La teoria del libraio, quella della bambina che cerca rifugio in un mondo fittizio, non reggeva. Charles osservò gli scaffali pieni di riviste specializzate e manuali. Mallory non leggeva romanzi. Anche da bambina era sempre stata razionale e concreta. E malgrado si fosse precocemente appassionata al genere western, Louis sospettava che la bambina guardasse i vecchi film in televisione solo per godere della sua compagnia. Ma, per quello che Charles sapeva della guerra consumatasi tra padre e figlia adottiva, la piccola Kathy avrebbe preferito morire piuttosto che ammettere di aver bisogno di lui.
Durante tutti gli anni che avevano vissuto insieme, lei aveva tenuto Louis a distanza, si era sempre rivolta a lui chiamandolo "Sbirro" oppure "Markowitz".
Charles si chiese se Mallory se ne fosse pentita. Forse la risposta era sì.
Il tenente Coffey e il detective Janos alzarono lo sguardo quando Duck Boy comparve sulla porta e rimase lì, impalato. Aspettava di essere notato.
Coffey lo fece entrare. «Cosa c'è, ragazzo?»
«Signore, ho finito con le scartoffie» e gli allungò un plico di carte.
«Se questo è il rapporto sul magazzino…»
«No, signore, è qualcosa che ha richiesto il sergente Riker, ma non riesco a trovarlo, lo vuole lei? Qualcuno lo vuole?»
Il tenente prese il rapporto, fissando nella mente il vero nome di Duck Boy stampato sulla prima pagina. Poi lo gettò nella cassetta dei documenti "in uscita" sulla sua scrivania. «Deluthe, hai fatto un buon lavoro oggi. Ma le scartoffie d'ora in poi toccano a Riker e Mallory.» Si voltò verso Janos. «Ti hanno dato un indirizzo?» Dal suo tono si capiva: Non voglio sapere dove sono.
Il detective annotò l'indirizzo su un foglietto e disse a Deluthe: «Li puoi trovare qui».
Deluthe fissò il rapporto nella cassetta. «Così preferisce che siano loro a non leggerlo?»
Jack Coffey si allungò sulla sedia e sorrise. Il ragazzo ragionava. Si era guadagnato la loro attenzione. «Va bene, siediti.»
Ronald Deluthe si sedette accanto a Janos.
«Puoi fare rapporto a me, ma dimmi solo le cose principali» spiegò Coffey.
«Sissignore, ho parlato con i giornalisti. L'altra notte erano in zona, seguivano una pista. Per questo sono arrivati prima dei pompieri.»
«Che tipo di pista?»
«Qualcuno ha telefonato con una soffiata un'ora prima del delitto. Il programma televisivo ha un numero verde per questo genere di chiamate. Ma quella non era la prima telefonata che hanno registrato…»
Janos si sporse in avanti. «L'emittente televisiva ha registrato le chiamate? Il direttore non ha detto nulla a Mallory. Bastardi. » Diede una pacca sulla spalla di Deluthe: «Bel lavoro ragazzo».
«Grazie signore.» Deluthe continuò a elencare i fatti: «Hanno avuto un'altra soffiata, un omicidio a pochi isolati dalla scena del delitto, una settimana prima, ma era una bufala».
«Allora proseguiamo» disse Coffey.
«Sissignore. La stessa persona ha telefonato per avvertirli dell'omicidio di Sparrow. Questa volta non ha indicato un nome né un indirizzo. Ha detto soltanto di seguire il fumo. Non avevano intenzione di mandare l'unità mobile, quel tipo li aveva già presi in giro una volta. Ma siccome in città non succedeva niente di più interessante, alla fine sono andati a vedere.» A quel punto Deluthe si rese conto che l'attenzione stava calando. Si schiarì la voce: «È tutto».
Janos mise la mano carnosa sul braccio di Deluthe. «Torna indietro. E la prima telefonata, il finto omicidio?»
«È stato cinque o sei giorni fa. L'informatore ha fornito un nome e un indirizzo precisi. Ma quando i giornalisti sono arrivati a casa della signorina Harper, i vicini hanno detto che era in vacanza alle Bermuda. Poi i giornalisti sono andati alla polizia e un sergente ha confermato. La signorina Harper era andata…»
«Un momento.» Coffey prese il rapporto dalla cassetta. «Come faceva il poliziotto a sapere dove fosse la donna? La signorina Harper aveva sporto qualche denuncia?»
