Andrew Klavan - Shadowman

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Shadowman: краткое содержание, описание и аннотация

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Un investigatore romantico, arguto e profondo conoscitore dell’animo umano; un motociclista e pilota, cinico e testardo, che non esita a menare le mani, e infine un giovane apprendista detective, idealista e sognatore. Sono questi i tre eroi della Weiss Investigations, un’agenzia che, sullo sfondo mutevole di San Francisco, si trova coinvolta in una fitta trama di casi che alla fine convergono in un unico grande complotto. Sembra, infatti, che dietro a tutti i delitti, gli attentati e le trame criminali ci sia un killer che nessuno ha il coraggio di nominare.
, l’uomo ombra, и una realtа o soltanto un nome, dato per spaventare poliziotti e delinquenti? И un astuto criminale o solo un fantomatico personaggio inventato per archiviare i troppi delitti irrisolti? Ma la presenza di
и reale, presente in ogni tassello di un complesso mosaico di azioni criminali finalizzate a un piano che lui solo conosce. E che solo gli agenti della Weiss Investigations sapranno svelare…
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Chris smise di pensare, smise quasi di respirare. Era ammutolito e il cuore sembrava volergli uscire dal petto, tanto batteva forte, riempiendogli la testa di un rumore pulsante.

«Wannamaker è fuori, io sono in gioco.»

Cristo, era ancora peggio di quanto avesse pensato. Era la cosa peggiore che potesse accadere. C’era un solo modo per essere fuori con Bernie Hirschorn. I suoi uomini potevano arrivare da un momento all’altro. Doveva affrettarsi, avvisare Hirschorn di Kennedy, doveva risolvere lui la situazione, in modo che Hirschorn non lo uccidesse.

I suoi occhi scorsero disperatamente il messaggio, cercando di memorizzarne le parole. Weiss… aveva già visto quel nome, nella rubrica del computer.

Sforzandosi di non tremare, digitò le lettere sulla tastiera e l’informazione apparve. Solo «Weiss» e un numero con il prefisso di San Francisco.

Chris alzò il telefono e lo compose.

Suonava libero. Aspettò cercando di respirare, ma il suo respiro pesante era quasi soffocato dal battito del cuore.

Wannamaker è fuori.

Un altro squillo. Forza, pensò. Poi una voce femminile rispose: «Weiss Investigations».

Chris non riusciva a parlare, gli sembrava di avere la gola chiusa.

All’altro capo, la donna continuava: «Weiss Investigations, pronto?»

«Siete un’agenzia di investigatori privati?»

«Sì, l’agenzia di investigazioni private Weiss.»

La mente di Chris vorticava, i pensieri si accavallavano. Kennedy era un investigatore privato, uno spione. Aveva usato Kathleen e ora stava per volare con Hirschorn. Mio Dio…

«Posso esserle utile?» stava chiedendo la donna all’apparecchio.

Ma proprio in quel momento, mentre era ancora con l’apparecchio in mano, Chris sentì un rumore all’esterno. Un motore. Kennedy era di ritorno, pensò. Ma non si trattava di una moto, sembrava invece un’auto. La vide dalla finestra, fra gli alberi.

Il sudore che gli colava dalle tempie si raggelò. Tutto il suo sangue si raggelò. Lentamente, come in trance, abbassò il ricevitore.

«Signore, come posso…» Sentì la voce della centralinista, lontana, e poi agganciò.

Rimase immobile, con la mascella abbassata, senza forze, paralizzato, annientato dalla paura. La BMW nera era una delle auto di Hirschorn, ne era certo. E si stava fermando proprio davanti a casa sua.

Chris guardò, senza fiatare, sudando. La testa gli ronzava, la stanza lo soffocava. Due uomini stavano scendendo dall’auto, dalle portiere anteriori. Non appena li vide, Chris emise un rauco lamento.

Erano gli uomini di Hirschorn, Goldmunsen, il gorilla, e Flake, l’isterico. Chris aveva sentito delle storie su quest’ultimo. Si diceva che Goldmunsen usava le armi da fuoco, mentre Flake era uno specialista del coltello. Gli piaceva tagliuzzare la gente.

I due uomini stavano percorrendo il vialetto che portava alla casa di Chris. Erano venuti a prenderlo.

Lui era immobile, raggelato, con gli occhi fissi su di loro e le gambe molli. Goldmunsen stava suonando il campanello.

«Non rispondere», sussurrò Chris, come se Kathleen potesse sentirlo.

