La ragazzina lo stava aspettando. — Penso che tu sia veramente l’uomo dello spazio, sai? — annunciò con tono trionfante indicando la porta. — Altrimenti, perché mai ti sarebbe venuta a cercare quella cosa strana lì?
Sandy si voltò, e vide Polly che avanzava a balzelloni attraverso la porta. Era scortata da una guardia in uniforme dell’ospedale e aveva la sua solita espressione irritata. Anzi, forse era ancora più irritata del solito, pensò Sandy, poiché era quasi l’ora del suo “latte con biscotti” notturno, e non vi erano dubbi sul fatto che in quel luogo non sarebbe riuscita a cibarsi adeguatamente.
— Che stupidaggine hai combinato, Sandy? — esordì Polly con tono decisamente rude in hakh’hli allo scopo di escludere dalla conversazione gli umani che li circondavano, che naturalmente si erano affollati attorno per vedere. — Mi sai spiegare per quale motivo sono costretta a venire di corsa fino a questo ospedale solo perché ti sei messo di nuovo nei guai?
— Non sono affatto nei guai — rispose Sandy. Perlomeno, questo era ciò che sperava. — Io non ho fatto nulla. Marguery deve… Insomma, si è ammalata — concluse alla meglio.
— Per quale motivo si è ammalata? Mi è stato detto che l’hai costretta ad andare sotto la superficie dell’acqua, dove gli esseri che respirano ossigeno non possono sopravvivere. Questo è stato un gesto sbagliato e per niente giusto, Lisandro! Perché lo hai fatto?
— Ma io non l’ho costretta! Non è nemmeno stata un’idea mia.
— È stata della donna, allora? E per quale motivo?
— Perché voleva stare un po’ in un posto privato per dirmi delle cose. Ho appena scoperto che mi avete sempre mentito!
Polly non parve per nulla offesa da questa affermazione. Al contrario, sembrava interessata. — E per quale motivo dici una cosa simile? — domandò incuriosita.
— Perché ciò che mi avete raccontato a proposito di mia madre era assolutamente falso e per nulla esatto! Lei non era affatto americana, perché l’unica nave terrestre che si trovava nello spazio in quel momento era russa!
Polly emise uno starnuto di perplessità. — E tu ti agiti tanto per una questione assolutamente banale e per nulla importante? Che differenza fa? Russo, americano, cinese… Sono tutti esseri umani della Terra, non è forse così?
— La differenza… — iniziò Sandy in tono cupo, ma poi si fermò. Forse, pensò, vi poteva essere qualche vantaggio tattico nel nascondere ciò che sapeva a Polly. Decise quindi di non dire nulla a proposito del sesso dei cosmonauti russi e concluse invece così: — La differenza sta nel fatto che non mi avete detto la verità!
Polly lo fissò con disprezzo. — Ti stai riferendo forse a me?
— Sì, a te e a voi tutti — insistette Sandy con durezza. — A tutti voi hakh’hli! Voi della mia coorte e tutti gli altri, e persino i Grandi Anziani. Voi tutti non avete fatto altro che mentirmi!
— Mio caro Lisandro — ribatté Polly tagliente — ti rendi conto di ciò che stai dicendo? Ciò che hai appena detto è una contraddizione bella e buona, poiché è assolutamente impossibile che un Grande Anziano menta. Ciò che dice un Grande Anziano è la pura verità. Se per esempio un Grande Anziano dice che un hoo’hik non è un hoo’hik, bensì un hakh’hli, allora è così. Altrimenti, un Grande Anziano non lo direbbe mai. — Si produsse in un ampio sbadiglio. — Questa non è una conversazione produttiva — annunciò. — È molto più importante al momento parlare delle tue attività, che non sono affatto soddisfacenti. Per quale motivo non stai ascoltando la lezione di Chiappa sul disinquinamento del suolo?
— Nemmeno tu la stai ascoltando.
— Ma io so perfettamente ciò che dirà, mentre tu non lo sai affatto.
Lisandro scrollò le spalle. — La parte che ho sentito io non mi sembrava molto interessante.