«Non lo so, signore. Ho parlato solo con i giornalisti.»
Il detective Janos scosse la testa. «L'hai detto a Mallory e a Riker?»
«Era nel rapporto, ma io…»
«Sì, sì, d'accordo.» Janos passò dietro il tavolo e osservò le pagine da sopra la spalla del tenente. «Qui c'è l'indirizzo. Chiederò un mandato di perquisizione per l'appartamento della Harper. Vale la pena dare un'occhiata. Forse Mallory aveva ragione a pensare che sia un serial killer.»
Jack Coffey fece finta di non sentire. Rivolse un sorriso a Deluthe. «Bel lavoro, bravo davvero. Così abbiamo una cassetta con la voce dell'assassino?»
«Nossignore. Ne ho chiesta una copia al direttore, ma ha detto che comprometterebbe l'integrità…»
«Janos!»
«Sì, capo?»
«Portami quella cassetta.»
Charles fissò le vecchie fotografie scattate dopo che il corpo era stato adagiato a terra. Tra le squallide cose di Natalie, l'unico indizio di speranza erano i vasi da fiori; ognuno conteneva un bocciolo rosso, la promessa di una rosa. Charles covava sentimenti protettivi nei confronti di quella donna morta vent'anni prima, per la quale Riker e Mallory mostravano così poco interesse. Per questo Charles aveva sviluppato una sorta di alleanza con Lars Geldorf.
«Non sono sicuro di seguirla.» Il detective in pensione percorse tutta la parete rivestita di sughero con un atteggiamento da ispettore generale.
«È un omaggio a un vecchio amico» disse Charles Butler. «Conosceva il primo comandante della Crimini Speciali?»
«Lou Markowitz?» disse Geldorf. «Sì, l'ho incontrato una volta. Aveva visto la scena del delitto e si era fermato per parlare con il mio collega. Davvero un grande poliziotto. Fu un enorme piacere incontrarlo.» Si voltò verso il muro. «Scusi, diceva?»
«L'ufficio di Louis aveva una parete di sughero come questa. Mi ci è voluto un po' per capire come funzionava.» Charles indicò una serie di carte pinzate insieme. «Gli strati superiori contengono informazioni che derivano da ciò che sta sotto. In questo modo si capisce subito lo sviluppo del caso. Non si perde tempo con piste false e dati insignificanti. Anche la scelta dell'ordine è importante. I dettagli meno rilevanti sono sul bordo esterno.»
«Non male, dottor Butler, davvero niente male.»
«Chiamami Charles.» Effettivamente era un dottore, ma la laurea in psicologia gli serviva solo per inquadrare i clienti. Forse uno psicologo professionista avrebbe predetto la reazione di Mallory.
Non udì i passi alle sue spalle, si girò solo quando udì il commento di Riker dalla porta, un leggero: «Gesù Cristo». Geldorf non sentì: fissava ancora la bacheca. Charles guardò Mallory: da quanto tempo era lì, al centro della stanza? Mallory non dava segno di averlo notato e Charles si sentiva un ladro, perché in quel momento era libero di osservarla senza essere visto.
Aveva lavorato per ore a quel muro; adesso indietreggiò per vederlo dal punto di vista di Mallory. Le foto e la documentazione del delitto formavano una spirale che dal centro si espandeva verso i bordi del pannello. Era come se i ragionamenti su quell'omicidio si fossero cristallizzati, come se una parte del cervello di Markovitz fosse esposta in bella vista sulla parete.
Senza una parola, e senza essere notata da Geldorf, Mallory lasciò la stanza. Riker sollevò la mano, intimando a Charles di non seguirla, poi scomparve nel corridoio. Pochi minuti dopo, la porta dell'ingresso si chiuse sbattendo.
Lars Geldorf si concentrò sulle fotografie della scena del delitto.
«Questi sono gli originali. Dagli ingrandimenti si vede meglio.»
Effettivamente le Polaroid erano molto più piccole delle foto che un tempo erano appese alla bacheca nell'ufficio di Louis. Charles indicò una fotografia del cadavere appeso al lampadario.
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