«Il libro che ha rintracciato per Markowitz?»
Warwick annuì. «Non è stato facile ma l'ho trovato. Markowitz ha pagato, poi ha posato il libro sullo scaffale, per farlo trovare alla bambina. Ma lei non l'ha mai trovato. Non l'ho mai più vista. L'ultima volta che Markowitz è venuto, mi ha detto che la ragazzina era morta. Ha scarabocchiato qualcosa sul libro e l'ha lasciato qui.»
«Allora lei sa che cosa c'era scritto…»
«Era una lettera d'amore a una figlia morta.» Warwick sospirò, poi si guardò le mani. «Voleva che credessi che era morta, ma era soltanto un trucco. Piangeva, quel giorno. Gli avevo quasi creduto.»
«Interessante» disse Charles. «La bambina dev'essere venuta diverse volte prima che lei la denunciasse.»
«Non l'ho mai fatto. Non l'ho mai tradita.» Il libraio lo disse con molto orgoglio, come se avesse evitato un altro tranello del suo inquisitore.
Sbagliato.
L'orgoglio del libraio derivava dal fatto di aver rispettato una specie di patto non dichiarato con la bambina. Era certo che i due non si fossero mai parlati. «Scommetto che non riuscì mai ad avvicinarla.» Gli vennero in mente le parole che Louis Markowitz aveva usato per descrivere la ragazzina che aveva cresciuto come una figlia. «Sfuggente come un gatto, no?»
Tutto quadrava. Warwick non aveva voluto che la ragazzina fosse catturata e rinchiusa in qualche istituto, com'era successo a lui, probabilmente imbottito di medicinali perché non creasse problemi. Warwick non intravedeva per la piccola Kathy la possibilità di essere adottata o presa in affidamento. No, quell'uomo aveva colto qualcosa di familiare in quella bambina, qualcosa di anormale e oscuro. Una mente malata aveva tentato di…
Charles si avvicinò al libraio. «Aveva capito che era una sbandata, dai vestiti, dai capelli. Ma non l'ha mai denunciata. Perché?»
Riuscì a leggere negli occhi di Warwich. Se mentissi mi crederesti?
Charles dovette fare uno sforzo per non gridare la risposta, Maledizione, sì!
John Warwick reagì come se fosse stato attaccato. Chinò la testa, sollevò le spalle ossute e il mento sparì nel colletto della camicia. Era una tartaruga spaventata.
Come per scusarsi Charles chiese in tono più mite: «Che libri le piacevano?».
L'uomo rilassò il collo, ma lo sguardo scrutava la stanza in cerca di nemici sconosciuti. «Solo western.» Fece un mezzo sorriso. «E solo un autore.» Non era più nervoso, sembrava stanco quando si appoggiò allo schienale della sedia. «Tutte le opere di Jake Swain non sono più in stampa, da tempo. E c'è una ragione. Uno stile tremendo. Ma rileggeva quei western in continuazione. Sempre gli stessi undici romanzi.»
«Per quale motivo?»
«Non saprei.» Il libraio scosse tristemente la testa. «Era così piccola e magra, vulnerabile, sempre sola. Credo che li leggesse per trovare conforto. Sapeva che cosa sarebbe successo, in quei libri.»
Warwick voltò la faccia verso la strada. «Ma non sapeva cosa sarebbe successo lì fuori.»
Il sergente Riker attraversò la sala della Crimini Speciali, quindici scrivanie sistemate alla meglio, contenitori di cibo d'asporto ovunque e uomini armati. All'altro capo della stanza una parete di vetro separava l'ufficio privato del tenente Coffey. Mallory era davanti alla scrivania del capo, gli occhi bassi come una scolaretta in castigo.
Cosa c'era di sbagliato?
Riker li raggiunse e si sistemò al solito posto, sprofondando nella sedia con la sigaretta penzoloni. Dopo un pranzo sostanzioso, non aveva nessuna voglia di sprecare parole; si limitò ad aprire bene gli occhi a significare: "Ci sono". «Mi dicono che hai mandato quel ragazzo…» Il tenente Coffey si fermò a fissare la sigaretta del sergente, con la chiara intenzione di fargliela buttare. «Il ragazzo della squadra di Loman, come si chiama?»
