altro per mezzo secolo almeno, che non si erano occupati di altro per tutto quel tempo se non di analizzare con attenzione ogni dato captato dalle trasmissioni terrestri, tentando di comprendere a fondo e di penetrare in ogni parte nascosta delle attività umane.
— Be’, può darsi — disse con riluttanza. — Ma non ha alcuna importanza. Comunque sia, non scoprirete nulla di male.
— Tu credi? — domandò Marguery facendosi improvvisamente più triste.
Sandy trasalì, colpito dal tono di quell’ultima domanda. — Che cosa stai cercando di dirmi? — domandò.
— Iniziamo da tua madre — disse Marguery cupa. — Quella foto che hai prestato a Ham Boyle.
— Ebbene?
— Be’… — Esitò. — Tu ti ricordi qualcosa di tua madre?
— No. Te l’ho già detto. È morta nel momento in cui sono nato.
— Eppure hai una sua foto. Ebbene, Ham l’ha fatta trasmettere alla televisione per vedere se qualcuno la riconosceva. Hanno chiamato un sacco di persone, sai? Solo che non l’hanno riconosciuta come un’astronauta, ma come un’attrice di cinema del ventesimo secolo. Si chiamava Marilyn Monroe.
— È impossibile!. — sbottò Sandy.
— Invece è vero, Sandy. E non è tutto. Hai detto che lei e tuo padre erano astronauti americani, che erano rimasti dispersi nello spazio a causa della guerra.
— Sì, ho detto così. E così che è andata…
Marguery lo interruppe con un sospiro. — Sandy — disse — non è andata così. L’InterSec ha controllato tutti i dati disponibili con la massima attenzione. Ogni volo spaziale, come saprai, veniva registrato sugli schedari. Anche durante la guerra. E sappiamo per certo che non vi era alcun veicolo spaziale americano con uomini a bordo nello spazio nel corso della guerra.
— Ma doveva essercene almeno uno per forza — insistette Sandy. — Perché è lì che gli hakh’hli hanno trovato i miei genitori…
Marguery scosse il capo. — Secondo gli schedari, in quel momento vi era un solo veicolo nello spazio — disse. — Uno solo. Si trattava di una navetta orbitale che circolava attorno a Marte. Avevano mandato una sonda sulla superficie del pianeta e stavano aspettando che facesse ritorno con i campioni raccolti. Solo che non si trattava di una nave americana. Era russa.
Sandy spalancò la bocca. — Russa? Oh, no. È impossibile, deve esserci qualche errore. Gli hakh’hli mi hanno detto chiaramente che i miei genitori erano americani. I Grandi Anziani non commetterebbero mai un errore simile. Voglio dire, quando sono arrivati nel sistema solare della Terra, gli hakh’hli vi stavano osservando già da una cinquantina d’anni. Non posso credere che abbiano commesso un errore del genere, scambiare dei russi per americani.
— Ne sono convinta anch’io — lo interruppe Marguery.
— È chiaro, quindi è impossibile che i miei genitori fossero russi!
— A dir la verità — disse Marguery con tono triste — Sono d’accordo con te. Si trattava dell’unico veicolo spaziale russo presente nello spazio, e a bordo vi erano solo due persone. Tuttavia non credo proprio che possano essere stati i tuoi genitori, perché l’Intersec ha controllato e ricontrollato i dati, e risulta al di là di ogni dubbio che i due astronauti in questione erano entrambi di sesso maschile.
Le nazioni della Terra, che a questo punto si sono divise in commonwealth troppo piccoli per essere chiamati “nazioni”, cercano di eliminare ogni potere governativo centrale. Soprattutto quello internazionale. Ciò nonostante, sono consapevoli che una qualche forma di potere centrale è necessaria. Esiste infatti l’esigenza di un’organizzazione internazionale che si occupi dei criminali (ladri, assassini o persone che comunque influiscono negativamente sulla pace e sulla sicurezza), i quali passano tranquillamente da un commonwealth all’altro per compiere i loro atti criminali. (Come chiunque del resto, poiché non esistono più né “passaporti” né “visti”.) Attualmente non vi sono molti criminali in giro. Sono decisamente diminuiti rispetto a prima, non solo in assoluto ma anche in rapporto alla popolazione. In ogni caso, finché ve ne saranno, bisognerà che qualcuno si occupi di loro. Ed è proprio questo lo scopo dell’InterSec. L’organizzazione non è certo nata per tenere d’occhio visitatori alieni venuti dallo spazio, ma del resto, chi potrebbe farlo se non loro?
— I dati dell’InterSec sono sbagliati! — esclamò Sandy. — È assolutamente impossibile!
Marguery non rispose. Aveva un’aria molto stanca, e si limitò a scuotere il capo.
— E se sono giusti — continuò Sandy con voce lamentosa — allora io che cosa sono?
Marguery prese la domanda per quel che era e rispose decisa. — Tu sei un uomo — disse. — Un uomo che mi piace moltissimo. Non te ne sei forse già reso conto?
— Ma…
— Ma non sappiamo esattamente come hai fatto a diventarlo — continuò. — È proprio così. In fondo, non fa molta differenza, no? — Si concesse una pausa per tossire. — Sai che non mi sento molto bene? — aggiunse con voce flebile.
Sandy non la stava nemmeno ascoltando. — Non riesco davvero a credere a ciò che hai detto di mia madre — dichiarò in tono cupo.
Marguery scrollò le spalle, ma dovette fare uno sforzo notevole per rispondere. — Sono davvero molto stanca — iniziò a dire come per scusarsi. — Questi ultimi giorni sono stati un po’ duri per me… Sai, ho passato tutte le tue ore di veglia con te, e non appena te ne andavi a letto dovevo andare subito a fare rapporto e ricevere nuovi ordini. Dovevo essere al corrente di tutto ciò che accadeva, così avrei saputo quali domande farti il giorno successivo. — Scosse il capo. — Forse è proprio per questo motivo che mi sto comportando così. Non riesco a credere a ciò che sto facendo. Non è mia abitudine fare l’amore con un sospetto che dovrei sorvegliare.
— Un sospetto!
— Be’ — si corresse lei — diciamo con una persona che dovrei tenere d’occhio. A essere sincera, Sandy, non avevo nessuna intenzione di fare l’amore con te. Temo che Ham la prenderà un po’ male.
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