«…Questi tre gruppi criminali hanno deciso di inaugurare la loro associazione con un carico-pilota. Una piccola quantità di droga da esportare con funzione di test e dal grande valore simbolico. Una vera porta aperta sull’avvenire… Per l’occasione, ogni partner ha voluto dimostrare la propria specifica capacità. Gli uzbeki hanno fornito una gomma-base di grande qualità. I russi hanno messo al lavoro i loro migliori chimici per raffinare la morfina base e i turchi, dall’altro capo della filiera, hanno fabbricato un’eroina praticamente pura. Un nettare. Noi riteniamo che si siano anche incaricati dell’esportazione del prodotto e del suo trasferimento in Europa. Dovevano dimostrare la loro affidabilità in questo campo. Attualmente, i turchi incontrano una forte concorrenza da parte dei clan albanesi e kosovari che sono diventati padroni delle strade balcaniche.»
Paul continuava a non capire in che modo quella storia lo riguardasse.
«…Tutto questo capitava alla fine dell’inverno 2001. Abbiamo aspettato la primavera per veder comparire questo famoso carico alle nostre frontiere. Un’occasione unica per stroncare sul nascere la nuova filiera…»
Paul osservava le tombe. Ora erano in un luogo chiaro, cesellato, come una musica di pietra che mormorava alle sue orecchie.
«…A partire dal mese di marzo, in Germania, in Francia e in Olanda, le dogane sono state messe in stato di massima allerta. I porti, gli aeroporti, le frontiere stradali erano permanentemente sorvegliati. In ciascun paese sono state interrogate le comunità turche. Abbiamo dato una scrollata ai nostri informatori, messo sotto intercettazione i trafficanti… Fino alla fine di maggio non siamo riusciti a pescare niente. Non un indizio, non un’inforinazione. In Francia abbiamo cominciato a preoccuparci. Abbiamo deciso di scavare più a fondo nella comunità turca. Di fare ricorso a uno specialista. Un uomo che conoscesse i circuiti anatolici come le proprie tasche e che potesse diventare un vero “sottomarino”.»
Furono queste ultime parole a riportare Paul alla realtà. Capì in un istante di essere lui il legame tra le sue inchieste.
«Jean-Louis Schiffer», disse senza nemmeno riflettere.
«Esattamente. Il Cifra, o il Fer, a piacere.»
«Ma era in pensione.»
«Abbiamo dovuto chiedergli di rientrare in gioco…»
Ogni cosa andava al suo posto. Il lavoro di insabbiamento dell’aprile 2001. La corte d’appello di Parigi che rinunciava a perseguire Schiffer per l’omicidio di Gazil Hamet. Paul fece le sue deduzioni ad alta voce:
«Jean-Louis Schiffer ha venduto la sua collaborazione. Ha preteso che si insabbiasse l’affare Hamet.»
«Vedo che lei conosce bene il dossier.»
«Faccio anch’io parte del dossier. E comincio a capire come funzionano le cose alla polizia. La vita di un piccolo spacciatore non vale niente in confronto alle sue grandi ambizioni di caposervizio.»
«Lei dimentica la nostra motivazione principale: fermare un circuito internazionale, bloccare…»
«La smetta. Conosco la canzone.»
Amien alzò le sue lunghe mani, come per rinunciare a ogni polemica su quell’argomento.
«Comunque, il nostro problema è stato ancora un altro.»
«Cioè?»
«Schiffer ha cambiato bandiera. Quando ha scoperto quale clan partecipava all’alleanza e quali erano le modalità di spedizione, non ci ha avvisato. Pensiamo che abbia offerto i suoi servizi al cartello dei trafficanti. Probabilmente si è fatto avanti per accogliere il corriere qui a Parigi e per fornire la droga ai migliori distributori. Chi meglio di lui conosceva i trafficanti presenti sul territorio francese?»
Amien rise cinicamente:
«In questo affare abbiamo avuto poco intuito. Abbiamo richiesto il Fer, ma ci è capitato il Cifra… Gli abbiamo proposto l’occasione che aspettava da sempre. Per Schiffer, questo affare era una vera apoteosi.»