«Duck Boy.»
«L'hai spedito in quel magazzino a scartabellare tra milioni di scatoloni pieni di vecchie prove. Speri che non torni più, vero?»
Riker alzò le spalle. L'idea era quella, ma non era sua, e Mallory non se ne assunse il merito. Stava leggendo la documentazione del tenente.
«Be', è stato fortunato.» Jack Coffey sollevò uno scatolone dal pavimento e lo posò sul tavolo. «Gli ci sono voluti solo cinque minuti per trovare il vostro caso di impiccagione.»
Sembrava che a Mallory non interessasse. Giocò con il lembo di una cartellina rossa sulla scrivania del capo e l'aprì. Riker intravide le fotografie a colori dell'autopsia, poi si voltò di nuovo verso il tenente, fingendosi interessato alle avventure di Duck Boy. «Allora, come ha fatto?»
«Il mese scorso, c'era una falla nel tetto del magazzino e alcuni scatoloni che contenevano le prove sono stati danneggiati.» Coffey prese dallo scatolone un grosso plico avvolto da una carta marrone. «Un impiegato ricordava di aver reimpacchettato le prove. I documenti di accompagnamento erano sciupati, ma alcune cifre del numero di protocollo erano ancora leggibili così quel tipo… come diavolo si chiama? Duck Boy, diamogli un altro nome, per favore… Insomma quel ragazzo, ha usato quelle cifre per scovare un fascicolo nell'archivio del medico legale.»
Il tenente disfece il plico e ne estrasse un pezzo di corda, appoggiò per terra lo scatolone e si allungò per prendere la cartella rossa dalle mani di Mallory: «Questo è il referto di un'autopsia di vent'anni fa. Non ci sono collegamenti con la vicenda di Sparrow, quindi il caso torna all'East Side. Se la vedrà il tenente Loman». Posò cartellina e corda sul tavolo: «Abbiamo chiuso».
Con un atteggiamento che significava "Non così veloce", Mallory lanciò la corda in grembo a Riker, poi distribuì il contenuto della cartellina sul tavolo. Indicò una fotografia. «Guardate qui.»
Riker e Coffey si sporsero per osservare un cadavere informe coperto di vermi.
«Le ha strappato i capelli.» Le mani curate di Mallory indicarono i capelli biondi arruffati della donna. «Sfilacciati con il rasoio.»
Il tenente sorrideva. Ottimo tentativo, ma non mi convince. «Vedo una donna con i capelli corti, niente ciocche infilate in bocca.»
«Era bionda,» disse Riker «come Sparrow.»
«Non è sufficiente.» Coffey frugò fra le carte, poi diede a Riker un plico di pagine pinzate. «Leggiti il rapporto. La donna è stata trovata impiccata, ma non era quella la causa della morte. Il patologo era il dottor Norris. Disse che prima era stata strangolata.»
«I medici non sono infallibili.»
Mallory guardò le altre fotografie. «Markowitz diceva che era quasi sempre ubriaco.»
Riker batté la mano sul tavolo. «Quel vecchio bastardo era sempre ubriaco.»
Coffey intrecciò le mani dietro la testa. «Così voi pensate che un patologo, sobrio o ubriaco che sia, possa non vedere una ciocca di capelli infilata nella bocca della vittima?»
«Era un patologo quello che ha constatato la morte di Sparrow» disse Mallory.
Il sorriso del tenente si allargò. «Un incapace.»
Il capo era troppo allegro, e questo metteva Riker a disagio. Non credeva alle premonizioni, ma aveva l'impressione che il tenente stesse preparando una trappola per Mallory. E non c'era modo di metterla in guardia.
Mallory prese il vecchio referto dell'autopsia sventolandolo in faccia al tenente: «L'hai letto? Non c'erano testimoni all'autopsia. E questo è strano, perché Markowitz diceva che ci volevano almeno due assistenti per coprire gli errori dell'ubriacone. Norris non lavorava mai da solo».
Jack Coffey non sembrava impressionato. «Qual è il punto?»
«Non voleva testimoni mentre occultava le prove. Così ha omesso qualche dettaglio dal…»
«Ne ho abbastanza.» Coffey strappò il referto dalle mani di Mallory.
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