Ma con la coda dell’occhio vide Kathleen, all’interno della casa, che si avvicinava alla porta. Gli venne in mente che anche Kennedy aveva potuto osservarla dalla finestra, anzi, osservarli tutti e due, vedere tutto quello che facevano. Doveva aver assistito alle visite di Hirschorn. Tornò a ribollire di rabbia, e una visione di sua moglie e quell’investigatore a letto insieme, a parlare di lui, gli attraversò la mente…

Kathleen aprì la porta e Chris vide che Goldmunsen le parlava. Flake non riusciva a stare fermo. Il gorilla sembrava gentile, calmo, sorrideva anche; ma l’altro non era in grado di contenersi. Cercava di sbirciare fra Kathleen e lo stipite, o sopra la sua spalla, per vedere se Chris era in casa.

Il volto di Chris era coperto di sudore che gli faceva bruciare gli occhi. Non riusciva quasi più a respirare, stava soffocando. Se Kathleen si fosse girata… se avesse indicato loro la casa a fianco… se avesse detto che lui era lì, sarebbe finita. Sarebbero venuti a prenderlo, e l’avrebbero portato via.

Chris emise un lamento, un suono che non aveva mai sentito uscire dalla sua bocca, un suono terribile. Era paralizzato dalla paura, torturato da una rabbia impotente. Odiava sua moglie con tutte le forze, perché aveva scopato con Kennedy e perché ora aveva la sua vita nelle mani. Tutto quello che poteva fare era rimanere lì fermo a guardare, ad aspettare tremando.

Ma Kathleen non lo tradì. Non si voltò verso di lui e si limitò a scuotere la testa, probabilmente dicendo ai due uomini che non sapeva dove fosse suo marito. Aveva capito. Aveva intuito che cosa stava succedendo e perché erano venuti a cercarlo. Mentiva per proteggerlo, per salvargli la vita.

Chris vide Goldmunsen annuire, crederle. Flake si agitava. Kathleen continuò a parlare; stava dicendo loro qualcosa… qualche balla. Forse che Chris era al bar, o all’aeroporto o qualcos’altro.

E poi, sollevato, Chris vide che i due se ne andavano, ritornavano alla macchina. Si sentì quasi sospeso in quell’aria stantia mentre aspettava che salissero e che accendessero il motore. Poi l’auto partì, si allontanò dal marciapiede, scomparve. Chris ebbe la sensazione di cadere fuori dal nulla, ritornando nel suo corpo. Improvvisamente era di nuovo in grado di respirare, pur ansimando, e sentiva di nuovo il battito cardiaco pulsargli nelle orecchie.

La macchina se n’era andata. Kathleen rimase per un attimo sulla porta, poi fece un passo fuori di casa e guardò verso la finestra dove era Chris. Aveva uno sguardo atterrito.

Chris le rivolse un sorriso tirato. In quel momento avrebbe voluto metterle le mani al collo.

Ritornò in sé e si diede un’occhiata intorno. Spense il computer e, per un attimo, pensò di portarselo via, di mostrarlo a Hirschorn, per metterlo in guardia e in cambio salvarsi la vita. Forse avrebbe anche potuto recuperare il suo lavoro di pilota. Sarebbe stato in gioco e non fuori…

Ma si accorse subito che il piano non era buono. Se avesse rubato il portatile, Kennedy se ne sarebbe accorto, si sarebbe sentito scoperto, avrebbe chiamato la polizia, quella vera, e rovinato tutto.

No. Doveva fermarsi un attimo e ragionare, anche se era molto spaventato. Non aveva bisogno del computer. Il messaggio non provava niente. Avrebbe anche potuto scriverlo lui stesso, per incastrare Kennedy. Hirschorn non era sciocco. Chris gli avrebbe parlato e poi lui avrebbe fatto i suoi controlli, avrebbe scoperto che era tutto vero. Doveva solo andare da lui il più presto possibile. Subito.

Sempre sudando, col respiro affannoso, Chris ripose il computer nella borsa, dove lo aveva trovato. Guardò l’orologio e si accorse che erano quasi le cinque e mezzo. Kennedy sarebbe partito alle sei, dall’aeroporto, con Hirschorn. Se si affrettava, poteva anticiparli, dire tutto a Hirschorn e fare il salvatore della patria. Allora gli scagnozzi sarebbero andati a cercare Kennedy per portarlo via. In macchina.

Si fermò un istante, mentre il sudore gli colava a rivoli sulle guance, e in quell’istante i suoi occhi s’illuminarono come quelli di un bambino che stia per compiere una marachella. Kennedy gli aveva preso la moglie, il lavoro, il rispetto degli amici e, praticamente, la vita. Kennedy gli aveva tolto tutto quello che faceva di lui un uomo. E ora, proprio quando Kennedy pensava di essere in vantaggio, era tempo di rendergli la pariglia. Chris avrebbe detto a Hirschorn la verità e le cose avrebbero preso un’altra piega.

Doveva affrettarsi, perché Hirschorn non rispondeva più alle sue telefonate. Doveva andare di persona all’aeroporto e arrivarci prima del decollo.

Si diresse verso la porta.

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