— Non vedo proprio per quale motivo dovrei farmi controllare — ribatté Sandy.
— Ma Marguery sarebbe felice se tu lo facessi — insistette Boyle. — Ci vuole solo un minuto per prendere un campione, e non fa assolutamente male.
Ci volle molto più di un minuto, contando il tempo che Sandy impiegò per calarsi i pantaloni e per sdraiarsi sul lettino, a faccia in giù, mentre una giovane donna con camice verde cercava un punto morbido sul suo gluteo destro. E anche quanto gli era stato detto a proposito del dolore non risultò molto esatto. All’inizio, le dita della donna che cercavano il punto giusto gli sembrarono solo un po’ fastidiose (o forse il termine più adatto era “conturbanti”, poiché Sandy era perfettamente consapevole del fatto che si trattava di una femmina umana, e l’unica femmina umana che lo aveva mai toccato in maniera così intima era stata Marguery) ma quando la donna trovò finalmente il punto che voleva, Sandy sentì un piccolo scatto metallico e poi un improvviso, intenso dolore, come se un serpente a sonagli gli avesse appena dato un morso sul sedere.
Sandy girò la testa istintivamente, dando voce a tutto il suo stupore, il suo risentimento e il suo dolore e vide la donna con in mano una specie di siringa a molla con un ago lungo come la prima falange del suo pollice. — La prego di rimanere fermo — disse la donna infastidita. — È solo un piccolo campione cellulare… Ecco. Ora può andare.
Decisamente seccato, Lisandro tornò nella sala d’attesa. Non sorrise quando vide Hamilton Boyle, che lo aspettava fumando la pipa sotto un grande cartello con la scritta VIETATO FUMARE. — Non era poi così male, vero? — domandò in tono gioviale.
— Quanto basta — grugnì Lisandro massaggiandosi il sedere. — Adesso posso vedere Marguery?
Boyle scosse il capo. — Temo di no, Lisandro. Sta dormendo ora, e non vogliono che venga disturbata.
Lisandro sbatté le palpebre, improvvisamente preoccupato. — Ma hanno detto che stava meglio!
— E infatti è proprio così, figliuolo! Solo che se l’è vista un po’ brutta, e allora la vogliono tenere lì finché non avranno i risultati degli esami. Penso che domani mattina sarà perfettamente a posto. Allora potrai vederla senz’altro, e magari anche riportarla a casa!
— Riportarla a casa? — Sandy si rallegrò subito alla sola prospettiva. — Questa è una buona idea. — Rifletté per un istante, poi venne colto da un’ispirazione. — Fiori! — esclamò. — È usanza terrestre portare fiori a chi sta all’ospedale, giusto? Dove si possono comprare dei fiori?
Boyle però stava scuotendo il capo, con un’espressione fra il divertito e il paterno. — È molto tardi, Sandy — osservò. — I fioristi sono tutti chiusi a quest’ora. Se vuoi potrai portarglieli domani mattina, ma al momento credo che sia meglio che ti accompagni a casa. La mia auto è giù nel parcheggio.
Una volta in macchina, Boyle guidò rapidamente fino all’hotel. Ma prima di uscire dall’auto si voltò verso Sandy. — Sai, Sandy — gli disse — c’è una cosa che mi ha incuriosito a proposito del discorso del tuo amico Chiappa oggi alla TV. Lo hai sentito?
— A dire il vero non ci ho fatto molto caso.
Boyle annuì. — Be’, la maggior parte di ciò che ha detto era roba vecchia… Spero che questo fatto non ti offenda, ma è già da un bel po’ che ci occupiamo di sistemi il disinquinamento del terreno e dell’acqua. Non avevamo altra scelta, del resto. Tuttavia, ha detto anche una cosa che mi ha lasciato un po’ perplesso. Chiappa ha detto che gli hakh’hli avrebbero iniziato a fare degli esperimenti sul campo al più presto, e autonomamente.
— Ebbene? Perché non dovrebbero?
Boyle increspò le labbra. — Forse non vi è alcun motivo per il quale non dovrebbero. Solo che ha detto che volevano iniziare gli esperimenti in concomitanza con l’inizio della costruzione del trampolino orbitale. In Africa.