Polly emise un sibilo di rimprovero. — Come ti permetti di dare un simile giudizio? D’altra parte — continuò in tono quasi malinconico — nemmeno i terrestri sembrano aver trovato l’argomento molto interessante. Non li capisco davvero questi esseri umani. Lo sai che quasi nessuno di loro ha voluto parlarmi del progetto del trampolino? È come se non apprezzassero il dono che gli hakh’hli hanno offerto loro.
— Be’ — disse Lisandro — può anche darsi che loro non lo vedano esattamente come un dono. Tanto più che avete detto loro che avreste mandato dei supervisori hakh’hli per occuparsi del progetto, lasciando intendere che non avreste lasciato il trampolino in mano ai terrestri.
— Ma è naturale che dovranno esserci dei supervisori hakh’hli! Chi può sapere che cosa combinerebbero altrimenti gli umani? Si tratta di un popolo violento e ancora non del tutto civilizzato, Lisandro! Ricorda ciò che ti è stato insegnato! Loro sono in grado di trasformare ogni forma di tecnologia in strumento di guerra!
— E come potrebbero trasformare il trampolino orbitale in un’arma? — domandò Sandy.
— Sarebbe molto facile e per niente difficile! Potrebbero sparare una capsula molto grande e colpire la nostra nave! Riesci a immaginarti che cosa potrebbe accadere in un caso simile? Tanto più che la nostra nave non sarebbe nemmeno in grado di compiere una manovra di fuga rapida, poiché i propulsori centrali sono spenti. — Emise uno sbuffo di rabbia. — E potrebbe anche essere peggio di così! Potrebbero lanciarci addosso una bomba nucleare, come quelle che si sono sempre buttati addosso fra di loro!
— Ormai sono anni che non le usano più.
— Anni! — ripeté Polly sprezzante. — Che cosa sono una manciata di anni? Anzi, casomai significa che fra poco arriverà per loro il momento di usarle di nuovo! — Rivolse lo sguardo oltre le spalle di Sandy e si produsse in una smorfia. — Riprenderemo questo argomento in seguito, se vorrai — disse — ma non adesso. Sta arrivando il mio cane da guardia, e non ho nessuna intenzione di parlare con lui.
Detto questo, Polly si allontanò con una serie di rabbiosi balzi. Boyle però, con sorpresa di Sandy, sembrava essere più interessato a lui che non alla sua protetta. Si limitò a salutare Polly con un cenno mentre passava e continuò a camminare direttamente verso Sandy.
— Marguery si riprenderà — disse Boyle a Sandy appoggiandogli una mano sulla spalla con fare rassicurante. — Sembrava veramente un caso difficile, ma adesso va meglio. A dir la verità era in condizioni veramente pessime all’inizio, e non ci sono dubbi sul fatto che tu le abbia salvata la vita tirandola fuori da quel posto. Comunque, si è trattato di una reazione allergica. Le hanno dato degli antistaminici, e adesso è di nuovo cosciente. L’ho appena lasciata.
— Voglio vederla — decise Sandy voltandosi verso la porta della sala rianimazione. Boyle lo fermò afferrandogli un braccio.
— Non adesso — gli disse. — Lei, ecco, diciamo che non è al suo meglio, al momento, e non vuole che tu la veda così brutta. Preferisce aspettare di riprendersi prima di vederti, così sarà più carina.
Sandy si voltò nuovamente verso Boyle e produsse un suono che era a metà fra il deluso e l’entusiasta. Da un lato infatti era triste perché non poteva vedere Marguery, ma dall’altro era deliziato dal fatto che lei volesse apparire carina per lui. — Che cos’è una reazione allergica? — domandò. Quando Boyle glielo ebbe spiegato, aggiunse con tono incuriosito: — Ma allora Marguery a che cosa era allergica?
Boyle pigiò il tabacco nella sua pipa e assunse un’aria pensierosa. — Potrebbero essere un sacco di cose — disse infine. — Spore di muffa, per esempio. Quella stanza è rimasta così per anni, e con ogni probabilità sarà piena di muffe varie. E tu invece?
— Io che cosa?
— Hai per caso qualche tipo di sintomo allergico? Starnuti, pruriti, giramenti di testa, raucedine… niente del genere? Senti, già che siamo qui, perché non ti fai dare una controllata dai medici?
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