La festa è finita.
Il tenente ora non sorrideva più. «Basta con le favole, Mallory. I ragazzi della Casi Irrisolti negano che tu li abbia contattati con la richiesta di rintracciare un fascicolo.» Abbassò gli occhi sul referto per rinfrescarsi la memoria. Poi disse: «Non si sono mai occupati del caso di Natalie Homer».
«Mentono» disse Mallory. «Evidentemente hanno perso il fascicolo.»
Che faccia tosta, era ammirevole.
«Vuoi insinuare che abbiano preferito mentire piuttosto che ammettere di averlo smarrito?»
«Esatto» disse il detective Janos. Tre teste si girarono verso la porta aperta, per guardare quell'uomo grande come un frigorifero e brizzolato. «L'omicidio di Natalie Homer è di competenza della Casi Irrisolti.» La voce mite di Janos era in netto contrasto con la sua corporatura massiccia. «L'hanno assegnato a un esterno…»
«Così si sarebbero persi sia il fascicolo sia la richiesta di Mallory?» Coffey non era ancora convinto. «E poi avrebbero mentito?» Un poliziotto che mente era un concetto nuovo in quella stanza.
«Mettiamola così» sorrise Janos. «La sezione si è trasferita. Sono ancora un po' disorganizzati. Se non hanno fatto una copia dei documenti prima di spostarli, non li troveremo più. Oggi in prima pagina c'è la notizia di una prostituta impiccata e i ragazzi della Casi Irrisolti ricevono una richiesta per dei documenti andati persi. Sì, credo abbiano mentito, capo.»
«Ma tu li hai trovati?»
«Molto di più» disse Janos. «Il nome del detective che seguì il caso era nel verbale del medico legale. Così sono andato a dare un'occhiata a casa sua. Viene ad aprirmi un vecchio, con quei documenti in mano e mi chiede perché ci ho messo tanto. Eccoci qua.» Janos indicò la porta sul lato opposto dello stanzone della squadra.
«Vi presento Lars Geldorf.»
Riker si voltò a guardare un ometto con i capelli bianchi. «Avrà almeno settantacinque anni.»
Lars Geldorf si era stancato di aspettare, e si stava incamminando verso l'ufficio del tenente. Nessuno aveva avvisato quel detective in pensione che era invecchiato. Indossava un vestito di seta. Sorrideva con aria spavalda e si capiva che stava pensando: "Io vi salverò".
«Sento odore di guai» disse Coffey.
Riker era d'accordo. Gli venne in mente suo padre, un altro di quei poliziotti che, una volta in pensione, non si era messo in pantofole. Geldorf aveva lo stesso modo di camminare, da padrone del mondo. L'uomo anziano entrò nell'ufficio di Coffey e gli strinse la mano, confidando che il suo nome e la sua fama l'avessero preceduto. Poi si tolse la giacca per non stropicciarla e si sedette.
Proprio come papà.
Altri guai in vista. Geldorf aveva una pistola nella fondina, era di nuovo della partita.
Il sorriso educato del tenente Coffey si affievolì: «Mi hanno detto che ha qualcosa per me».
«È tutto qui.» Il detective in pensione prese una borsa che odorava di cuoio. «Il caso Natalie Homer. Ho letto dell'assassinio sul giornale.» Gli occhi si rimpicciolirono. «Peccato che non siate riusciti a tenere la stampa lontano dal luogo del delitto.» Era convinto che avessero sbagliato tutto: ai suoi tempi era riuscito a tenere segreti i dettagli del caso. Fino a quel momento, nessuno aveva mai sentito parlare dell'impiccagione di Natalie Homer.
Jake Coffey indicò la cartellina con il rapporto del medico legale. «Non è lo stesso modus operandi »
«Sì che lo è» disse Geldorf. «Sono sicuro. Tutti i dettagli combaciano.»
«Il referto dell'autopsia di Natalie Homer non parlava di capelli in bocca.» Coffey aprì la cartellina rossa e osservò la prima pagina del vecchio rapporto. «Il medico legale era…»
«Norris… il dottor Peter Norris» disse Geldorf. «Un ubriacone all'ultimo stadio. Sono contento che sia morto. E ti sbagli figliolo: io stesso le ho tolto i capelli dalla bocca prima che la portassero via.» Si allungò all'indietro e sorrise compiaciuto. «Di solito è il medico legale che rivela i dettagli alla stampa.»