Sandy scrollò le spalle. — E perché no? In fondo laggiù non potrebbero fare grandi danni, no?
— Invece potrebbero anche farne, Sandy. Per quanto riguarda le piogge acide e l’inquinamento da sostanze radioattive, l’Africa è forse l’unico continente che si è salvato. Eppure, gli hakh’hli sembrano essere particolarmente interessati proprio all’Africa per i loro esperimenti. Hai per caso idea di quale potrebbe essere il motivo di questo loro interessamento?
— Dovresti domandarlo a ChinTekki-tho — disse, scuotendo il capo, anche se in verità aveva un’idea piuttosto chiara su quale potesse essere la risposta a quella domanda. Forse, pensò, la sua ipotesi era anche più vicina alla realtà di quanto non lo sarebbe stata la risposta che ChinTekki-tho avrebbe dato a Boyle.
Il grande malanno chiamato Aids può avere avuto origine in Africa, anche se ciò non è mai stato stabilito con certezza. L’unica cosa certa è che ebbe fine proprio in Africa, e che portò via con sé l’intera popolazione del continente. Quando iniziarono le Guerre Stellari, decine di migliaia di persone morivano di Aids tutti i giorni in tutto il pianeta Terra. L’anno successivo, le morti erano giunte a oltre centomila al giorno. Poi arrivò il vaccino, che salvò milioni di persone dalla morte sicura. Solo che in Africa non vi erano le strutture necessarie per la rapida diffusione del vaccino, e così, mentre l’America si dava da fare a costruire dighe e a scavare trincee per salvare le sue coste, mentre l’Europa tentava di salvare i suoi raccolti agricoli dai forti venti, dalle improvvise gelate e dagli inclementi raggi ultravioletti, nessuno trovò il tempo per salvare i “paesi emergenti” del Terzo mondo. Questi infatti vennero abbandonati a se stessi e alle loro risorse, e naturalmente non possedevano risorse a sufficienza per cavarsela da soli. Ora, gli elefanti, i gorilla, i rinoceronti e le mosche tze-tze del continente africano possono finalmente riprendersi i loro territori. Non devono più preoccuparsi per i cacciatori di frodo o per le fattorie recintate, perché gli esseri umani sono tutti morti. Non è stato l’Aids a uccidere gli africani. E’ stata la negligenza.
Per la prima volta da quando era arrivato sulla Terra, Sandy dormì profondamente per tutta la notte. Quando si svegliò era pieno giorno, e se non lo avesse svegliato Polly avrebbe certamente continuato a dormire. Polly non fu molto delicata. — Svegliati Lisandro! — gli gridò in un orecchio mentre lo scuoteva. — ChinTekki-tho desidera parlarti, immediatamente e senza ulteriori ritardi. Avanti, sbrigati!
Senza alcuna fretta, Sandy aprì gli occhi e la fissò. — Verrò — disse — perché ho delle domande da porre a ChinTekki-tho. Digli che arrivo fra qualche minuto.
— Digli? Domande da porre? Lisandro, sei tu che devi rispondere alle domande dell’Anziano, e non il contrario! ChinTekki-tho è molto deluso dal tuo comportamento!
Sandy si stiracchiò, producendosi in un ampio sbadiglio. — Così siamo in due — ribatté in inglese. — Adesso va’.
— Per questa offesa — promise Polly — dovrai ingoiare la tua stessa saliva! — Fumante per la rabbia, tornò nella sua stanza.
Sandy se la prese con comodo. Si infilò gli abiti uno per uno con fare metodico, quindi si recò al bagno per le esigenze fisiologiche mattutine e per lavarsi la faccia. Quando giunse finalmente nella stanza di Polly, sapeva già ciò che avrebbe detto a ChinTekki-tho. Polly era accovacciata accanto alla radio e vi stava borbottando qualcosa dentro. Quando vide entrare Sandy gli rivolse uno sguardo carico d’ira, ma questo si trasformò presto in un’espressione di stupore totale, non appena Sandy le ordinò: — Lasciaci soli. Voglio parlare con ChinTekki-tho in privato.
— Che cosa stupida e inadeguata che hai appena detto, Lisandro! — sbottò con furia. — Perché mai dovrei lasciarti solo?
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