Paul rimase in silenzio. Cercava di ricostruire il proprio mosaico, ma le lacune erano ancora troppo numerose. Dopo un minuto riprese:
«Se Schiffer ha concluso la sua carriera con quel colpo da maestro, perché stava lì a marcire all’ospizio di Longères?»
«Perché, ancora una volta, le cose non sono andate come previsto.»
«Sarebbe a dire?»
«Il corriere mandato dai turchi non si è mai fatto vivo. È lui che ha fregato tutti e se l’è filata con il carico. Sicuramente, Schiffer ha avuto paura che sospettassimo di lui e ha preferito sotterrarsi a Longères in attesa che le acque si calmassero. Anche un uomo come lui temeva i turchi. Lei immagina cosa fanno ai traditori…»
Nuovo ricordo: il Cifra che si ritira sotto falso nome a Longères, la sua aria da clandestino all’ospizio. Sì: temeva le rappresaglie delle famiglie turche. I pezzi si sistemavano, ma Paul non era ancora convinto. L’insieme gli sembrava troppo fragile, troppo precario.
«Tutto questo», replicò, «non è che frutto di ipotesi. Non avete uno straccio di prova. In primo luogo, come fate a essere sicuri che la droga non è mai arrivata in Europa?»
«Ci sono due elementi che lo dimostrano chiaramente. Primo: un’eroina del genere avrebbe fatto un bel po’ di rumore sul mercato. Ad esempio avremmo dovuto constatare una recrudescenza di morti per overdose, ma non è successo niente.»
«E il secondo elemento?»
«Abbiamo ritrovato la droga.»
«Quando?»
«Proprio oggi.» Amien diede un’occhiata dietro di sé. «Nel tempio crematorio.»
«Qui?»
«Se avesse proseguito ancora un po’ nella cripta, l’avrebbe vista lei stesso, sparsa tra le ceneri dei morti. Doveva essere nascosta in una delle nicchie che sono state sventrate nella sparatoria. Ora è inutilizzabile. Devo confessare che il simbolismo è efficace: la morte bianca tramutata in morte grigia… Schiffer, questa notte, è venuto a cercare quell’eroina. È la sua inchiesta che lo ha portato fino alla droga.»
«Quale inchiesta?»
«La vostra.»
Erano cavi elettrici che continuavano a non trovare i loro giusti collegamenti. Con la testa confusa, Paul bofonchiò:
«Non capisco.»
«Eppure è tutto così maledettamente semplice. Da parecchi mesi abbiamo cominciato a pensare che il corriere utilizzato dai turchi fosse una donna. In Turchia le donne sono medici, ingegneri, ministri. Perché non trafficanti di droga?»
Questa volta il collegamento ebbe luogo. Sema Gokalp, Anna Heymes. La donna dai due volti. La mafia turca aveva inviato i Lupi sulle tracce di quella che l’aveva tradita.
La preda era il corriere.
Paul abbozzò una ricostruzione lampo: quella notte, Schiffer aveva sorpreso Sema mentre recuperava la droga.
C’era stato lo scontro.
C’era stato il massacro.
E la preda fuggiva ancora…
Olivier Amien non rideva più:
«La sua inchiesta ci interessa, Nerteaux. Abbiamo stabilito un legame tra le tre vittime del suo caso e la donna che stiamo cercando. I capi del cartello turco hanno mandato dei killer per scovarla, ma fino a ora non l’hanno beccata. Dov’è? Lei ha qualche indizio per trovarla?»
Paul non rispose. Pensò al treno che gli era passato sotto il naso: i Lupi grigi che torturano le donne, sulla pista della droga; Schiffer che con il suo fiuto capisce che anche lui sta inseguendo la stessa persona, quella che lo aveva fregato fuggendo con il prezioso carico…
All’improvviso prese la decisione. Senza preamboli, raccontò tutta la questione a Olivier Amien. Il rapimento di Zeynep Tütengil, nel novembre 2001. La scoperta di Sema Gokalp nel bagno turco. L’intervento di Philippe Charlier e la sua operazione di pulizia. Il programma di condizionamento psichico. La creazione di Anna Heymes. La memoria che a poco a poco ritornava… fino a farla rientrare nei suoi panni di trafficante e a farle prendere la strada del cimitero.
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