Il tenente Coffey lesse a voce alta il referto dell'autopsia: «Strangolata a mani nude. Secondo il medico legale la vittima è stata strangolata prima di essere impiccata».
«Uno psicopatico» sorrise Geldorf. «O forse voleva far credere che fosse andata così.» Alzò gli occhi verso Mallory. «Qual è la tua teoria?»
«Mi piacciono gli psicopatici» gli rispose lei.
Geldorf si voltò verso Riker. «E tu? Vuoi un suggerimento? È improbabile che la vittima avesse della corda in casa.»
Riker tamburellò le dita sul bracciolo della sedia. Riconosceva quel rituale: imparare dal più vecchio. In passato aveva creduto che fosse un'invenzione di suo padre, un giochetto per farlo impazzire. Si sporse in avanti per prendere la borsa di cuoio del detective in pensione. Fu un momento difficile: quella documentazione era il biglietto di Geldorf per collaborare con la Crimini Speciali, non voleva mollare la presa. Mallory incrociò il suo sguardo e lo minacciò in silenzio, Rassegnati, vecchio mio. Le sue mani si aprirono lentamente. Riker afferrò la borsa e l'aprì, poi la svuotò. «Che fine hanno fatto i capelli che aveva in bocca?»
«Con le altre prove. Dopo l'archiviazione del caso, le ho impacchettate io stesso.»
Il tenente Coffey scosse la testa: «Niente capelli».
«Sicché li hanno persi?» disse Geldorf sollevando le spalle. «Succede sempre.»
Riker diede al tenente una delle fotografie portate da Geldorf. Natalie Homer aveva la bocca piena di capelli.
Il detective Janos era in piedi dietro alla sedia di Geldorf e si abbassò per sussurrargli all'orecchio: «Digli delle candele».
Ma che diavolo?
Ventiquattro candele e un barattolo di mosche morte erano gli unici dettagli che non erano stati menzionali sul giornale del mattino. Perché Janos avrebbe dovuto raccontare tutto al vecchio? Riker diede un'occhiata alle foto della scena del delitto, ma non vide nessuna candela votiva.
«Quell'estate, l'East Village era soggetto a numerosi black-out» disse Geldorf.
«La corrente mancò per tre ore dopo il tramonto. Natalie aveva tre candele nel suo appartamento.»
Mallory prese un sacchetto di cera rossa dallo scatolone. Le candele si erano fuse insieme.
«Ora capisci?» disse Geldorf. «È così che trattano le prove. Queste candele erano nuove di zecca. Controlla gli stoppini, non sono mai stati accesi. Credo che l'assassino sia arrivato quando era ancora chiaro, corrisponde all'ora del decesso dichiarata da Norris.»
Le candele erano di colore rosso brillante, ma della forma sbagliata.
Riker ne contò solo tre, e non tante come quelle che aveva trovato nell'appartamento di Sparrow.
Geldorf stava aspettando un complimento per la puntuale interpretazione degli stoppini intatti.
«Bel lavoro.» Non c'era sarcasmo nella voce del tenente, nonostante il vecchio avesse incasinato le prove. Jack Coffey era sempre rispettoso dei poliziotti fuori servizio. «Devo parlare con i miei, da solo. Il detective Janos si occuperà di lei.»
Quando la porta dell'ufficio si chiuse su Geldorf e la sua balia, Coffey scosse la testa. «Non c'è alcun collegamento.» Sollevò la fotografia che Riker gli aveva dato. «L'assassino di Natalie Homer oggi deve avere circa quarant'anni, impiccare biondine è un divertimento da ragazzi.» Restituì la foto a Riker. «Non è un serial killer, Sparrow è ancora viva. Questa volta non abbiamo neppure il cadavere.»
Riker si voltò verso la collega. Mallory era stata cresciuta dal migliore giocatore di poker del mondo. Solo lei poteva sperare di tenere il caso alla Crimini Speciali.
«Io dico che ha già scelto la sua prossima vittima.» Mallory prese la borsa di cuoio dalle mani di Riker e la sollevò come se fosse il suo asso nella manica. «Posso collegare i due casi.»
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